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DIARIO DI GUERRA - Sergente A.U.C. Franco Busatti
Data: 07-09-2004Autore: VARICategorie: TestimonianzeTag: #dicembre 1943, #gennaio 1944, #febbraio 1944, #marzo 1944, #aprile 1944, #maggio 1944, #giugno 1944, genieri, italia, rsi

DIARIO DI GUERRA - SERGENTE A.U.C FRANCO BUSATTI
1944 - QUALCHE RICORDO DI GUERRA

di Franco Busatti

Premessa

Il diario viene pubblicato esattamente come ci è stato trasmesso dal sig. Sandro Busatti, che ringrazio per la cortesia e la fiducia accordataci.
Abbiamo provveduto solo ad evidenziare alcune parti (nomi di persone, località, reparti, date) e alcuni passaggi interessanti. Alla fine del diario trovate le immagini.

Introduzione

Questi ricordi di guerra vengono riordinati non molto tempo dopo gli avvenimenti a cui si riferiscono.
Non è sempre è stato possibile per negligenza o altro annotare quotidianamente fatti, nomi di persone e località; inoltre alcuni appunti sono andati perduti; quelli rimasti sono riportati fra virgolette. Oltre alle annotazioni del momento, ricorderò impressioni o avvenimenti, solo alcuni fra i molti.

Dopo l'armistizio dell'8 Settembre 1943 sono richiamato alle armi. Riporto parte del bando:

"Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ha emanato la seguente ordinanza: dispongo che tutti gli Allievi Ufficiali di complemento (universitari, diplomati e laureati) appartenenti ai disciolti battaglioni di istruzione si presentino entro il 5 Dicembre 1943 ai rispettivi comandi regionali o provinciali ed ai distretti militari, i predetti militari saranno promossi Sergenti Allievi Ufficiali con anzianità 10 dicembre I943 e destinati all'inquadramento dei volontari e delle reclute. Dopo almeno quattro mesi di servizio quelli giudicati idonei saranno promossi Sottotenenti. Coloro che non si presentino entro il termine detto saranno deferiti al Tribunale Militare. OMISSIS la presente ordinanza sarà radiodiffusa. OMISSIS.
Da "La Nazione" giornale di Firenze - 30 Novembre 1943."

Dopo l'armistizio dell'8 Settembre 1943 con relativo sbandamento generale sarebbe meglio non parlare più dì guerra e divisa ma le cose stanno prendendo un aspetto diverso. Dire quale dei due governi, quello nordista di Mussolini o quello sudista del Re, sia il legittimo non è semplice. Io mi trovo nel territorio della Repubblica Sociale Italiana e poiché, più o meno, l'autorità fa la legge, nolenti o volenti, questo è il governo legittimo; almeno a Città di Castello, per quanto mi risulta, non ne ho visti altri.

Fedeltà al giuramento? Ebbene, ogni anno (se ben ricordo il 21 Aprile, Natale di Roma e Festa del Lavoro, a scuola era vacanza!) ho giurato fedeltà al Fascismo mentre, più tardi, al Corso Allievi Ufficiali del Regio Esercito ho giurato fedeltà al Re, con non minore solennità; quale dei due giuramenti è quello buono? E quanti altri giuramenti mi riserva l'avvenire?

Una alternativa potrebbe essere quella di non presentarsi alla chiamata alle armi ma. c'è quella tale faccenda dell' "essere deferito al Tribunale Militare" che non dovrebbe promettere molto bene. Altra soluzione, arruolarsi nella Milizia Fascista oppure come detto, non rispondere al bando di chiamata… già ma in questo secondo caso, per non farmi "beccare" dovrei andare "alla macchia". Tutto sommato c'è nella aria un vago odore di guerra civile. Penso che fra due guai la guerra fra popoli diversi sia il male minore in confronto alla guerra civile, italiani contro italiani.

Dopo questi e altri "pro e contro", dovuti anche a consigli discordi di molti, decido di presentarmi. Di nuovo in grigioverde, questa volta a Perugia (come nel 1940).

Il diario

6 Dicembre 1943
Mi presento alla caserma Regina Margherita di Perugia insieme a Maurizi. Sono il Sergente Allievo Ufficiale Franco Busatti classe 1921 arruolato al 51° Reggimento Fanteria. Cravatta rossa, mostrine verdi sotto le fiamme nere su fondo azzurro e fregio dell'Autocentro, mia Arma di provenienza, sulla bustina. Piuttosto complicato. Con tante cose addosso mi vien voglia di salutarmi da solo !

Dopo circa un mese mi ritrovo in forza al 108° Battaglione Genio "B.Grilli". Giorno di Natale a casa, in breve permesso. San Silvestro a Perugia. Notte di neve. Trasferimento alla caserma Fortebraccio. Grande confusione (cioè più di prima). Soldati molto giovani con addestramento quasi nullo. Se non fosse una cosa seria verrebbe da ridere. Corre voce che partiremo presto, verso Frosinone; lo escludiamo perché andremmo verso il fronte e i reparti non sono idonei ad una cosa del genere. Infatti sveglia alle 23 del 3 Gennaio I944 (neve e gelo) e partenza alle 4 del 4 Gennaio dalla stazione ferroviaria di Perugia Fontivegge. Il convoglio (notata dai più l'assenza di carrozze letto) muove verso Perugia - Ponte San Giovanni: sosta in quella ridente stazione vicino ad un treno cisterna (niente nafta, tutta benzina per fortuna) in attesa di bombardamento aereo. Aspettativa delusa per il Comando; niente aerei e sotto un limpido cielo si riparte verso Perugia - Fontivegge (o non sappiamo dove andare oppure, con arte sottile, vogliamo trarre in inganno il nemico). Negli accoglienti carri bestiame-merci troviamo una più conveniente sistemazione sulla soffice paglia di grano visto e considerato che le cose vanno un pò per le lunghe. Nuova sosta di riflessione a Perugia-Fontivegge, quindi, piano piano, si parte verso sud. I circa mille uomini del convoglio notano con interesse ì danni lungo la linea ferroviaria dovuti ad autorevoli interventi aerei.

5 Gennaio 1944
Ancora sotto un limpido cielo ci destiamo alla stazione di Roma-Tiburtina, in buona compagnia; treni colmi di ogni ben di Dio: truppe, esplosivi benzina. Alle 12 si riparte; nuova sosta a Roma-Casilina, sempre cielo limpido e come sopra treni in paziente attesa di bombardamento. I soldati continuano a cantare. A notte si muove verso sud; in qualche modo ci si addormenta.

6 Gennaio 1944
E' la mattina della Befana. Il treno è fermo in galleria, dicono che l'imbocco nord è bloccato dall’esplosione di una bomba d'aereo che per poco non ha "pizzicato" il treno. Tre giorni di sosta in galleria.

9 Gennaio 1944
Ore indescrivibili: mille uomini circa dentro un tunnel. viveri di riserva. Proibito uscire per qualsiasi ragione (con eccezione delle corvè per rifornimento di acqua potabile). Nel pomeriggio del secondo giorno il collega Serg. A.U.C. Cipriani di Perugia ed io riusciamo a fare un giretto in campagna; si torna con latte e uova. La galleria è vicino a Valmontone, nei pressi di Palestrina. Stamane alle ore 9, sempre cielo limpido, raggiungiamo a piedi la strada statale Casilina e prendiamo posto in una bella autocolonna di autocarri tedeschi. I soldati non cantano più. Ai lati della strada buche, carcasse annerite di auto, camion, sempre più guerra. Attraversiamo Frosinone con gli aerei sopra e i camions opportunamente distanziati lanciatissimi.Si continua, il fronte è sempre più vicino. Alle 15,30 ci si ferma proprio nel bel mezzo di un ponte; sotto scorre il Liri, ai lati solo macerie.
Siamo a Pontecorvo. La colonna si scompone. Il nostro camion è in direzione Sangiovannello distante un 4 o 5 chilometri. Primo mitragliamento; il fosso in cui mi sono riparato non era asciutto. Con la mia squadra ci sistemiamo in un fienile con tetto in paglia vicino ad una povera casa di contadini (Salvatore con moglie e "sórema" - sorella). Per la prima volta si ode non lontano, il brontolio del cannone. E così, gira gira, ci ritroviamo al fronte. Che Dio ce la mandi buona!

Mancano appunti fin verso Pasqua, pertanto niente date precise, solo ricordi.

Il casolare di Salvatore è la nostra base per diversi giorni. Restiamo senza viveri per 48 ore. Ci arrangiamo alla meglio. Le case coloniche sono ancora quasi tutte abitate; c'è qualche sfollato di Pontecorvo (Conosco certi Signori Trombetta). I contadini hanno viveri, ma che prezzi. I soldi non mancano, l'unica cosa di cui c'è relativa abbondanza in quanto la paga è buona e non c’è modo di spenderla. Si ripara una strada. A sera un pò dì tristezza e molto freddo. I soldati riprendono a cantare. Tedeschi pochi; qualche batteria antiaerea; restano qualche giorno, poi si spostano magari di poco, per non essere localizzati. Aerei, tanti. Ricognitori altissimi, quasi in permanenza, e formazioni su formazioni di bombardieri; sganciano spesso su Pontecorvo ma non ce la fanno a colpire il ponte. Somari! Per noi tutto liscio: né bombe né cannonate. Sappiamo che c’è stato un morto, forse il primo, nella 1° Compagnia (noi siamo della seconda). Dopo qualche giorno il Capitano Bosi, Comandante la mia Compagnia, viene in visita e in tutto segreto mi affida un lavoro "di fiducia". Si tratta di costruire una zattera (ad insaputa dei tedeschi ! "mi raccomando"), per attraversare il Liri e mettere in salvo la Compagnia nel caso che il fronte dovesse cedere. Prospettiva incoraggiante.

