logo
APRILE 1944, I PONTI SUL GARIGLIANO E UN’ARMA SEGRETA: LE MINE GALLEGGIANTI TEDESCHE
Data: 02/06/2020Autore: ALBERTO TURINETTI DI PRIEROCategorie: I luoghiTag: #aprile 1944, #maggio 1944, francia, garigliano-area, garigliano-fiume, genieri, ponti

APRILE 1944, I PONTI SUL GARIGLIANO E UN’ARMA SEGRETA: LE MINE GALLEGGIANTI TEDESCHE

Erano le 17 del 5 aprile 1944 quando una violenta esplosione scosse le rive del Garigliano sollevando una colonna d’acqua alta 30 metri, a monte della passerella che i Francesi chiamavano Léopard, vicino alla vecchia diga distrutta; non fece danni alla passerella, ma tagliò di netto il cavo telefonico che attraversava il fiume.
Alle 7 del mattino di quel giorno, a monte del ponte Tigre, a circa due chilometri dalla passerella, era stato avvistato un oggetto galleggiante che si era impigliato in un altro cavo telefonico che scorreva lungo il ponte. Nel primo pomeriggio erano riusciti a trascinarlo a riva, scoprendo che con ogni probabilità si trattava di una mina, munita di una lunga asta.
Più tardi arrivarono il capitano Merzeau e l’aspirante Tidjani del II battaglione Genio che presero a esaminare quella che era ormai chiaro essere una mina. Non se ne conosce il motivo, ma improvvisamente esplose uccidendoli entrambi [1].

La guerra sulle rive del fiume si era affacciata fin dal 17 gennaio perché nel piano messo in atto dal comando del XV Gruppo d’Armate alleato per superare la nuova barriera della Linea Gustav, era previsto che il X Corpo d’Armata britannico avrebbe forzato un passaggio sul basso Garigliano da Minturno alle montagne che sovrastano la città di Castelforte per spingere un successivo attacco verso Ausonia e San Giorgio a Liri in appoggio all’attacco americano lungo la Valle del Liri [2].
Nel settore tra Castelforte e Suio, l’attacco iniziò nella notte fra il 17 ed il 18 gennaio 1944 con obbiettivo Castelforte, il monte Siola e il monte Ceschito [3]. Tra il 20 ed il 22 gennaio, i tedeschi compirono una serie di contrattacchi, ma il 26 gli inglesi ripresero l’iniziativa conquistando la cima del monte Ornito che persero per un nuovo contrattacco tedesco [4].
Il 2 e 3 febbraio gli inglesi si attestarono definitivamente sul monte Ornito, ma fallirono la conquista del monte Faito e l’8 febbraio riuscirono ad impadronirsi di un versante del monte Cerasola, tenendo fermo il possesso della testa di ponte al di là del fiume [5].
Il 9 febbraio i combattimenti cessarono, molte unità inglesi vennero trasferite ad Anzio ed a presidiare il tratto di fronte rimase la 4a divisione di Fanteria britannica alla quale si aggiunse da marzo la 88a divisione di fanteria americana.

Il fronte si era fermato sulla linea Scauri - Colle San Martino - Santa Maria Infante (in mano ai tedeschi) – Quota 106 – Colle Siola – Monte Castello – Monte Rotondo – Monte Furlito – Monte Ornito - Garigliano [6].

Nel mese di marzo, dopo la fine dei combattimenti per la conquista della città di Cassino, il comando del XV gruppo d’Armate alleato decise di riorganizzare lo schieramento delle proprie grandi unità, assegnando ai francesi del C.E.F. il tratto di fronte dalla confluenza del Gari nel Liri, dove si forma il fiume Garigliano, alla pianura costiera ed il generale Juin prese in carico il nuovo settore dal 20 al 25 marzo 1944.
A partire dal 20 marzo, la 4a divisione da montagna marocchina, rinforzata dal XVII Tabor, dal 3e Régiment de Spahis Marocains e dal 8e Régiment de Chasseurs d’Afrique, rilevò la 4a divisione britannica [7].
Quando i Francesi ereditarono il tratto di fronte lungo il Garigliano, trovarono che nel punto più delicato e cioè nel tratto della testa di ponte, il Genio inglese aveva lasciato due ponti e una passerella in corrispondenza dell’abitato di Suio ed una serie di mulattiere che si inerpicavano verso la valle di Suio e la sommità del monte Ornito, che i Britannici avevano chiamato “Harrogate”.

