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QUOTA 593, MONTE CALVARIO. I segreti di una collina inespugnabile.
Data: 29/04/2009Autore: LIVIO CAVALLAROCategorie: I luoghiTag: #maggio 1944, quota-593

QUOTA 593, MONTE CALVARIO. I SEGRETI DI UNA COLLINA INESPUGNABILE.

Tra gli innumerevoli rilievi collinari e montuosi sparsi sul campo di battaglia di Cassino, uno su tutti ha rappresentato per mesi la chiave di volta per la vittoria o la sconfitta: quota 593, "Monte Calvario".

Collina dominante posta a poco più di un chilometro in linea d’aria dall’Abbazia di Montecassino, quota 593 vide il susseguirsi di numerosi attacchi e contrattacchi nel corso di tre delle quattro battaglie per Cassino. Nonostante le altissime perdite sostenute, gli alleati non riuscirono mai a conquistarla in modo definitivo a causa di una serie di fattori che resero quella collina veramente inespugnabile.

Sebbene agli abitanti dei luoghi circostanti e ai monaci dell’Abbazia di Montecassino fosse nota come "Monte Calvario" da prima della guerra, sulle carte topografiche l’altura veniva e viene tuttora indicata soltanto come "quota 593", ossia l’altezza in metri sul livello del mare.
Durante le operazioni, anche i tedeschi e gli alleati spesso si riferivano ad essa come "il Calvario", ma non è corretto affermare che furono i combattenti a dare quel nome alla collina.

Storia

Cassino è una cittadina fondata dai romani nel IV secolo a. C. e più che evidenti sono i resti delle loro opere nella città, come l’anfiteatro e il teatro, ancora oggi ben conservati. Uno storico riporta la notizia (non confermata) circa la presenza di un tempio dedicato al dio Apollo esattamente sulla cima di quota 593. Dati più certi emergono, invece, da una carta geografica risalente alla metà dell’800 che indica su quota 593 e su altre quattro alture nei dintorni, la presenza di fortini difensivi eretti intorno all’Abbazia dai Borboni. Inoltre, lungo una delle stradine che salivano fino alla cima, vi era una Via Crucis da cui il nome di "Monte Calvario". Oggi, a causa dei bombardamenti e della costruzione dell’obelisco polacco, non vi è più traccia di costruzioni antiche su quota 593.

Morfologia

Quota 593 si trova all’estremità meridionale di un crinale degradante verso la valle del Liri denominato dagli americani Snake's Head Ridge (crinale della testa di serpente). Il versante sud del crinale termina bruscamente a poca distanza da quota 593, con uno sperone roccioso; si tratta di quota 569, i cui versanti sud, est ed ovest sono ripidissimi e in un punto vi è una vera parete di roccia.

La sua altitudine rende "il Calvario" dominante rispetto al modesto altopiano in cui si trova Masseria Albaneta ed anche rispetto a una serie di colline disposte ad ovest lungo un altro crinale degradante da Monte Castellone e parallelo allo Snake's Head Ridge. Ma soprattutto quota 593 sovrasta Monte Cassino, su cui poggia l’omonima Abbazia a 516 metri di altezza; le due alture, distanti circa un chilometro, sono separate da una stretta sella.

Ai piedi di quota 569, lungo la strada che dall’Abbazia porta a Masseria Albaneta vi era una cava di pietra, ancora oggi piuttosto evidente. Alla base del costone orientale dello Snake's Head Ridge si trovava (e si trova ancora oggi) il piccolo agglomerato di case denominato Case d’Onofrio.

Data la sua posizione centrale e dominante, il Calvario è visibile sia da Cassino sia dalla valle del Liri.

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Collocazione nel sistema difensivo tedesco

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Come noto, la Linea Gustav era un poderoso sistema difensivo dotato di tutti i possibili accorgimenti per favorire una resistenza prolungata.

