PROPAGANDA E GUERRA PSICOLOGICA A CASSINO
Data: 24-01-2008Autore: ROBERTO MOLLECategorie: SpigolatureTag: propaganda, psywar

PROPAGANDA E GUERRA PSICOLOGICA A CASSINO

Durante la Seconda Guerra Mondiale fu subito chiara l’importanza che la "propaganda" avrebbe avuto nelle sorti del conflitto.

Ognuno degli schieramenti istituì appositi uffici, annessi ai servizi di spionaggio, che si sarebbero dovuti occupare della propaganda che in seguito avrebbe avuto applicazione anche come "guerra psicologica".

Questi apparati si occupavano di preparare i testi dei messaggi da inviare agli eserciti opposti o alle popolazioni civili; messaggi che potevano essere trasmessi tramite dei foglietti lanciati sulle truppe avversarie, oppure letti alla radio o ancora diffusi con megafoni direttamente sul campo di battaglia.

Fronte di Cassino

A Cassino l'impiego di questi metodi di "convinzione" venne certamente favorito dalla sostanziale immobilità del fronte per oltre 5 mesi; ottenere la defezione dei soldati o comunque fiaccarne la volontà combattiva, poteva ridurre la resistenza del nemico e quindi diminuire lo sforzo combattivo.
L’obiettivo principale era infatti quello di demoralizzare i soldati, inviandogli notizie, vere o false che fossero, per deprimere il loro morale, tentando di convincerli a passare alla parte opposta e quindi ad arrendersi al nemico.

Durante la battaglia di Cassino il metodo di inviare alle truppe avversarie dei messaggi propagandistici fu utilizzato in modo diffuso da entrambi gli schieramenti. I volantini venivano inseriti nei proietti di artiglieria, svuotati del loro esplosivo, oppure inseriti in munizioni di piccolo calibro come ad esempio le bombe da fucile, quindi venivano "sparati" direttamente sulle linee nemiche; più raramente i volantini venivano aviolanciati.

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Alleati

Gli alleati incentravano i loro messaggi sull'informazione.
Era fondamentale infatti rivelare ai soldati tedeschi il pessimo andamento della guerra e la loro reale situazione militare. Il soldato tedesco era pesantemente condizionato dalla propaganda nazista che evitava accuratamente di citare cosa accadeva in patria e sugli altri teatri di guerra.

Nel 1944 le sorti del conflitto erano già segnate e la sconfitta dell'Asse era solo questione di tempo, ma i soldati tedeschi continuavano a combattere con tenacia. Era quindi necessario arrivare al soldato tedesco direttamente e informarlo dell’avanzata dell’Armata Rossa verso la Germania, parlargli dei terribili bombardamenti a tappeto delle città tedesche, riportargli dello sbarco ad Anzio delle truppe alleate; tutte notizie che avrebbero dovuto demoralizzarlo e forse spingerlo al più presto alla resa.

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Gli americani usarono questo sistema anche per avvertire coloro che si trovavano nell'Abbazia di Montecassino dell'imminenza del bombardamento, allo scopo di allontanare i civili e i monaci. Nella fattispecie però il messaggio era poco chiaro ed esplicito e, inviato solo un giorno prima del bombardamento, non fu preso in considerazione.

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Leggiamo dal diario di guerra di don Eusebio Grossetti e don Martino Matronola: [1]

