LA BATTAGLIA DEL VOLTURNO
Le fasi preliminari
Che il Volturno fosse un passaggio decisivo nella campagna d'Italia era ben chiaro agli estensori dell'operazione Avalanche o sbarco di Salerno. Infatti, caduta l'ipotesi dello sbarco nella piana del Volturno, il Comando alleato aveva deciso di lanciare, contemporaneamente allo sbarco di Salerno, l'82ª Divisione aviotrasportata statunitense lungo il Volturno con il compito di distruggere tutti i ponti da Capua al mare ed impedire casì l'invio di rinforzi tedeschi verso Salerno. Il Generale Castellano, negoziatore dell'armistizio per conto di Badoglio, preoccupato "che i tedeschi occupassero Roma e catturassero la famiglia reale ed i membri del governo" (Blumenson), chiese invece che il lancio della 82ª Divisione paracadutisti avvenisse nei pressi di Roma. Veniva così ipotizzato dal Comando alleato un piano battezzato "Giant Two". Ma "questa operazione poteva riuscire alla sola assoluta condizione che le truppe italiane, dislocate nella capitale e nelle sue immediate vicinanze, si unissero con cronometrica puntualità (nel testo: sur l'heure) ai paracadutisti alleati nello scontro con i tedeschi". La delicatezza dell'operazione consigliò il Comando alleato di effettuare una verifica sul campo. Il Generale Taylor ed il Colonnello Gardiner furono così inviati in missione segreta a Roma e "constatarono che la realtà era del tutto diversa dal quadro disegnato dal generale Castellano". L'esercito italiano, essi constatarono, si era persino lasciato "requisire (dal comando tedesco) le munizioni ed i depositi di benzina. Era dunque illusorio contare su un minimo appoggio delle unità italiane". Sull'altare della incolumità dei Savoia veniva così sacrificata la liberazione di Roma. E così la risalita della Penisola divenne più lenta e cruenta. Sulla più valida utilizzazione del Volturno nelle rispettive strategie discutono tedeschi ed alleati. Ed è proprio all'arrivo sul Volturno, il 7 ottobre, che gli alleati hanno la conferma che nella campagna d'Italia i tedeschi non si sarebbero limitati ad una "azione ritardatrice".
La strategia tedesca
Il generale Kesselring voleva ritardare l'avanzata su Roma, almeno fino alla primavera del 1944, per sei o otto mesi. Era quel che assicurò ad Hitler il 30 settembre, quando egli e Rommel furono convocati. Le posizioni sul Volturno e sul Biferno, su cui dovevano ripiegare, avrebbero dovuto essere tenute fino al 15 ottobre. Difendendo la Penisola a sud di Roma avrebbe ritardato l'invasione della Balcania, e tenuto più lontani i bombardamenti alleati dalla Germania. Nacque così la linea G, cioè la Gustav, e avanti a questa la linea B, e cioè la Bernhard o Barbara (detta pure Reinhard) e, ancora più avanti, la linea provvisoria sul Volturno.
Cosi sintetizza gli obiettivi dell'esercito tedesco agli inizi di ottobre 1943, in un interessante libro, Dante B. Marrocco. Ci pare però che Marrocco posticipi un pò troppo la data in cui vengono decise, con l'accoglimento della linea Gustav, le sorti della zona del Caiatino e di gran parte del territorio del Casertano. Infatti Kesselring inizia l'elaborazione di vari piani, da rendere esecutivi secondo l'evolversi della situazione, già a fine agosto del 1943, secondo le indicazioni di Hitler che, ricevendolo il 23 agosto a Rastenburg, lo aveva invitato a "prepararsi a fronteggiare i peggiori eventi". Già "il 10 settembre era deciso a resistere su una linea (la famosa linea Reinhard) che aveva il suo centro su Monte Mignano oppure su una linea che andasse dal Garigliano a Cassino e che poi chiamò Gustav". E nella realizzazione di quel piano ha ricevuto un decisivo contributo sia dal generale Vietinghoff che " diresse le operazioni di ritirata (da Salerno, ndr) in modo magistrale", sia dalla avanzata degli alleati "talmente lenta da sbalordire lo stesso Kesselring".