La Stellung ("linea", in tedesco) disponeva di campi minati, estesi reticolati dominati dal fuoco di mitragliatrici e di tiratori scelti, ma era il terreno dominante l’aspetto più importante.
Le postazioni difensive tedesche su quota 593 furono scavate nella roccia con l’esplosivo, tuttavia pressoché ovunque erano presenti postazioni ricavate semplicemente con pietre accatastate l’una sull’altra, protette dai soliti campi minati e filo spinato. In molti testi si cita la presenza, sulle colline circostanti l’Abbazia, di veri e propri bunker e postazioni di mitragliatrici protette con corazze o cemento amato. Tuttavia, le numerosissime foto scattate dopo la battaglia dalla 12a compagnia topografi polacca non mostrano nulla di tutto ciò.

La citata cava di pietra posta ai piedi del versante sud, sul fianco della strada che dall’Abbazia porta a Masseria Albaneta, fu utilizzata dai tedeschi quale posto comando di battaglione, posto medicazione e punto di raccolta per i plotoni tenuti in riserva. Essa era un ottimo riparo contro il tiro di artiglierie e mortai alleati.
In molti punti le prime linee avversarie si trovavano ad una distanza minima, che variava dai 40 ai 60 metri metri, al punto tale che i combattenti dell’una e dell’altra parte potevano parlare tra di loro.
La posizione di quota 593 era pressoché centrale tra Montecassino, le quote 505, 575 e Colle Sant’Angelo. Ciò significava che le postazioni tedesche su tutte quelle colline potevano darsi appoggio di fuoco reciproco in caso di attacco nemico. Un aspetto di grande importanza sotto il punto di vista difensivo.

Quota 593: obbiettivo indispensabile per raggiungere l’Abbazia?

Data la sua posizione, quota 593 è un naturale baluardo difensivo per qualsiasi attacco rivolto verso l’Abbazia provenendo da nord.
Infatti per raggiungere Monte Cassino da quella direzione le vie possibili sono attraverso Case d’Onofrio o attraverso il pianoro di Masseria Albaneta. Tali vie sono poste rispettivamente sui versanti est ed ovest del Calvario e sono, come già accennato, perfettamente dominate dalla cima di quest’ultimo.

La posizione della breccia aperta dagli americani nella Linea Gustav li obbligava a dover attaccare l’Abbazia proprio da nord. Dopo gli americani anche la divisione indiana e i polacchi puntarono verso Monte Cassino partendo tutti dalle medesime posizioni. Di conseguenza quota 593 fu il punto nevralgico di ben tre delle quattro battaglie per Cassino.

Osservando oggi il campo di battaglia dalle cime di quota 593, 575 e, soprattutto, da Monte Castellone, potrebbe venire spontaneo chiedersi perché gli alleati si ostinarono a puntare verso l’Abbazia e non scelsero invece di scendere da Monte Castellone (in loro possesso) e passare attraverso Villa Santa Lucia per poi raggiungere la valle del Liri tagliando Cassino e Monte Cassino?

Quella soluzione non fu presa in considerazione per due motivi: le truppe a disposizione erano insufficienti per una manovra simile e tali truppe si sarebbero trovate sotto il dominio di quota dei tedeschi appostati su Pizzo Corno e Monte Cairo. Il risultato sarebbe stato un disastro.
Un aggiramento di quota 593 e dell’Abbazia doveva semmai essere effettuato a largo raggio, come propose l’inascoltato generale Juin.

Attacco e difesa: vantaggi e svantaggi

I reparti tedeschi e alleati che si confrontarono su quota 593 vedevano la situazione da posizioni assolutamente opposte e quasi sempre ai vantaggi della difesa corrispondevano altrettanti svantaggi per l’attacco.

In generale, le operazioni sul Calvario vedevano gli alleati in attacco allo scoperto e i tedeschi in difesa nelle loro posizioni preparate.
Tuttavia questi ultimi applicarono in pieno la dottrina della loro fanteria che prevedeva di occupare il fronte con truppe relativamente ridotte per poi effettuare decisi contrattacchi con reparti freschi tenuti in riserva e al riparo dai bombardamenti iniziali. Da un punto di vista complessivo questa tattica era di facile applicazione su quella collina in quanto la direttrice di attacco alleata non poteva che essere sempre la stessa: attacco frontale.

