GLI AVVENIMENTI BELLICI ATTORNO AL PAESE DI SANT'AMBROGIO SUL GARIGLIANO (GENNAIO-MAGGIO 1944)
Dai dati dell’ultimo censimento prima dell’inizio della II guerra mondiale svoltosi nel 1936, il paese di Sant’Ambrogio sul Garigliano contava 1.458 anime;
un paese tranquillo, dedito all’agricoltura, favorita dal terreno fertile che lo circonda, ed al commercio, grazie anche al ponte sul fiume Garigliano
che facilitava le comunicazioni fra Lazio e Campania.
La guerra sembrò lontana fino al settembre 1943, quando iniziarono a transitare lunghe colonne tedesche che si avviavano verso sud per affrontare le
truppe alleate attorno a Salerno.
I tedeschi però iniziarono ben presto ad interessarsi al paese. Dalle sue case abbarbicate su una collina si offre infatti un’ampia visuale non solo
sul sottostante fiume Garigliano, ma anche sul Liri e sulla confluenza del Gari in quest’ultimo: un perfetto punto di osservazione su una vasta parte
di territorio.
Anche se in quel autunno del 1943 nessuno poteva prevedere che Sant’Ambrogio sarebbe divenuto uno dei pilastri difensivi tedeschi lungo quella che
sarà chiamata "Linea Gustav", l’occupazione si fece pesantemente sentire.
Come in molti altri paesi della zona, gli abitanti di Sant’Ambrogio furono vittime prima di una vera e propria caccia all’uomo per trovare manodopera
coatta e poi dell’ordine di sgombero forzato delle case. Molti riuscirono a scappare, rifugiandosi nelle campagne o sulle montagne vicine, i più
fortunati in direzione delle truppe alleate che o prima o poi sarebbero arrivate nella zona.
Con l’avvicinarsi del fronte, cominciarono anche i bombardamenti aerei, che si fecero sempre più intensi, fino a quando il paese non fu alla portata dei cannoni alleati le cui granate si aggiunsero alle bombe dal cielo.
Sant’Ambrogio divenne fatalmente un obbiettivo militare, affidato alla 46a divisione di fanteria britannica all’interno del più vasto piano in
appoggio allo sbarco di Anzio ed a supporto della 36a divisione di fanteria americana che avrebbe dovuto attraversare il Gari a circa 5 miglia a nord,
a cavallo di S. Angelo in Theodice.
Per passare il Garigliano fu scelta la 128a brigata di fanteria, con il compito di raggiungere una bassa cresta a nord e a sud di Sant’Ambrogio ed
il paese stesso. [1]
I posti stabiliti per l’attraversamento erano a valle del punto di incontro fra il torrente Peccia e il fiume stesso: il 2nd Hampshire a destra,
in due punti, ed il 1st/4th Hampshire a sinistra, in uno solo. L’azione sarebbe stata appoggiata da numerosi pezzi d’artiglieria. [2]
Quando la 128a brigata fosse riuscita ad attestarsi sulla sponda nemica, doveva seguirla la 138a per allargare la testa di ponte verso Sant’Apollinare
e San Giorgio a Liri, dove avrebbe dovuto raggiungere la 5a e la 56a divisioni di fanteria provenienti da sud.
L’operazione iniziò alle 20,30 del 19 gennaio 1944, mentre una leggera nebbia copriva il letto del fiume davanti a Sant’Ambrogio. All’inizio,
i tedeschi, appartenenti al III battaglione del Panzer-Grenadier-Regiment 15, sembrarono non accorgersi di nulla, ma niente andò per il verso giusto.
La corrente del fiume era molto aumentata e solo dopo si seppe che per caso i tedeschi avevano aperto le chiuse del Liri a San Giovanni Incarico,
proprio quel pomeriggio.
Al punto di attraversamento a sinistra si riuscì a far passare un cavo, ma si ruppe mentre stavano traghettando due imbarcazioni, immediatamente
travolte dalla corrente. Il tentativo fu ripetuto, ma i natanti vennero trascinati via.
Alla destra, la corrente del Peccia spinse le barche verso l’altra riva del Garigliano ed una compagnia del 2nd Hampshire riuscì a traghettare,
ma i natanti non riuscirono più a tornare indietro. Anche nel punto di passaggio del 1st/4th si cercò di stendere un cavo, ma ogni tentativo fallì.
Alcuni nuotatori coraggiosi cercarono di portare una cima al di là del fiume, ma senza riuscirci.
Intanto i tedeschi avevano iniziato a reagire ed attaccarono la compagnia del 2nd Hampshire rimasta isolata.
A quel punto, ormai era giorno, il generale Hawkesworth decise di sospendere l’operazione e soltanto pochi superstiti del 2nd Hampshire riuscirono a
riguadagnare la riva amica su mezzi di fortuna.