Materiale a disposizione: qualche ascia, per il resto, arrangiarsi !! I pioppi non mancano, filo di ferro quello delle viti. Mimetizzato il cantiere per gli aerei, si da il via ai lavori. Pochi giorni e tutto è pronto per il varo, comprese i lunghi tronchi per fare scivolare la zattera in acqua. Il Capitano ha con se qualche ospite per il gran giorno. Frenato da robuste corde il natante scivola dolcemente verso l'acqua ma non galleggia o meglio galleggia sotto il pelo dell'acqua, un cinquantina di centimetri … sotto. Gli ospiti mi guardano a lungo senza parlare e se ne vanno. Prima di sera siamo di nuovo ai lavori stradali.

Il fronte là a Cassino tiene bene ma è alle nostre spalle che le cose stanno prendendo una piega poco favorevole. Il 22 gennaio gli americani sono sbarcati ad Anzio. Se avanzano la via della nostra ritirata verso nord è tagliata. Fra poche ore dovremmo essere prigionieri. Numerose batterie antiaeree muovono, in tutta fretta, in direzione Anzio e diminuisce cosi il formidabile ombrello di protezione in questi cieli. Di aerei tedeschi nemmeno parlarne; uno ogni tanto, giusto per gradire. Aerei alleati sempre tanti, troppi. Ogni giorno vediamo qualche aereo abbattuto perché l'antiaerea tedesca lavora molto bene, ma sono sempre tanti... .

Un ricordo. Mattina di gelo, poco dopo il sorgere del sole. Solito fuoco dell'antiaerea ma nessuno ci fa caso. noi invece si, quando un aereo in fiamme si schianta a due passi dalla nostra capanna. Il pilota del ricognitore (o caccia?) viene giù col paracadute zampettando e tocca terra vicino a noi giusto giusto su un fossetto profondo pochi centimetri; quanto basta per rompersi una gamba. E' americano, ufficiale, molto giovane. Non si lamenta, anche se il dolore deve essere molto forte. Gli faccio coraggio (inglese e francese) poi do la bella notizia che è caduto al di qua delle linee e non nelle sue come in un primo momento sembrava credere. In attesa di soccorsi decidiamo di dargli della grappa: non abbiamo altro. Cominciamo a versare la borraccia nella bocca del giovane, all'inizio rifiuta poi sembra gradire e a noi, visibilmente compiaciuti non resta che continuare. Arrivano i tedeschi. Mentre adagiato su una barella si allontana, ci saluta a lungo.

Siamo in un'altra casa colonica sulla cresta di basse colline, non lontano da quella di Salvatore. Si continua a fare gli stradini. Vicino abbiamo dei tedeschi; riparano strani cannoni a sei canne (loro li chiamano Nebelwerlfer). Arriva qualche indumento nuovo per una più conveniente sistemazione dei nostri pidocchi. La sera intorno al fuoco si beve, si fuma, si canta. Spesso i tedeschi si uniscono a noi. Sono l'interprete ufficiale almeno nella mia giurisdizione. Tedesco, italiano, francese, inglese e tanti "gesti" ma si finisce col capirsi. Una sera c’è ricevimento ("front – party"). Tedeschi, polacchi, russi lavorano in questi paraggi. Polenta, razioni militari, vino, grappa e molta allegria: fino alle ore piccole.

Ci spostiamo più avanti, fra Pontecorvo e la Casilina (dalle parti di Nocigiunte sembra). Dal nuovo casolare si vede, non lontana, 1’Abbazia di Monte Cassino, Monte Caira, Roccasecca, la Valle della Casilina; in un solo colpo d'occhio abbiamo davanti la parte centrale e più “calda” di tutto il teatro di guerra italiano.

Appena arrivati due aerei ci accolgono con spezzoni (nessuna perdita); la artiglieria ora è più vicina. Nuovo lavoro: si costruiscono postazioni complete per artiglieria in collaborazione con genieri dell'aviazione (Luftwaffepioniren). Sono anziani (potrebbero essere nostri padri); presto si affezionano a noi. Le nostre razioni sono magre, le loro un pò più abbondanti, e qualche volta ci aiutano e. Dio sa se c'è n'è bisogno. Qui i civili sono radi e malridotti. Faccio amicizia con il mio pari grado, un anziano Maresciallo (sulla cinquantina). Spesso mi mostra la foto della figlia, una biondina di poco più giovane di me. Il loro Comandante è il Capitano Walter. Le poche volte che lo vediamo di solito abbaia, i suoi uomini ci assicurano che non morde.

Da questo perfetto osservatorio assisto a due avvenimenti indimenticabili: il bombardamento dell'Abbazia di Monte Cassino del 15 Febbraio 1944 e il grande bombardamento di Cassino del 15 Marzo che grosso modo coincidono con la seconda e terza battaglia di Cassino.

Distruzione dell’Abbazia: assurdità stupida ed inutile della guerra. Sappiano che lassù ci sono civili sfollati e se ci sono civili, ci sono ragazze. Ogni tentativo di espugnare la posizione frontalmente o per aggiramento, naufraga miseramente. Anche i più intraprendenti di noi devono ripiegare davanti all'ostinato “verboten” della gendarmeria da campo tedesca (Feldgendarmerie). La zona dell'Abbazia è chiusa: proibito l'accesso a tutti i militari anche agli italiani. Vite umane perdute e distruzione di un inestimabile patrimonio artistico e storico; il tutto a più riprese, in un solo giorno. Assisto, incredulo allo scempio. Con i binocoli si vedono anche i minimi particolari. Alle 9,30 di una mattina fredda ma limpida; dapprima i grandi bombardieri poi i medi. Verso le 14 bombardamento in picchiata a sera fuoco intenso di artiglieria. Sappiamo che, subito dopo, la montagna si è riempita di tedeschi. Oramai per noi non c'è più interesse ad arrampicarsi fin lassù.

Ai primi di marzo "radio fante" (quelle notizie che girano sempre fra i soldati) comunica che fra non molto tutta la zona davanti a Cassino sarà terra bruciata; lo sfondamento del fronte sarà cosa da ragazzi, dopo. Forse la "voce" ha le sue origini nel fatto che in giro si vedono più tedeschi del solito. La mattina del 15 marzo 1944 gli aerei prendono d'infilata la valle ma lo sgancio è tutto per Cassino. Vengono in tanti, a centinaia divisi in formazioni di circa ventre quaranta per volta. Il carosello comincia al mattino verso le 8,30 e va avanti fino a mezzogiorno; poi è il turno dell'artiglieria. Fuoco particolarmente intenso. Giornata limpida. A sera nubi pesanti. Comincia la terza battaglia di Cassino. Qualche formazione sbaglia e sgancia dalle nostre parti; abbiamo la precisa impressione che qualche formazione bombardi oltre le linee !! Per la prima volta ci sembra di vedere caccia tedeschi ad alta quota. Dietro i bombardieri, di tutti i tipi, scattano le forze di terra. Anche questa volta il mito di Cassino resta: non sfondano. E' incredibile!

Conosciamo sempre più tedeschi; rapporti normalmente buoni, spesso cordiali. Molti sono reduci dai più disparati fronti di questa grande e lunga guerra. Africa, Russia, Norvegia, Balcani, Francia (un anziano Tenente Colonnello ricorda battaglie della Prima Guerra Mondiale: la Marna, Verdun, Yprès). Tutti dicono, concordemente, che Cassino fra i fronti di questa guerra verrà ricordato come uno dei più pesanti. Negli anni a venire gli storici scriveranno molto sulle battaglie di Cassino.

Per conto mio non ho misura di paragone ma vedo e sento che è qualche cosa di grosso. Quelli che vengono dalle linee ci dicono che là ci sono i Paracadutisti; non sono molti ma decisi. Dall'altra parte ci sono soldati di tutti i paesi e di tutte le razze o quasi. Inglesi, Americani, Neozelandesi, Indiani, Polacchi, Francesi, Canadesi, Marocchini, negri di varia provenienza e purtroppo, ma non è certo, anche Italiani. Di la sono tanti e con tanti mezzi, di qua pochini e con mezzi molto modesti. La superiorità del nemico in fatto di aerei ed artiglieria è enorme. Come non ce la facciano a sfondare è cosa che non riusciamo a capire.

