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Seconda battaglia per Cassino (15-18 febbraio 1944)

Operazione "Avenger"

Poiché tutte le unità della 5a Armata del generale Clark erano state impiegate, il generale Alexander, comandante di tutte le forze alleate in Italia, decise il trasferimento di tre divisioni dall’8a Armata britannica dal fronte adriatico al fronte di Cassino. Queste avrebbero formato un corpo d’armata provvisorio, il II corpo neozelandese, il cui compito era quello di proseguire l’azione intrapresa dagli americani e aggirare Montecassino per piombare nella valle del Liri.

Delle tre unità inviate, la 4a Divisione indiana diede il cambio agli americani sulle colline di fronte a Montecassino, la 2a Divisione neozelandese si attestò di fronte alla città di Cassino, mentre la 78a Divisione britannica era in ritardo nell’attraversamento degli Appennini stretti sotto la morsa dell’inverno.

Prima di dar via all’attacco, il generale Freyberg, comandante del II Corpo neozelandese, portò avanti con insistenza la richiesta di bombardare l’Abbazia di Montecassino.
Sia Freyberg, sia i suoi comandanti in sottordine, ritenevano necessario bombardare l’edificio che secondo molti era stata la causa dei falliti attacchi precedenti.

La richiesta di bombardamento scatenò una polemica che si trascinò anche dopo la fine della guerra. In sostanza, i comandanti americani, compreso Clark, erano contrari al bombardamento, mentre i comandanti inglesi erano favorevoli.
I generali non erano sicuri della presenza di reparti nemici all’interno dell’edificio, anche se i tedeschi avevano dichiarato di non farne uso militare. In ogni caso, Freyberg riteneva che l’abbazia dovesse essere bombardata con o senza i tedeschi all’interno e alla fine il generale Alexander diede il consenso al bombardamento.
A seguito del bombardamento le truppe indiane avrebbero attaccato direttamente l’Abbazia da nord-est, mentre i neozelandesi dovevano assalire Cassino da sud.

Il bombardamento dell'Abbazia

Alle 9:25 del 15 febbraio 1944 iniziò il bombardamento aereo dell’Abbazia di Montecassino.

Con ondate successive numerosi aerei di vario tipo sganciarono un impressionante quantitativo di bombe sul loro obbiettivo. Il bersaglio fu centrato in pieno anche se molte bombe caddero fuori zona causando perdite anche alle truppe alleate. La distruzione fu totale e nel disastro trovarono la morte molti i civili che si erano rifugiati tra le mura del monastero.

Gli attacchi

A causa di una serie di imprevisti e di malintesi, quando l’Abbazia venne bombardata le truppe della 4a Divisione indiana destinate all’attacco non erano ancora pronte all’azione. Inoltre, secondo i comandanti al fronte, prima di assalire direttamente l’edificio in rovina, occorreva occupare una collina, in mano ai tedeschi, che ne impediva l’avvicinamento.
Così, la sera del 15 febbraio partì all’assalto della quota 593 una sola compagnia di fucilieri che fu inesorabilmente respinta con forti perdite.
La sera successiva la stesa collina fu attaccata da un battaglione con lo stesso risultato ed altre perdite.
La sera del 17 febbraio furono tre i battaglioni impiegati dalla divisione indiana, di cui due destinati ad attaccare direttamente il monastero. La lotta fu durissima, ma all’alba del 18 gli attaccanti dovettero ritirarsi ancora una volta.
La 1a Divisione paracadutisti tedesca, che da alcuni giorni aveva assunto il controllo del settore, aveva dato filo da torcere agli attaccanti iniziando nello stesso tempo a meritarsi la fama che ancora oggi le è riconosciuta per la difesa di Cassino.

La sera del 17 febbraio, mentre gli indiani partivano per il loro ultimo attacco verso l’Abbazia, la 2a Divisione neozelandese attuava un’azione offensiva verso Cassino.
Il terreno nella parte meridionale della cittadina intriso di acqua a causa delle precipitazioni precludeva l’utilizzo dei carri armati, pertanto il generale Kippenberger al comando dei neozelandesi aveva scelto il tracciato della linea ferroviaria Roma – Napoli quale direttrice d’attacco verso la città.
Ma sul terrapieno della ferrovia i tedeschi avevano attuato ben dodici demolizioni che consistevano in profonde voragini con filo spinato, mine e altri ostacoli. Due compagnie di fucilieri Maori (in forza alla divisione neozelandese) riuscirono nella notte a raggiungere e occupare la stazione ferroviaria di Cassino. Ma i genieri che lavoravano alacremente alle loro spalle non furono in grado di ricolmare l’ultima demolizione prima dell’alba e con la luce del giorno l’artiglieria tedesca rese impossibile il prosieguo dei lavori. I Maori rimasero isolati, senza il prezioso appoggio di carri armati e nel pomeriggio del 18 febbraio un contrattacco tedesco li respinse.
Questa seconda, affrettata e limitata offensiva non portò alcun risultato agli alleati, mentre ai tedeschi servì a rafforzare la fiducia in sé stessi.

Immagini

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Collegamenti

Ringraziamenti

A Livio Cavallaro per la disponibilità ed il supporto nella realizzazione di queste pagine.

La fotografia: uomini del Durham Light Infantry attraversano le rovine di Cassino nei pressi di quello che fu l'Hotel Des Roses.