Il Cassino-Kommando, alla ricerca dei cimiteri perduti dalla relazione di due prigionieri tedeschi
Data: 11/03/2011Autore: ALBERTO TURINETTI DI PRIEROCategorie: I luoghiTag: #post war, cimiteri, germania, sepolture-provvisorie

Il Cassino-Kommando, alla ricerca dei cimiteri perduti dalla relazione di due prigionieri tedeschi

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Il documento è un dattiloscritto su carta di pessima qualità, composto con una macchina da scrivere dal nastro in via di evanescenza; d’altra parte chi lo ha scritto era un prigioniero di guerra ed è già un fatto straordinario che potesse usufruire di una macchina da scrivere.
Esso è composto da un contenuto preambolo e da lunghe liste di nomi, date e dati; fu redatto nel 1946, circa due anni dopo la fine dei combattimenti nella zona di Cassino.
Dal preambolo si viene a sapere che compito del gruppo che gli estensori chiamano Cassino-Kommando è quello di effettuare una ricognizione dei cimiteri di guerra tedeschi tra Cassino, Roccasecca, Castrocielo, Pontecorvo ed Aquino, che giacciono abbandonati, curarne il ripristino e redigere un elenco dei caduti che vi sono raccolti.

La spedizione ebbe luogo fra il marzo ed il luglio 1946.
A parte la curiosità per quello che vedono questi prigionieri tedeschi provenienti dal campo di concentramento di Caserta, il documento permette di scoprire molti dati sulla presenza di reparti, noti e meno noti, che hanno preso parte alle battaglie.
In complesso, questi diligenti prigionieri prendono nota di più di 1.500 tombe, anche se per molte di esse l’indicazione resterà quella di Unbekannter Deutscher Soldat o Ein Deutscher Soldat, soldato tedesco ignoto. Molte di esse erano fosse comuni che contenevano i resti di più soldati. Di altre, che come vedremo erano state danneggiate dalle bombe o dai vandali, saranno loro a prendersene cura; in altri casi assisteranno alla sepoltura di resti trovati nei dintorni, come quella del corpo di un caduto del Flak. Rgt. 4 ritrovato tra le rovine di una chiesa.
Inoltre i dati disponibili sono talvolta le generalità complete e la data di morte, ma molte volte essi sono quelli del piastrino militare o del numero di Feldpost, della posta da campo del reparto.
Le date di morte vanno dall’8 novembre 1943 al 29 maggio 1944, anche se le date dall’11 maggio 1944 in poi sono pochissime, segno che i resti dei caduti dopo l’inizio dell’offensiva alleata erano ancora sparsi sulle montagne, in attesa di una più completa e pietosa campagna di ricerca.

Gli uomini del Cassino-Kommando arrivarono dunque da Caserta, seguendo la via Casilina, ma appena entrarono nelle rovine della città, il pensiero andò alle loro case in Germania, immaginando cosa avrebbero mai trovato al loro rientro in patria.
Poco prima di Cassino, sulla via Casilina, al Kilometro 142,2, si erano imbattuti nel primo cimitero oggetto della loro missione, con 71 tombe intatte, ma invase dalle erbacce ed in disordine. Proseguendo verso la città, si compiacquero invece di come rinvennero altre 62 tombe presso il cimitero civile, mantenute dagli inglesi ai quali andò la loro gratitudine.