Il Volturno, dunque, diviene il punto decisivo per la realizzazione dell'intero piano tedesco. Ma il Volturno ha una importanza non inferiore anche nel piano elaborato dagli alleati per raggiungere gli obiettivi previsti dallo sbarco di Salerno: avere a disposizione il porto di Napoli e gli aeroporti della Campania, necessari per la Campagna d'Italia. Già il giorno 5 ottobre alcuni reparti della 23ª Brigata corazzata avevano raggiunto il Volturno, ma il VI Corpo d'Armata americano ed il X Corpo d'Armata britannico raggiungono le posizioni loro assegnate lungo il fiume solo la mattina del 7. Esse si trovano di fronte "una barriera impenetrabile" lungo il fiume resa più aspra dalle caratteristiche del terreno sia pianeggiante che collinare. Nella zona interna strade strette e con tornanti, colline irte e rapidi torrenti consentono una facile difesa ed una difficile azione offensiva. Per aggirare tutti questi ostacoli il Comando alleato aveva anche ipotizzato attacchi anfibi ed operazioni aviotrasportate, ma numerose appaiono subito le difficoltà di attuazione, a partire dalla scarsa disponibilità di uomini e mezzi. Si aggiunge inoltre la pessima situazione atmosferica: i continui temporali rendono ancora più difficile la realizzazione delle varie ipotesi, anche se gli alleati sono consapevoli che il tempo non gioca a loro favore.
Posizione degli eserciti
Nei primi giorni di ottobre 1943 così erano dislocate le forze dei due eserciti:
Gli eserciti schierati nel Caiatino
Restringendo il campo di operazione alla zona del Caiatino, vediamo dislocate:
Le truppe tedesche
Le forze tedesche sono ben equipaggiate: la Divisione H.Goering ha 4 battaglioni di fanteria, un nucleo corazzato ed un vasto numero di cannoni motorizzati, oltre ad una attrezzata contraerea: una potenza di fuoco cioè al di sopra della norma. Meno efficiente è ritenuta da Vietinghoff la 3a Panzer Grenadier perché costituita da "stranieri di origine tedesca". Un battaglione della 26a Panzer è posto a difesa del Monte Acero. Nonostante queste disponibilità, il Comandante del X Corps tedesco non era soddisfatto. Così lo storico Blumenson scrive: "Avesse avuto Vietinghoff, il Comandante della X Armata, mano libera, le forze dislocate lungo il Volturno sarebbero state molto più numerose". Ed invece, proprio alla vigilia della battaglia del Volturno, esse vengono indebolite per ordine di Kesselring che decide di spostare la 16a Panzer Division dal Volturno al fronte adriatico per contenere lo sbarco inglese a Termoli. Vietinghoff in un primo momento decide persino di non rendere esecutiva la direttiva di Kesselring, ne è poi costretto in seguito ad un perentorio ordine del suo capo, ma mantenendo le riserve su una scelta che egli continuava a ritenere inopportuna.
Gli alleati
Di contro gli alleati sono interessati al rapido superamento del Volturno. Il generale Alexander infatti sollecita il generale Clark, comandante della V Armata, di raggiungere al più presto le alture tra Sessa Aurunca e Venafro, ponendo così a riparo sicuro il porto di Napoli. Blumenson commenta:
Per raggiungere quegli obiettivi era necessario attraversare la linea di difesa del Volturno.
Ciò spiega l'Istruzione nr.6 emanata dal Generale Clark: l'ordine al generale Lucas, comandante il VI Corpo, di attraversare il Volturno nella notte tra il 9 ed il 10 ottobre, nei pressi di Triflisco, per spingersi poi verso Teano; ed al generale Mc Creery, comandante il X Corpo, di superare il Volturno nel corso della notte del 10 con l'obiettivo di raggiungere le alture di Mondragone. Era questa una operazione rapida che presentava pericoli di accerchiamento di reparti avanzati. Perciò a sostegno di questi due sfondamenti si era previsto anche il lancio di un nucleo della 82a Divisione paracadutisti su Sessa Aurunca e lo sbarco di una squadra della 36a Divisione sulle spiagge di Mondragone. Ma non se ne fece nulla perché non tutte le forze da impegnare nella battaglia avevano ancora raggiunto le zone loro assegnate.
