GIOVANNI CASTORANI - BATTAGLIONE BAFILE
Nota del webmaster
Alessandro Mazzucchelli, nipote del sig. Castorani, ci ha scritto informandoci della vicenda del nonno, parallela ed in parte intrecciata a quella di Luigi Cavinato con il quale condivise una scelta importante:
arruolarsi nell'esercito di liberazione; li troveremo entrambi nel Battaglione "Bafile".
Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943 Gianni aveva quasi 19 anni e, come studente, era temporaneamente esentato dal servizio militare di leva. Stava studiando Ingegneria Meccanica all’Università di Padova, facoltà che poi completò terminata la guerra.
Vista la situazione che viveva il paese, decise di partecipare alla liberazione dell'Italia assieme al suo amico di scuola e di collegio Luigi Cavinato: la meta designata è il sud d'Italia, già liberato dagli anglo-americani, precisamente Taranto dove c’è lo zio di Luigi Cavinato, il Maggiore Silvio Cavinato, ufficiale di Marina, che li aiuterà ad arruolarsi come volontari di guerra nel battaglione "Bafile" il 26 Novembre 1943. [1]
Luigi Cavinato ha raccolto i ricordi di questa esperienza in un libro che titola 8 Settembre 1943 – Ricordi indimenticabili della mia vita; ecco cosa scrive in merito alla decisione di partire assieme a Gianni Castorani.
Il mattino successivo, mentre tutti siamo in preda a grande agitazione, si presenta il mio amico di scuola e di collegio, Gianni Castorani.
Siamo coetanei e anche lui di famiglia antifascista. Messo al corrente della situazione, decide senza esitare: "se Gigi parte per il Sud, io vado con lui". Il momento è così grave che non c’è tempo per riflettere.
I tedeschi con l'appoggio dei fascisti, rapidamente prendono in mano la situazione in tutta l'alta Italia.
L’esercito italiano, abbandonato a sé stesso, si disperde per le campagne, cercando abiti civili, sperando di sfuggire ai rastrellamenti. Le famiglie li aiutano come possono ma, nonostante questo, molti non
sfuggiranno alla deportazione in Germania, o peggio.
Il pericolo è reale; bisogna decidere rapidamente.
L’ottimismo per la iniziale, veloce avanzata dell'esercito alleato, l’entusiasmo, che facilmente fa breccia nell'animo dei giovani, unitamente, devo confessarlo ora, ad una buona dose di incoscienza, ci spingono ad
accelerare la partenza. Vogliamo, con piena convinzione, dare il nostro contributo per la liberazione dell'Italia dall'oppressore tedesco e fascista.
II nostro viaggio inizia tra il 10 e il 15 di settembre, non mi è possibile precisare meglio e tutto avviene in modo così frettoloso e concitato che quasi non abbiamo il tempo per una
lacrimuccia. [2]
Così inizia il viaggio dei due amici, Gianni e Luigi: alla stazione ferroviaria di Padova salgono su un treno diretto a Bologna, nessuno dei due sa cosa li attende.
I pericoli e gli imprevisti sono dietro l’angolo, i fascisti e i tedeschi salgono sui treni e controllano quanti, secondo loro, possono essere dei disertori.
Ci metteranno più di due mesi per raggiungere Taranto: il viaggio in treno li porta dal Veneto fino alla località di Silvi Marina in Abruzzo, da lì proseguono
a piedi sostenuti dalla grande ospitalità e solidarietà delle persone incontrate nel percorso che mai negano loro un pasto caldo e un posto dove dormire la notte.
Dormono in fienili, stalle ma anche in case di famiglie ospitali che offrono loro, oltre alla cena, una vera e propria stanza.
In merito agli episodi accaduti sul fronte di Cassino Cavinato scrive:
Dopo tanti mesi, posso incontrare Gianni e stiamo insieme un'intera giornata. E' molto magro, ma dice di stare bene. Ci raccontiamo tante cose e so che anche lui, al fronte, ha rischiato la pelle. [3]
In relazione a questo episodio mia madre Elisabetta mi precisa:
Mio padre raccontava di essere stato ferito quasi mortalmente al fronte, si svegliò in mezzo ad un mucchio di morti, perché lo credevano tale. Aveva
la mascella rovesciata all'ingiù [v. foglio matricolare e quando lo curarono gliela fissarono con del filo di ferro. Questa "medicazione" gli procurò forti dolori alla testa anche dopo la
fine della guerra; terminare la facoltà di ingegneria fu per lui un grande sacrificio. [4]
Prima di ferirsi raccontava di essere stato immerso nell'acqua anche per notti intere, perchè è così che si nascondevano. Me lo ricordo perchè mio padre ha sempre sofferto
di male alla schiena e diceva che la causa era quella. [5]
Vi ringrazio di cuore per la testimonianza che potrete dare anche di mio nonno Gianni Castorani, che oggi riposa nel cimitero di Pietrasanta (Lucca) in Versilia (è mancato il 30 luglio 1990).
Alessandro Mazzucchelli ci ha inoltre segnalato un errore di identificazione che avevamo commesso, scambiando il sig. Castorani con il sig. Cavinato, e che abbiamo ora corretto.
***
Integrazione del 29/07/2022.
Alessandro è riuscito ad ottenere il foglio e il ruolo matricolare del nonno, custoditi presso l’Archivio di Stato di Padova.
Sono documenti molto importanti che confermano la testimonianza di Luigi Cavinato e ci permettono di ricostruire con maggior precisione quanto accaduto.
I documenti
Estratti foglio matricolare
***
Integrazione del 12/12/2022.
Il 18 Novembre 2022 il Comando delle Forze Operative Nord, con sede a Padova, ha completato l’istruttoria per la concessione della Medaglia Commemorativa per la Guerra di Liberazione che è stata riconosciuta al Furiere Ordinario Volontario di Guerra Giovanni Castorani.
Note
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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