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Il giorno di Pasqua, salirono fino a Montecassino, dove scoprirono un piccolo gruppo di tombe non lontano dall’Abbazia. Qui non poterono non rimanere colpiti dal cimitero polacco, ormai finito, ed osservare come i polacchi avessero raccolto i loro caduti in un unico, grande sacrario. Furono ammirati dalla composta bellezza e dall’imponenza della struttura, dal paesaggio che la circondava, ma fecero amare considerazioni nel trovare lo scheletro di un loro compagno abbandonato in una postazione di mitragliatrici dopo tanto tempo trascorso dai combattimenti.
Il piccolo cimitero venne comunque ricomposto, pulito e censito. Vi erano undici tombe: quattro di sconosciuti, una di un paracadutista non identificato ed una contenente i resti di cinque ignoti; in altre cinque i resti di altrettanti paracadutisti appartenenti ai reggimenti 3 e 4 ed al battaglione Pionieri, caduti fra il 16 ed il 23 marzo 1944. [1]

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Nel ritornare a Cassino, rimasero impressionati dalle macerie che si vedevano dall’alto ed il loro pensiero ritornò alla Germania; espressero gratitudine verso quei prigionieri tedeschi che stavano lavorando allo sgombero delle rovine, compiendo nello stesso tempo la gravosa opera di raccolta delle salme di soldati tedeschi o alleati.
La ricognizione si spinse fino a Monticelli ed Esperia, senza annotazioni di sorta sulla presenza di qualche cimitero di guerra in quei due paesi, poi nelle seguenti località, qui elencate nell’ordine contenuto nel documento:

  1. Pontecorvo - all’altezza del Km. 125 (a 6 Km. dalla via Casilina) - 368 tombe;
  2. Pontecorvo - strada per Pontecorvo all’incrocio con la via Casilina al Km. 125 - 24 tombe;
  3. Pontecorvo - strada per Pontecorvo all’incrocio con la via Casilina al Km. 125 - 28 tombe;
  4. Pontecorvo - strada Cassino - Arce - 200 metri alla destra per Pontecorvo - 21 tombe;
  5. Via Casilina - Km. 122,5 - 17 tombe;
  6. Roccasecca - Roccasecca Sud - Km. 121 della via Casilina - 240 tombe delle quali 33 danneggiate o distrutte con le croci divelte;
  7. Roccasecca - all’incrocio con la via Casilina al Km. 121 - 360 tombe delle quali 282 danneggiate o distrutte con le croci divelte;
  8. Roccasecca - cimitero civile al Km. 121 della via Casilina - 125 tombe;
  9. Castrocielo - cimitero civile al Km. 125 della Via Casilina - 42 tombe;
  10. Montecassino - 11 tombe;
  11. Via Casilina (Cassino-Napoli) al Km. 142,2 - 71 tombe;
  12. Cassino - cimitero civile al Km. 140 della via Casilina - 62 tombe;
  13. Aquino – dal Km. 127 della via Casilina - 155 tombe delle quali molte danneggiate dai bombardamenti;
  14. Caserta - 66 tombe.
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I quattro cimiteri nel territorio del comune di Pontecorvo vennero trovati intatti, anzi come scrive l’autore del documento i loro camerati "hanno trovato semplici ma onorevoli luoghi di riposo". Si pensa così – continua il rapporto - di radunare tutte le salme in un unico luogo: "un nuovo grande cimitero per 600 caduti, su un terreno messo così amichevolmente a disposizione dalla popolazione; il vicino cimitero civile è uno sfondo molto bello con le sue cappelle. A Pontecorvo ci sarà anche un monumento". [2]