Sono trasferito dal 1° plotone al 3° (che poi prenderà il nome 2°) per completare altre postazioni di artiglieria vicino alle precedenti. Pareri discordanti. C’è chi sostiene che lavoriamo nella zona della "Linea Hitler", chi della "Linea Gustav" chi infine nella saldatura fra le due. Forse è proprio vero, come dicono i "veterani" che per sapere qualcosa della tua guerra devi aspettare che sia finita.

Ultimate le postazioni, verso il 20 marzo le cose migliorano. Ci spostiamo verso nord sotto l'abitato di San Giovanni in carico. Arretrando passiamo vicino al ponte sul Liri di Sangiovannello che è sotto il fuoco della artiglieria: il monte è distrutto.

Si tratta questa volta di trasformare una pista in strada rotabile fra San Giovanni Incarico e Pontecorvo, tagliando fuori Pico, nella zona ad oriente di Monte Leucio, Prima di tutto, come al solito, mascheramento dei lavori per gli aerei. E' una strada segreta perché dovrebbe, in caso di necessità, permettere lo sganciamento delle colonne tedesche dalla Valle. Alcuni tratti saranno costruiti dal Genio tedesco. Facciamo conoscenza con un sottotenente tedesco, "Gelsomino", per i soldati !

Lo ricordo volentieri. perché a giudizio unanime è stato riconosciuto come il più sciocco e prepotente esemplare di tutto l’esercito tedesco, almeno di quello da noi conosciuto. Compressori, perforatrici, esplosivi; ora i mezzi non mancano ed il lavoro procede spedito. Intenso rigiro di aerei ma qui le cannonate non arrivano.

Da quando siamo arrivati questo è il periodo migliore. Con il collega Giubboni abbiamo una specie di cameretta con letto (assi di legno e pagliericcio), anche i soldati hanno un sistemazione migliore. Dalla finestra vedo ancora quel poco che resta dell'Abbazia ma più in lontananza. San Giovanni Incarico è vicino; ci passiamo qualche serata con i pochi civili rimasti.

E’ Pasqua, al mattino, come per un tacito accordo, il fronte tace. E’ una sensazione piacevole. Mi sono messo in contatto con i concittadini Neno Godioli, Renato Bambagiotti e Berretti, tutti della prima Compagnia. Con il "trovatutto", un mio soldato di Parma, riusciamo a dare le mani su un capretto, farina di grano e vino (in fatto di prezzi, quaggiù, non scherzano ma è Pasqua e i soldi ci sono). Pranzo “castellano” purtroppo senza Berretti. Bella giornata.

Ritrovo qualche nota con date

15 Aprile 1944
Verso le 15 tre aerei isolati sganciano a casaccio però giusto giusto in mezzo a noi. Nessuna perdita. A proposito di aerei, ricordi personali. Una scheggia di ritorno dell'antiaerea lascia una traccia superficiale al braccio destro; lo spostamento d'aria di una bomba, non delle più piccole, mi procura delle noie all'orecchio sinistro. Sappiamo che il giorno dopo Pasqua la 1° Compagnia è stata trasferita verso Esperia, sembra per lavori ad una teleferica. Radio Fante dice che noi presto andremo da quelle parti. I tedeschi dicono che è una zona "calda".

18 Aprile 1944
Anche oggi ho scritto ai miei; chissà se ricevono le mie lettere? Passano i giorni e niente posta. Arriva qualche giornale vecchio (di solito "Il Messaggero della Domenica", una specie di settimanale).

Sembra che la Prima Compagnia abbia avuto feriti da artiglieria. Salvo complicazioni arriva settimanalmente il "Carro–Spaccio". A prezzi modici si hanno sigarette, cognac e altri generi di conforto, inoltre lamette sapone, temperini, pipe, profumi ed altro; un vero e proprio emporio ambulante. Di norma i rapporti con i tedeschi restano buoni; il loro rancio è come il nostro, nella qualità se non nella quantità. Per il mio gusto, bene “tafelmargarine”, burro, pesce, marmellata; male generi da minestra e condimento; peggio di tutto, il pane. Normale razione di 24 ore (notevoli ritardi nella distribuzione nei periodi "caldi"): al mattino surrogato di caffè non sempre zuccherato, mezza pagnotta dì pane nero (gr.700). Alle 11/12 gr.80 di burro, salame, marmellata, scatolame vario (abbinamento di due cose: totale gr.160). Ore 16/17 una gavetta di minestra o presunta tale. La razione non è sufficiente e quando non si riesce a dare le mani su di un extra qualsiasi, le cose vano male. Salute ottima. Il Tenente medico di Battaglione ha poco lavoro (quanto a malattie). Lo vediamo molto raramente. Perdite: fin’ora la nostra Compagnia è stata la più fortunata delle quattro (che fine ha fatto la quarta? Non ne sappiamo niente).
La razione comprende anche 7 sigarette; non sono (per fortuna), le tradizionali "MILIT" (Merda Italiana Lavorata In Tubetti ; espressione un pò colorita ma non priva di contenuto).

20 aprile 1944
La "voce" dice che i tedeschi si preparano a lasciare Cassino per una linea più a nord, un’altra, al contrario da per certa una nostra offensiva. Si nota una maggiore presenza di tedeschi nella Valle. Festa grossa: spettacolo di varietà! Dicono che oggi, 20 aprile, è il compleanno di Hitler. Il “Furer”, come lo chiamano loro, di notevole popolarità e di indiscutibile prestigio fra la truppa tedesca. Un soldato, al vertice di una sbronza formidabile vomita parole irripetibili (in diverse lingue) contro tutti, anche contro il suo Capo! In un cinema o teatro che sia, di San Giovanni Incarico assisto allo spettacolo. Allegria e grappa.

Qualche giorno fa verso l’imbrunire, sempre a San Giovanni, ho visto arrivare freschi freschi e tutti messi a nuovo dei giovanissimi soldati tedeschi. Giù dal camion e schieramento veloce con teutonica precisione. Un Tenente dei "panzer" (probabilmente il comandante del posto di tappa) ha tenuto l’orazione di rito che a giudicare dal tono doveva essere altamente o profondamente significativa. Oratore decisamente ridotto male; zoppo, tutto sforacchiato, più cicatrici che pelle. I soldati lo ascoltano con occhio fiero, con "un occhio" però perché l'altro guarda laggiù dove si sente il brontolio del cannone della guerra. Probabilmente per loro è la prima volta e la prima volta è veramente brutta: dopo invece è peggio. Arrivano altri camions e partono verso sud, verso i cannoni, mentre si fa notte.

28 Aprile 1944
Scrivo una lettera al babbo, mi promettono di consegnarla a mano. Oggi il nostro turno di lavoro finisce prima e ci dicono che, finalmente, avremo un paio di giorni di riposo: situazione critica per i pidocchi.

29 Aprile 1944
Oltre che di sosta si parla di avvicendamento; il Battaglione rientra a Perugia! Infatti arriva l'ordine di partenza per... Santa Oliva o Esperia, non sappiamo con precisione, resta comunque accertato che si va a sud, e a sud c'è il fronte. Preparo i fagotti e faccio un salto a San Giovanni per i saluti.
Servizio permettendolo gironzolo nella Valle solo o con qualche soldato alla ricerca di qualche cosa da mettere fra i denti oppure di qualche perduto e dimenticato civile per fare quattro chiacchiere. Caccia infruttuosa ma non sempre. Talvolta, girando, si va a finire dove arriva il cannone: rientro veloce alla base e per qualche giorno nessuno si muove.

1° Maggio 1944
Ancora siamo qui. "Gelsomino" fa storie perché ha fretta di ultimare la superstrada. Per amor di pace, straordinari fino ai rovesci d’un robusto temporale che completa la giornata, nata male, con un fulmine che scarica su di un vagoncino della “decauville”; noi siamo lì intorno. Si sentiva la mancanza di un fulmine. Si rientra zuppi d'acqua.

2 Maggio 1944
Ricevo una lettera dello zio Tonino. Finalmente un pò di posta ! In serata musica con un grammofono. Le cose migliorano. Bevono anche i tedeschi. Lunghe chiacchierate nella solita lingua internazionale.

3 Maggio 1944
Bella giornata di primavera. Ultimissime di “radio fante”: Ad Esperia va la Terza Compagnia. Noi restiamo qui. Il 1° Giugno tutto il Battaglione rientrerà a Perugia o Parma. Noi Sergenti Allievi Ufficiali promossi Sottotenenti perché dopo 4 mesi di fronte siamo stati giudicati idonei (ascolto astenendomi da commenti: le “voci” oramai mi trovano piuttosto incallito).

4-5 Maggio 1944
Torno da San Giovanni Incarico dove ho conosciuto il Segretario comunale: persona gentile. Per strada vedo abbattere un ricognitore; aerei abbattuti tanti, ma ricognitori di quel tipo è difficile beccarli. Tutto a lieto fine: il pilota si salva. I tedeschi lo vanno a prelevare, io tiro di lungo. tanto non ho con me nemmeno un goccio di grappa.

