RAVIN GANDOET: 25 gennaio 1944 - 25 novembre 2006
"No, Jordy, nessuno saprà mai ciò che abbiamo fatto. Nessuno se lo chiederà mai. Queste cose, vedi, non si possono raccontare: spariscono con noi".
Ten. Nicolas al Ten. Raymond Jordy - 01.00 circa del 26 gennaio 1944, quota 681.
Sono le 07.48 del 25 novembre 2006, a poche centinaia di metri a nord della frazione dell’Olivella un minuscolo nucleo di appassionati di storia
militare si accinge a ripercorrere il tragitto di una delle imprese più ardite compiute durante le quattro battaglie per la Linea Gustav nel 1944.
Da alcuni mesi infatti, Livio, Giampaolo e Mauro progettavano di risalire il Ravin Gandoet, un lungo fossato in forte pendenza utilizzato dai
soldati del Corpo di Spedizione Francese (CEF) per assaltare le postazioni tedesche su Colle Belvedere e, successivamente, Colle Abate.
Il 21 settembre 2006, una ricognizione ravvicinata svolta nell’area di partenza ha permesso di individuare l’itinerario migliore per compiere
l’impresa.
L’audace attacco su Colle Belvedere iniziò alle 07.00 il 25 gennaio 1944, nel corso della prima battaglia. Lo scopo era quello di proteggere il
fianco destro del II corpo d’armata americano impegnato nelle operazioni dirette verso Cassino e, nel contempo, di attrarre le riserve tedesche
presenti nel settore, che altrimenti avrebbero potuto essere impiegate contro lo stesso II corpo.
Il 4ème Régiment de Tirailleurs Tunisiens (4e R.T.T.), appartenente alla 3a Divisione Algerina ed il I e II battaglione del 131° Reggimento della
44a divisione di fanteria tedesca, più alcuni reparti di rinforzo, scrissero una pagina di puro sacrificio su quelle desolate colline. Nell’azione,
le formazioni tunisine superarono un dislivello di circa 600 metri in salita, su un ripidissimo pendio, assaltando le postazioni tedesche
arroccate su posizioni dominanti.
Colle Belvedere e Colle Abate furono conquistati. Quest’ultimo fu perso e ripreso dagli attaccanti, che nel corso di sette giorni di combattimenti
sanguinosissimi subirono la perdita di 15 ufficiali e 264 soldati morti, di 800 feriti e di 6 ufficiali e 394 soldati dispersi. Le perdite
tedesche per quello scontro non sono note.
Il buio cede il posto alle prime luci del giorno e i preparativi per la partenza si svolgono rapidi: Livio, Giampaolo e Mauro, che si aspettano il
peggio, approntano scarponi, zaini, giacconi, pronto soccorso, razioni K, guanti in pelle, machete e occhiali protettivi. Una donna del posto
passa frettolosa con una mano sulla guancia e lo sguardo un po’ angosciato verso il gruppetto.
Mentre una nebbia non troppo densa si dirada, inizia la salita del Ravin Gandoet, dal nome del comandante del 3° battaglione del 4e R.T.T.
(3/4e R.T.T.), impiegato sulla destra del settore di attacco.
Oltre 62 anni prima, il maggiore Gandoet aveva correttamente individuato quella via di salita per proteggere i suoi uomini dalla vista e dal tiro
delle unità tedesche schierate su Monte Cifalco, situato "alle spalle" del dispositivo di attacco francese. Il capitano Raymond Jordy e la sua 11a
compagnia, 3/4e R.T.T., furono scelti per aprire la via.
Tornando al presente, la prima difficoltà incontrata dai tre è rappresentata dalla fitta vegetazione che ricopre l’area alla base del Ravin
Gandoet. Nell’universo fatto di verde si costeggia la destra orografica del fosso, in alcuni punti profondo circa 10 metri, con pareti in roccia
scoscese. Il suolo è ricoperto da vegetazione bassa molto folta e le pietre e i massi sottostanti sono molto scivolosi a causa dell’umidità. Ad
un tratto si trova un varco dove il Ravin è poco profondo e si passa oltre per proseguire la salita sulla sinistra orografica. Nella macchia si
incontrano tracce di sentiero che durano pochi metri poi spariscono, tuttavia in meno di mezz’ora si è fuori allo scoperto e in vista di quota
315, sulle cui rocce vi era una postazione tedesca. In basso il piano su cui scorre il Fiume Rapido è ancora ricoperto da estesi banchi di nebbia,
ma la giornata appare subito limpida, mentre quel giorno del 1944 era freddo e piovoso.
Salendo il ripido pendio e vincendo alcune roccette sul versante sud (qualche passaggio di I grado) il gruppetto guadagna quota 315, sono le 09.00
circa, appena un’ora e un quarto di salita. Nel 1944, l’11a compagnia aveva iniziato la salita alle 10 circa e solo dopo quattro ore il plotone
del sottotenente Tumelaire appoggiato da due mortai da 60 mm aveva guadagnato quota 315, combattendo.
Sulla quota vi è una costruzione utilizzata da agricoltori, raggiunta da una stradina sterrata che parte dalla valle del Rio Secco, più a nord.