Il piano degli alleati
Il 9 ottobre il generale Clark elabora un nuovo piano. Esso prevede un attacco coordinato che si estenda lungo tutto il corso del Volturno, da realizzarsi contemporaneamente durante la notte del 12 ottobre, in modo da tener divise le forze nemiche e da realizzare il maggior numero possibile di attraversamenti del fiume. L'obiettivo è quello di raggiungere quella che gli alleati indicano ormai la "linea d'inverno", che avrebbe garantito la sicurezza delle retrovie intorno a Napoli. La decisione di un attacco simultaneo lungo tutto il corso del Volturno è stata ritenuta dai tedeschi la ragione del successo della V Armata sul Volturno. Si legge infatti, in un documento del X Corps tedesco, che il passaggio del Volturno fu più rapido del previsto perché il nemico abbandonò la tattica fino allora seguita, quella cioè di percorrere le direttici delle grandi strade di comunicazione, e scelse invece di penetrare "attraverso colline scabrose e regioni cespugliose", minacciando così alcuni nuclei tedeschi di rimanere accerchiati. Tale preoccupazione determina grande incertezza tra le truppe tedesche e proprio questa preoccupazione spinge i reparti tedeschi ad abbandonare le proprie posizioni.
Un'azione determinante
Non va sottovalutata, per l'esito della battaglia del Volturno, l'azione condotta con successo dalla 45a Divisione americana comandata dal generale Middleton. Proveniente da Benevento, attraverso la valle del Calore, il 13 ottobre reparti di questa divisione strappano ai tedeschi il Monte Acero, "caposaldo della linea di difesa tedesca sul Volturno", impegnando per le intere giornate del 12 e del 13 forze che avrebbero potuto essere spostate là dove le truppe americane stavano forzando il passaggio principale. Sulle 15 miglia del corso del fiume, da Triflisco alla confluenza del Calore nel Volturno, il generale Lucas aveva schierato due divisioni: la 3a e la 34a.
La strategia alleata
L'inizio dell'azione spettava alla 3a Divisione che si trovava di fronte due gruppi collinari: la cima di Triflisco e la forca Caruso. Sulla destra di quest'ultimo, sollevandosi dalla pianura, vi sono due colline solitarie, Monticello e Mesorinolo, dalle quali poteva partire un attacco al fianco destro delle avanguardie. L'obiettivo più ovvio era certo la cima di Triflisco, che avrebbe aiutato anche le truppe britanniche a superare il Volturno nella zona di Capua. Il generale Truscott, al comando della 3a Divisione, decide di programmare invece un attacco finto nella direzione di Triflisco, mentre concentra lo sforzo dei suoi Battaglioni direttamente su forca Caruso, cercando di coprirsi però sulla sua destra. E, per nascondere il vero obiettivo, tiene nascosta l'artiglieria, utilizzandone solo una parte. Il I Battaglione del XV fanteria, sostenuto dalle armi pesanti del XXX fanteria, doveva fingere l'assalto sulla cima di Triflisco, mentre il II Battaglione del XXX fanteria doveva prepararsi ad attraversare il fiume qualora si fossero registrati cedimenti nello schieramento tedesco. Il VII Fanteria intanto, coperto da una cortina fumogena, doveva passare il fiume al centro della pianura puntando decisamente su Monte Caruso. A destra due battaglioni del XV fanteria dovevano, superato il fiume, occupare Monticello e Monte Mesorinolo e, da lì, puntare, verso la cima orientale del Caruso. La 34a Divisione. proveniente da Montesarchio, doveva garantire il fianco.
