ITALIANI REPUBBLICANI SUL FRONTE SUD (1943-1944)
Data: 21-03-2003Autore: GIUSEPPE FIENGACategorie: SpigolatureTag: italia, rsi

ITALIANI REPUBBLICANI SUL FRONTE SUD (1943-1944)

Le Forze Armate della Repubblica Sociale Italiana già nel settembre 1943 affiancarono al sud lo sforzo militare tedesco contro l’invasione, con propri militi in prima linea ed in retrovia. Essi si schierarono in continuità di combattimento, come “Freiwillige Italienische” o in reparti di nuova costituzione.

Prima di passare ad illustrare più specificamente la situazione dei reparti repubblicani impiegati sul fronte sud, è indispensabile una premessa generale.
Le formazioni armate della R.S.I. furono molte e multiformi. Ci furono corpi militari che, come la Decima Flottiglia MAS di Borghese e altri, all’atto dell’armistizio dell’8 settembre 1943 non si sciolsero e decisero immediatamente di continuare a combattere a fianco dei tedeschi "per l’Onore d’Italia". Ci furono miriadi di formazioni volontarie che si costituirono fin dai giorni immediatamente successivi all’8 settembre, ci furono i militari di leva delle classi 1924 e 1925 che si presentarono alle armi, ci furono coloro che, arrestati dai tedeschi subito dopo l’armistizio, aderirono alla R.S.I. e furono inquadrati nelle sue Forze Armate.
Alcune di queste formazioni ebbero carattere spiccatamente politico, come le Brigate Nere (BB.NN.) e la Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), ma altre, in primis le quattro divisioni che costituirono il nerbo dell’Esercito Repubblicano (Monterosa, Italia, Littorio, San Marco), furono, per scelta fortemente voluta dal Maresciallo Rodolfo Graziani, Ministro della Guerra, apolitiche.
Il territorio della R.S.I. non occupato dal nemico fu organizzato in Comandi Militari Regionali (C.M.R.) e in Comandi Militari Provinciali (C.M.P.). Relativamente al fronte di Cassino, i C.M.R. che ci interessano furono il 200° Roma e il 209° Chieti - L’Aquila. Ogni C.M.R. constava di un Comando, un Quartier Generale con una Delegazione di Intendenza e una Compagnia (in alcuni casi un Battaglione) Regionale. Ogni Provincia ebbe un C.M.P. con un proprio Quartier Generale, una Compagnia (o un Battaglione) provinciale e il Distretto Militare.
Passiamo ora ad analizzare i singoli reparti.

Innanzi tutto va menzionato il Battaglione Volontari "Mussolini" (o Gruppo Cozzarini), formato da circa 700 sbandati dell’Esercito Regio reclutati in Campania, Lazio ed Abruzzo dal Tenente Cesare Cozzarini, Capitano per merito di guerra dall’1 novembre. Inquadrato nel XIV PzK, fu schierato contro gli angloamericani dall’ottobre al dicembre 1943, ricevendo, il 30 ed il 31 ottobre, il battesimo del fuoco su M. Massico (m. 811), fra Mondragone e Falciano. Respinti gli attacchi del X C.d’A. BR, furono catturati 300 prigionieri e 4 carri al prezzo di 192 caduti. Poi il reparto fu dislocato sulla breccia di Mignano, strettoia lungo la SS 6 Casilina dominata dalle quote 1170 (M. Cesima) e 1205 (M. Sambucaro), dalla più prossima quota 357 (M. Rotondo) a nord, dalla quota 963 (M. Camino) e dalle vicine quote 510 (M. Maggiore) e 343 (M. Lungo) a sud.
La quota 1170 era difesa dalla 3ª PzGrD, formata in buona parte da Volksdeutche polacchi, con i volontari R.S.I. in postazione avanzata a M. Rotondo quando, il 3 novembre 1943, iniziò l’attacco del VI C.d’A. US. Secondo l’inglese Col. Shepperd nel suo "La campagna d’Italia 1943-1945" (pagg. 191-192): «un cedimento Panzer Grenadier permise agli americani di entrare in possesso di M. Cesima e di attaccare dal fianco M. Rotondo. Questo attacco fallì, ma un secondo assalto fra la nebbia raggiunse l’8 novembre la cresta che venne difesa nonostante diversi contrattacchi».
In seguito il reparto, ormai esiguo, ripiegò finché, aggregato alla 29ª PzGrD, fu completamente annientato nella difesa di San Pietro Infine; il suo ultimo scontro è datato 18 dicembre 1943.
Caduto alla testa dei suoi legionari il 10 novembre, il governo della R.S.I. conferì al tenente Cozzarini la prima medaglia d'oro al V.M.(il poeta futurista Marinetti gli dedicò un "aeropoema"); in suo ricordo vi è un cippo presso il km 153 della SS n.6 Casilina.

