CASSINO, 19 Marzo 1944 - MASSA ALBANETA
Data: 06-11-2001Autore: MAURO LOTTICICategorie: I luoghiTag: #marzo 1944, masseria-albaneta, tank

Cassino, 19 Marzo 1944 - Masseria Albaneta

Chiunque abbia letto un libro sulla battaglia di Montecassino avrà notato i particolari resoconti sulla drammaticità degli scontri per accerchiare le difese tedesche intorno all'Abbazia, con attacchi provenienti anche dal paese di Caira grazie alla strada che gli alleati costruirono appositamente e denominarono Cavendish Road.

Dietro all'Abbazia, nel bel mezzo di una piccola valle si erge da secoli il monastero di S. Maria dell'Albaneta, che in seguito divenne una sorta di fattoria (da qui il nome Masseria Albaneta) che oltre a servire come ammasso per i contadini locali faceva da guardia a chiunque volesse entrare sul retro di Montecassino; la masseria era dunque un punto di transito obbligato per chi saliva da Caira.
Spesse mura, ampie stanze e vaste cantine furono immediatamente utilizzate dai tedeschi come posto di comando ed infermeria da campo.

L'idea della realizzazione di una strada che pemettesse il passaggio dei carri armati, fu del generale Freyberg, comandante del corpo neozelandese; essa venne costruita di nascosto, con una costante copertura fumogena per occultarne la vista ai posti d'osservazione tedeschi di monte Cairo e di monte Cifalco.
Sul tracciato prescelto esisteva già una mulattiera, che conduceva dal paese di Caira fino a Masseria Albaneta, per allargarla e renderla praticabile ai mezzi pesanti ed ai carri armati si usò la dinamite. Rimase però sempre poco sicura, avvenivano spesso incidenti ed era sempre sotto il continuo fuoco di disturbo dei tedeschi.

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Vedete la mappa della Cavendish Road con alcuni riferimenti.

Il 15 marzo venne eseguito il bombardamento aereo di Cassino, che non portò al risultato sperato; infatti tutti i seguenti attacchi alleati furono respinti. Questo avrebbe dovuto essere il piano: terminato il bombardamento i neozelandesi e i Gurkha avrebbero dovuto rompere le difese in città superando il baluardo dell'Hotel Continental, vincere la resistenza nei pressi del castello di Rocca Janula e, come ultimo balzo, conquistare Hangman's Hill (la Collina dell'Impiccato) fino a giungere sulla collina del monastero puntando sull'ingresso principale.
Ma il piano non si sviluppò come previsto, i Gurkha rimasero isolati su Hangman's Hill incapaci di proseguire verso l'Abbazia ed anche presso Rocca Janula le truppe inglesi resistevano con fatica ai contrattacchi tedeschi.

Anche a seguito della situazione creatasi si pensò ad un'azione diversiva attraverso la Cavendish Road (operazione "Revenge").
Una forza corrazzata, al comando della 7a brigata indiana, avrebbe dovuto percorre la Cavendish Road fino a Masseria Albaneta cercando, grazie all'effetto sorpresa, di giungere fino all'Abbazia. Ciò avrebbe dovuto favorire sia i Gurkha su Hangman's Hill sia gli uomini dell'Essex Regiment su Rocca Janula che ne avrebbero approfittato per tentare di proseguire l'avanzata verso il l'Abbazia.

L'azione ipotizzata da alcuni giorni, fu ordinata per il giorno 19 marzo.
La forza attaccante era inizialmente composta solo da americani ed indiani a cui, all'ultimo momento, si aggiunsero i neozelandesi.
Questo "inserimento" provocò anche la modifica degli ordini e degli obbiettivi dei singoli reparti.

L'esatta composizione della forza corrazzata è difficile da determinare con sicurezza, esistono delle discrepanze tra le informazioni neozelandesi [1] e quelle americane [2] ma, considerato che il documento americano è più dettagliato, in questo articolo si fa riferimento a quello:

  • 15 carri M4A2 "Sherman" dello Squadrone "C" del 20° Reggimento Corazzato neozelandese,
  • 17 carri M5A1 "Stuart" della compagnia "D" del 760° Battaglione Carri americano,
  • 3 cannoni d'assalto M7 "Priest" da 105mm del 760° Battaglione Carri americano,
  • 3 carri M4A2 "Sherman" del 7° Squadrone Ricognizione della 7a Brigata indiana [3].
  • Le unità corazzate furono sottoposte al comando del tenente colonnello John Frederick Adye, ufficiale d'artiglieria britannico, che non aveva esperienza in campo carrista; inoltre non avrebbe avuto l'appoggio della fanteria (cosa invece prevista almeno inizialmente), non era collegato con i reparti adiacenti e non conosceva il terreno oltre la fine della Cavendish Road (circa 500 m prima dell'Albaneta e altrettanti fino all'Abbazia).