Di seguito analizzeremo i vantaggi e gli svantaggi di attacco e difesa.

  • Sfruttamento del terreno
  • Come sempre, un aspetto che non può essere tralasciato nell’analisi di storia militare è il tipo di terreno su cui si combatte. La posizione elevata di quota 593 dava ai difensori un ovvio vantaggio, ma non era il solo. Sullo Snake's Head Ridge il suolo si presenta molto aspro, a tratti ricoperto da intrichi di bassa vegetazione e cosparso di infinite pietre e macigni. Vi sono anche dei profondi crepacci in pietra (soprattutto sul versante occidentale) e molte piccole caverne naturali. La rada vegetazione superiore era stata abbattuta o defogliata dai bombardamenti, ma il suolo era ricoperto in più punti di basse macchie, poco estese, di cespugli intricati che costituivano un ostacolo insormontabile per i fanti. Inoltre, come già descritto, il movimento dei difensori ma soprattutto degli attaccanti era reso difficile a causa delle pietre, delle rocce, delle buche e dei piccoli fossi.

    Data la vicinanza tra le prime linee, il minimo rumore di pietre smosse su quel terreno significava per gli attaccanti la fine dell’effetto sorpresa. In un contesto simile, era impossibile scavare buche o ricoveri per i soldati a meno di opere di fortificazione realizzate dai difensori prima dei combattimenti. All’epoca il metodo più diffuso per creare una sorta di protezione era quello di costruire ripari e postazioni con le pietre trovate in loco e sfruttando modesti avvallamenti. Inglesi e indiani chiamavano quei ripari Sangar. I ripari in pietra costituivano una copertura non del tutto efficace. Infatti, non potendo assorbire l’energia cinetica dei proiettili non esplodenti (pallottole di fucile o mitragliatrice), questi rimbalzavano in tutte le direzioni e spesso colpivano comunque i soldati al riparo. Ancora più letale era l’effetto delle schegge di pietra create dalla detonazione di proiettili con alto esplosivo che si aggiungevano alle schegge proprie degli ordigni.

    A mezza costa e sul versante est dello Snake's Head Ridge, 350m a nord di quota 593, sorgeva una solitaria casa colonica di medie dimensioni. Ad essa si accedeva con una strada sterrata proveniente dall’Abbazia e che proseguiva verso la cima di quota 593. Quella casa si trovò per tutto il corso delle battaglie di Cassino nel centro della terra di nessuno. Essa venne occupata durante gli attacchi di americani, inglesi, indiani e polacchi per essere utilizzata quale posto comando avanzato e primo ricovero per i feriti, per questo fu battezzata "Casa del Dottore". Tutte le volte che le truppe alleate si ritiravano dal Calvario a seguito dei sanguinosi insuccessi notturni, la casa veniva nuovamente abbandonata in quanto di giorno essa sarebbe stata un bersaglio troppo ovvio per le artiglierie e i mortai tedeschi.

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    A partire dai primi attacchi, gli alleati si trovarono sempre a dover assaltare il Calvario con il nemico che poteva osservarli e batterli con il fuoco dal fianco destro (cresta di Colle Sant’Angelo-Quota 575), dal fianco sinistro (Case d’Onofrio e Abbazia) e dal retro (osservatori di artiglieria su Monte Cairo). In sostanza la prima linea alleata e le immediate retrovie con le vie di rifornimento si trovavano in una specie di terra di nessuno quasi completamente sotto costante osservazione nemica.

