LINEA DORA - LA BATTAGLIA DI ESPERIA (15 - 17 maggio 1944)
Il settore del Garigliano balzò in primo piano, dopo i lunghi mesi di stasi in cui gli Alleati erano stati inchiodati davanti a Cassino e a Montecassino. L'offensiva di primavera scattò la notte tra 1'11 e il 12 maggio 1944 con una fitta pioggia di proiettili dei duemila cannoni alleati che simultaneamente spararono sulle posizioni tedesche da Acquafondata, sul corso superiore del Rapido sino al Tirreno. All'alba del 12 maggio entrarono in azione i bombardieri alleati per una profondità di 30 Km. Con bombe di grosso calibro numerosi jabos (cacciabombardieri) attaccarono concentramenti di automezzi e di reparti meccanizzati, posti di Comando della 10ª Armata e del 115° Corpo Blindato, nonchè posizioni di apprestamenti e di ricoveri nelle zone di Esperia, di Ausonia, di Gaeta, di Formia, di Itri, di Ceprano, di Pontecorvo, di Roccasecca, di Aquino, di Pico. (1)
La popolazione, nel corso delle incursioni aeree, purtroppo subì perdite notevoli e gli edifici
cittadini furono ridotti a cumuli di pietrame. Con il progressivo aumento dell'azione del Corpo
di Spedizione Francese, nel settore del Garigliano, in particolare della 4ª Divisione di Montagna
marocchina e dei "goumiers" del Gen. Guillaume, nonché della 3ª Divisione di Fanteria algerina,
la battaglia si scatenò sui Monti Faito, Feuci, Mayo, Agrifoglio dove la 71ª Divisione Panzer
Grenadier, al comando del Gen. Raapke, rispose con uguale violenza.(2)
La battaglia del Garigliano
infuriò sempre più serrata e più decisa: i Granatieri di Raapke si difesero disperatamente
contro le truppe di Juin, abituate a combattere in montagna. L'infiltrazione angloamericana
lungo la "Linea Gustav" non aveva destato grosse preoccupazioni all'OKW (OberKommando der Wehrmacht - Comando Generale
Tedesco):
Sono in grado di trattenere il nemico in Italia almeno fino al 1946,...
aveva detto a Hitler il maresciallo Albert Kesselring. A Cassino la situazione sembrava più
tranquilla poiché l'OKW si fidava ciecamente dell'inviolabilità della "Linea Gustav", un muro di cemento di fortificazioni
e di cannoni e di centinaia di mine, poste lungo la fascia difensiva che si allungava da Cassino
al Mar Tirreno. Lo stesso Graziani, nominato Ministro delle Forze Armate della R.S.I., si era
guardato bene dal contraddire il collega Kesselring.
Scrisse il Giornale d'Italia del 17 maggio 1944:
Portatosi sulle prime linee il Maresciallo ha potuto constatare di persona il morale elevatissimo delle truppe e l'alto spirito combattivo che le anima, nonché il perfetto cameratismo che le lega ai camerati germanici. Il Maresciallo ha rivolto a tutti parole di fede e di incoraggiamento e in una località ha assistito alla consegna di quattro Croci di ferro al valore a soldati del Battaglione volontari SS.
Durante il pomeriggio del 13 maggio lo sfondamento era in pieno svolgimento: la 2ª Divisione
di Fanteria marocchina riusciva ad impossessarsi di Monte Faito, tatticamente importante. In
effetti 1'8° Reggimento marocchino conquistò i crinali del Faito, del Mayo, del Castellone,
fiancheggiato dal 4° Reggimento someggiato che occupava le alture dei Monti Ceresola, Girofano
e Vallemaio. In data 12 maggio erano state conquistate SS.Cosma e Damiano e Castelforte, mentre
il giorno successivo vennero liberati Sant'Andrea, Sant'Ambrogio e Sant'Apollinare.(3)
Il 14 maggio, dopo aspri combattimenti, S. Maria Infante di Minturno e Sollacciano, che
difendevano la linea tattica S, accesso alla rotabile Cassino-Spigno, vennero occupate dalla
351ª Divisione americana. La 94ª Divisione di Fanteria tedesca, al comando del Gen. Steinmetz
che si era congratulato con i suoi soldati perche "il campo principale di battaglia resta nelle
nostre mani", fu costretta a sgomberare le sue posizioni di resistenza ai lati di Castellonorato
e di Monte Civita. La divisione pagava, ora, le amare conseguenze per aver tenuto le proprie
riserve sulla costa e non sul massiccio del Monte Petrella, come il Maresciallo Kesselring
aveva esplicitamente ordinato. Nella zona dei combattimenti i Tedeschi cercarono di sventare
ogni ulteriore tentativo di estensione degli Alleati con violenti attacchi.