5 Maggio 1944
Giornata piena e calda; compensa il freddo dello scorso inverno. In serata a San Giovanni Incarico per un boccone, sempre più caro e, di giorno in giorno, sempre più introvabile. La guerra, anche da queste parti, sta andando un pò troppo per le lunghe. In campagna si trova qualche ortaggio o verdura fresca, anche se non ancora completamente matura, ma scarseggia il pane e il sale. Soste veloci dietro le siepi sempre più frequenti. La carta non manca; ci pensano dall'altra parte quando riempiono la valle con un giornaletto di propaganda: carta sufficientemente morbida scritta in tedesco. Ieri sera a San Giovanni cinema (ancora in questo paese c'è luce elettrica!). Documentario di guerra e un film con Marika Rok parlato in tedesco e cosi non ho capito niente o quasi. Sappiamo che il primo plotone è già nella nuova zona ed è stato mitragliato. Perdite fra i tedeschi nessuna fra i nostri. Parte della nostra Compagnia. almeno quella a cui sono personalmente interessato continua a vivacchiare. E’ proprio nata sotto una buona stella.

6 Maggio 1944
Oggi riposo. Girano molti aerei, specialmente ricognitori.

7/9 Maggio 1944
Non ho avuto tempo per scrivere. Durante il giorno lavoro. A sera, a San Giovanni per un boccone o in mancanza di qualche bicchierotto di vino (56 lire il litro!). Quattro chiacchiere con la famiglia amica e anche in chiesa per la Benedizione. I circa 8 chilometri a piedi della sera stanno diventando una abitudine. Aumentano le truppe Tedesche. Vicino al nostro casolare c'è una cucina da campo. Quel profumo, sia pure con qualche doverosa riserva, è tutto un programma. Gli incorruttibili non si lasciano sedurre, la teutonica fermezza piega con energia inflessibile i miei più abili e sottili argomenti non privi di qualche velatura patetico-sentimentale. Propria niente da farei la pancia non si riempie. Il mio prestigio di negoziatore precipita la truppa, con altri mezzi, ha la meglio. La situazione volge decisamente a nostro favore. Decido di non indagare. In conseguenza è da registrare qualche lieve dissapore con l'alleato germanico, contenuto però nei limiti di una corretta e signorile cordialità, almeno da parte mia.

10 Maggio 1944
Ordine di mettersi in marcia entro tre ore. I nostri autorevoli vicini, nonché alleati, ci salutano sembra senza eccessivo rimpianto. Non ci formalizziamo e si và: ultimo benevolo e cordiale sguardo al magazzino della loro cucina da campo.
Siamo oltre Monte Leucio, versa Santa Oliva, Esperia, Ausonia. Siamo sotto le linee, eppure c'è una certa calma, una calma che non convince. Sembra che il prima plotone lavori verso Monticelli, noi, tanto per cambiare, siamo alle prese con una strada. Massima prudenza per gli aerei: raccomandazione inutile, oramai c'è una certa praticaccia del mestiere. Artiglieria tedesca proprio alla nostra destra. Dovremo tenere d'occhio anche il fuoco di controbatteria nemico. Come accantonamento un fienile. Non c’è acqua da bere; la poca che si trova è cattiva (un soldato è già all'ospedale, non sappiamo se per malaria o tifo). Per lavarsi laggiù c’è un torrente ma è troppo esposto: buone prospettive per i pidocchi.

11 Maggio 1944
Ore 23 circa. Bella serata dopo una giornata nuvolosa. Il fronte è quasi calmo, parliamo e si pensa a tante cose lontane; nessuno si decide a dormire. Improvvisamente, tutto davanti a noi, è un solo bagliore. Al momento non si riesce a capire bene che cosa stia accadendo. E’ una offensiva ma è diversa dalle altre (n.d.r. 1600 cannoni, 2000 carri armati, 3000 aerei). Dove li hanno trovati tutti questi cannoni? La terra trema, noi più della terra. Istintivamente si avverte come un senso di sgomento e non vorremmo essere qui. Per il momento le esplosioni sono abbastanza lontane ma si avvicinano, si avvicinano sempre più. Cominciano i guai, passo la notte dentro una buca. Paura maledetta: i tedeschi anche loro. Penso che questa volta sarà proprio difficile rimanere intero. Passano tante cose per la mente, soprattutto ricordi. Finalmente è giorno, ora ci sono anche gli aerei…e molti. Di poco, ma ho l'impressione che l'artiglieria sia diminuita. Avranno finito le munizioni.

12 Maggio 1944
Rintanati nella terra, ma ha dell'incredibile, arriva il carro spaccio tedesco. Ne approfittiamo anche noi, soprattutto grappa. Il camion riparte come era venuto, tutto intero ! Anche i tedeschi stupefatti lo seguono con lo sguardo fino all'ultima curva. Con qualche sorso di coraggio in più torniamo d'urgenza alle nostre buche. Aerei e artiglieria.

13 Maggio 1944
Notte quasi in bianco. Oggi solita musica anche se meno violenta di ieri, almeno nel nostro settore. L'antiaerea tedesca è più fiacca, anche per loro c'è un limite. Giù alla strada si riparano i danni delle esplosioni. Tornando col Sergente Maggiore Vetraino (reduce di più guerre, simpatico e amante del buon vino!) incrociamo una colonna di prigionieri beccati da poco. Il lavoro è stato poco perché abbiamo prevalentemente soggiornato nelle buche lungo la strada.

14 Maggio 1944
Oggi va meglio. Questa notte, sempre in un buca, vinto dalla stanchezza, ho dormito sodo. Altri prigionieri. Sono tutti là non lontano da noi, in attesa dei mezzi che li porteranno più indietro, al sicuro. Anche per loro non è bella. Alcuni sono feriti ma per quello che possiamo capire in modo non grave. Autoambulanze con feriti non solo tedeschi. La guerra è sempre più brutta. Incontriamo qualche sbandato, gente che ha perduto il contatto con il proprio reparto. Sono malconci, inebetiti dalla stanchezza e dalla paura, eppure continuano a cercare la propria unità oppure un'altra a cui aggregarsi. Senso del dovere, fierezza e orgoglio, incoscienza, vallo a sapere! Parlano confusamente dì truppe marocchine o francesi non si capisce bene. Notizie contradditorie sulla situazione; comunque il fronte, anche se è sempre più vicino, sembra che nel suo insieme continui a tenere. Di notte passano colonne di rinforzo sembra truppa fresca e in gamba. Attacco improvviso di caccia-bombradieri, deve essere proprio per noi. Non faccio in tempo a raggiungere una buca qualsiasi. Beccano la tenda del Comando di Compagnia, non molto lontano da noi. Nessuna perdita, almeno fra i miei uomini. Da domani nuovo turno di lavoro: dalle 4 alle 8 e dalle 11 alle 15. Qualche mente illuminata deve avere pensato che siano queste le ore meno pericolose. Noi non condividiamo; più o meno un’ora vale l'altra.

15 Maggio 1944
Come stabilito inizio alle 4. Appena giorno carosello di aerei, probabilmente la sullodata mente non ha comunicato anche all'aviazione nemica il nuovo orario di lavoro. Contrordine: niente ripresa del lavoro alle 11. Nuovo turno: dalle 22 alle 7. Con tutta la buona volontà non ce la facciamo a mettere insieme qualche ora di sonno ristoratore. I nervi non cedono ma non sono certo molto distesi. Passa Magnani, fratello di un mio caporale, è della prima Compagnia; sono in ritirata, noi non abbiamo ordini. Ore 20 al lavoro; hanno, anzi abbiamo tutti sonno.