Lunedì 14 febbraio
[...]
Ore 14.00 circa, alcuni giovani portano nel rifugio alcuni volantini lanciati da una granata e raccolti con gravissimo pericolo della vita da qualcuno, ricoverato alla conigliera, nell'orto. Lo porto al P. Abate. E' rivolto ad "Amici italiani" ed è firmato da "La Quinta Armata". E' del seguente tenore: "Finora abbiamo cercato di evitare il bombardamento di Montecassino. Ma i tedeschi hanno saputo trarre vantaggio da ciò. Ora la battaglia si è ancora più stretta attorno al Sacro recinto. Noi a malincuore siamo costretti a puntare le nostre armi contro il monastero stesso. Abbandonate subito il monastreo; mettetevi in salvo. Il nostro avviso è urgente. Esso è dato per il vostro vantaggio".
Il nostro cuore è pieno di sgomento nel leggere tale volantino lanciato dai... Liberators. Anch'essi hanno gettato giù la maschera. Molti uomini sono nel rifugio dove è esposta la salma di don Eusebio.
[...]
Martedì 15 febbraio
[...]
viene da noi l'ufficiale tedesco, accompagnato da un soldato armato. Viene introdotto dal P. Abate. Gli traduco il testo del volantino, e gli chiedo da parte del P. Abate per i soli monaci, che avevano avuto l'autorizzazione da parte del Comando tedesco di attendere gli Alleati, di passare le linee, assicurando che in mezzo a noi non c'era nessuna spia, e per la popolazione ricoverata nel monastero il passaggio nelle retrovie tedesche. L'ufficiale risponde che il volantino era per intimorire e per propaganda
[...]
Nel corridoio riferisco ai confratelli in breve l'esito del colloquio, e dico che si ripeta alla popolazione che ognuno faccia quello che crede meglio per la propria salvezza. Alcuni dei ricoverati erano arrivati a dire che noi monaci avevamo messo in giro il volantino per mandarli via dal monastero.
[...]

Purtroppo in molti decisero di rimanere con le conseguenze che conosciamo.

Tedeschi

Numerosi sono i volantini che furono inviati dai tedeschi alle truppe coloniali francesi, con l’intento di convincere i soldati a ribellarsi ai loro comandanti, raccontando episodi, molti inventati, che si verificavano nelle colonie.

Anche gli Italiani furono oggetto dei tentativi di convincimento dei tedeschi. Si invitano i soldati a combattere al fianco dei tedeschi, passando le linee, contando sul fatto che molti di questi soldati avevano la famiglia nei territori ancora occupati dalle forze nazi-fasciste.

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Molti anche i messaggi destinati alle truppe americane e del Commonwealth presenti sul fronte di Cassino.
I volantini erano spesso erano caratterizzati da disegni grotteschi, con i quali si prendevano in giro i comandati supremi, come Roosevelt e Churchill, mentre in altri si metteva in risalto l'invalicabilità della linea Gustav ed il fatto che il continuare nel tentativo di passare sarebbe costato molte vite alleate.

Alcuni volantini erano rivolti alle varie "minoranze" (Nuova Zelanda, India e Polonia) sostendendo che esse erano state costrette a combattere e morire per gli americani e gli inglesi. [2]

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Non mancavano inoltre i messaggi che facevano leva sugli aspetti affettivi.

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Nei confronti della popolazione civile, la propaganda tedesca utilizzava a suo vantaggio in particolare il terrore e lo sdegno che le azioni di bombardamento suscitavano evidenziando la contraddizione tra la definizione "Liberatori" e le distruzioni che gli stessi causavano.

La Propaganda Abteilung Italien (PAI) produsse tre serie di cartoline per l'Italia. Ogni serie illustrava la distruzione causata dai bombardieri alleati.
Le serie sono composte complessivamente da 26 diverse cartoline, codificate da "PAJ 184" a "PAJ 209". La serie più famosa è probabilmente quella relativa a Montecassino; composta da dieci cartoline prodotte poco dopo l'attacco aereo alleato sull'Abbazia del 15 febbraio del 1944.

Tutte le cartoline, tranne una, ritraggono l'Abbazia prima o dopo il bombardamento. Le cartoline sono numerate da "184" a "193" ed erano contenute in una busta codificata "PAJ I / 94".

Le singole cartoline ritraggono:

Note

  1. ^ Faustino Avagliano a cura di, Diario di Guerra di E. Grossetti - M. Matronola, Pubblicazioni Cassinesi, Montecassino 1988.
  2. ^ Tratto dal sito psywar.org
  3. ^ Tratto dal sito psywar.org

Immagini

Tutte le immagini disponibili in tema sono visualizzabili questo collegamento.

Sitografia

Ringraziamenti

Thanks to Herb A. Friedman (psywar.org) for the informations on postcards published by "Propaganda Abteilung Italien".

Nota del webmaster

Dopo l'inserimento di alcune immagini (agosto 2010, ottobre 2011, maggio 2012), l'articolo è stato integrato con altre informazioni e complessivmente rimaneggiato nell'ottobre 2015 e poi nel ottobre 2017.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.