Il mancato successo inglese favorì la resistenza tedesca sulle rive del Gari con la conseguente nota tragedia che colpì i soldati americani della
36a divisione di fanteria.
La lotta, accanita, si incentrò più a sud, attorno a Castelforte, ma ogni tentativo britannico si infranse davanti alle difese tedesche sul monte Ornito.
Le operazioni britanniche sul Garigliano si svolsero dal 16 gennaio al 9 febbraio 1944; nel complesso, nonostante gli indubbi successi locali, gli
inglesi non riuscirono a sfondare la Linea Gustav ed il prezzo in vite umane fu molto alto. [3]
Il paese di Sant’Ambrogio, nel quale i tedeschi si erano arroccati, pagò un duro pegno ai combattimenti di gennaio. La maggior parte delle case fu
distrutta o danneggiata in modo grave dall’artiglieria alleata e dai numerosi interventi di caccia bombardieri nel corso della giornata del 19 gennaio 1944. [4]
Dopo i durissimi combattimenti di gennaio e febbraio 1944, il fronte del Garigliano si stabilizzò e nessun tentativo di superarlo fu più svolto
dai comandi alleati.
Dalla fine di marzo cominciarono invece i preparativi per la prossima offensiva.
Due divisioni di fanteria americane, 85a e 88a, sostituirono i britannici lungo la costa tirrenica, mentre l’intero Corpo di Spedizione francese
si dislocò lungo il Garigliano, davanti a Castelforte e Sant’Ambrogio.
Alle divisioni inglesi fu invece assegnato il tratto di fronte lungo il corso del Gari.
Contrariamente a quanto era stato effettuato nel gennaio 1944, i piani alleati prevedevano una serie di attacchi contemporanei alle linee tedesche:
a Montecassino, due divisioni polacche; lungo il Gari, due divisioni di fanteria inglesi ed una indiana; sul fronte del Garigliano, i francesi con le
quattro divisioni del C.E.F. e, lungo la costa, le due divisioni americane.
Nella notte fra l’11 ed il 12 maggio 1944, i francesi attaccarono le posizioni tedesche lungo la dorsale fra monte Ornito e monte Maio, sbaragliando,
dopo cruenti combattimenti, le difese tedesche; il 13 maggio veniva conquistato a viva forza Castelforte, aprendo così la via verso i monti Aurunci ed Esperia.
Il paese di Sant’Ambrogio era uno degli obbiettivi della 1e Division d’Infanterie Motorisée (France Libre), il cui compito era quello di
rastrellare l’ansa del Garigliano e sotto la protezione di una base di fuoco installata sulla riva est del fiume, sboccare nella piana di
Sant’Andrea - Sant’Ambrogio - Sant’Apollinare. [5]
Il settore di difesa tedesco era affidato alla 71. Infanterie-Division, al comando del Generalmajor Wilhem Raapke rinforzata da un gruppo di
combattimento agli ordini del colonnello Willi Nagel, comandante del Grenadier-Regiment 131, composto dai due battaglioni del reggimento e
dall’Aufklärungs-Abteilung 44 della 44. Grenadier-Division "Hoch und Deutschmeister".
La 1 DMI, alla destra dello schieramento del C.E.F., iniziò le operazioni alle 23,30 del 11 maggio con la sua 4a brigata sull’asse: contrafforti di monte Garofano, Sant’Andrea, Sant’Apollinare. Alla sinistra il Bataillon d’Infanterie de Marine du Pacifique, alla destra il Bataillon de Marche 24, di riserva il BM 21. L’avanzata fu subito bloccata dal fuoco tedesco proveniente dal monte Garofano, obbiettivo non ancora raggiunto dalla 2e DIM.
Più a nord di Sant’Ambrogio, nella notte fra l’11 ed il 12 maggio si mosse il XIII Corpo britannico: la 4th Infantry Division con il compito di attraversare il Gari fra la stazione di Cassino (escluso) e S. Angelo (escluso); la 8th Indian Infantry Division con il compito di traghettare il fiume davanti ed a sud del paese di S. Angelo in Theodice.
Nel corso della giornata del 12 maggio, nel settore della 1 DMI, il BIMP era riuscito a catturare la quota 290 ed alle 2,15 si era impadronito
della quota 541, a poche centinaia di metri dalla vetta di monte Garofano. La 3a compagnia era rimasta però bloccata dal burrone della Fossa
di Pietrafosca ed i tedeschi riuscirono a riprendere la quota 541. Il battaglione subì forti perdite (41 caduti e 84 feriti), dovendo retrocedere
sulle posizioni di partenza.
Alla sua destra, più in basso, il Bataillon de Marche 24 catturava la quota 194 a nord della Costa Pietrafosca, ma l’insuccesso del BIMP ne
comprometteva l’avanzata ed il battaglione riceveva l’ordine di ritirarsi.