17 Maggio 1944
Riassumo brevemente e parzialmente due giorni. Notte del 15/16 lavoro lungo la strada, lavoro per modo di dire perché, fra un bengala e un altro, è un continuo flusso di mezzi di ogni tipo diretti prevalentemente a nord. Mitragliamenti notturni in lontananza. Sul far del giorno una scarica di cannonate ci trova sdraiati per terra; molta terra ma niente schegge. C’è uno scambio di opinioni piuttosto vivace con un pari-grado tedesco, per fortuna ognuno nella propria lingua; si conclude andando per strade diverse mentre la guerra continua. Alle 6 del 16 ci buttiamo giù per una dormita ma si conclude poco. Verso le 14, sveglia: ordine di partenza. Era ora! Per chiarire, partenza si, ma verso sud. Il grosso va a nord, noi a sud. Si marcia accompagnati da un nutrito fuoco dì artiglieria e mortai sulla sinistra, meno sulla destra, più intenso davanti in un passaggio obbligato che dovremmo raggiungere fra un'oretta circa. Ordine di procedere molto cauti, con gli uomini distanziati fra di loro. Ci troviamo in una valle piuttosto stretta. Che accidente si vada a fare da quelle parti è un mistero. Sembra che tutta la Compagnia sia in marcia (più tardi risulterà che non è vero). Con noi in movimento la quarta battaglia di Cassino prenderà una piega diversa. Fra le altre cose non abbiamo elmetti, sembra che arriveranno prestissimo; in ogni caso verranno distribuiti in tempo utile per la parata della vittoria. Per il momento dobbiamo attraversare un tratto di strada scoperto. Faccio fermare tutti in un "posto sicuro" riparato e defilato in attesa della notte. Solito autocarro che sciupa tutto: il fanatico non attende la notte, nossignore deve girare di giorno in un posto simile, e trova subito l'aereo personale che sbaglia la prima scarica vomitandola giusta giusta sul nostro “posto sicuro”. Le altre raffiche hanno più successo e il camion si ferma, per sempre. Come al solito per noi niente perdite: che duri ! Stanchezza e paura. Ordine di andare avanti solo con una parte dei miei uomini. Più avanti avremo istruzioni ma non ci dicono da chi con esattezza. Rapida corre la “voce” che dovremmo stendere fili per telefoni da campo. Un tedesco malridotto mi dice che da queste parti sparano a vista. Nell’aria c’è un odore cattivo: sono i morti. I campi minati non hanno più segnalazioni: molto bene, le cose migliorano. E’ notte, andiamo avanti verso sud. Di quando in quando un bengala. E’ notte, qui non c'è più nessuno. Decido per una sosta in posto veramente sicuro, infatti le cannonate scoppiano tutte alle nostre spalle. Mentre penso alla sicurezza di questo posto che francamente mi sembra eccessiva, arriva un tedesco a gattoni e mi chiede che cosa cerchiamo da quelle parti perché si da il caso che ci si trovi in mezzo alle linee, forse più avanti, non lo sa nemmeno lui perché il fronte è in movimento. Abbastanza garbatamente, data la situazione, ci invita a spegnere le sigarette. Una mitragliatrice e qualche schioppettata nei dintorni nei dintorni mi dicono che il tedesco è nel giusto. Non potendo vincere la guerra da soli, decido prontamente per la ritirata, la più sollecita possibile, fino al limite delle possibilità umane. Gli uomini non fanno obiezioni e si riparte subito, questa volta strisciando e in silenzio. Verso le undici o mezzanotte siamo, finalmente, di nuovo in mezzo alle cannonate. Oramai è il 17 Maggio. Un bello spirito vorrebbe farci sistemare un pezzo di strada, probabilmente per il maggiore conforto delle colonne nemiche. Lo salutiamo cordialmente e tiriamo di lungo. Nemico o non nemico verso le 2 ci fermiamo per dormire, siamo sfiniti. Ulteriore perdita del mio residuo prestigio come condottiero: ho appena ordinato l’alt, quando una scarica ci dice che pochi metri più in là c’è una batteria tedesca, per di più il nemico con cortese sollecitudine risponde con un nutrito fuoco di controbatteria. Nuovamente la ritirata e cosi strada facendo un soldato mi confida che la parte migliore dei miei ordini è proprio nel contrordine almeno da qualche ora a questa parte. Allude… ma io non raccolgo. Rieccoci al posto di ieri. La "voce" dice che noi Sergenti AUC dobbiamo ma rientrare a nord in licenza a seguito della promozione a Sottotenenti, e che il nostro Capitano (Vice-Comandante di Battaglione) sia al Comando (dipendiamo dal XIV Corpo Corazzato Tedesco - X Armata comandato da Von Senger und Etterlin) a perorare la causa di un sollecito rientro del Battaglione nelle lontane retrovie per una urgente "revisione generale".

Ordine di ritirata, alleggerire gli zaini al massimo. Dicono che Esperia è stata occupata o è sul punto di esserlo. Ho l’impressione che questa volta ci sia del vero. Puntare su Pastena: fermi tutti, niente Pastena (a sapere poi dov’è !) ma dritti ai vecchi casolari di San Giovanni Incarico. Soldati della 71° Divisione di fanteria tedesca comandata dal Gen. Raapke dicono che siamo tutti sul punto di rimanere imbottigliati in una "sacca"; la notizia è in contrasto con i mezzi corazzati che là sulla strada dirigono a sud.

19 Maggio 1944
Dal vecchio casolare di San Giovanni. Due righe, confusamente, sugli ultimi avvenimenti. Poco dopo quelle colonne che andavano a sud, andavano a nord. Cannonate da tutte le parti e aerei. Si riparla dì "sacca", vero o non vero si cerca di dormire qualche ora nelle vecchie buche. Non è ancora giorno quando veniamo a sapere che l'ordine di ritirata ieri sera era stato revocato, poi annullato poi… non ci si capisce più niente. Non ci si può muovere per tutta la mattinata perché laggiù, come ci dicono i tedeschi, ci sono truppe nemiche. Prendo per buona la notizia in considerazione che con tutta quell'ira di Dio di esplosioni chi non ha già una buca è bene che se la faccia e d’urgenza. Nel primo pomeriggio anche se relativamente più calmo, l'alleato ci dice che è il momento buono per tutti per tagliare la corda a condizione di camminare sul letto del fiume o torrente che sia, su lungo la valle. Il problema è di raggiungerlo incolumi. ma ce la facciamo. Più a nord si prende su per un sentiero fra i "panzer" pronti per un contrattacco o. che semplicemente riprendono fiato. A sera, sfiniti, si raggiunge la periferia di San Giovanni Incarico e... guarda un po’ chi si rivede! Il Capitano e qualche soldato che in prossimità della notte si preparano a riprendere la ritirata. I miei due Caporali e altri due o tre soldati sono stanchi e piuttosto malridotti. Non ce la fanno più. Io resto con loro, gli altri li faccio partire con il grosso. In nottata arriva un Tenente con i resti di un plotone o due (ci dovrebbe essere anche Maurizi); si fermano. Più tardi sì ferma per pochi minuti Benito con 3 o 4 uomini. Al mattino abbiamo la certezza di essere gli ultimi del nostro Battaglione (o per lo meno della nostra Compagnia) rimasti nella valle del Liri. Ci riforniamo abbondantemente di viveri al magazzino oramai abbandonato. E’ ora di ritirarci ma si decide di non muoverci fino a sera. Esplosioni da tutte le parti. Mezzi corazzati da tutte le parti; sembrano tedeschi ma non ne siamo certi.

20 Maggio 1944
Siamo ancora qui. Ora ci sparano addosso. Il soldato che da due giorni non andava proprio, ora si sente meglio. A notte dobbiamo assolutamente andarcene. La battaglia continua violenta da giorni su tutta la linea del fronte e ancora, Più o meno. le cose sono al punto di Prima anche se nell'aria c'è odore di cedimento, di giustificato cedimento. Non riesco a capire come ciò sia possibile; è come quella tale faccenda di Davide davanti a Golia. Da una parte schiacciante grandiosa superiorità di uomini e soprattutto di mezzi di ogni tipo, di qua uomini pochi e mezzi ridottissimi, quasi inesistenti in fatto di aerei. I casi sono due: o gli inglesi, americani, ecc. non ci sanno fare oppure quest’altri ci sanno fare troppo. Oramai sono convinto che negli anni a venire molto verrà scritto e detto su queste battaglie e forte è la curiosità di conoscere le risposte di domani ai "perché" di oggi.

Queste note sommarie proseguono senza date precise.

Attraversiamo San Giovanni Incarico di corsa e fortemente distanziati. Camions che bruciano morti, macerie lungo la strada. A notte inoltrata oltre il paese troviamo vecchie conoscenze restiamo con loro fino al mattino. Arriviamo a Falvaterra; il fratello del Podestà ci dice che la Compagnia (di ventura !) è già partita ma non sà per dove. Più tardi, indovina chi si incontra? Il Capitano! E c’è il Tenente medico e un altro Tenente e una dozzina di uomini della prima Compagnia (pescati chissà dove); completa il gruppetto un cavallo con su la cassa mediciali del Battaglione. Il Capitano, garbatamente, ci annuncia la lieta novella che i tedeschi sono letteralmente seccati per il fatto che questo Battaglione è un pò sparpagliatello e quasi quasi avrebbero intenzione di fucilare qualcuno. Da tempo e dai più era stata avvertita la mancanza di qualche benevola attenzione anche di un solo gesto di stima ma ora, finalmente, si sono ricordati di noi. Mai disperare nella vita ! Brigata al completo, compreso il cavallo, arriviamo in nottata vicino a Pofì. Al mattino resto con gli uomini e il cavallo, i capi vanno al comando tedesco. Più tardi... non tornano; torna Benito con una lettera per me dal Capitano e una specie di lasciapassare tedesco (1); c’è anche la notizia della mia promozione a Sottotenente: bel momento per una promozione!

Ordine di raggiungere Alatri e alla svelta. I capi sono già partiti con un automezzi tedeschi. A sera raggiungo la strada "Casilina". Nel primo autocarro tedesco che riesco a fermare faccio salire quasi tutti i soldati. Ho sempre fra i piedi il solito cavallo, nonostante i miei tentativi non c’è modo di organizzare un passaggio in camion anche per il cavallo. Solito contadino che, anche a quell'ora, è li a curiosare. E’ l’uomo della situazione: gli regalo il cavallo, prendo la cassa-medicinali e con un paio di soldati, stop al primo autocarro: è bello e nuovo e anche veloce. Razzi illuminanti mitragliamenti, soste forzale ma sul far del giorno siamo in vista di Alatri. Compiaciuti constatiamo che abbiamo viaggiato tutta la notte in un camion carico di munizioni. Continuo a chiedermi come un simile camion viaggiasse verso nord e non verso sud, sua destinazione naturale date le circostanze. Il fronte ora è lontano; anche qui aerei ma non come a Cassino. Nell’insieme la situazione è sensibilmente migliorata. Dormo qualche ora, sveglia verso mezzogiorno: spezzoni e mitragliamento. Poco lontano brucia un camion munizioni. Con alcuni soldati siamo in un casolare un paio di chilometri fuori Alatri. In questo paese vediamo dei militi della RSI: eleganti e ben messi, noi no. I civili ci vedono di buon occhio; cambiano parere a causa di sopralluoghi, non richiesti, in certi orti e pollai dei dintorni: viveri non ce ne sono o scarseggiano e i soldati hanno fame. Nei giorni scorsi il Battaglione ha subito perdite. Non sappiamo dove e in quale circostanza.

