No. 9 COMMANDO - OPERAZIONE PARTRIDGE
Data: 08/12/2012Autore: VALENTINO ROSSETTICategorie: Le battaglieTag: #dicembre 1943, commando, garigliano-area, garigliano-fiume, monte-argento, unità-reparti

NO. 9 COMMANDO - OPERAZIONE PARTRIDGE

Il No. 9 Commando arriva in Italia

Nell'autunno del 1943 la presenza dei "commandos" inglesi nel Mediterraneo viene rinforzata con l’invio di due unità: il No. 9 Commando e il No. 43 Royal Marine Commando.

Il No. 9 Commando viene sbarcato a Taranto il 6 novembre; l’unità raggiunge in treno Molfetta, circa 24 chilometri a nord di Bari, dove viene assegnata alla No 2 Special Service Brigade al comando del Brig. T.B.L. CHURCHILL.

Il clima mite ipotizzato ha lasciato il posto ad un freddo intenso.
L’unità si prepara per la formazione, ma il territorio entro un raggio di circa 60 chilometri intorno a Molfetta, caratterizzato dalla presenza di fitti boschetti di olivi, mal si presta ad ogni tipo di addestramento avanzato; ci si concentra allora sulla formazione individuale.

La prima operazione di questa unità viene affidata al 2° plotone, al comando del capitano J. McNEIL.
Il compito è quello di perlustrare le isole Tremiti e Pianosa, circa 77 chilometri a est di Termoli. Il 15 novembre a Termoli, gli uomini sono imbarcati su un LCI (Landing Craft Infantry nda) e un italiano MTB italiano (Motor Torpedo Boat nda). Le isole sono deserte e non c’è traccia di tedeschi.

Individuata un’area idonea, l’unità inizia il periodo di addestramento; l’attività prevede che ogni plotone sia sottoposto a dieci giorni di formazione intensiva presso Minervino, 56 chilometri da Molfetta.
Solo il 4° plotone però riuscirà a completare la formazione, infatti il 1° dicembre il No. 9 Commando viene spostato da Molfetta a Bacoli, 34 chilometri a nord di Napoli. La ragione di questo trasferimento è che le condizioni atmosferiche sulla costa adriatica sono ormai considerate inadatte per l’impiego di piccoli mezzi da sbarco (tipicamente quelli impiegati dai commandos nda). Un viaggio in treno di due giorni in un carro bestiame e l’unità attraversa l’Italia. A Bacoli le truppe sono alloggiate in parte in un castello e in parte in un orfanotrofio. Il comando è sistemato in un edificio sulla spiaggia e durante una tempesta il piano inferiore viene inondato.

Il lungo periodo di inattività è ora giunto al termine. Negli ultimi tre anni quasi tutte le operazioni previste per il No.9 Commando erano state annullate; nei prossimi tre mesi, al contrario, quasi tutte le azioni programmate saranno eseguite.

L’ala sinistra della 5a Armata americana ha ormai raggiunto il fiume Garigliano, dove la linea di difesa tedesca si è attestata in profondità, nelle montagne a nord del fiume e più lontano ad est, verso Cassino.
Il X Corpo d’armata inglese, con il No. 9 Commando, è parte dell’ala sinistra della 5a Armata.

Lo schieramento nel dicembre 1943

Alla fine di dicembre del 1943 il settore costiero della linea Gustav, che si sviluppava per circa 20 chilometri, vedeva contrapposto il X Corpo d’armata britannico alla 94a Divisione di fanteria tedesca.

Il X Corpo d’Armata era composto da tre divisioni; dal Tirreno verso l’entroterra:

La 94a Divisione di fanteria, che costituiva l’ala destra del XIV corpo corrazzato tedesco, era una divisione riposata ma non ancora impiegata in combattimento e alla quale era affidato un compito che "superava di gran lunga le capacità di una divisione di fanteria".[1]

Questa unità schierava tre reggimenti:

Gli uomini del No. 9 Commando agiscono nel settore di competenza del I./274°.

L’operazione Partridge

Il comando alleato, abbandonata l’idea di attraversare il Garigliano in prossimità della foce, predispone per quell’area un piano per una azione di disturbo denominata "Operazione Partridge".
Questa operazione ha lo scopo di convincere i tedeschi a mantenere presidiata in forze la parte del fronte più a ovest, obbligandoli ad alleggerire il presidio di altri punti del fronte dove gli alleati hanno in progetto degli attacchi per l’attraversamento dei fiumi Garigliano-Gari-Rapido.

