LA BATTAGLIA DI CASSINO
Attacco alla fortezza Europa
L’Italia entrò in guerra il 10 giugno del 1940 a fianco dei Tedeschi, che combattevano già dal 1939. Sul finire del 1942 con lo sbarco delle truppe alleate in Algeria e Marocco, la guerra nell'Africa settentrionale stava per subire una svolta decisiva a favore degli alleati che in questo modo aprivano un secondo fronte oltre a quello già presente e sostenuto dagli inglesi. Nel volgere di pochi mesi venne intensificata la caccia ai convogli marittimi dell'Asse nel mediterraneo e gran parte dei rifornimenti per le armate italo-tedesche veniva sistematicamente intercettato. Le truppe dell'Asse senza rifornimenti e stremate da una guerra sostenuta su due fronti, capitolavano nel maggio del 1943.
Gli alleati ottenuto il controllo del Nord Africa rivolsero la loro attenzione a quella che la propaganda tedesca definiva "l'inespugnabile fortezza Europa". Il 10 luglio 1943 prese avvio l'operazione Husky che prevedeva lo sbarco in Sicilia delle truppe alleate. L'8ª Armata britannica agli ordine del generale Montgomery e la 7ª Armata US agli ordini del generale Patton, forti inizialmente di 160.000 uomini e 600 carri armati, presero terra sulle spiagge nei pressi di Licata.
La caduta dell'Italia
Alla fine di luglio del 1943 il Gran Consiglio Fascista destituì e fece arrestare Benito Mussolini, riconosciuto come l'unico responsabile della situazione in cui si trovava l'Italia; il Partito Fascista fu disciolto. La conquista della Sicilia da parte degli alleati e la rafforzata attività aerea contro i centri abitati di tutta l'Italia, demolì completamente la volontà di resistenza del popolo italiano. Il nuovo capo del governo italiano, maresciallo Badoglio assicurava i tedeschi che l'Italia avrebbe continuato a combattere a fianco della Germania, ma contemporaneamente erano avviate le trattative segrete con il Comando Supremo alleato per una pace separata.
L’8 settembre 1943 veniva reso noto l’armistizio con gli alleati firmato dal maresciallo Pietro Badoglio. La popolazione pensò che la guerra fosse finita e invece, dopo la firma dell’armistizio, iniziò una nuova fase bellica e per la popolazione civile italiana fu la rovina: l’esercito si dissolse e il Re con il governo fuggirono a Brindisi.
L'operazione Achse
I Tedeschi avevano già impartito disposizioni preventive affinchè dopo la caduta dell'Italia, che ormai appariva inevitabile a causa della destituzione di Mussolini, si impedissero situazioni che potessero nuocere alla Germania. Quando l'8 settembre venne reso noto l'armistizio tra gli alleati e l'Italia, fu immediatamente avviata l'operazione Achse che attuava le disposizioni a suo tempo predisposte. Furono innanzi tutto disarmate e internate le truppe italiane che si trovavano sotto il controllo tedesco e altre formazioni italiane si disciolserò autonomamente. Solo la flotta navale, ad eccezione della corrazzata Roma affondata dai tedeschi, riusciva a sottrarsi alle mire tedesche e a consegnarsi agli alleati nell'isola di Malta. Le truppe tedesche entrarono in Italia attraverso i valichi alpini e dilagarono nel paese occupando in pochi giorni tutta la penisola, dalle Alpi a Napoli, che non era ancora stata presa dagli alleati.
Da parte tedesca si cercava di dimostrare come la situazione fosse sottocontrollo. Venne liberato Mussolini e grazie a lui, o forse è meglio dire nonostate lui, si costituì il nuovo alleato: La Repubblica Sociale Italiana con capitale a Salò sul lago di Garda. Le poche truppe rimaste fedeli al fascismo erano costituite in maggioranza da volontari italiani, esse continueranno a combattere con valore a fianco dei tedeschi mentre il governo Badoglio, dichiarata guerra alla Germania nell'ottobre del 1943, ricostituiva, non senza difficoltà, alcuni reparti regolari italiani che in seguito combatteranno con gli alleati.
I 18 mesi che seguiranno saranno durissimi, gli Italiani subiranno da una parte gli indiscriminati bombardamenti a tappeto degli anglo–americani e dall'altra l’occupazione dei Tedeschi, caratterizzata da eccidi, rastrellamenti e privazioni di ogni tipo.
I tedeschi combattono ma si ritirano
Dopo la conquista della Sicilia gli alleati non incalzarono subito il nemico anzi l'avanzata si svolgeva con una lentezza sconcertante tale da meravigliare gli stessi tedeschi che non esitarono ad approfittarne. Era chiaro per i tedeschi che le forze che avevano a disposizione non sarebbero bastate per mantenere a lungo l'Italia del sud. La 10a Armata tedesca del generale Von Vietinghoff ricevette perciò l'ordine di resistere combattendo, di ripiegare verso l'Italia centrale e di attestarsi sulla linea del Volturno che avrebbe dovuto essere mantenuta almeno fino al 15 ottobre, in modo da permettere il completamento dei sistemi difensivi nell'Italia centrale.
L'avanzata si arresta
Giunti al fiume Volturno infatti l'avanzata degli alleati si blocca.
Gli eserciti alleati iniziano a fare i conti con un terreno molto impervio, con un maltempo incessante; ma sopratutto
trovano a fronteggiarli alcune delle più agguerrite unità dell'esercito tedesco, asserragliate dietro a linee
fortificate. La principale di queste linee era denominata linea Gustav, si trattava di un sistema difensivo trasversale
costruito attraverso l'Italia, tra il Garigliano ad ovest (circa 130 chilometri a sud di Roma) e la città di Ortona
vicino al mar Adriatico. La linea si appoggiava ad una delle più forti barriere naturali in Italia. Al centro, si
estendeva per diversi chilometri la Valle del Liri, al sud il Monte Majo, al nord il Monte Cassino dominante la strada
statale n.6 (la via Casilina) per almeno tre chilometri.
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