Nella valle del Garigliano, il raggruppamento blindato, agli ordini del colonnello Dickey, comandante del 757th Tank Battalion, era stato
dapprima fermato da un fossato anticarro, attraverso il quale fu aperto un passaggio, ripulito delle mine, soltanto verso le 3,30.
Alle 4,30 un primo gruppo di blindati del 3e Régiment de Spahis Marocains prese ad avanzare con estrema difficoltà fra la strada per
Sant’Apollinare ed il fiume, coperto da una fitta nebbia. Verso le 9, quando questa si alzò, apparve il pietoso spettacolo di una ventina di carri
francesi e americani immobili: sparpagliati su due chilometri erano saltati sulle mine o erano sprofondati nel terreno paludoso.
I fanti del 22e Bataillon de Marche Nordafricain [6] e gli equipaggi appiedati del 1er Régiment de Fusiliers Marins si
portarono ancora avanti, fino alla località Conventi, dove dovettero impegnarsi in un duro combattimento con i tedeschi del Aufklärungs-Abteilung 44,
riportando severe perdite.
Il raggruppamento subì un primo contrattacco tedesco verso le 10 ed un altro, appoggiato da elementi blindati, nel pomeriggio, l’uno e l’altro
fermati grazie ad un massiccio intervento dell’artiglieria.
Nel settore inglese, mentre la 4a divisione di fanteria trovava molte difficoltà a passare attraverso il Gari, l’8a divisione indiana riusciva a
farvi transitare due battaglioni, uno a circa 700 metri a monte di S. Angelo ed il secondo a circa 800 metri a valle del paese, nel settore difeso
dal I e dal III battaglione del Panzer-Grenadier-Regiment 115.
Nel corso della giornata la 17th Indian Brigade a nord, e la 19th Indian Brigade, a sud, riuscirono a passare il Gari e nella notte
fu attaccato il paese di Sant’Angelo, strenuamente difeso dai tedeschi.
Il 13 maggio, mentre la 3a divisione di fanteria algerina conquistava l’abitato di Castelforte e la 2a divisione di fanteria marocchina aveva
catturato la vetta di monte Garofano, la 1e DMI poté finalmente muoversi in avanti.
L’attacco iniziò alle 6 del mattino, dopo un violento bombardamento d’artiglieria.
Alle 10, il BM 24 rioccupò la quota 541, mentre il BM 21 incontrò resistenze isolate in località Fontanelle, raggiungendo prima la cresta Vialonga e
poi le quote 92 e 94 di colle Franco, in prossimità del paese di Sant’Andrea che fu raggiunto nel tardo pomeriggio, ormai evacuato dai tedeschi.
Nel frattempo il raggruppamento blindato, proseguendo a cavallo della strada per Sant’Apollinare, aveva raggiunto la località i Morroni, dove dovette
sostenere un duro combattimento con la perdita di alcuni carri. I fanti del 22 BMNA, appoggiati dagli equipaggi appiedati del 1 RFM, presero d’assalto
le posizioni nemiche ed i tedeschi ruppero il contatto.
Alle 18 le prime avanguardie raggiunsero il bivio della strada per Sant’Ambrogio sul Garigliano, spingendosi fino alle case del paese ormai evacuato dai tedeschi.
Nel corso della stessa giornata, il 1st/5th Gurkhas attaccò il paese di S. Angelo e dovette impegnarsi in una serie di combattimenti casa per casa, eliminando gli ultimi difensori con "granate, kukris e pallottole". [7]
Con l’arrivo dei fanti nordafricani, a Sant’Ambrogio cessarono le ostilità e finirono le operazioni militari. Pur non essendoci stati combattimenti
al suo interno, il paese si presentava totalmente distrutto dopo i bombardamenti quasi giornalieri che si erano susseguiti per mesi.
Sant’Ambrogio passò in poche ore da caposaldo tedesco della Linea Gustav a retrovia del settore francese del fronte e nel territorio del comune si
alternarono molti reparti con i quali i civili rimasti si trovarono obbligati a convivere. Per loro fortuna, visto il rapido spostamento del fronte
verso Roma, la presenza dei nordafricani fu relativamente breve, ma non certo scevra da episodi di violenza che culminarono nell’omicidio del
carabiniere Fortunato Manvati, assassinato a colpi di mitra nel tentativo di salvare dei malcapitati dalle mani della soldataglia.
Note
Bibliografia
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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.... In definitiva l’idea manifestata dal generale Juin era che la 5a Armata sarebbe stata la vera e propria punta di lancia nella rottura della Linea Gustav!
05/04/2009 | richieste: 10097 | ALBERTO TURINETTI DI PRIERO
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