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I guai cominciarono a Roccasecca. Infatti nel cimitero N. 6, denominato Roccasecca Sud, al Km. 121 della via Casilina, trovarono 240 tombe delle quali 33 danneggiate o distrutte con le croci divelte. Peggio in quello N. 7, Roccasecca, all’incrocio con la via Casilina al Km. 121, dove tutto apparve sconvolto: 360 tombe delle quali 282 danneggiate o distrutte con le croci divelte, per le quali non fu possibile rilevare tutti i nomi dei caduti.
Chi era stato?
I soldati alleati o la popolazione civile...?
Il vicino cimitero di Castrocielo venne comunque trovato in buone condizioni.
Ad Aquino invece la situazione si fece di nuovo complessa, perchè le tombe dei soldati tedeschi erano state poste a ridosso del cimitero civile, gravemente danneggiato dai bombardamenti e, probabilmente, dai combattimenti del maggio 1944.
Nella relazione si mette in evidenza come "A causa dei bombardamenti nel cimitero vi sono 6-8 tombe di soldati tedeschi danneggiate e distrutte. Non abbiamo potuto identificare le tombe. Nei crateri delle bombe sono stati mischiati con civili italiani. Le bombe e lo spostamento d’aria hanno poi abbattuto molte croci, così non abbiamo potuto registrare con sicurezza i nomi. Non esiste un elenco dell’amministrazione del cimitero. A causa della mancanza di materiale, non è stato possibile riparare le croci o farne delle altre." L’opera del Cassino-Kommando finì con Caserta, dove esistevano un campo di concentramento ed un ospedale militare.

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I lunghi elenchi, lo abbiamo già scritto, sono una serie di dati e di date: una fredda sequela di nomi, di annotazioni, ma fanno riflettere, perchè dietro ogni nome c’è una persona, una storia, una famiglia. Le numerose annotazioni di "soldato tedesco ignoto" aggiungono al dramma della morte il dolore delle famiglie alla ricerca spasmodica di loro congiunti spariti nel nulla, che si protrarrà, malgrado le condizioni della Germania del dopoguerra, per anni ed anni.

Il documento consente di sviluppare una prima indagine statistica sull’età dei caduti: una cosa impressionante.
Su un campione di 100 nominativi, scelti a caso in varie liste, il più anziano è del 1889, un militarizzato della Todt, il più giovane è del 1926, un semplice granatiere, di 17 anni!
Il 22% del campione appartiene alle classi che vanno dal 1889 (1%) al 1919 (2%).
Ben il 78% appartiene alle classi fra il 1920 (9%) ed il 1926 (1%).
Il 23% alla classe del 1925!
Avevano 18 anni... .
Altro non è che la conferma di come tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944 la follia hitleriana avesse ormai consumato gran parte delle risorse umane del "Grande Reich"!
Nel 1945 si manderanno al fronte anche ragazzini di 14-15 anni.

Purtroppo la mancanza della località di nascita non consente di stabilire la provenienza dei caduti: tedeschi, austriaci, sudeti, francesi ecc., ma le liste consentono di rivelare la presenza nelle file della Wehrmacht di militari stranieri.

Tre gli italiani.
Il soldato Valsecchi, sepolto nel campo n. 6 di Pontecorvo, caduto il 16 maggio 1944, in forza all’8ª batteria della Flak Abteilung 2./37.
Il "volontario ausiliario", un Hilfswilliger come li chiamavano i tedeschi, Giuseppe Juni - sulla grafia del cognome si può nutrire qualche dubbio - FP 56123 A, caduto il 3 febbraio 1944, sepolto nel campo numero 2 di Roccasecca.
Nel campo numero 6 di Roccasecca, giaceva invece lo "Hiwi" Azelio F., in forza alla 12ª batteria del reggimento d’artiglieria 96, caduto il 20 febbraio 1944.

Più numerosi sono russi, ucraini o bielorussi.
Il soldato Martin Khukarenkow, classe 1923, un "Hiwi", caduto il 6 aprile 1944, faceva parte di quella misteriosa Ostkompanie della 1. Fallschirmjägerdivision, rarissimamente citata nelle fonti tedesche.
Il suo nome è compreso nella lista del campo numero 6 di Roccasecca dove riposavano altri suoi compagni:

tutti e quattro dello stesso reparto, caduti lo stesso giorno, il 18 febbraio 1944.