    Per questo motivo la maggior parte degli attacchi alleati avvenne di notte, ma anche tutte le attività vitali avvenivano di notte. Se di giorno i soldati in linea erano costretti a rimanere immobili nelle loro buche (ogni movimento individuale attirava il fuoco di tiratori scelti o di mortai), di notte ci si sgranchiva le gambe, arrivavano i rifornimenti, si sistemavano le postazioni ed avvenivano gli avvicendamenti in linea.

    Per i tedeschi in difesa il terreno era del tutto favorevole. Tuttavia, i progressi degli americani in gennaio costrinsero i difensori ad aggrapparsi letteralmente agli ultimi bastioni che si affacciavano sulla valle del Liri e, in pratica, a combattere con le spalle esposte al vuoto. In quel settore la Stellung mancava totalmente di profondità: se gli alleati avessero occupato Colle Sant’Angelo e le quote 575 e 505 avrebbero potuto facilmente aggirare quota 593. Ma i tedeschi furono in grado di negare quel terreno.

    Tutti gli attacchi alleati verso quota 593 si svilupparono lungo la cresta dello Snake's Head Ridge o a mezza costa lungo il versante orientale.
    Il versante occidentale era troppo esposto al tiro proveniente da Masseria Albaneta, Colle Sant’Angelo e dalle quote 575, 505 ed il terreno era troppo accidentato e scosceso. Di conseguenza, lo spazio per schierare le truppe attaccanti in direzione del Calvario diventava molto ristretto, soprattutto nel tratto che va dalla "Casa del Dottore" alla cima, dove a malapena si possono schierare tre plotoni in linea. Questa limitazione fu la più grave tra quelle che determinarono i fallimenti degli attacchi alleati.
    Uno storico britannico ha definito il terreno intorno a quota 593 un "incubo tattico". Per gli attaccanti, ovviamente.

  • Vie di rifornimento
  • Per gli eserciti che si fronteggiano su un campo di battaglia le linee di rifornimento sono vitali.
    Il trasporto fino alla prima linea di tutto l’occorrente (munizioni, viveri, acqua, medicinali e materiali vari) e il ritorno nelle retrovie di morti e feriti veniva effettuato sia i tedeschi sia gli alleati mediante convogli di muli. Ma in molti casi i rifornimenti venivano trasportati a spalla, da uomini di reparti combattenti tenuti in riserva.
    La via di rifornimento tedesca partiva dai pressi del santuario di Santa Scolastica, sulla SS6 Casilina, poco più di due chilometri ad ovest di Cassino. Si trattava di una mulattiera ripida e tortuosa che percorrendo uno stretto vallone portava dalla valle del Liri fino al pianoro di Masseria Albaneta. Il tragitto da Santa Scolastica, dove i camion tedeschi scaricavano i materiali, alla prima linea era di circa un chilometro e mezzo.

    Il percorso dei rifornimenti alleati era invece molto più lungo. I camion dovevano scaricare il loro carico nella zona di Portella e di Sant’Elia Fiumerapido, che si trova a nordest di Cassino, ma sul lato opposto della valle del Rapido. Quindi il tragitto si snodava attraverso il fiume anzidetto per poi raggiungere Caira ed inerpicarsi lungo la Cavendish Road fino alla prima linea. In totale undici chilometri.
    La differenza dei percorsi tedesco e alleato non stava solo nella lunghezza. Mentre il percorso dei tedeschi era totalmente nascosto all’osservazione nemica, quello alleato era pressoché interamente esposto all’osservazione nemica. Queste due differenze si traducevano in un enorme svantaggio per gli alleati. Primo: una linea di rifornimento sotto osservazione nemica può essere percorsa solo di notte. Secondo: poiché entrambi i percorsi erano ben noti ai rispettivi avversari (osservazione aerea e terrestre, deduzione da studio delle carte topografiche, interrogatorio prigionieri ecc.), le rispettive artiglierie eseguivano continui tiri di disturbo su tali tracciati, anche e soprattutto di notte. Di conseguenza chi aveva il percorso più lungo subiva più perdite in uomini, muli, munizioni e materiali. E quelle mulattiere erano infatti costeggiate da materiali distrutti, da decine di carcasse di muli in decomposizione e spesso anche dai corpi dei portatori caduti che non era possibile recuperare da fossi e burroni.

