ANDAR PER FERRI
Introduzione
E’ il 1990 o giù di li. Sto razzolando beatamente sulla Cresta del Fantasma insieme ai soliti
compagni di scavo. Loro inseguono il pigolio snervante emesso dal “naso” auto/costruito da un amico, io mi
allontano da solo infilandomi in una bassa e fitta macchia.
E’ una fredda, ma assolata, domenica di novembre, la luce stenta ad arrivava alla base del fitto intreccio di
arbusti e foglie che è stato una volta lo scorticato campo di battaglia. La salita non è difficoltosa, ma ogni
tanto uso uno degli alberelli come aiuto. Appoggio la mano su uno di questi per issarmi quando alla base noto un
oggetto largo è tondo che circonda completamente il tronco dell’alberello.
Stento a crederci; un elmetto inglese tutto arrugginito con un bel foro nella parte centrale della calotta, ma
la cosa buffa è che l’albero al quale mi ero aggrappato è cresciuto nel mezzo del foro facendosi largo nel
metallo.
Afferro il bordo dell’elmetto e lo faccio scorrere lungo il tronco, arrivo fino al punto in cui due o tre rami mi
impediscono di proseguire. Guardo in su, l’albero è alto un 3 metri e si biforca in decine di rami, nulla da fare.
Sono li fermo, quasi imbambolato, non mi passa nemmeno per un attimo l’idea di tagliare l’albero e tanto meno di
rompere l’elmo per prenderlo, un recupero del genere lo avrebbe devastato, e la cosa mi piace così come è. La
natura a prevalso sull’oggetto/simbolo della guerra degli uomini, troppo bello! Qui ci vuole una foto, ed io come
al solito ho lasciato la macchina fotografica a casa.
Segno il posto, è abbastanza facile da ritrovare. Domenica prossima di sicuro siamo da queste parti e la macchina
fotografica sarà “carica e senza sicura”.
Di settimane ne passano un paio, con la solita “banda di fratelli” si torna sulla Cresta del Fantasma. L’albero lo
trovo quasi subito, dell’elmetto neanche l’ombra.
Le tracce lasciate sono chiare, hanno prima tentato di sfrondare l’albero e non avendo l’attrezzatura adatta lo
hanno ridotto come se una granata da 105 era caduta li vicino. Visto l’impossibilità dell’impresa si sono messi a
scavare alle radici, ma anche qui l’impresa era titanica. Dato che l’elmo non c’era più, lo hanno sicuramente
tranciato per portarlo via.
......
I motivi per cui si inizia ad "andar per ferri" sono vari. Si può visitare un luogo, fare per caso un ritrovamento di un oggetto strano, interessarsi al perché quell’oggetto si trovi lì, e cosi via. Lascio a voi il resto.
Per chi, come me, abita al centro della Valle del Liri gli basta alzare lo sguardo verso sud. Non si può fare a
meno di notare quella enorme costruzione bianca su di una collina che domina la Valle.
I segni della guerra, da queste parti sono da sempre visibili. La città ha degli strani "vuoti" nel suo centro
storico? L’ansa del fiume dove d’estate si va a fare il bagno, è piena di proiettili e bombe? Una villa signorile,
al centro del paese, è tutta sforacchiata da proiettili e schegge? Sono di sicuro tutti elementi più che
sufficienti per far scatenare la curiosità di un bambino.
Poi si cresce. Un motorino da 50cc è l’elemento necessario per andare all’avventura, unito alle prime letture
storiche. E c’è sempre quel monastero bianco sulla collina in fondo alla valle.
Ma veniamo a noi!
Adesso possiedi un metal detector, tempo libero e braccia robuste. Ed ora?
Individuare la zona
Le basi su cui partire sono le "INFORMAZIONI" e la divisione del campo di ricerca nelle seguenti tipologie: "CIVILTA’ - URBANIZZAZIONE - ABBANDONO". Veniamo per ordine.
INFORMAZIONI (storiche e tecniche)
Avere una buona cultura storica dei luoghi ove ci si reca a cercare è sicuramente importante.
Libri, riviste, enciclopedie ed anche i racconti degli anziani o di chi abita le zone interessate, sono il bagaglio
essenziale per partire. Sui libri spesso sono raffigurate le cartine dei luoghi della battaglia; cercate di capire
dove erano le trincee e quali erano i percorsi dei rifornimenti. Il racconto di un anziano spesso fa risparmiare
molto tempo sulla ricerca di una postazione o di un vecchio deposito bombardato.