Altri due, Nikolai Romantschuk e Gregori Ostapenko, entrambi della 3./Ost. Btl. 560, entrambi caduti l’8 febbraio 1944, erano sepolti nel campo numero 2 di Roccasecca.
Nello stesso campo si trovava la tomba del polacco Stanislaus Guspit, anche lui un "volontario", in forza alla 1ª compagnia del Bau-Battalion 43, caduto il 2 febbraio 1944.
Nel campo numero 12, quello di Cassino, era sepolto il "Russ. Hiwi" Uchrol Igamberdiew, FP 27930. E’ interessante notare la data della sua morte, il 9 agosto 1943, che dimostra la presenza di reparti russi nella zona già prima dell’8 settembre 1943.

La trascrizione dei nomi nella grafia tedesca fa naturalmente sorgere qualche dubbio sull’esattezza degli stessi, ma, visto che il sito è seguito in Russia e in Ucraina, li abbiamo riportati lo stesso. Chissà che qualcuno non possa trovarvi traccia di qualche parente considerato fino ad ora come disperso.

E i tedeschi?
Ogni campo ha le sue caratteristiche nel senso che predominano fra il numero delle tombe elencate gli appartenenti ad alcuni reparti.
Nel piccolo campo sulla Casilina, prima di arrivare a Cassino, molti dei caduti appartengevano alla divisione Hermann Göring e le tombe risalgono al novembre 1943, ma vi erano anche quelle di sette paracadutisti ignoti, caduti a Cassino in data indeterminata.
Ci si può chiedere se erano stati seppelliti dagli Alleati, dopo la definitiva conquista della città.
Tra le tombe vi è anche quella di un sottufficiale, caduto il 13 novembre 1943, che apparteneva alla 12a compagnia del Fallschirmjäger-Regiment 6, il cui III battaglione aveva cercato invano di difendere il monte Rotondo, che bloccava la cosiddetta stretta di Mignano dagli assalti della 3a divisione di Fanteria americana, subendo pesantissime perdite.
Nel campo di Pontecorvo, numero 1, erano stati sepolti i caduti della divisione Hermann Göring, morti nel novembre - dicembre 1943, ma anche molti soldati caduti in Cassino.
Fra di essi 31 paracadutisti, tutti appartenenti al Fallschirmjäger-Regiment 4, ma elencati come sconosciuti, ed altri 24 militari "gefallen in Cassino", anche loro non identificati; numerosi anche i caduti del Werfer-Regiment 71, tra il novembre 1943 ed il febbraio 1944.
Nel piccolo campo n. 5 di Pontecorvo, quasi tutte le tombe appartenevano a militari della divisione Hermann Göring, caduti in gran parte il 30 dicembre 1943, tanto da far pensare che siano stati vittime di qualche attacco aereo e quindi seppelliti sul posto.
Molte salme di soldati del Panzergrenadier-Regiment 200 giacciono nel campo numero 6 di Roccasecca, tutti caduti nel febbraio 1944. Soltanto in un caso è scritta la località del decesso: quota 724 di monte Castellone, il 12 febbraio 1944. Il reparto è la 2a compagnia del Grenadier-Regiment 200: una testimonianza delle gravissime perdite subite negli scontri con i fanti della 36ª divisione di fanteria americana.
Nello stesso campo giacevano le spoglie di molti paracadutisti del MG-Bataillon della 1ª divisione paracadutisti, quasi tutti caduti nello stesso giorno, il 5 febbraio 1944.
Ed ancora due paracadutisti ignoti, caduti in Cassino.

Sono moltissimi i reparti identificati, ulteriore dimostrazione dell’entità della strage quale fu la battaglia per Cassino: dall’8° reggimento di fanteria, nel campo di Cassino, al 15° reggimento granatieri, a Castrocielo; dai Gebirgsjäger della 5ª divisione a quelli del Hochgebirgs-Bataillon 4, a Roccasecca; così come sono rappresentati corpi e specialità, dall’artiglieria antiaerea ai battaglioni pionieri, dai reparti controcarro ai corazzati, a quelli esploranti.
Nel campo numero 8 di Roccasecca giace invece la salma dell’unico appartenente alle SS, uno sconosciuto, rubricato come Deutscher SS-Schütze, caduto il 26 ottobre 1943. Chi era? Ma soprattutto come mai morì nelle vicinanze di Cassino? In che modo? Un attacco aereo, un incidente d’auto? Considerata la data, c’è da pensare che facesse parte di quel piccolo gruppo del comando SS di Roma, che si precipitò a Montecassino per controllare cosa stessero tramando gli uomini del colonnello Schlegel. Ma tutto è possibile.