Ma - "il metodico e lento smantellamento della munita Linea Gustav" - affermò la Gazzetta del Mezzogiorno del 15 maggio 1944, - "incomincia a dare i suoi frutti. Le due Armate alleate hanno avanzato per una profondità variabile da 2 a 3 chilometri lungo tutta la cintura difensiva avversaria. Tale penetrazione deve essere vista e giudicata in relazione soprattutto alle difficoltà dell'organizzazione dell'attacco e alla tenacissima resistenza delle munite fortificazioni nemiche, sistemate su un terreno particolarmente aspro. Alla difficoltà naturale del terreno si aggiungono quelle di campi minati e delle trappole costituite da ordigni pendenti dai rami degli alberi. Tutte le rotabili e anche quelle di minor importanza di Esperia, necessarie al nemico per far affluire rinforzi e rifornimenti verso il fronte, sono state attaccate da potenti formazioni alleate."
Nella Valle Ausente si svilupparono battaglie feroci per le colline a nord di Castelforte e per
Monte Ceshito dove i resti dei Reg. Fren. 191 e 194 si avvinghiavano di fronte a una superiorità
schiacciante. Da sud, da est e da nord i reparti rinforzati della 4ª Divisione di Montagna
marocchina, sostenuta da molte formazioni corazzate, sino alla mattina continuarono la loro
avanzata contro una resistenza dura. La 88ª Divisione di Fanteria (USA), mediante un attacco
contro Monte Rotondo, proteggeva il fianco dell'offensiva marocchina. La lotta feroce durò
sino alla sera quando l'ultima resistenza coordinata nella zona di Monte Rotondo-Monte Majo fu
eliminata. Ciò creò un'apertura nella prima linea al sud del Liri che non si poteva più chiudere.(4)
Per il Comandante della 71ª Divisione tedesca, la linea da assumere per continuare la battaglia
consisteva nel fatto che la Divisione e anche l'artiglieria si ritirassero il più presto
possibile ed occupassero la posizione Dora(5). In realtà la linea Dora non è una finzione, anche se non è l'inviolabile sistema di
fortificazioni esaltato dal Maresciallo Kesselring.
Alcune zone: la Costa della Casa, S.Stefano, Ponte delle Tavole, Fontana la Zoppa, Bisciandrone-Bestia,
S.Donato sono effettivamente fortificate, altre lasciano un po' a desiderare in particolare le
zone montane, che per mancanza di tempo non sono guarnite. La progettazione della fortificazione
degli Aurunci è documentata, inoltre, dalla presenza del materiale ritrovato dopo il 1944 ammucchiato
presso la casetta rossa, nella zona di Usciano. Era macchinario che doveva trasportare a Monte
Petrella materiale edile e bellico e tutti i mezzi necessari per la difesa. Tuttavia vengono
messe davanti ad Esperia migliaia di mine, disseminate ovunque, lungo la linea di difesa Monte
d'Oro - la Bastia per non cedere un solo metro di terreno agli invasori.
È chiaro che "il baluardo di Esperia" decide le sorti della terza battaglia di Cassino, ed
ha le ore contate.
Spietatamente un vento di una follia devastatrice si solleva su tutti,
militari e civili, accumunati nello stesso sacrificio in un settore montano degli Aurunci: lì
migliaia di uomini del Corpo di Spedizione Francese del Generale
Alphonse Juin avanzano verso il Monte
Petrella,
il Monte Revole, ritenuti da Kesselring, in primo momento impossibili, impraticabili. Nei suoi scritti egli affermò:
La mia più grave preoccupazione era l'ignota destinazione del Corpo di Spedizione Francese, nonché la sua formazione in loco.