Mauro individua i resti di alcune cassette munizioni. La posizione è assolutamente dominante rispetto al Ravin Gandoet e alla valle: il 27 gennaio
1944 i tedeschi la rioccuparono con un contrattacco, ma la tennero solo per un giorno.
Con Giampaolo in testa si riprende il cammino. Il pendio è molto scosceso e l’erba, che nella ricognizione ravvicinata di settembre era sembrata
bassa, in realtà è molto alta. Superando alcuni brevi sbarramenti di vegetazione più fitta e alcuni punti dove assai probabilmente vi erano delle
postazioni realizzate con pietre, si raggiunge il rudere di una costruzione a quota 576.
Sulla sinistra si vede l’uscita del Ravin Gandoet. La pendenza del versante nord di Colle Belvedere, quota 658 e la successiva 681, è
impressionante. Jordy e i suoi conquistarono la 681 al calar della sera del 25 gennaio 1944. Uscire dal fosso e inerpicarsi su quel pendio per
poi assalire le postazioni tedesche deve esser stata un’impresa del tutto straordinaria. Oggi, la fatica del nostro gruppetto è incrementata solo
da un caldo veramente inusuale per il mese di novembre; dopo una breve sosta si riprende la salita e in breve si raggiunge la stradina che porta
al gruppo di case di quota 667. Sono le 11.25 di un giorno del 2006, una maniglia di cassetta munizioni ci riporta a quel giorno del 1944.
Il cammino prosegue lungo il pianoro dell’Ottaduna, poi Livio, Giampaolo e Mauro salgono su quota 721 da dove la vista è spettacolare.
Compiendo un giro d’orizzonte antiorario da ovest, si vede l’Abbazia di Montecassino, il Monte Trocchio poi il Monte Cifalco e, poco distante, l’ampio
impluvio del Ravin Gandoet. Voltandosi ancora verso nord, oltre l’Ottaduna si scorge Colle Abate, l’obbiettivo finale dei tunisini. Sulla destra,
sopra le case di quota 667 vi è Colle Cerro, quota 862.
Sul versante est di quota 862 vi è un rilievo secondario battezzato dai tunisini come il "Picco senza Nome". Intorno alle 19.00 del 26 gennaio 1944
il rilievo fu conquistato con un assalto della 10a compagnia del 3/4 RTT che raggiunse anche la cima principale.
Quell’azione sembra provenire direttamente dalla Chanson de Roland. Giunto su Colle Belvedere, il tenente Bouakkaz aveva dichiarato ai suoi che
sarebbe arrivato tra i primi sul Picco, ma appena iniziato l’assalto il giovane ufficiale fu ucciso da una pallottola che lo colpì in piena
fronte. Due dei suoi sottufficiali raccolsero il corpo e lo fecero sedere su un fucile tenuto orizzontalmente mentre un terzo uomo stava dietro a
sorreggere le spalle del tenente. Il macabro quartetto si avviò verso l’obbiettivo seguito dal resto del plotone. La quota fu conquistata e il
corpo di Bouakkaz fu adagiato su di essa.
Sulla cima della nuda quota 721, Livio apre una razione K e si pranza accovacciati fra i resti dei sangar scavati nel terreno dai soldati di 62 anni fa. Immersi nella quiete e sotto un bel sole, si indicano le cime e le quote, si commentano le tattiche e le manovre della battaglia, si immaginano i boati delle esplosioni in quello stesso posto dove ora scoppietta il forellino della nostra razione... e si ricordano quegli uomini. Come il Tenente Jordy che, a battaglia finita, cadde colpito da una granata mentre discendeva verso valle.
Nel primo pomeriggio l’amico Roberto Molle giunge al tornante di quota 622 con il suo fuoristrada per recuperare il nucleo. Con nostro
grandissimo apprezzamento Roberto ci porta a visitare Colle Abate. Da lì cogliamo la visuale dal lato opposto del campo di battaglia. Sulla cima,
oltre a due lapidi, vi sono un monumento, un altare e una croce fatti erigere dai reduci tedeschi. Il viaggio prosegue con la breve visita di
Terelle e la discesa a valle passando per Villa Santa Lucia.
Roberto, espertissimo della zona, ci illustra il versante nord di Monte Castellone e ci entusiasma con racconti di ritrovamenti sui campi di
battaglia di Cassino.
Siamo all’imbrunire quando Roberto ci riconduce alla nostra auto lasciata la mattina nei pressi dell’Olivella.
E’ stata una giornata grandiosa in ricordo dell’impresa dei tunisini sul Ravin Gandoet.
"Ai Tenenti Nicolas e Jordy. Oggi, durante la risalita del Ravin Gandoet, e sempre quando si leggono articoli e testi sull’impresa di Colle Belvedere, voi e i vostri avversari tedeschi siete ricordati con rispetto da tutti gli studiosi di storia militare."
Livio, Giampaolo, Mauro – 13.00 circa del 25 novembre 2006, quota 721.
Immagini
Ecco le immagini realizzate da Livio per illustrare il percorso (da sx a dx):
Altre immagini:
Note
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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