Le settimane successive vengono impiegate per la preparazione di questa operazione, ogni notte si esegue qualche tipo di prova e di addestramento. Viene individuata un'area all'incirca simile al terreno su cui dovranno operare i "commandos" e, con i mezzi da sbarco messi a disposizione, la "Princess Beatrice" e la "Royal Ulsterman", viene eseguita una vera e propria prova generale.

Anche i limitati festeggiamenti per il Natale devono essere rinviati. La pioggia cade copiosa, fango e acqua sono dovunque.

Il pericolo principale dell'operazione è rappresentato dalla fase di ritorno attraverso il Garigliano, un fiume con una forte corrente, largo circa un centinaio di metri; viene quindi richiesto e concesso l’impiego dei DUKW.

Gli obiettivi assegnati agli uomini del No. 9 Commando sono tre:

  1. una collina chiamata Monte d'Argento posta a circa 2000 metri a NO della foce del Garigliano,
  2. la distruzione del ponte che permette al strada statale n.7 di superare il fiume,
  3. una lingua di terra a NO della foce del fiume che la divide dalla costa.
I tre obiettivi costituiscono i vertici un triangolo immaginario (mappa) e l'idea del Ten. Col. R.J.F. TOD, comandante dell’operazione, è di prendere terra a metà strada lungo il lato del triangolo che corre parallelo alla costa e poi dividersi in tre gruppi ognuno dei quali avrebbe attaccato un singolo obiettivo.
Dal momento che l'operazione deve essere, nella sostanza, un’azione dimostrativa, essi poi si ritireranno nelle linee amiche attraverso il fiume una volta prese le posizioni. L’operazione dei "commandos" sarà anticipata da un "ammorbidimento" delle posizioni nemiche presenti nell’area degli obiettivi.

Una prova dell’operazione viene eseguita la notte del 27/28 dicembre; l’azione poteva essere portata a termine con successo.[2]

La sera del 29 dicembre il No. 9 Commando si imbarca sulle due unità navali prescelte la "Royal Ulsterman" e la "Princess Beatrice".

Gli LCA (Landig Craft Assault nda) vengono calati in mare alle 21:30, circa 9.600 metri a S del punto di approdo, di fronte alle spiagge "amiche".
Un’errata rotta di avvicinamento al punto di approdo, da imputare ai piloti LCA della US Navy, avrebbe portato il gruppo di incursori a sbarcare circa 3.200 metri a SE della foce del fiume, ma il comandante TOD, resosi conto dell'errore e avvisato il suo secondo in comando, il maggiore CLARK E.W., decide di continuare la risalita della costa e sbarca circa 700 metri a NO della foce del fiume, alle 00:35.
Il punto raggiunto dista circa 1.000 metri da quello previsto e il gruppo ha già accumulato 90 minuti di ritardo sui tempi fissati; sulla costa non vi sono segni distintivi, il profilo è difficile da vedere a causa del fumo e della polvere. Un LCA subisce un guasto al timone e non riesce a prendere terra.
I tre gruppi di incursori vengono raggruppati e alle 01.00 stabiliscono con precisione la loro posizione sulla costa.

Il gruppo denominato “Y” è costituito da 120 uomini provenienti dai plotoni n.1 e n.2 ed è al comando del capitano J. McNEIL; il loro obiettivo è il Monte Argento.
L’avvicinamento viene rallentato dalla maggiore distanza del punto di sbarco, dai canali di irrigazione da attraversare e dagli sbarramenti con mine e filo spinato; il gruppo "Y" raggiunge il suo obiettivo dopo 2 ore di marcia.
Il gruppo si divide nei due plotoni: uno attacca la cima della collina e l'altro controlla le case e blocca la strada verso nord. La collina è difesa principalmente da mine e trappole esplosive con il nemico concentrato a nord. Il plotone mette fuori combattimento un carro tedesco PzKw Mk III trovato in una grotta; nell'azione vengono uccisi sei nemici e altri quattro sono catturati, le perdite del plotone sono di quattro uomini.