Il Cassino-Kommando fece ritorno a Caserta, al campo "Z", nel luglio 1946, dove raccolse ancora i nomi dei militari sepolti nel locale cimitero civile.
Insieme ai nomi dei militari tedeschi, vi sono anche quelli di tre italiani:

Chi erano?
Prigionieri già appartenuti alle forze armate della Repubblica Sociale, militari in forza alla Wehrmacht o personale dell’ospedale militare alleato?

Prima però di lasciare definitivamente la zona di Cassino, il loro comandante espresse tutto il rammarico del gruppo per non aver potuto ispezionare una grotta. Altri prigionieri, reduci dalla battaglia, li avevano infatti avvertiti che a nord-est dell’Abbazia di Montecassino, in direzione di quella che i tedeschi chiamavano la Todesschlucht, la gola della morte, durante la battaglia esisteva una grotta che era stata adibita ad infermeria ed a posto di riposo e protezione per i soldati in transito. A quanto pare, essa era stata colpita dalle artiglierie e l’entrata era crollata, seppellendo i presenti al momento dell’impatto.

Nell’estate del 1946, nella valle del Liri trionfava la malaria ed i paesi erano ancora ridotti ad ammassi di rovine e macerie. Sulle montagne andavano solo i cercatori di metalli, civili che sfidavano la sorte, o gli sminatori italiani, impegnati nella gigantesca opera di bonifica. C’erano ancora migliaia e migliaia di bombe e mine inesplose oltre a tonnellate di materiale bellico di ogni genere, ma c’erano anche migliaia di cadaveri insepolti, centinaia di tombe, singole o raccolte in piccolissimi cimiteri isolati. [4]

In questo squallore, dove la pietà stentava a comparire, operò questo gruppo di volontari:

Gli autori delle note sono E. Funke e O. Grebesich.
Gli schizzi sono di E. Funke.

Il loro lavoro fu prezioso perchè l’opera di edificazione del grande cimitero militare tedesco di Caira iniziò solo nel 1959 e finì formalmente nel 1965, benchè ancora oggi vi si aggiungano resti di soldati ritrovati nelle campagne e sulle montagne.

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Note

  1. ^ I caduti identificati appartenevano ai seguenti reparti: 13./FJR 4, FP 64895-75, caduto in data sconosciuta; Stab I./FJR 3, caduto il 23 marzo 1944; I./FJR 3, caduto il 16 marzo 1944; due paracadutisti del Pi. Btl. 1, caduti il 17 marzo 1944.
  2. ^ In effetti, secondo l’estensore il monumento verrà anche inaugurato con una cerimonia alla quale parteciparono rappresentanze di prigionieri tedeschi, provenienti da vari campi. Un comando inglese inviò una corona.
  3. ^ Nel database dei caduti della R.S.I. E' compreso il nome di Rognoli Davide, di Pietro, nato a Brescia, il 29 aprile 1925, morto il 30 settembre 1943, nella zona Vallerotonda-Cardito. Resta quindi in sospeso l’anno, 1943 o 1944?
  4. ^ Cfr. Costantino Jadecola, Mal’aria, Il secondo dopoguerra in provincia di Frosinone, Centro di Studi Sorani "V. Patriarca", Sora, 1998.

Si ringraziano Giancarlo Langiano e Sandro Vazon Colla per la segnalazione del documento, e Gianguido Castagno per le traduzioni dal tedesco.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.