    I tedeschi chiamavano la loro linea di rifornimento "Valle della Morte".

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    Per questi motivi, il problema logistico per gli alleati era decisamente serio. Le truppe in linea sullo Snake's Head Ridge non godettero mai di adeguati rifornimenti (tranne che nella quarta battaglia) e ciò fu un’altra delle cause dei falliti attacchi verso il Calvario. Mentre le truppe tedesche erano fornite di bombe a mano che sembravano non esaurirsi mai, gli alleati ne rimanevano ben presto a corto una volta iniziato l’attacco. E in un tipo di terreno come quello, le bombe a mano facevano la differenza tra la vittoria e la sconfitta.

    Un esempio di difficoltà logistica. Il 1/4 Royal Sussex, il battaglione inglese che doveva assalire quota 593 subito dopo il bombardamento dell’Abbazia, era giunto in linea privo della sua riserva di munizioni per i mortai da 3” (76mm) andata persa due giorni prima quando i due camion che la trasportavan finirono in un fosso per evitare un bombardamento di artiglieria. La sera del 15 febbraio 1944, al momento dell’attacco, la perdita di quelle bombe da mortaio non era stata ripianata.

  • Artiglieria
  • In genere le artiglierie di tutti gli eserciti operano in modo simile, ma sono efficaci se dispongono di posti di osservazione idonei. I tedeschi avevano un vantaggio più che evidente in questo campo disponendo, come già descritto, di alture dominati poste anche a tergo delle linee alleate (Monte Cairo).

    Le artiglierie alleate avevano un ulteriore svantaggio nei confronti di quota 593. Quando i cannoni effettuavano i tiri di preparazione prima degli assalti dovevano colpire anche le alture circostanti il Calvario, in particolare le quote 575 e 505. Per colpire quelle due quote, i cannoni alleati, che sparavano dalle loro postazioni dietro Monte Trocchio o nei pressi di Sant’Elia, dovevano far eseguire alle granate una traiettoria che sfiorava la cresta dello Snake's Head Ridge. Bastava un errore di puntamento di pochi gradi che le granate avrebbero colpito quest’ultimo. E fu esattamente ciò che avvenne la sera del 16 febbraio, quando il 1/4 Royal Sussex si preparava per il suo secondo attacco verso quota 593. Le compagnie destinate all’azione furono colpite e subirono perdite. Non esiste effetto più demoralizzante di quello prodotto dall’essere colpiti dalla propria artiglieria prima di un attacco.

    Tra tutti i combattenti, solo i polacchi trasportarono un cannone per il tiro diretto nella zona dello Snake's Head Ridge. Si trattò di un pezzo controcarro di fabbricazione britannica, un 17 pdr, che fu posizionato sul versante nord est del crinale e puntato verso le rovine dell’Abbazia.

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  • Reparti impiegati
  • I reparti che i contendenti schierarono su quota 593 avevano caratteristiche particolari e diversissime tra loro. Anche quelle caratteristiche contribuirono a determinare vincitori e vinti.

    Gli americani delle divisioni di fanteria 34a "Red Bull" e 36a "Texas" erano soldati ordinari con una certa esperienza di combattimento ma che affrontarono la difficile battaglia per Cassino con la stanchezza di settimane di combattimenti alle spalle.