Oltre alla Storia è regola avere dimestichezza (non confidenza) con gli oggetti che si potrebbero incontrare.
Piccolo aneddoto: Sul Castellone incontrammo un tizio che aveva rinvenuto delle piccole bombe a carica cava che si
lanciavano con il fucile Garand. Dato che l’ogiva di queste bombe è vuota, secondo lui erano già state scaricate,
durante le vecchie campagne di bonifica. Un paio le aveva già messe ad adornare il caminetto di casa sua e queste
le voleva regalare ad un amico. Divenne dei colori dell’arcobaleno quando gli spiegammo che l’ogiva era vuota
perché era solo una copertura balistica della vera carica cava che si trovava intatta nel retro della bombetta, se
l’ordigno era stato innescato bastava un urto un po’ violento per farla esplodere. Chiamò immediatamente con il
telefonino la moglie e, con una scusa, fece portare le due bombe lontano dai figli che giocavano tranquillamente
vicino al caminetto acceso.
Quando non si capisce cosa è lo strano "coso" che abbiamo trovato è meglio non toccarlo, non aprirlo, non muoverlo.
Se sono arrivato intatto a questa età lo devo a questa semplice regola. Diffidate di chi "tratta" questi ordigni
con facilità e che non sia un artificiere patentato. Troppe volte si incontrano tipi che affermano "ma questo è
una cavolata smontarlo" oppure "non ti preoccupare, fai come ti ho detto io" ecc..
CIVILTA’ - URBANIZZAZIONE - ABBANDONO
Dopo 60 anni un campo di battaglia può subire notevoli cambiamenti ma anche rimanere sostanzialmente intatto. La suddivisione che segue riguarda le varie tipologie del terreno e dell’ambiente in cui si trova ora la Linea Gustav, queste suddivisioni possono anche essere applicate a qualsiasi luogo di ricerca.
Zona dell’Abbazia e colline circostanti (Calvario, Cresta del serpente, Castellone, Albaneta, ecc.)
E’ il luogo di "caccia" di tutti i ricercatori passati, presenti, futuri. Un luogo di culto in cui
decine di "zappatori" vengono attratti dalla sua aurea leggendaria.
Per chi non ci fosse mai stato stiamo parlando di un’area di circa 3-4 km di raggio, in collina, attraversata da
una serie di viottoli. Sin dal dopo guerra il campo di battaglia dietro il cimitero polacco è stato passato al
pettine da varie campagne ufficiali di bonifica da collezionisti ed appassionati, ma soprattutto da un esercito
di turisti in cerca del “souvenir della domenica”. Questa storia è durata sino alla fine degli anni ’70.
In seguito i monaci, proprietari di tutti i terreni li intorno, decisero di recintare per bene i passaggi più
facili e quindi ecco apparire il famoso cancello (sempre chiuso) che si trova a lato dell’ingresso al cimitero
polacco. I motivi della decisione furono dovuti a vari fatti. Il luogo era diventato la zona di picnic e di
“riproduzione della specie” dei cassinati che si guardavano bene di non lasciare tracce in giro. Gli animali al
pascolo venivano disturbati e qualcheduno spariva. L’esercito dei turisti spesso compiva atti vandalici nella
loro “furia ricercatrice”.
Ma quali sono le caratteristiche peculiari che a noi interessano di più?
Facilità d’accesso
Nonostante tutto quello che avete letto prima, si fanno spesso dei ritrovamenti interessanti, il trucco sta nell’andare in quei posti dove non può arrivare il turista medio. Per 60 anni arrivare a Montecassino e quindi all’Albaneta o in cima al Calvario è stato facile, questo a reso queste zone abbastanza spoglie di reperti. Ma arrampicarsi sul Castellone o infilarsi nei valloni e nella bassa macchia non è cosa che un improvvisato ricercatore domenicale è disposto a rischiare. Più i luoghi di ricerca sono impervi e più si ha la possibilità di fare un discreto colpo, quindi bisogna andare attrezzati e preparati fisicamente. La stagione migliore per venire quassù inizia a fine Settembre e dura fino a Maggio, d’estate si muore di caldo.