La battaglia
A mezzanotte del 12 ottobre ha inizio la finta operazione di attacco su Triflisco. Alle 0,55 del 13 l'artiglieria della divisione inizia un bombardamento su tutta la linea del fronte ad essa assegnato, mischiando agli esplosivi proiettili fumogeni per coprire l'intera zona dal chiarore della luna piena. In tal modo i soldati tedeschi, pur consapevoli che quella notte ci sarebbe stato il tentativo di superamento del fiume, non sarebbero riusciti ad individuare dove esso sarebbe avvenuto. Alle 2 gli uomini del VII Fanteria iniziano il guado del fiume per ancorare le funi di guida sull'argine Nord. È, una dura battaglia anche contro il clima avverso. Le piogge torrenziali dei giorni precedenti hanno reso fangosi e sdrucciolevoli gli argini. La corrente rende molto difficile il controllo delle imbarcazioni leggere. Le radici degli alberi, indebolite dal maltempo, non reggono le funi di guida. Il passaggio del fiume procede perciò con eccessiva lentezza. L'ultimo battello americano viene colpito in pieno dalla artiglieria tedesca che, con le prime luci dell'alba, riesce finalmente ad individuare la zona del passaggio. Utilizzando la protezione dell'alveo di un piccolo tributario del Volturno, gli uomini del I° Battaglione raggiungono la Statale 87. Qui costituiscono un punto di fuoco per permettere agli altri due battaglioni impegnati nell'azione di affrontare la conquista del Caruso. Alle 8 viene ordinato ancora fuoco di artiglieria sulle pendici, ed alle 12 le avanguardie americane sono già sulla cima occidentale del monte, mentre gli uomini del II° e del III° Battaglione consolidano il possesso del terreno conquistato. L'intercettazione di un messaggio tedesco che annuncia l'organizzazione di un contrattacco imminente fa accelerare il passaggio dei mezzi corazzati oltre il fiume. Il terreno, là dove le ruspe non avevano potuto, viene spalato a mano dai genieri. Così, poco dopo le 11, il primo carro armato americano si arrampica sull'argine Nord del fiume. Nel pomeriggio anche la parte orientale di Forca Caruso è conquistata e di lì si avvia la pressione sulla cima di Triflisco ancora nelle mani dei tedeschi. Due tentativi di attraversamento del fiume, dalle colline del Tifata, falliscono. Ma quando, durante la notte del 13, le avanguardie del XXX Fanteria attraversano il fiume e cominciano a salire la collina, si accorgono che i tedeschi si erano già ritirati. Per il generale tedesco Vietinghoff "l'attacco programmato magistralmente ed eseguito con determinazione" dalla III Divisione americana è stata "l'azione chiave" della battaglia del Volturno.
La liberazione di Caiazzo
Caiazzo viene liberata dalla 34a Divisione americana comandata dal Generale Ryder. La divisione è giunta in Italia il 21 settembre, sbarcando su una spiaggia di Salerno. Subito viene impegnata in combattimento e partecipa alla liberazione di Benevento. Agli inizi di ottobre è accampata nei pressi di Montesarchio. Di li, attraverso S. Agata dei Goti, raggiunge la zona del Volturno liberando Limatola. Alle 0,45 del 13 ottobre le 96 bocche di fuoco dei cannoni e degli obici dell'artiglieria di appoggio alla 34a Divisione iniziano il bombardamento della zona. Quindici minuti più tardi gli uomini del I° e del II° Battaglione del 168° Reggimento fanteria, comandato dal Colonnello Frederick B. Butler, iniziano il guado del fiume. Una parte del I° battaglione affronta il passaggio a Nord Ovest di Limatola, mentre il resto del Battaglione lo guada ad 800 yard più giù, nei pressi della "scafa vecchia". L'obiettivo è la conquista della frazione SS. Giovanni e Paolo e da lì proseguire per Caiazzo. Contemporaneamente la Compagnia E del 135° Reggimento Fanteria, comandato dal Colonnello Robert W. Ward, guada il fiume a Sud di Squille; il I Battaglione lo attraversa