    Non essendo truppe da montagna, combatterono con le limitazioni dovute all’addestramento e ai materiali in dotazione, ma con grande slancio e spirito di abnegazione. Quando affrontarono quota 593 erano già duramente provati dai combattimenti che avevano sostenuto per arrivare fino a quel punto e le loro compagnie avevano subito perdite tali che le avevano ridotte alle dimensioni di plotoni. Gli attacchi che gli americani lanciarono verso il Calvario furono molti e in un più di occasioni riuscirono a conquistare la cima, ma furono respinti dai contrattacchi tedeschi. Infatti, tra il 6 e il 10 febbraio, quota 593 fu persa e riconquistata dai tedeschi per ben sei volte. Sei cambi di mano in quattro giorni.
    Le truppe erano stremate, i comandanti di battaglione cambiavano spesso a causa delle perdite in ufficiali e ciò significava che i comandi di reggimento e di divisione americani non avevano l’esatta percezione della posizione delle loro unità. La confusione li portò all’errata convinzione che quota 593 fosse stata definitivamente conquistata.

    Questo aspetto generò non pochi problemi. Fu il 1/4 Royal Sussex nel momento in cui giunse in linea per dare il cambio agli eroici superstiti americani ad accorgersi che il Calvario era saldamente in mano tedesca. Quando poi si pianificò l’attacco verso l’Abbazia a seguito del bombardamento di quest’ultima, il generale Dimoline non riuscì a persuadere i suoi superiori dell’importanza di quel dettaglio.

    Le truppe inglesi e indiane, i Rajputana, che assaltarono "il Calvario" erano truppe preparate al combattimento in montagna, ma dovendo combattere con tattiche da prima guerra mondiale fallirono anche loro.

    I polacchi furono gli ultimi a cercare di conquistare quota 593 durante la quarta battaglia. Il loro assalto fu un massacro. Nonostante la preparazione logistica fosse stata di prim’ordine, nonostante essi fossero tra i soldati alleati più desiderosi di combattere contro i tedeschi, nonostante il Calvario fosse assaltato mentre tutte le colline circostanti erano anche loro sotto attacco, essi furono vittima di tutte le limitazioni e le minacce che un attacco in quel luogo imponeva. Durante il loro primo attacco furono in grado di occupare la cima di quota 593, ma la mancanza di rinforzi e cinque contrattacchi tedeschi condotti per tutta la giornata del 12 maggio annientarono quei coraggiosi riportando la cima in mano germanica.

    Il 17 maggio, durante il secondo attacco, i polacchi occuparono e persero quota 593 diverse volte, ma alle 14.30 i valorosi superstiti del 4° battaglione riuscirono a prendere possesso della parte settentrionale del Calvario, ma non poterono proseguire oltre.

    Forse la minaccia più grave che tutti gli attaccanti dovettero affrontare era costituita dai difensori del Calvario: la 1a divisione paracadutisti tedesca.

    Il primo reparto di paracadutisti a giungere su quota 593 fu il III battaglione del 3° reggimento del maggiore Rudolf Kratzert e lo fece cacciando gli americani del 2/135° reggimento che erano riusciti a conquistarla. I paracadutisti combatterono con grande abilità, sfruttando al massimo il terreno e le potenzialità delle loro armi. In particolare il I battaglione mitraglieri paracadutisti fu sapientemente schierato sul pendio nord di Monte Cassino, proprio sotto le mura dell’Abbazia. Da quella posizione le numerose mitragliatrici battevano con un fuoco micidiale tutto il versante orientale di quota 593 e dello Snake's Head Ridge. Ma fu l’insormontabile tenacia tipica dei paracadutisti l’ingrediente migliore di quella vittoria difensiva.

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    Aneddoti

    Durante le confuse ore di lotta per il possesso di quota 593 e nel corso delle settimane di tregua tra una battaglia e l’altra, si verificarono molti episodi di fortuna o sfortuna (dipende dal punto di vista), nonché casi in cui l’aspetto umanitario prese il sopravvento sulla brutalità della guerra.

    Due casi per tutti.

    Nelle disposizioni per l’attacco del 16 febbraio, il 1/4 Royal Sussex aveva ricevuto istruzioni di lanciare tre razzi da segnalazione con le pistole Very in caso fosse necessario ritirarsi. Nel corso dell’azione, un gruppo di soldati guidati dal tenente Dennis Cox riuscì a metter piede sulla cima del Calvario respingendo i difensori. Mentre aspettavano rinforzi per consolidare la posizione, dalle retrovie tedesche partirono tre razzi di colore verde. Tutto il battaglione ripiegò e quota 593 fu persa di nuovo. Nessuno seppe spiegare se si trattò di fuga di notizie (molto improbabile) o di assurda coincidenza.