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    I carri americani ed indiani mossero alle 06:30 con obbiettivo la "Casa del Fantasma" mentre alle 07:00 i neozelandesi attaccarono Masseria Albaneta.

    Per tutta la valle i mezzi corazzati neozelandesi furono fatti segno dal tiro delle armi automatiche e dei mortai; un certo numero di carri fu costretto a uscire dalla stretta pista e si impantanò o perse i cingoli a causa delle mine.
    Anche gli americani ebbero varie difficoltà dovute al terreno scosceso e accusarono la perdita di un carro; l'azione degli americani fu interrotta, anche se i cannoni semoventi colipirono ripetutamente la "Casa del Fantasma".

    Viste le difficoltà che i neozelandesi incontravano a causa del fango e del fuoco nemico, alle 13:00 gli americani ricevettero l'ordine di interventire anch'essi su Masseria Albaneta, nel tentativo di continuare sul sentiero che arrivava alle spalle delle quote 593 e 569 e poi giù verso il versante occidentale del Monastero.

    Le difficoltà degli equipaggi ed anche le esitazioni del comando alleato, permisero ai paracadutisti tedeschi di preparare la reazione.

    I carri americani riuscirono a raggiungere le grotte alle spalle di quota 593 e uno addirittura arrivò in vista del Monastero. Il sentiero dietro ai carri "Stuart" venne però bloccato dai paracadutisti della 14./FJR4 che lo minarono e attaccarono con i loro Panzerschreck e con il lancio di bombe a mano.

    Uno dei protagonisti di quell'episodio, Karl Newedel, così racconta:

    La nostra unità era specializzata negli attacchi contro i carri armati e contro le postazioni fisse. A Cassino prendemmo posizione ai piedi di quota 593, detta "il Calvario", in piena vista di Masseria Albaneta e del sentiero per Villa Santa Lucia, da dove arrivavano i nostri rifornimenti. Più in alto, nella sella tra Colle Sant'Angelo e il Castellone, il nostro compagno Andreas Mader era in posizione con una batteria di "Nebelwerfer" che, in stretto contatto con noi, concentrava rapidamente il fuoco sugli sventurati che attaccavano nella nostra direzione. Quella mattina l'attacco dei carri ci colse notevolmente di sorpresa, poiché non capivamo come potevano essere arrivati fin lassù. ...
    Attendemmo che l'artiglieria ed il tiro controcarro fermassero il carro di testa e con l'amico Franz Kaupa ci lanciammo verso i carri più vicini che erano fermi sulla strada o che roteavano impazziti. Alcuni sparavano verso l'Albaneta o contro le rocce dove eravamo rintanati, ma presto furono neutralizzati e messi fuori combattimento. Approfittando della mischia, un carro "Stuart" si era velocemente lanciato in direzione dell'Abbazia, con il capocarro ben rintanato al suo interno per evitare il tiro dei cecchini. Chiamammo allora il posto di comando, situato in una grotta ai lati della strada che stava percorrendo il carro ed avvertimmo del pericolo i nostri compagni. Al comando del tenente Eckel essi uscirono rapidamente all'esterno e bloccarono il carro fuggitivo piazzando una mina magnetica sulla sua struttura di acciaio.
    Di lì non sarebbe passato più nessuno.

    Il sottotenente Raimund Eckel, comandante della compagnia, danneggiò personalmente tre carri utilizzando delle Tellermine.
    Dal libro Monte Cassino di Rudölph Bohmler (pagg. 490-494):

    Verso mezzogiorno del 19 marzo 1944 giungono al Comando del II Battaglione notizie su carri armati nemici che si starebbero avvicinando alla Massa Albaneta. Stupore e incredulità generali, anche al Reggimento, dove la notizia viene presa come uno stupido scherzo. Nessuno ritiene possibile che il nemico possa scalare con i carri armati l’erta montagna. Eppure Grassmel che guida il Reggimento in sostituzione del comandante, pensa che in tempo di guerra tutto è possibile e chiama a se il sottotenente Eckel.