Il primo ponte, chiamato dagli Inglesi Skipton era stato ribattezzato Lion ed era un Bailey della classe 30; il secondo, Pateley per gli Inglesi, vicino alla Masseria Mancino, denominato Tigre, di classe 9, subito elevato alla classe 28 [8].
Il Genio francese provvide immediatamente alla costruzione di un ponte fisso, denominato Linx, della classe 24 a nord del settore per consentire il passaggio della 1a divisione France Libre, nel frattempo stanziata nella zona di Galluccio. Furono gettati il ponte Jaguar, con il ponte Lion a disposizione della 4a divisione marocchina da montagna e dei Tabors Marocains, il ponte Léopard con la passerella Panthère, a disposizione della 2a divisione marocchina.
Inoltre fu prevista la costruzione di un ponte Bailey della classe 30 sopra i ruderi della diga distrutta da aprirsi solo nella notte fra il 10 e l’11 maggio, alla immediata vigilia dell’offensiva.
Nel settore più prossimo a Castelforte furono gettati due ponti, Ours e Ourson, ma solo dopo l’inizio dell’attacco generale per favorire il transito dei rifornimenti ai reparti destinati all’offensiva lungo la Valle dell’Ausente, verso Ausonia ed Esperia [9].
Fu completata una fitta rete di strade, tutte confluenti sulle rive del Garigliano, in numero sufficiente non solo a garantire i rifornimenti ai reparti già stanziati al di là del fiume, ma anche a quelli previsti per la prossima offensiva [10].
Per evitare che i tedeschi potessero localizzare i ponti e le strade, oltre a stendere chilometri di reti mimetiche, furono impiegati migliaia di fumogeni che per tutto il giorno riempivano di nebbia la zona, ma furono anche buttate su strade e piste tonnellate di olio esausto affinché non si alzasse la polvere.
I francesi temevano che i tedeschi facessero saltare la diga di San Giovanni Incarico provocando una piena del fiume con un innalzamento del livello dell’acqua valutato in due metri e furono stabiliti diversi punti di osservazione a partire dalla confluenza del Gari nel Liri.
In prossimità dei ponti e delle passerelle furono stesi i cavi telefonici a pelo d’acqua ed in certi punti anche degli sbarramenti in reti di corda per proteggere le passerelle dai detriti.
I tedeschi cercavano ovviamente di colpire la zona con le loro artiglierie, ma i risultati furono nulli. Fu allora che pensarono ad un’arma del tutto nuova sul fronte italiano.

La prima mina fu avvistata verso le 7 del mattino del 5 aprile, ma non fu identificata come tale e fu trovata solo nel pomeriggio impigliata nel cavo telefonico davanti al ponte Tigre. Trascinata a riva, causò la morte dei due ufficiali francesi che la stavano ispezionando. Nel pomeriggio dello stesso giorno si verificò un’esplosione che alzò una colonna d’acqua alta 30 metri che tranciò il cavo telefonico davanti alla passerella Léopard.
Nella notte fra l’8 ed il 9 aprile, verso le 2 del mattino una serie di esplosioni distrusse un cavo telefonico a monte del ponte Tigre; una serie di tre esplosioni si verificò poco dopo a poca distanza dal punto di osservazione Castor a monte del ponte Tigre. Alle 3,25 ancora un’esplosione distrusse un cavo telefonico in prossimità della stazione di emissione dei fumogeni presso il ponte Tigre.
Verso le 6 del mattino al punto Castor furono avvistate altre due mine: una affondò per suo conto e non fu più trovata, l’altra fu invece affondata a colpi di fucile prima di raggiungere lo sbarramento del ponte Tigre.
Fu l’ultima ad essere scoperta [11].

Le mine galleggianti erano un’arma notissima fin dalla prima guerra mondiale, ma esse erano state usate in mare. Nel 1939 però in Germania fu sperimentata una mina galleggiante particolare costruita espressamente per essere usata nei corsi fluviali per colpire ponti o dighe, perfezionata in vari modelli successivi, denominata Kugeltreibmine 41 (K.Tr.M.41).
Queste mine erano composte da un corpo di metallo e di forma ovoidale, diviso in due parti: una contenente circa 11 chilogrammi di esplosivo e l’altra una camera d’aria che ne garantiva il galleggiamento sotto la superfice dell’acqua [12].
Era dotata di tre tipi di accenditori, uno a tempo, un altro a rottura ed un terzo ad asta. Il primo, sempre presente nella mina, poteva essere programmato per un’esplosione da un’ora a 21 giorni dopo l’innesco. L’accenditore a rottura era provvisto di un’asta di bachelite che, se spezzata, provocava l’innesco del percussore; gli accenditori ad asta, sui quali si poteva aggiungere una prolunga metallica, facevano esplodere la mina nel caso in cui un ostacolo facesse flettere l’asta [13].