Questa preoccupazione era ben fondata, come si dimostrò poco dopo: fu infatti Juin che sbaragliò
l'ala destra della 10ª Armata e che aprì agli Alleati la strada per Roma.(6)
Gli Alleati per
non rivelare le proprie intenzioni bombardarono dal cielo vari nodi stradali e ferroviari
dell'Italia centrale e le difese costiere, cercando di non fare preferenze. In realtà prima
dell'attacco dell'll maggio, i Tedeschi vennero informati da un disertore marocchino della
4ª D.M.M. sulla data e l'ora della grande offensiva alleata, ma non venne creduto.(7)
Tutto inutile! Il Col. Nagel non prese sul serio la informazione del bersagliere marocchino che si esprimeva male, la sua elocuzione era difficilmente intelligibile per delle orecchie germaniche. Il bersagliere marocchino fu avviato verso un centro di smistamento di prigionieri. Alla fine del giorno del 14 maggio, la situazione appariva certo gravissima poiché gli Alleati, disponendo di un esercito poderoso, di una notevole quantità di materiale, avevano travolto la 71ª Divisione di Fanteria del Gen. Raapke e catturato un enorme numero di prigionieri. Tenendo conto poi della loro superiorità aerea e degli inesauribili rifornimenti di munizioni era facile immaginare l'asprezza dei combattimenti awenuti nella zona delle operazioni. L'aviazione alleata in misura sempre maggiore intervenne nella battaglia che mirava a tagliare i nodi stradali Esperia- Ausonia, Esperia-Pontecorvo, Esperia-Caldaie-Pico-S.Giovanni Incarico. Il boato del cannone degli Alleati non tacque mai, nè di giorno nè di notte. Il punto decisivo fu Esperia, la porta da aprire "per arrivare in fischietto a Roma". Fu certamente una operazione improvvisa e rapida, strategica, ideata e condotta dal Gen. Juin per l'audacia e per la celerità degli uomini e dei mezzi, con movimento accerchiante.
La meta era ormai Esperia per la sua importanza strategica, posta sulla strada di
Pontecorvo-Pico-S.Giovanni Incarico-Ceprano-Frosinone, e anche per i servizi fondamentali della
71ª Divisione ed ivi erano sistemati il Comando di Raapke, i Comandi di Battaglioni,
di Reggimenti di Cavalleria, di S.S., della Feldgendarmeria, della Organizzazione TODT, dei due
reparti Pionieri italiani, dei Reparti Camicie Nere, dei Reparti ippotrainati, di Reparti di
Artiglieria, di Fanteria. Erano di stanza inoltre nel territorio decine di Ospedali militari,
le officine meccaniche, le cucine, le macellerie, i magazzini viveri, le falegnamerie, i vasti
depositi di munizioni e persino un Tribunale Militare.(8)
L'importanza dell'occupazione di Esperia era davvero enorme perche avrebbe assicurato senza
alcun dubbio la caduta di Cassino e di Montecassino, secondo il piano Juin. Prima della conclusione della battaglia, mentre continuavano i preparativi per lo scontro
finale, si profilavano per la popolazione rifugiata sui Monti Aurunci altri dolori gravi. L'aviazione
alleata si accanì spietata ed implacabile sul territorio esperiano senza alcuna distinzione fra
gli obiettivi militari tedeschi e i civili. I bombardieri alleati e i famosi "Spitfires" infierirono
ovunque e spesso sganciarono alcune bombe "pazze" che andarono ad esplodere su punti imprevedibili
con terrificanti boati, creando nei bambini, nei vecchi e nelle donne panico e terrore. Nonostante
la paura, la vita continuava a fiorire. I nati, tra il 1° gennaio e il 30 maggio 1944, furono ben
42. Le puerpere, tra i mille disagi, furono assistite dai dottori Pelagalli, Proia e dalla valente e
coraggiosa ostetrica Marianna Volteranni che viveva con il marito Silvio Di Paolo, i figli Olga e Amedeo
sui Monti Aurunci.(9)
Esperia fu avvolta ancora una volta da una tempesta di fuoco. Decine di aerei alleati rovesciarono
sulle postazioni tedesche, sulla strada provinciale, sui magazzini e sulle truppe corazzate in
avanzata, tonnellate di esplosivo con effetto terribile provocando decine di morti tra i civili
e i militari.(10)
Anche l'artiglieria intensificò con aumentata violenza i suoi tiri, trasformando in un ammasso
di rovine il centro abitato. Le zone più colpite furono la strada di accesso ad Esperia, la gola
di ponte Pasquale, il ponte del vecchio, Valle Piana, la contrada Badia dove esistevano i sistemi
difensivi, i vari comandi reggimentali, i depositi di munizioni, e dove maggiorente confluivano
i rinforzi.(11)
In quei giorni dell'offensiva alleata, l'artiglieria ebbe una parte principale poiché concentrava i suoi tiri lungo le strade della retrovia dove era segnalata la presenza di colonne corazzate in movimento verso l'area dei combattimenti. Per avere un'idea della vastità dei bombardamenti, dei cannoneggiamenti, dei mitragliamenti e degli spezzonamenti in tutti i loro aspetti più crudeli e tragici basterà riportare i dati, tratti dal diario di guerra della 71ª Divisione Panzer Grenadier:
Il 14 maggio un altro massiccio bombardamento viene effettuato, anche con voli radenti, da parte dell'aviazione alleata, sui seguenti paesi:
... . Il nemico ha sparato nelle solite zone, in particolare nella zona di Formia. Due batterie si sono esercitate. sparando su Ausonia città e su strada Ausonia-Esperia. Colpi sparati circa 5300.