    Al sottotenente Eckel viene conferito l’incarico di verificare le voci.

    Il sottotenente, che si trova al comando del II Battaglione, parte con il suo portaordini e un corrispondente, che era casualmente presente. Sfruttando tutte le coperture i tre, di soppiatto, si avvicinano all'Albaneta, distante 300 metri. Appena giunti dietro ad una roccia, che li copre, vedono come davvero numerosi carri armati nemici si avvicinano, avanzando sull’angusto sentiero montano, sferragliando e sparando selvaggiamente intorno a sé.

    Eckel conta 17 carri armati di provenienza americana, i "General Grant" e i "Commando", armati con un cannone 3,7 cm, una mitragliatrice e un Fla-MG.
    Non c’è alcun dubbio sugli obiettivi che il nemico vuole raggiungere col suo attacco corazzato: avanzamento verso l’Abbazia e cooperazione con i Gurkha fortemente assediati alla quota 435.

    Ora anche gli osservatori delle artiglierie hanno scoperto questo attacco dal valore di rarità e chiamano le loro batterie. Ulteriori batterie intervengono. Quando il fumo e la polvere sono svaniti, 6 carri armati sono bloccati gli altri curvano e sbandano, intorno alla Albaneta, sparando a casaccio a più non posso.

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    Il sottotenente Eckel, il suo portaordini Kammermann e il corrispondente s’accorgono che 3 carri armati virano in direzione dell'Abbazia. L’unica via che possono percorrere per raggiungerla è costituita da una stretta mulattiera, riflette Eckel, il quale si mette immediatamente ad inseguirli. Pur non avendo alcun mezzo per il combattimento ravvicinato, spera di poter gettare una granata a mano in un boccaporto. Ecco che, del tutto casualmente, i tre trovano 3 mine a "T" presso la fonte vicino Albaneta.
    In stato di agitazione febbrile, passando velocemente accanto ai carri armati, Eckel prepara uno sbarramento sul sentiero con le mine a "T".
    Non sospettando nulla, il primo carro armato si avvicina allo sbarramento. Dal suo nascondiglio Eckel ne intravede soltanto l’antenna ballonzolante.

    Ecco che un rumore assordante scuote l’aria. La trappola è scattata! Al carro armato colpito si è rotto un cingolo e così resta fermo, impossibilitato a muoversi e interrompendo la marcia verso l’Abbazia anche degli altri. Dall’alto i paracadutisti seguono molto attentamente gli avvenimenti.
    Quando l’equipaggio scende a terra per fissare una fune da rimorchio al carro armato "ferito", al fine di sgomberare la via, viene investito dal fuoco ben mirato dei paracadutisti. Gli uomini dell’equipaggio del carro armato "paralizzato" vengono ora presi dalla rabbia: iniziano a sparare alla cieca con i cannoni e le mitragliatrici contro i pendii sui quali pascolano dei muli, ammazzandone alcuni.

    Ora cosa fare? Eckel sa che al Comando c’è dell’esplosivo. Allora inizia a correre e strada facendo viene colpito da una scheggia di granata, che gli resta conficcata nella schiena.
    Armato di alcune mine a "T", si avvicina di nuovo velocemente ai nemici, per dar loro il colpo di grazia.
    Con un grandissimo salto egli arremba il carro armato da dietro. In non più di un secondo spalanca il boccaporto, accende la mina e la lancia all’interno del carro armato.
    Eckel si precipita in copertura.
    Dietro di lui due uomini dell’equipaggio scendono a terra sbiancati dal terrore.
    Ecco che una forte esplosione squarcia l’aria.
    Il carro armato è scoppiato, la mina lo ha ridotto in mille pezzi.

    Gli altri paracadutisti non possono restare impassibili davanti all’agire di Eckel. I caporali Wielun e Sack vengono presi da una irresistibile smania d’azione.
    Anche loro trovano alcune mine a "T" e le usano per annientare 2 carri armati nello stesso modo di Eckel. Altri 2 vengono liquidati dai caporali maggiore Hufnagel e Gudd.
    12 carri armati sono stati fermati, 6 dei quali distrutti.
    I restanti 5 strepitano ancora nei dintorni. Hanno preso di mira soprattutto Albaneta.