I danni furono minimi e se non fosse stato per un incidente non ci sarebbero state nemmeno delle vittime. Sicuramente le mine galleggianti non fermarono la preparazione della grande offensiva dell’11 maggio 1944 [14].

Note

  1. ^ Corps Expéditionnaire Français, Commandement du Génie, Le Génie dans la campagne d’Italie, 1944.
  2. ^ C.J.C. Molony, History of the Second World War, The Mediterranean and Middle East, Vol. 6, Part 1, 1st April to 4th June 1944, Her Majesty’s Stationnery Office, London, 1984, pag. 602.
  3. ^ L’attacco lungo il Garigliano fu condotto dalla 5a divisione di fanteria, ad ovest, e dalla 56a divisione di fanteria, ad est. C.J.C. Molony, Op. Cit., pag. 612.
  4. ^ C.J.C. Molony, Op. Cit. pag. 632-636.
  5. ^ C.J.C. Molony, Op. Cit., pag. 636.
  6. ^ Georges Boulle, Le Corps Expèditionnaire Français en Italie (1943-1944), Ministère d’Etat Chargé de la Défense Nationale, Etat-Major de l’Armée de Terre, Service Historique, 2 Vol., Paris, Imprimerie Nationale, 1971, pag. 135.
  7. ^ La 2e D.I.M., rilevata da una divisione polacca andava a riposo nella zona di Sessa Aurunca, mentre la 3e D.I.A. andava a riposo nella zona di Salerno. Cfr. Georges Boulle, Op. Cit., pag.142.
  8. ^ Il ponte Bailey aveva una classificazione da 9 a 70, Cfr. Georges Boulle, OP. Cit., pag. 140.
  9. ^ Georges Boulle, OP. Cit. pag. 140 e 221.
  10. ^ Strade da nord a sud: Zébù, Mouflon (pont Tigre), Giraffe, Izard, Furet, Levrier (pont Jaguar), Fouine, Cabri (pont Lion), Lama; piste Fouine e Furet ad uso delle batterie. Lungo le rive del Garigliano: a sinistra la strada Gazelle e a destra la strada Chamois. A Harrogate, verso il monte Ornito la pista Ecureuil e le due dedicate al capitano Merzeau e all’aspirante Tidjani, morti nell’esplosione della mina.
  11. ^ Corps Expéditionnaire Français, Commandement du Génie, Op.Cit., pag. 62 e seguenti.
  12. ^ La mina aveva una lunghezza di 157 cm ed un diametro di 38 cm. Pesava 34 chilogrammi di cui 11,5 di TNT. L’antenna, almeno nell’esemplare trovato nel Garigliano, sporgeva dall’acqua di 132-142 cm.
  13. ^ Ministero della Guerra, Mine e bonifica dei campi minati, Vol. 1., Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1951, pag. 247 e seguenti.
  14. ^ In previsione dell’offensiva i francesi stoccarono in prossimità del Garigliano 400 tonnellate di viveri, 35.000 razioni per animali, depositi di acqua potabile, 10.000 canestri di carburante; 1.427.500 cartucce per fucile, 470.000 cartucce per mitra, 2.125.000 cartucce per fucili mitragliatori e mitragliatrici; 125.000 bombe a mano e per fucile; 153.000 bombe da mortaio; 76.000 granate di vari calibri. Cfr. Georges Boulle, Op. Cit., pag. 135.

Bibliografia

  • Georges Boulle, Le Corps Expèditionnaire Français en Italie (1943-1944), Ministère d’Etat Chargé de la Défense Nationale, Etat-Major de l’Armée de Terre, Service Historique, 2 Vol., Paris, Imprimerie Nationale, 1971.
  • Corps Expéditionnaire Français, Commandement du Génie, Le Génie dans la campagne d’Italie, 1944.
  • John Ellis, Une amère victoire (janvier-juin 1944), Albin Michel, 1987.
  • Paul Gaujac, Le Corps Expéditionnaire Français en Italie, Histoire et Collections, Paris, 2004.
  • Alphonse-Pierre Juin, La Campagne d’Italie, Ed. Victor, 1962.
  • Ministero della Guerra, Mine e bonifica dei campi minati, 2 Vol., Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1951.
  • C.J.C. Molony, History of the Second World War, The Mediterranean and Middle East, Vol. 6, Part 1, 1st April to 4th June 1944, Her Majesty’s Stationnery Office, London, 1984.
  • Mario Puddu, La battaglia di Castelforte, Nardini, Roma, s.d.
  • Jacques Robichon, Le Corps Expéditionnaire Français en Italie, 1943-1944, Presses de la Cité, 1981.

Immagini

5530
5531
5532
5533
5534
5535
5536
5537
5538
5539
5540
5541
5542
5543
5544
5545

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.