Saturazione del terreno
La zona è talmente satura di rottami di metallo da rendere esasperante l’uso del Metal, non fa altro che fischiare. La durata della battaglia a fatto si che i contendenti lasciassero sul campo tonnellate di schegge, munizioni, bombe e armi, ma anche un’enormità di scatolette varie di cibo e contenitori di ogni forma e grandezza, sempre di metallo. La bonifica è stata fatta con i piedi. Sono state portate via le cose più comode e di valore lasciando in giro tutto quello che non interessava recuperare, molto probabilmente con la prospettiva che il luogo sarebbe stato abbandonato. Uno dei sistemi usati era quello di infilare gli ordigni in una caverna e poi far brillare l’ingresso. Ma un altro era ancor più drastico: d’estate davano fuoco alla bassa macchia che faceva brillare gli ordigni. Più facile di cosi.
Ma si trova qualche cosa?
La risposta e si. Se volete vedere bombe da mortaio, bombe a mano, munizioni di ogni genere e tipo questo è il luogo che fa per voi, ma se pensate di inciampare in un elmetto da paracadutista tedesco levatevelo dalla testa. Di oggetti veramente interessanti ne ho visti pochi e quasi sempre trovati in quei luoghi difficili da raggiungere. Ciò non vuol dire che non ce ne sono, solo che la probabilità di trovarne è sempre molto scarsa, il loro stato di conservazione a volte è penoso e per mettere insieme un bel mucchietto di "souvenir" dovete camminare parecchio su e giù per le colline.
In montagna (tra pascoli ed abbandono)
Come ho già detto in un mio precedente articolo, la Linea Gustav non è stata solo l’Abbazia di Montecassino con la Città Martire. Molti tra noi hanno da tempo iniziato a battere quelle zone in quota dove ci sono stati aspri scontri. In special modo la Catenella delle Mainarde ed il Monte Cifalco.
Facilità d’accesso
Non tutte le situazioni orografiche sono facili come raggiungere gli 800 e passa metri del Cifalco,
spesso si tratta di fare del vero e proprio trekking. E’ meglio organizzarsi con materiale da montagna adatto
(gli scarponcini sono il minimo) e prepararsi spiritualmente a camminare parecchio prima di raggiungere la meta.
Qui, più che mai, bisogna partire informati sugli esatti luoghi dove sono avvenuti gli scontri, se sbagliate
montagna a volte ci vogliono ore per ritrovare quella giusta. Le cartine militari IGM sono le più dettagliate e
indicano esattamente sentieri e quote. Se avete una Jeep finalmente scoprirete perché le hanno inventate.
In montagna non andare mai da soli. Non entrate tutti nelle grotte, almeno una persona deve restare al di fuori.
Saturazione del terreno e "Ma si trova qualche cosa?"
I siti per i ritrovamenti in montagna sono a "macchia di leopardo", si tratta spesso di quello che
resta di trincee, camminamenti e baracche sparse qua e la. Ma quando avete individuato la zona la caccia è sempre
proficua. Le bonifiche si sono comportate anche qui nello stesso modo che a valle, anzi questi luoghi mi danno
l’impressione di essere ancora più "pieni". Queste sono zone dove, vista la fatica e la scarsa conoscenza, ben
pochi vengono a cercare.
La stessa legge sullo stato fisico degli oggetti trovati in zona Abbazia vale anche qui, ma vi è una cosa
interessante: i reperti che vengono ritrovati in queste zone di montagna, sono conservati meglio di quelli
recuperati a valle; penso che ciò sia dovuto al fatto che per la maggior parte dell’anno qui vi è la neve.
Fondo Valle del Liri (campi, orti e cascine)
Se la parte alta del campo di battaglia è stata sostanzialmente abbandonata a se stessa, la cosa
non vale per il fondo della Valle del Liri. Come è giusto che sia "la vita continua".
I campi sono stati arati, le case ed i paesi sono stati ricostruiti. Ciò non vuol dire assolutamente che la guerra
non ha lasciato resti.
I contadini ciociari, dato che la bonifica tardava a venire, hanno fatto da soli. A proprio rischio e pericolo
liberarono i campi di tutto ciò rimasto e che non potevano riutilizzare; spesso ammucchiandolo, infilandolo nei
pozzi o in quelle zone dei campi difficili da lavorare. Ma è proprio grazie al riutilizzo del materiale bellico
che oggi noi ritroviamo qualcosa.
Facilità d’accesso
E’ inutile presentarsi dal contadino ciociaro e dire “.Salve buon uomo, ha per caso del materiale
risalente alla guerra, in casa o nel campo?” Minimo vi lancia i cani dietro o chiama la Benemerita. Dovete
conoscere il tizio o farvi presentare da uno del luogo. E non siete neanche a metà dell’opera.