23 Maggio 1944
Ieri sera ho rivisto Maurizi. Nella nottata molti bengala e mitragliamenti lontano. Oggi notevole rigiro di aerei anche qui. Mitragliano con tutta calma perché da queste parti l'antiaerea non c'è o quasi. Lassù, verso il paese, dei Militi sparano agli aerei con il fucile: devono essere rimasti ai tempi di Francesco Baracca Verso le ore 11 sgancio di quadrimotori. Ritroviamo il Capitano. Il Maggiore comandante il Battaglione è sparito da un pezzo e senza lasciar tracce. E' doveroso riconoscere che il nostro Capitano è un bravo Ufficiale.

24 Maggio 1944
Resti della I e III Compagnia da ieri lavorano alla rimozione macerie. Mi è stato assegnato un altro caporale: è Maurizi. Oggi va meglio, lavata generale lungo un torrente. Attacco frontale ai pidocchi dell'unica maglia e dell'unica camicia oramai in dotazione. Distribuzione o.quasi di viveri.

27 Maggio 1944
Sveglia alle 1,30. Molti bengala in cielo. Tornano delle squadre; hanno lavorato alla rimozione di camions e cariaggi bruciati con relative salme. Situazione meno rosea del previsto. Ora poi, il primo tedesco che capita con un grado in più del tuo, si prende gli uomini che gli occorrono e bello bello se li porta via per i più disparati servizi. Capisco che siamo in guerra e non ad una scampagnata di giovani educande, però è un fatto che mi da ai nervi. Beccano Benito e un altro Sergente con una cinquantina di uomini: vai a sapere dove li portano! Ora tocca a me: mi assegnano qualche soldato con un compito decisamente nuovo ed originale. Censimento generale del bestiame presente nella campagna intorno ad Alatri per eventuale requisizione. In marcia alle prime luci del giorno. Se requisizione ci sarà, il pagamento verrà effettuato in contanti perché la cassa del Battaglione non è all’asciutto, almeno cosi mi è stato detto.
Il censimento risulta modesto, perché concordiamo con gli interessati in misura piuttosto elastica ferme restando le necessità di rifornimento dei reparti. Durante la giornata si mangia bene e si beve meglio. Qui non è come a Cassino, qui c’è ancora d’ogni ben di Dio! Pernottiamo in un fienile.

28 Maggio 1944
A giorno si torna ad Alatri con gli aerei sopra. Ritrovo Benito tutto intero; ci salviamo per un pelo da una raffica di mitragliatrice buttandoci a pesce dietro un muro. Mica torneranno i vecchi tempi? Benito deve ripartire subito. Non so a chi devo consegnare l'elenco del censimento; penso che se qualcuno lo vuole, mi verrà a cercare. Di quando in quando spariscono tutti, oramai è una tradizione. Mando la "corvé" per i viveri. Tornano verso mezzogiorno e mi. dicono che al Comando non c’è più nessuno. La tradizione deve essere rispettata, per Dio!
Ci allontaniamo un pò verso il fiume alla ricerca di qualche patata; al rientro constatiamo, con amarezza, che i civili hanno rubato le poche e rovere cose che ancora avevamo negli zaini.

29 Maggio 1944
Nel pomeriggio un fottutissimo aereo ci salta addosso all'improvviso; pallottole e relative nuvolette di terra da tutte le parti. Non è una novità: il guaio è che saltando dentro l'alveo di un torrente ben incassato nel terreno mi rimedio una dolorosa distorsione alla caviglia destra, In serata arriva l'ordine di ritirarci: direzione… nord! E' un pò pochino come direttrice di marcia.

30 Maggio 1944
Scrivo da Vico. Nottataccia. Ieri sera abbiamo ripreso la marcia. La caviglia andava male, molto male, non ce la facevo a camminare. Ovviamente mi hanno lasciato solo: siamo in ritirata. In un oliveto trovo un tedesco ferito (non è grave) spaventato e con la rivoltella in mano. Anche lui è stato piantato li dal suo reparto (gli hanno promesso che lo avrebbero recuperato più tardi). Cerchiamo di farci coraggio, ci scappa anche qualche risata ! Mi chiede se ci sono "partisan" nella zona. Mai sentiti nominare; si tranquillizza ma non del tutto. La rivoltella è sempre a portata di mano. Non ho idee molto chiare ma tutto sommato penso che sia opportuno che anch'io tiri fuori l'artiglieria, ed è così che la nostra chiacchierata continua con le rivoltelle in mano. Ci mancavano anche i "partisan"; c’è sempre qualche cosa di nuovo sotto il sole ! Mi guidano i rintocchi di una campana, saluto il tedesco, e piano piano raggiungo Vico. Molte croci rosse in giro: forse è un paese - ospedale. Va e vieni di autoambulanze (penso che il tedesco di questa notte, tutto sommato sia nato sotto una buona stella). Mi ricongiungo ai miei uomini in un casolare fuori dell'abitato. Verso le 16,30, dopo una buona dormita. mentre scrivevo queste note, il soldato Menta, temporaneamente aggregato a noi, mi dice che qui sotto c'è una sorgente. Lui si avvia e ripongo questi foglietti con il proposito di seguirlo. Quando capita, una buona lavata è sempre cosa gradita.

Passa, come al solito, una formazione di aerei; inspiegabilmente sgancia su di noi. Sassi, schegge, lamenti. Vedo un paio di civili, uno in particolare, che corrono all'impazzata forse senza rendersi conto che perdono sangue. Finite le esplosioni, corro giù: per Menta non c'è più niente da fare. E' morto. Vicino alla fonte. Più in là qualcuno si lamenta; è un mio "vecchio". Monici. Una gamba è quasi staccata. In qualche modo gli fermiamo il sangue e adagiato su una scala a pioli lo portiamo ad un vicino ospedale da campo tedesco. Fanno qualche difficoltà perché è italiano. Poi quando sanno chi siamo, lo ricoverano subito.

E' quasi notte, fra poco riprenderemo la via della ritirata. Senza cerimonie salutiamo in silenzio il Soldato, che si è fermato qui, per sempre. Ogni tanto qualche nostro uomo stanco, malridotto, isolato, senza viveri, senza ordini, senza superiori senza niente. Vanno avanti inebetiti, per forza d'inerzia. Se ne vedono sempre meno. Salgono sul primo camion tedesco che capita e se ne vanno, verso nord. Per i tedeschi è diverso. Anche in ritirata resta la disciplina, un minimo di organizzazione e di collegamenti. Forse è tutta questione di abitudine. Molti vengono dalla lontana Africa settentrionale dalla Sicilia, fino a Cassino e ora qui. Chissà quando si fermeranno... .

30/31 Maggio 1944
Nella colonna ritrovo Maurizi; bengala, mitragliamenti. La caviglia non va ancora molto bene. Decido di abbandonare la strada e la colonna oramai quasi esclusivamente tedesca. Può darsi che più avanti si raggiunga, come al solito, il Comando; è difficile perché in ritirata ci ha sempre battuto sulla linea del traguardo, magari per poco, in ogni caso arrivando e ripartendo prima di noi. Se ritroveremo qualcuno vuol dire che ricominceremo e, speriamo, meglio di prima altrimenti, sarà quel che sarà. Oltrepassato Guarcino anche Maurizi viene con me in giro non riesco a trovare altri soldati. E’ un momento poco bello davvero. Imbocchiamo il primo sentiero sulla destra e, con le stelle, si va verso nord. Dopo un paio d'ore, in montagna troviamo dei pastori. Sono buoni, pane e formaggio e una capanna per la notte. Non so bene perché, ma prima di dormire apro il fodero della rivoltella. Maurizi piazza moschetto e tascapane con i caricatori vicino a sé. Dopo una buona dormita, ancora verso nord. Non abbiamo bussola o carta topografica. A chi si incontra si chiede dov’è il primo paese verso nord e si va.

31 Maggio
Lunga giornata in mezzo ai monti, chilometri su chilometri. Finalmente troviamo altri pastori che ci indicano la via per un paese. In serata siamo a Filettino, è il paese del Maresciallo d'Italia Rodolfo Graziani. Posto che, per noi, sa di favola; ragazze a passeggio e… ben messe, il Podestà o qualcosa di simile offre l'aperitivo, l'Arciprete ci invita per la cena, il Comandante ci ospita in due letti, dico letti con lenzuola nella caserma dei Carabinieri. Viene voglia di fermarsi e ne avremmo la possibilità, ma si decide di continuare: forse siamo fessi!