    Come accennato, la terra di nessuno era molto ristretta e i combattenti delle due schiere potevano comunicare tra loro. Sono numerosi i casi riportati durante le freddissime giornate di gennaio e febbraio in cui i soldati americani e tedeschi si accordarono per il recupero di commilitoni morti o feriti che giacevano nella terra di nessuno. In cambio del cessate il fuoco venivano donati al nemico razioni viveri o altri oggetti utili per meglio resistere alle intemperie.

    Quota 593 oggi

    Il visitatore odierno che si reca su quota 593 trova una ambiente naturale diverso da quello dell’epoca dei combattimenti. A prima vista si rimane disorientati: il verde della folta vegetazione di oggi contrasta con le grigie fotografie in bianco e nero di allora. Rispetto al passato la vegetazione sullo Snake's Head Ridge è molto più fitta ed estesa, nella forma di macchia mediterranea. Tale aspetto limita in parte la visuale di chi voglia studiare il campo di battaglia. Ma se ci si addentra nella macchia è molto facile imbattersi nei reperti del campo di battaglia. Resti di fili spinato, schegge di diverse dimensioni, fibbie e scatole per alimenti sono oggetti arrugginiti ma innocui. Diverso è il discorso per quanto riguarda bombe di mortaio, bombe da fucile e altro. Affiorano dal terreno o si trovano adagiati sulle rocce, ma si tratta di ordigni inesplosi che è poco saggio stuzzicare.
    La speranza di rinvenire oggetti importanti come un elmetto è ormai ridottissima.

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    Le strade che conducevano alla cima e alla "Casa del Dottore" sono state ripristinate. Sopra la porta d’ingresso della casa, che ancora oggi rimane al suo posto ed è abitata da una famiglia, i polacchi hanno apposto una lapide con scritto Domek Doctora.

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    Dalla cima di Monte Calvario si ha una bella vista sul pianoro di Masseria Albaneta, ridotta a rudere e ricoperta per tre quarti dalla vegetazione.
    Da quella posizione è molto facile fare un paragone del tipo "Then and Now". Alla serena visione campestre di oggi si sovrappongono le drammatiche immagini in bianco girate in quello stesso punto da un cineoperatore tedesco il 19 marzo 1944 e che riprendono alcuni carri Sherman dello squadrone "C", 20° reggimento carri neozelandese, intenti a colpire la masseria con le armi di bordo, nel corso della disastrosa operazione Revenge.

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    Ma dominante su tutto, sulla cima di quota 593, visibile da chilometri di distanza anche per i viaggiatori che percorrono l’autostrada Roma-Napoli, vi è un obelisco. E’ il più importante dei monumenti che i polacchi hanno eretto sul campo di battaglia a memoria dei loro caduti. Su di esso, una frase scolpita tra le varie resta impressa nella memoria:

    "Per la nostra e la vostra libertà noi soldati polacchi demmo l’anima a Dio, i corpi alla terra d’Italia, alla Polonia i cuori.

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    Quota 593, una collina molto ben difesa, che a causa di una serie di fattori e di circostanze ha mandato all’aria i piani di attacco alleati. Una collina sul cui terreno si sono immolati e hanno sofferto centinaia di soldati di diverse nazioni. Una collina che per il sacrificio di tanti merita più che mai il nome di Monte Calvario.

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    Bibliografia

    • L. Cavallaro, Cassino, Le battaglie per la linea Gustav. Mursia Editore, Milano 2004.
    • E. Grossetti, M. Matronola, Il bombardamento di Montecassino – Diario di guerra. Ed. Abbazia di Montecassino, 1988.

    Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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