Altri contingenti italiani presenti sulla linea Gustav, immediatamente a ridosso delle truppe combattenti, furono i primi dodici reparti del Genio Fortificazioni Campali (GFC). Battaglioni di 700-1000 unità formati nell’autunno del 1943 in Umbria, Toscana, Marche ed Emilia. Si ricordano il 102°, il 108° (Maggiore Santoro), il 109°, il 124° (poi 4ª Cmp nel Btl 788°), il 133° (poi 4ª Cmp nel Btl 432°), il 135° (Maggiore Negri) oltre al 54° Battaglione salmerie e carreggio (Capitano Ricci). Tutti questi reparti vennero impegnati nelle opere di fortificazione assieme alle truppe tedesche.
Con queste forze fu, in seguito, costituito un battaglione mandato di rinforzo nella località di Esperia, dove venne fatta convergere anche la 119ª Legione CC.NN. "Nicola Ricciotti", rinominata agli inizi del 1944 come 656° Comando Provinciale della GNR di Frosinone. Sempre ad Esperia venne impiegato anche un Battaglione "M" di Artiglieria Contraerea (Ar.Co.). L’impiego di reparti delle FF.AA. della R.S.I. è provato dalla presenza, nel cimitero di Esperia Inferiore, di una tomba contenente le spoglie di cinque militi della GNR.

Nelle retrovie erano presenti altri due reparti repubblicani.
La 1ª Legione "M" (Tenente Colonnello Marabini), composta dai battaglioni 16° e 63°, dal 29 settembre al 28 ottobre 1943 fu impiegata, alle dipendenze della 2ª FjD, con base ad Ardea (RM), sul Gran Sasso ed in Sabina nella ricerca di prigionieri di guerra in libertà per la condizione n° 3 della resa di Cassibile. L’unità fu poi sciolta il 19 novembre in vista di un riordinamento dei battaglioni nell’Italia settentrionale.
Il Battaglione "9 Settembre" (Capitano Zardo), formatosi a Tolone il 9 settembre 1943 con circa 200 militi appartenenti al 50° Battaglione CC.NN. "M" da sbarco "Treviso" e dal gemello 42° Battaglione CC.NN. "M" da sbarco "Vicenza", ambedue di stanza nella città francese dal gennaio 1943. Insediatosi a Teramo il 6 ottobre, potenziò l'organico con volontari abruzzesi. Qui fu alle dipendenze del 3° Reggimento d'addestramento dell'Unità Speciale "Brandeburg" ed avvicendò la 1ª Legione "M" nel recupero attorno al Gran Sasso di prigionieri, in gran parte britannici, già nei campi 21-Chieti e 91-Avezzano. Poi per quattro mesi, con base a Civitella Roveto (AQ), cooperò alla sicurezza del retrofronte da Cassino ad Ortona e pure da Velletri a Cisterna, dove catturò paracadutisti US lanciati dietro le linee a fine gennaio 1944 per proteggere la testa di ponte di Anzio. Nel marzo 1944 il reparto fu rinominato «Battaglione "9 Settembre" GNR d’Assalto» ed aggregato al Battaglione Alpino (Hptm Hettinger) del 3° Reggimento "Brandeburg" fino al ripiegamento, nel giugno, in provincia di Pesaro sulla Linea Gotica.