1 Giugno 1944
Come detto: poco dopo il giorno si riparte fra grandi saluti e strette di mano. Oggi nuova esperienza, proprio vero che sotto il sole c'è sempre qualcosa di nuovo. Scrivo vicino ad un paio di vacche. Per ordine. Allora in mattinata da Filettino si arriva fin dove finisce la strada. Nei canaloni c’è neve, ci dissetiamo. Si va per i monti. Poi si scende verso valle fra boschi e radure; all'improvviso si scopre un vasto altipiano con numeroso bestiame al pascolo, prevalentemente bovino. Riprendiamo fiato; si fanno avanti dei ragazzi ma non come ieri sera perché questi sono armati. E questi chi sono? A giudicare dalle apparenze e dalle circostanze dovrebbero proprio essere partigiani. Sempre meglio, sempre nuove conoscenze. Alla fine dei prati abbasso le mani. Si fanno avanti due uomini: sono i Comandanti. Documenti, domande e poi… come se fossimo amici d'infanzia o quasi. Uno dei capi (a me sembra il capo) dice di chiamarsi "Beppino" (nome di battaglia "poco marziale!". Lui ride). Altri mi dicono, durante una cordiale chiacchierata, che si sono ritrovati partigiani per forza di cose. Hanno rifiutato l'arruolamento nei reparti della RSI e così, per evitare guai, si sono ritirati in montagna in attesa che passi la burrasca. Hanno cura degli sfollati e del bestiame. Giù a valle i tedeschi sanno che lassù ci sono loro. Tacito accordo: l'uno non rompe le scatole all'altro, insomma campa e lascia campare. Dicono che tanto la guerra prima o poi dovrà pure finire e che sarà vinta dai tedeschi o dagli anglo-americani indipendentemente dalla collaborazione di noi della R.S.I. da una parte oppure di loro, i partigiani, dall'altra. Fin dove è possibile, meglio non complicare le cose. Sotto il profilo logico il ragionamento non fa una piega. Quante fatiche, quante lacrime in meno se tutti... .

In separata sede mi chiedono se voglio unirmi a loro, lealtà per lealtà rispondo che non se ne fa niente. Capiscono e dicono che sono libero di andare. Mi restituiscono la rivoltella e si tengono il moschetto e i caricatori. Curano la lieve ferita al piede, la caviglia di buona memoria (a proposito, la caviglia migliora di giorno in giorno). Dividono con noi la loro cena. Si dorme all'albergo delle stelle.

Giugno 1944
Mi sto chiedendo se non sia più opportuno restare quassù sui monti, in attesa che passi la libecciata.

In montagna i rischi sono indubbiamente minori. Per forza di cose nella guerra partigiana non ci sono battaglie ma solo scaramucce (in prevalenza con armi leggere); inoltre questo tipo di guerra ha il suo massimo sviluppo in coincidenza dì un previsto mutamento della posizione geografica del fronte (a riprova di ciò, basterebbe pensare che quando le linee erano in Africa, in Italia non c'era ombra di guerra partigiana!). Pertanto non si tratterebbe di cosa molto lunga e poi, nel nostro caso, passaggio del fronte significa situazione di "interregno", di confusione, per cui sarebbe molto difficile farsi "beccare" e dopo quello che ho visto e vissuto in questi mesi e in questi anni l'unica cosa che oramai resta da fare è proprio quella di non farsi più "beccare" e di rientrare alla base con la massima sollecitudine possibile.
Forse la prima decisione, quella di continuare, è la migliore e… forse no.

Passiamo la giornata con questi ragazzi. Cure e riposo fanno bene anche al piede e caviglia. Uno di loro, gentile e cordiale, è professore di filosofia. Per ovvie ragioni non può darmi il suo vero nome; è delle parti di Sora. Nel caso trovassimo altri partigiani mi dice di fare il nome di "E.Mario", cosi non avremo noie. Alcuni sono studenti. Tutto sommato anche questa volta dispiace partire. Al tramonto si scende giù a Castellafiume non lontano dalle sorgenti del Liri. Si cena e si dorme dal prete, Don Alfonso Colonna, un brav'uomo.

3 Giugno 1944
All'alba si parte: direzione Magliano. Verso le 13 sosta vicino a Scurcola ospiti del Sig. Giuseppe Nuccitelli, attempato e simpatico. Si riprende verso le 14,30 in una vallata con un canale a lato; è molto caldo. In serata a Torano. Si fa quattro chiacchiere con un tedesco con il collo fasciato. Per il mio carattere questo ne vuole sapere un pò troppe, gli diciamo che siamo alla ricerca del nostro Battaglione e che lui pensi a trovare il suo e rompa meno i. battaglioni degli altri. Ospitalità sempre buona, è quasi impossibile fare accettare del denaro ai nostri ospiti. Con due righe di presentazione del Sig. Nuccitelli, siamo ospiti della famiglia Ruchetti; al solito accoglienza cordiale.

4 Giugno 1944
Partenza verso le 9; alcuni Ruchetti, rilevante la figlia bionda, ci accompagnano per un pò di strada. Ore 12, pranzo a Collorso ospiti della famiglia Fulgenzi; un figlio laureando in farmacia, un mare di belle ragazze sfollate, fra di loro una greca di tipo spagnolo studentessa alla Università per Stranieri di Perugia. Solito e particolarmente motivato pensierino di sosta ma… sempre avanti ! Resti di un aereo abbattuto (sembra americano). In serata a Poggio: niente ospitalità del prete, tanta da parte della popolazione. Ma guarda un pò questi preti. !! Cena e fienile per la notte nella casa modesta di un mutilato di guerra: ospitalità calda e sincera.

5 Giugno 1944
In transito per Arapetrianni, la buona popolazione ci riempie di uova e di vino. Alle 12 pranzo a Collaralli; simpatica e schietta famiglia di agricoltori. In serata a Piaggie. Abbondante cena in casa molto ospitale, si passa la sera in casa di due belle ragazze. Ottima serata.

6 Giugno 1944
Sveglia e ricordi. Si insiste sul chiodo fisso di continuare. Raffiche di aerei su una strada poco lontana. Via per Antrodoco attraverso le montagne. Ho la febbre; sosta in un casolare di pastori. E chi si vede? Partigiani, rieccoli ! Educatini ma diversi dagli altri. Mi danno delle pasticche (forse chinino), dicono buongiorno e vanno per i fatti loro.

7 Giugno 1944
Il riposo di questa notte ha fatto bene. Si riprende fra le montagne, nebbia e vento… è Giugno, qualche guasto al calendario. Cannonate lontano, forse verso Rieti. Siamo sempre senza carta topografica: ci ritiriamo a lume di naso e di indicazioni, non sempre attendibili. Spesso maciniamo qualche chilometro in più del necessaria come quel giorno che dopo un tre ore di mulattiere ci siamo ritrovati all'esatto punto di partenza; tutto a vantaggio di un completo e raffinato turpiloquio. Pranzo a Roccadiponti. Scendiamo per attraversare fiume e strada fra Antrodoco e Borgo Velino. Troviamo sfollati di Antrodoco. Questa notte si dorme all'albergo delle stelle.

8 Giugno 1944
Partenza verso le 9, direzione Micigliano, dalle parti del Terminillo. Pranzo, ci dicono che oggi è il Corpus Domini. Sul Terminillo c'è neve. Qualche aereo; malvolentieri dobbiamo seguire la asfaltata fino a Posta causa la natura del terreno che non concede facili deviazioni. Molti tedeschi e slovacchi dalla caratteristica divisa kaki. Strada cilindrata per Albaneto (mi chiedo se tutti questi nomi di località siano sempre esatti). E guarda un pò chi si ritrova ! In una scorciatoia si batte letteralmente il muso su quel tale tedesco dal collo fasciato incontrato dalle parti di Torano. Ci annusa, ci gira intorno, mugola, ci punta e in men che non si dica, il fanatico ci consegna ad un reparto di slovacchi con l'ordine di depositarci al più vicino comando tedesco.

Cordialità in tutte le lingue del mio repertorio, vezzi, sorrisi cadono nel vuoto; non c'è modo di fraternizzare. Ho sentito dire che sembra che i tedeschi abbiano anche reparti di sordomuti… Consegna formale ad un Maresciallo tedesco ad Albaneto. Le cose cambiano; i miei vecchi documenti nonché il discreto tedesco di Maurizi convincono l'angelo custode. Noi si cerca il nostro Battaglione e non si trova (a proposito, che fine avrà fatto? Esisterà ancora?).