    Ancora una volta Eckel scatta dal suo nascondiglio e piazza una mina dietro la torretta del carro armato.
    Appena riportatosi in sicurezza anche la torretta vola per aria. Numero 13 è liquidato. Il 14° lo distruggono Eckel e Wielun insieme.
    Ora gli uomini dell’equipaggio dei restanti carri armati sono presi dal terrore. Precipitosamente spalancano il boccaporto, escono e cercano la salvezza nella fuga. Ma non vanno lontano. Vengono circondati da un fuoco distruttore. Alcuni cadono, altri cercano di difendersi, ma molto presto riconoscono la loro condizione disperata e si arrendono.
    Meglio stare sicuri, pensa Eckel, e al crepuscolo da ordine ai suoi oumini di far saltare i carri armati abbandonati.

    Tutta l’azione è durata un’ora circa.

    Annota Böhmler:

    L’eccellente lavoro prestato dal nostro sottotenente Eckel, che eccelse in abilità militare, efficienza e coraggio nella distruzione dei carri armati, purtroppo non fu considerato in maniera adeguata dal Reggimento e dalla Divisione, secondo l’opinione degli appartenenti alla 14a Compagnia del 4° Reggimento.

    Era chiaro che, continuando nell'azione, i carri alleati sarebbero andati incontro a un disastro e così quelli che potevano ancora ritirarsi lo fecero, tormentati da ogni genere di colpi che il nemico poteva sparare. Quattordici carri furono colpiti o abbandonati e le perdite fra gli equipaggi furono sensibili.

    Anche se per alcune ore la voce della radio tedesca apparve così emozionata da rasentare il panico, quella che avrebbe dovuto essere una semplice "operazione diversiva" fu pagata dagli alleati con un prezzo altissimo di mezzi e di uomini, ottenendo come risultato un breve periodo di panico tra le linee nemiche, ma provocando un ulteriore rinforzo della "porta" di Masseria Albaneta da parte dei tedeschi.

    L'azione fu filmata dal corrispondente di guerra che seguí il tenente Eckel durante l'azione e la ripresa inserita in un cinegiornale di propaganda tedesco (Die Deutsche Wochenschau 19 April 1944 Nr.711).

    Dallo stesso cinegiornale sono tratte alcune delle immagini seguenti:

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    L'azione avrebbe meritato un destino migliore, anche se non fu ben concepita tatticamente.
    Se essa fosse stata limitata alla zona "Cresta del Fantasma - Quota 593 - Albaneta" e fosse stata coordinata con la fanteria sulla Snakeshead (Testa del Serpente), avrebbe potuto ottenere qualche successo. L'operazione "Revenge" andava quindi cancellata come l'attacco dei Gurkha da Hangman's Hill.

    I tedeschi furono messi in guardia contro futuri attacchi corazzati, minarono ogni accesso all'Albaneta e collimarono tutti i punti della Cavendish Road e delle zone limitrofe per permettere alla loro artiglieria di sparare anche in presenza di banchi di nebbia artificiali.
    Queste misure arrecheranno gravi danni alle truppe polacche che avrebbero attaccato nella stessa zona nel maggio 1944, durante l'operazione "Diadem".

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    Note

    1. ^ 20 Battalion and Armoured regiment (Chapter 15 — CASSINO).
    2. ^ 760th Tank Battalion. Operations in Italy, March 1944.
    3. ^ Questo potrebbe essere un errore, è probabile che i carri indiani fossero dei carri leggeri (M3 o M5).

    Bibliografia

    INTEGRAZIONI

    25/09/2011

    • descrizione dei fatti resa dai protagonisti (Karl Newedel, Rudolf Bohmler),
    • inserimento del video del numero di "Die Deutsche Wochenschau" che comprende le riprese dei fatti di Masseria Albaneta,
    • sistemazione complessiva del testo e delle immagini.

    27/01/2016

    • collegamento alla mappa della Cavendish Road,
    • composizione della forza corrazzata,
    • precisazioni sullo svolgimento dell'attacco,
    • note e documenti.

    22/06/2018

    Il libro Livio Cavallaro, Cassino, 19 marzo 1944. Assalto a Masseria Albaneta apporta ulteriori elementi di approfondimento ed alcune precisazioni circa lo svolgimento dell'azione.

    Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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