... ad est di Esperia "la medicheria principale" è stata attaccata con bombe e armi di bordo (attacco aereo). Inoltre notizie di bombardamento nelle zone di S.Pietro (Esperia Inferiore), S.Giorgio a Liri e Piedimonte. Su tutto il settore del Corpo attiva la ricognizione del nemico.
34 Kittyawk attacco su Esperia-Ausonia e strada Ausonia-Esperia come anche strada d'accesso al campo di pronto soccorso. La strada non è più transitabile.
5 Tom, 8 Spint, 18 Mitabell attacco sulla zona di Pico. 16 Kitty attacco su Itri (danni alle case) strada non transitabile. 22 Mansadei attacco su 61/38 e 61/40. Danni non ancora calcolati. Tempo prima nebbioso, poi schiarito, scarsa visibilità.
Nel settore destro il nemico si è comportato durante il giorno in modo insolitamente tranquillo.
In serata però, dopo "approntamenti" nella zona di S.Maria Infante, ha attaccato con carri armati
circa lungo la strada per Ausonia e ha raggiunto uno sfondamento nella zona 59/39. Nella zona
Coreno-Monte Calvo il nemico è riuscito ad avanzare in più punti in direzione di Ausonia e verso
Nord. Lo sbarramento formato a Sud-Est di Ausonia al comando del 191 Regg. è riuscito sinora a respingere
tutti i tentativi di avanzamento. A Nord il nemico è riuscito a conquistare il Castellone ed a
occuparlo con ingenti forze. Contro l'ala Nord (Gruppo Nagel) il nemico - dopo aver respinto numerosi
attacchi - in parte in controffensiva - ha portato nuovamente forti attacchi in avanzata con carri.
Questi attacchi sono stati sinora annullati grazie al fuoco concentrato delle armi pesanti e dei
carri nella zona 59/17. Le nostre perdite di entrambi le Div. del Corpo negli ultimi due giorni
sono estremamente alte. Oltre a numerosi Comandanti si stimano le perdite su 40% per la 94ª Divisione
e 60-70% per la 71ª Divisione delle Forze Combattenti. Messaggi radio (captati) nemici e nostre
osservazioni oculari fanno capire anche anche il nemico ha subito gravi perdite. Il merito
principale - o gran parte del merito - è da attribuirsi alla nostra Artiglieria, la quale con il
fuoco concentrato, in parte a corta distanza e sino all'ultima giornata, ha coperto gli spostamenti
della Fanteria. Numerose batterie sono state fatte saltare in aria nel momento in cui il nemico
era ormai davanti a loro e gli artiglieri hanno messo mano alle granate, hanno imbracciato i fucili.
Gli attacchi aerei nemici sono stati concentrati principalmente sulle vie di rifornimento nella
zona del fronte con baricentro Fondi, Pico ed Esperia. Il gruppo occupante l'altura 79, dopo 3
giorni di accerchiamento, è riuscito senza perdite a rientrare la notte scorsa, attraverso un
campo, minato da noi stessi, per una via stabilita in precedenza, nelle proprie posizioni portando
8 prigionieri.(12)
Nel momento in cui l'uragano bellico imperversa nelle zone di operazione di Ausonia, di
S.Giorgio a Liri, di Spigno, il Comando Generale Tedesco reputò necessario ed inderogabile far
convergere sulla linea del fronte tutte le riserve disponibili. Arrivarono finalmente a Esperia
come segue: il Reg. Pz. Grant. era la prima unità della 90ª Div. Pz. Grant. reso disponibile
dall'OB S.W Più tardi il II Bn Pz. Reg. Grant. della 15ª Div. Pz. Grant. fu assegnato in zona.(13)
Anche Reparti di CC.NN. della 119ª Legione di Frosinone, comandati da ufficiali italiani,
raggiunsero Esperia.(14)
Negli stessi giorni un apparecchio tedesco, volando sui monti Aurunci, lanciò volantini che
invitavano la popolazione ad abbandonare la montagna per evitare
le violenze da parte delle truppe di colore. La popolazione civile avrebbe trovato accoglienza nella Piazza di Esperia Inferiore per essere
trasferita in luoghi più sicuri. Questo esodo fu fissato per il giorno 15 maggio, ma poche famiglie
abbandonarono la montagna. Sfidando la continua minaccia dei bombardamenti aerei e dei cannoneggiamenti
una colonna di autocarri raggiunse Fiuggi dove i profughi trovarono ospitalità e assistenza da
parte dell'Autorità Civile.(15)
A quell'epoca dall'ottobre 1943, "la Federazione Fascista, Organizzazioni
Sindacali, Comandi Militari e prefettura con a capo il Prefetto Gullotta, poi sostituito dal dr.