9 Giugno 1944
Sveglia e pronta partenza alle 4,30. Gli è che per il fresco si cammina molto più spediti e poi quel "tale" di ieri sera, augurandoci la buona notte, aveva manifestato il desiderio di rivederci al mattino in compagnia di certi ufficiali di sua conoscenza per qualche ulteriore domandina. L'affollamento è spesso fonte di fastidi, ed in particolar modo nelle ritirate "di massa", con gente curiosa, oltre ogni dire, dei fatti altrui; pertanto anche Maurizi concorda sull'opportunità di continuare a battere i più tranquilli e suggestivi sentieri di alta montagna. A pranzo siamo ospiti di un gruppo di pastori. Ci dicono che il confine dell'Umbria è da queste parti; è un momento lieto, finalmente odore di casa anche se Città di Castello è su dalla parte opposta. Nel pomeriggio siamo ad Onelli. E' tornata qualche linea di febbre e il piede non va molto bene. Ottima l'ospitalità del maestro del posto e quella di una famiglia di possidenti.

10 Giugno 1944
Ancora qualche linea di febbre. Rimandiamo la partenza alle 16. Dopo un'ora circa arriviamo al Casale Costabella di Onelli di Cascia. Aerei lontani; ora ci fanno un baffo! Ho la febbre e comincia a piovere. Pernottiamo qui. Famiglia di contadini ospitalità spontanea e cordiale.

11 Giugno 1944
Sto meglio. Vogliamo ripartire anche se ancora pioviccica. I nostri ospiti, più saggi di noi, non vogliono lasciarci andare.

12 Giugno 1944
Oggi netto miglioramento anche la pioggia è cessata. Saltiamo questa gente tanto buona. Transitiamo per Capanne di Collegiacone. Alle 12 circa arrivo a Rochetta ospiti del parroco che conosce qualche giovane prete tifernate. Si scende a Ponte e si prosegue per Triponzo. La Nera (questo dovrebbe essere il nome del fiume, almeno pensiamo) è gonfia e non riusciamo a guadarla. Risaliamo la strada e attraversiamo un ponte. Aerei e tedeschi: alle buone tutti e due. Incontro con un prete sfollato da Leonessa; conosce anche lui parte del basso clero tifernate. Riprendiamo per la montagna in compagnia di due simpatici ed arzilli vecchietti con un cavallo (Maurizi insiste che è un mulo).Argliano, sono le 21. A cena da un seminarista del 4° anno; da queste parti le vocazioni sacerdotali sono proprio di casa. Non è da escludere che di questi passi, più avanti non si dia le mani anche su qualche presule. Si dorme in un fienile.

13 Giugno 1944
E' S.Antonio: Messa. Si riprende verso Cammoro. Alle prime case del paese indovina chi si vede? Un altro seminarista. Non dispero. Più avanti ci deve pure essere un presule ! L'aspirante prete ci ospita a colazione. Si riparte, mitragliamento su colonne tedesche giù lungo la strada. Ospiti per il pranzo dalla Signora Ciacci. Alla frutta un giovane pieno di buone intenzioni ci invita a seguirlo su, più in alto, da certi amici suoi per fare quattro chiacchiere cosi alla buona. Ci risiamo: partigiani. Casolare perduto in mezzo ai monti: fazzoletti rossi, di tonalità varia. Qualcuno sembra piuttosto nervosetto, altri tranquilli direi paciosi. Molte le domande, la curiosità da queste parti è forte.

Ho la vaga impressione che non proprio tutti si trovino d'accordo su cosa fare di noi due. Uno poi mi guarda come se fossi un tacchino a Natale. Dopo alterne vicende tutto si conclude per il meglio. Siamo alleggeriti delle povere cose ancora in nostro possesso (coperta, telo tenda, borraccia). Ovviamente anche le scarpe sono considerate genere voluttuario e sostituite con un qualche cosa che, in tempi remoti, doveva avere vaga affinità con dimenticate sottospecie di calzature. In fondo loro sono dalla parte di chi vince, noi da quella dì chi perde: tutto sommato poteva andare peggio! Nota gentile: chiedo dell'acqua e mi offrono un bicchiere di vino, di quello buono. A quanto mi è sembrato di capire questo è un gruppo di partigiani che, in qualche modo hanno a che fare con Garibaldi. Ci danno un lasciapassare e si riprende, montagna montagna, il nostro cammino. Questa volta non ci sono incertezze sul restare o continuare.

Prima di notte la vescica al piede, frutto di tanta calzatura si apre e l'unico mezzo di locomozione di cui dispongo è nuovamente in difficoltà. I guai oggi non sembrano ancora finiti. E' sera, bussiamo alla prima porta che troviamo di una piccola borgata di montagna per la cena. Qualcuno ci ha preceduto sono tedeschi. Per. non disturbare richiudiamo la porta e ci allontaniamo con sollecitudine. Subito, alle nostre spalle, grida e richiami in una lingua a noi familiare ma non vi prestiamo eccessiva attenzione. Lasciamo la borgata di corsa; quei tali ora non urlano più, sparano. Non ci beccano. Per misura prudenziale la corsa si protrae più dello stretto necessario. Il piede (il sinistro per la storia) ora è proprio ridotto male. Dormire all'aperto nemmeno a parlarne perché è freddo e siamo con la sola camicia, giacca e calzoni corti. Si riprende in una qualche maniera; il piede fa molto male. Dei pastori ci incamminano verso un'altra borgata, a valle. La si raggiunge sulla mezzanotte. Troviamo una capanna per dormire.

14 Giugno 1944
Sveglia rapida alla 5; c'è chi da per certo l'arrivo dei partigiani, chi dei tedeschi. A noi conviene partire, a pancia vuota. Sosta in un modesto villaggio per la colazione. Siamo appena ai primi bocconi e. rieccoli ! Questi poi devono avere il fuoco dentro. Sono in tre, uno con il mitra e due con il fucile. "Mani in alto" e leggero mancamento di una donnina. Breve passeggiata fino ad un pagliaio. Questa volta, tanto per chiarire, non sono tedeschi sono gli altri. Finalmente si fa uso della parola e le armi sono rivolte in altra direzione. Tutto sistemato e grandi saluti; la colazione si conclude senza ulteriori arrivi. Montagna montagna, si arriva a Cassignano e... chi si incontra? Un seminarista del 4° anno, se ho capito bene, tale Crisanti. Vocazioni sempre quotate al rialzo, da queste parti. A pranzo da signori molto gentili, due di Roma, uno di Napoli. Avanti: vicinanze di Bagni di Nocera Umbra. poi Poggio ed infine a Costa, ospiti del fattore di Maurizi. E' opportuno fermarsi qui perché a Colle S.Angelo c'è ancora il comando di un battaglione.

Anni 23, sana e robusta costituzione (qualche momentanea riserva per il piede sinistro) ed è giugno: proprio fra la primavera e l'estate. Penso, anzi sogno tante cose e… una ragazza "così !", qui con me in un mare di fiori, sotto un milione, dico un milione, di stelle (tollerata la luna; gradito il suono struggente di mille violini: in lontananza se possibile). e invece eccoli tutti là. Maurizi, tedeschi, partigiani e preti. Peggio di così!

15 Giugno I944
In serata finalmente arriviamo a casa di Maurizi, a Colle S.Angelo di Gaifana, fra Nocera Umbra e Gualdo Tadino. A questo punto si conclude la ritirata e, spero, anche la mia guerra.

Sono rimasto ospite dei Signori Maurizi fino al 12 Agosto 1944, fino a quando cioè sono arrivate sicure notizie che il fronte era già a nord di Città di Castello. In ogni caso non avrei potuto proseguire perché la ferita al piede si è infettata in malo modo. In occasione della trebbiatura del grano in un podere dei Signori Maurizi ho avuto anche modo di ferirmi ad un occhio; tutto però si è risolto per il meglio. Ho corso il rischio di essere incluso fra gli ostaggi da fucilare per rappresaglia all'uccisione di un tedesco o due. Anche stavolta, per noi, tutto a lieto fine: i paesani hanno catturato l'uccisore del tedesco. Avendo consegnato il malcapitato al comando tedesco, gli ostaggi fra cui il Prof. Maurizi, sono stati ovviamente liberati. Per la cronaca, non mi avevano beccato perché ero riuscito a nascondermi dietro una porta prima e sotto il letto dopo. Il passaggio del fronte è stato complessivamente abbastanza tranquillo.
L'ospitalità dei Signori Maurizi è stata perfetta ed affettuosa. Resterà sempre un caro ricordo di questi Signori. Anche i paesani tutti veramente buoni e gentili.

Verso i primi di Agosto, in occasione di una scappata a Gualdo Tadino, ho incontrato vecchi soldati italiani di Cassino. Brutte notizie: la terza Compagnia, durante la ritirata, ha subito perdite fortissime. Pochi i sopravvissuti. Poveri ragazzi!

Il ritorno a Città dì Castello è stato ritardato di qualche giorno per una ferita al piede destro (in fondo è stata una cosa logica se si considera che il sinistro era guarito). Come ho detto alle 6 del 12 Agosto, con una bicicletta avuta in prestito dal Prof. Maurizi, partenza per la tappa conclusiva. Tocco Gubbio; a Montecastelli sosta e pranzo dal Dott. Paci. Arrivo a Città di Castello verso le 16,30. Riabbraccio il babbo e la mamma. Siamo tutti interi e nuovamente insieme e la guerra, almeno questa, per noi è finita.

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Note

  1. Sono i documenti contenuti nelle immagini inviate da Sandro Busatti e allegate a quest'articolo.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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