Se la casa è abbandonata ed aperta, la storia è un po’ diversa, ma anche qui ci vuole qualche accorgimento. Se la
costruzione è vicina ad altre abitazioni qualcuno verrà sicuramente a chiedervi cosa state facendo, è meglio
essere accompagnati da uno del luogo che garantisca per voi. Se poi l’abitazione è completamente isolata e
fatiscente non provocate danni alle cose nella furia ricercatrice.
Piccoli consigli:
Saturazione del terreno e "Ma si trova qualche cosa?"
Il classico elmetto riutilizzato come braciere o imbuto, oppure le ruote tendi cingolo riutilizzate
per un carretto, sono quasi la norma da queste parti, per non parlare delle tonnellate di cassette porta munizioni
usate nei più svariati ed insoliti metodi (da fioriera a porta attrezzi, fino alla costruzione di interi pollai o
baracche). Qualsiasi contadino ciociaro è facile che in casa conservi qualche cosa risalente alla guerra e
probabilmente non se ne rende neanche conto. Il problema è proprio questo, se si accorge che “un qualcosa” vi
interessa si chiude a guscio ed è ben difficile che lo ceda, purché voi non abbiate un buon motivo “contrattuale”
per convincerlo; e non sto parlando di soli soldi. Vi siete mai spiegati perché i più bei pezzi sono sempre in possesso
di liberi professionisti, di dottori, politici o assessori etc.?
Comunque in campagna si fanno i ritrovamenti migliori tra cui, qualche volta, anche pezzi in stoffa o pelle.
Conservandoli nelle case o nelle stalle i contadini hanno preservato questi oggetti dalla rovina del tempo.
Cosa usare per le ricerche
Il metaldetector
Non sono un gran conoscitore di questi attrezzi, ma un paio mi è capitato di usarne.
Sembrerà strano, ma il migliore è stato il famoso “naso” autocostruito. Quest'ultimo, a differenza dei metal
classici, ha la testa di ricerca molto piccola e lunga, 10 cm di diametro x 20 cm di lunghezza. Ciò permette una
più ristretta e profonda area di ricerca, non mi domandate il perché, non sono un tecnico della materia, ma vi
posso aiutare con un esempio: Stiamo cercando con un metal classico, con un disco da 30 cm. Questi inizia a
pigolare. Se è un caricatore o una bomba a mano li trovate subito, ma se è una piccola scheggia, un bottone o una
pallottola la cosa può essere snervante. Con un metal dalla testa piccola la zona è più circoscritta.
Le schegge o la minuteria di ferro sono gli oggetti che più vi faranno perdere tempo. Il metal fischia, voi
scavate e non vedete nulla, ma il metal continua a fischiare. Questi piccoli pezzi metallici si confondono con la
terra e le foglie smosse e sono difficili da individuare ad occhio nudo. Il problema si risolve con una piccola
calamita. Passatela nella terra smossa, tutta la minuteria ferrosa verrà attratta e se il metal non fischia più
amen.
Nei negozi di ferramenta vendono una calamita telescopica con una punta magnetica molto potente (solleva una
baionetta). Sembra una penna e si allunga per quasi mezzo metro, costa 3-4 euro.
Attrezzi da scavo
Non c’è bisogno di portarsi dietro pala e piccone. Le ricerche che facciamo assomigliano a quelle
degli archeologi che tendono a non rovinare in modo maldestro i reperti. Gli attrezzi da giardiniere, quelli con
i tre denti da un lato e la zappetta sull’altro sono i migliori. Anche un malpeggio o una vanghetta di tipo
militare possono essere utile per i casi più duri.
Visto che spesso bisogna lavorare tra rovi e spine un paio di guanti da lavoro sono certamente utili.
Varie
Cose utili da portare con se (a secondo del luogo dove cercate): zainetto, torcia e pile di ricambio, acqua, giacca a vento, cappello, bussola, siero antivipera, il minimo per medicarsi, crema solare, coltello multilama, spago, una Bibbia ;-).
Come comportarsi
Non lasciare buche scoperte. Non lasciare fuochi accesi. Assicurarsi di spegnere bene le sigarette. Portare via l’immondizia. Non disturbare gli animali al pascolo. Rispettate la proprietà privata e le cose altrui. Non rovinare le colture e gli orti. Non portate moglie e figli piccoli.
Questo è tutto. Di sicuro ho dimenticato o non ho approfondito qualche cosa.
Spero di vedere dei vostri interventi sul forum, in merito alle vostre esperienze di ricerca.
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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