Rocchi, furono mobilitati giorno e notte per fronteggiare le situazioni contingenti e per salvare
il salvabile".(16)
Da Monticelli partirono gruppi di bambini e di bambine, affidati spontaneamente
dai genitori ai Tedeschi e alla G.N.R. per sottrarli alle violenze della guerra. I bambini furono
sistemati nelle Colonie marine di Rimini, poi, con l'avanzare delle Truppe alleate, i piccoli profughi
furono trasferiti nelle zone di Varese e di Domodossola.(17)
I Francesi avevano lo sguardo unicamente su Esperia, l'unico punto chiave da scardinare,
l'obiettivo considerato "un nido di Aquile" da distruggere. Nel corso del pomeriggio del 16
maggio il Gen. De Gaulle si recò improvvisamente con il Gen. ]uin, il Gen. Brosset, il Gen. De
Latre e il Ministro della Difesa sig. Diethelm e i colonnelli nella retrovia francese a 3,5 Km. da
Esperia per avere una visione completa di tutta l'operazione in atto.(18)
Dal «Balcone di Esperia» De Gaulle, pugni ai fianchi e sigaretta sulle labbra, può
capire e nettamente distinguere la battaglia che ingaggia la 1ª D.F.L. al fondo della Valle del
Liri in direzione di Pontecorvo, mentre si scatenano i cannoni dalla 8ª Armata Inglese egli può
identificare con stupore laggiù il vecchio Cairo, "spogliato delle sue nevi".(19)
De Gaulle era
arrivato da Ausonia, sede del Quartiere generale francese con una colonna di vetture, in una
nube di polvere, fino alle rovine di una fattoria (quella del barone Roselli, ai Morroni)
all'altezza della sezione dell'83°.(20)
"Il castello di Esperia, sede di osservatorio tedesco, ha ben osservato la scena, ma De Gaulle non lo saprà mai. Bruscamente il Generale dà il segnale della partenza e le jeeps della carovana ufficiale eseguiscono un mezzo giro audace e spariscono nella polvere, come presto erano venute. Appena l'ultimo veicolo ha lasciato l'angolo, una gragnola di colpi di granate si abbatte nel punto in cui era sostato De Gaulle e tutto lo Stato maggiore francese. Si apre un cratere rosa e verde, da cui si alza uno oscuro e fetido fumo".(21)
Tra la notte del 16 e 17 le truppe del Col. Behr, del Col. Matthes, del Col. Nagel concentrarono
davanti ad Esperia, in particolare nelle zone di Bisciandrone, di Aosto, della strada provinciale a
sud del cimitero, i loro sforzi di sbarramento e di interdizione. L'azione tedesca riuscì a contenere
la pressione algerina e a coprire la ritirata del grosso delle truppe verso Monticelli sotto il
martellante fuoco dell'artiglieria, iniziato verso le ore 21.
Fu terribile quella notte! Numerosi automezzi della 71ª Divisione Panzer furono accatastati e distrutti sulla strada
Esperia Inferiore-Ponte Pasquale bloccata.
L' eroica resistenza, che il Gruppo di combattimento del Colonnello
Heinrich Baron von Behr opponeva da tre giorni,
in condizioni estremamente difficili, fu eliminata dalla schiacciante superiorità degli Algerini.
Alle ore 12 del 17 maggio la bandiera francese sventolò sulla torre quadrata del castello normanno
di Esperia, posta dal giovane ten. Jacques Robinson. (22)
Alla fine della battaglia caddero nelle
mani degli alleati 400 prigionieri (23), che erano nel centro abitato. L'importanza di questo evento
è riportato dal quotidiano di informazione Sicilia Liberata con grande risalto in data 19 maggio.
Note
Bruno D'Epiro, Linea Dora - la battaglia di Esperia.
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.