Sul percorso di ritorno verso la spiaggia, il gruppo "Y" incontra il plotone n.6 (gruppo "Z") che si stava dirigendo verso il proprio obiettivo: il ponte sulla statale n.7.
Mentre si avvicinano odono il suono inconfondibile delle cornamuse che suonano "Pwbrrachd of Donald Dubh". In risposta McNEIL ordina al suo piper di suonare la marcia del plotone: "Green Hills".
In questo modo i due plotoni hanno evitato il possibile vicendevole fuoco amico.[3]

Il capitano CAMERON, al comando del gruppo "Z", comprendente i plotoni n.4 e n.6, è avanzato molto lentamente arrivando al suo obiettivo (il ponte sulla s.s. n.7 nda) solo alle 05:00.
Con il supporto dell’artiglieria il gruppo riesce ad avere la meglio di una casamatta tedesca, senza subire perdite. Il capitano CAMERON in seguito riceverà un messaggio dalla 201a Brigata Guardie, in cui si dirà che l’area attorno al ponte è libera dal nemico (!).
I "commandos", attrezzato un ponte di corde, riattraversano il fiume a circa 2.300 metri dalla foce, portando con loro gli uomini feriti e un certo numero di prigionieri tedeschi e riguadagnando così la sponda "amica" del fiume.

Il gruppo "X", nel frattempo ha attraversato la lingua di terra vicino alla foce del fiume (il terzo obiettivo nda) ed ha fatto un prigioniero; purtroppo 5 uomini sono caduti, vittime dello scoppio di una mina. I due gruppi ("X" e "Y"), riunitisi, riguadagnano le loro fila con i veicoli anfibi DUKW alle ore 07.30.

Il No. 9 Commando in questa operazione perde 9 uomini mentre altri 21 risultano feriti; hanno ucciso 16 nemici e altri 28 sono stati fatti prigionieri.
L’ "Operazione Partridge" riuscirà ad ottenere l’effetto sperato: persuadere il nemico a rafforzare questa parte della linea di difesa consentendo agli alleati il miglioramento delle attività in altri settori.

Gli uomini del No. 9 Commando festeggiano il Natale il 1° gennaio 1944; pochi giorni dopo sono impiegati sul fronte di Anzio e nel mese di febbraio combattono sui monti Tugo-Ornito-Faito.

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I caduti dell’operazione Partridge

Una breve ricerca ha permesso di dare un nome ai "commandos" caduti nel corso dell’azione. Sono sepolti o ricordati nei due cimiteri del Commonwealth presenti in zona: il Cassino War Memorial e il Minturno War Cemetery.

Cassino War Memorial

E’ probabile che questi siano i cinque soldati del gruppo "X" uccisi dallo scoppio della mina, le cui salme, forse per le loro condizioni, non sono state riportate indietro.

Minturno War Cemetery

Questi invece potrebbero essere i caduti del gruppo "Y", ma sarebbero solo tre dei quattro indicati nella cronaca dell’azione; dov’è il quarto?

L'incongruenza si riscontra anche confrontando i dati forniti dalle fonti consultate.
Il documento consultato sul sito della Commando Veteran Association parla di un numero di perdite di 6 KIA, 1 MIA, WOUNDED 21; diverse da quelle riportate dal sito Combined Operations che ne indica: 4+5 KIA, WOUNDED 21 e diverse dal numero di caduti in quella data indicati nei cimiteri: 5 ricordati e 3 sepolti.

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Appena pubblicato l'articolo, l'amico Pete Rogers, della Commando Veteran Association, mi scrive per segnalarmi quanto segue:

Could the Casualty that you are missing be Signalman Francis Lewis who was attached to the HQ of the Special Service Brigade from the Royal Corps of Signals. The different Army and RM Commandos were grouped together in four Special Service Brigades. No.9 Army Commando, along with No.2 Army Commando and Nos. 40 and 43 Royal Marine Commandos, formed part of the 2nd Special Service Brigade, later renamed in 1944 as the 2nd Commando Brigade.
The Signallers often moved to different Commando units as and when needed.

I cannot be certain but a possibility to consider.

Quindi il nono dei caduti del No. 9 Commando potrebbe essere questo soldato, ricordato presso il Cassino War Memorial:

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Crediti e ringraziamenti

Le informazioni sul No. 9 Commando sono tratte da: Le informazioni sugli schieramenti sono tratte da:

Si ringrazia Alberto Turinetti di Priero per la rilettura del testo.

I am grateful to Pete Rogers for your attention and availability.

Note

  1. ^ F. von Senger una Etterling, Combattere senza paura e senza speranza, Longanesi, Milano, 1968, p.328
  2. ^ Solo il giorno 30 si capirà che la maggior parte del nemico presente nell’area dell’operazione era stato messo in condizioni di non nuocere dalla 167a Brigata e dalla Brigata Guardie.
  3. ^ Il No. 9 Commando e il No. 11 Commando furono originariamente formati come unità "commandos" scozzesi e ogni plotone aveva il suo piper; ciò si rivelò prezioso per localizzare e riunire gli uomini.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.