La 2ª FjD "Ramcke", che dal 9 settembre aveva assunto il controllo di Roma, incorporò anche diversi nuclei paracadutisti italiani di diversa provenienza. Si trattava di paracadutisti dei Battaglioni 12° (Maggiore Rizzatti) e 3° (Capitano Sala) della Divisione "Nembo", arditi distruttori del Battaglione "ADRA", arditi delle Compagnie 121ª e 131ª (Paracadutisti), 112ª e 122ª (Camionettisti) del X° Reggimento "Arditi", paracadutisti delle Compagnie 58ª e 60ª del 20° Battaglione "Ciclone", più altri componenti sempre della costituenda Divisione "Ciclone", un reparto di complementi della "Nembo" provenienti da Viterbo (Compagnia D’Abundo).
Tralasciandone il grosso, impiegato nel contenimento dello sbarco di Anzio, in relazione alla Linea Gustav vanno ricordati i 100 uomini del Capitano Sala, ovvero i resti del 3° Battaglione, 185° Reggimento, Divisione "Nembo", che, dopo gli scontri in Sicilia e Calabria, l’8 settembre decisero di unirsi alla 29ª PzGrD nel ripiegamento verso Salerno, dove furono impiegati nel settore Altavilla-Persano. Il 14 settembre furono aggregati ad un reparto di sicurezza della 1ª FjD, distaccato dalla Puglia, combattendo in retroguardia fino in Abruzzo. Da qui, passati finalmente alla 2ª FjD, furono schierati a Ladispoli in funzione antisbarco.
A rinforzo del 76° PzK (Settore Adriatico), nel 6° Reggimento, 2ª FjD, furono incorporati, dall’ottobre 1943, i 50 Camionettisti del Capitano Paris (già 112ª Compagnia, X° Reggimento Arditi) e la compagnia del Capitano D’Abundo (già complementi "Nembo"). I primi, inseriti nel Gruppo Esplorante Divisionale, furono poi trasferiti, a fine novembre, sul fronte russo con i Reggimenti 2° e 7°. La compagnia D’Abundo, invece, nell’ambito della battaglia di Lanciano (caduta il 3 dicembre) e di Ortona (caduta il 29 dicembre), concorse, con operazioni di sicurezza sui contrafforti sud-est della Maiella, alla lunga difesa di Orsogna (188 giorni), avvicendata in ciò, dal gennaio 1944, dal 102° Battaglione GNR aggregato al 4° Reggimento, 1ª FjD.

A completare il quadro vanno citati i "Freiwillige Italienische", volontari italiani inquadrati nella Wehrmacht ma con uniforme, insegne e diritti italiani, presenti in diversi punti del fronte. Sulla loro attività la documentazione esistente è frammentaria e quindi incompleta. Il grosso, pari alla leva per una divisione, fu costituito dagli artiglieri contraerei e costieri (Dicat, Milmart, Divisioni Costiere) già operanti al centro-sud assieme alla Flak, da sbandati del Regio Esercito e da quanti entrarono nel Genio tedesco o nella Todt. Occorre, a tal proposito, ricordare che ben 50.000 avieri, che non avevano trovato utilizzazione nell’Ar.Co., furono incorporati dalla Flak: ebbero divise, ufficiali e sottufficiali italiani e combatterono inseriti in batterie miste italo-tedesche.

Il retrofronte alleato, infine, fu teatro d’azione degli agenti dei Servizi Speciali delle FF.AA. della R.S.I.; giovani volontari che, superato il periodo d'addestramento, venivano paracadutati o sbarcati da sommergibili o attraversavano le linee del fronte per operare con azioni di sabotaggio e raccolta di informazioni in territorio nemico. Molti furono catturati e passati per le armi. A tal proposito vanno ricordati i 13 marò appartenenti al Battaglione NP (Nuotatori Paracadutisti) della Decima Flottiglia MAS, tutti d’età compresa tra i 18 ed i 28 anni, fucilati presso l'allora cava di tufo di Sant'Angelo in Formis (frazione di Capua). Attualmente, in tale luogo, vi è un piccolo sacrario, mentre le spoglie di tre di loro sono conservate nel cimitero di Santa Maria Capua Vetere.

Postfazione

Quest’articolo non pretende di essere completo ed esaustivo; del resto, come già detto, la documentazione al riguardo è frammentaria, ed inoltre i miei mezzi di ricerca sono stati limitati, essendomi dovuto basare quasi esclusivamente su fonti telematiche.


Fonti:

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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07/09/2004 | richieste: 7307 | VARI
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