al di sotto della confluenza del Calore nel Volturno, mentre il resto del II Battaglione ha come obiettivo la conquista della Collina 283, a Sud Est di SS. Giovanni e Paolo. Le avanguardie del I° Battaglione del 168° Reggimento passano senza difficoltà il fiume, ma la corrente porta via i battelli. Il nemico individua il luogo del guado ed una interminabile scarica di artiglieria e di mitragliatrici si abbatte sul Battaglione ancora in una posizione delicata tra il Volturno e la strada. Quasi cinque ore occorrono perché tutti gli uomini del Battaglione superino il fiume. Solo nel pomeriggio, con l'aiuto dell'artiglieria americana, la testa di ponte riesce a raggiungere posizioni meno scoperte sulle pendici della collina. Minori difficoltà incontra invece il II Battaglione, mentre il III° Battaglione viene inviato, nel corso della notte, in aiuto del I Battaglione, ed assieme conquistano, la mattina successiva, Caiazzo. Secondo il giornale "Il Progresso Italo Americano" "l'occupazione di Caiazzo è stata completata da un manipolo di Soldati Americani, comandati dal capitano Valentine Lentz, un noto giocatore di basketball di Baltimora, che ha catturato e fatto prigionieri una ventina di tedeschi, che erano stati lasciati nella città per proteggere la ritirata ". Caiazzo era divenuta un "baluardo" nella difesa tedesca. La sua conquista è stata dura avendo i tedeschi organizzato una difesa efficace formata da piccole unità di retroguardia sparse lungo la dorsale della collina e da campi minati. Per stanare i vari nuclei di difesa sono stati necessari quattro mezzi anticarro che hanno superato il Volturno nel corso della notte del 13. Solo così le ultime resistenze tedesche si sono ritirate o si sono arrese.
Le difficoltà
La difficoltà maggiore per la 34a Divisione è stata determinata dal fatto che tutta la zona di operazione ad essa assegnata è rimasta sotto l'attenta osservazione tedesca fino alla fine. Appena il Genio tentava di installare un ponte, immediatamente l'artiglieria tedesca costringeva le forze impegnate a disperdersi e distruggeva i mezzi che si erano avvicinati all'argine: tre camion vengono così colpiti al primo tentativo e le schegge, diradandosi, mettono fuori uso molti galleggianti. Solo alle 10,30 del 14 ottobre viene completato il primo ponte. Quello di 30 tonnellate, necessario per i mezzi pesanti, viene costruito il 15 ottobre, il giorno successivo la liberazione di Caiazzo.
I Caduti
Nella sola giornata del 13 ottobre la 34a Divisione conta la perdita complessiva di 130 uomini. Anche questo dato conferma il carattere cruento della battaglia del Volturno. La V Armata ha subito quel giorno una perdita di 544 unità: 120 morti, 416 feriti, 8 dispersi, la cifra più alta tra il 7 ottobre ed il 15 novembre. In questo periodo i caduti in combattimento non hanno mai superato le 90 unità, il 13 ottobre i morti sono stati 130. Punte alte di perdite complessive, intorno alle 300 unità, si registrano solo tra il 4 ed il 9 novembre, quando cioè la V Armata raggiunge la linea Reinhard.
Il commento sul Chicago Daily News
Brillanti e disperati combattimenti durante la notte.
commenta il corrispondente di guerra del Chicago Daily News William H. Stoneman nel corso della battaglia.
... con l'appoggio di sbarramenti di artiglieria di proporzioni simili a quelle della Prima guerra mondiale, hanno preceduto l'assalto generale alleato contro posizioni tedesche dominanti a Nord del fiume.
Di fronte a quello spaventoso vomitar di fuoco scommette che nessun uomo potrà uscirne vivo.
Ma quando, "guardando con il binocolo nel chiaro di luna" si accorge che i soldati
erano riusciti ad attraversare le 50 yard della corrente"
soddisfatto esclama:
attraverso quell'inferno, avevamo saltato il nostro più grande ostacolo.
Ci vollero infatti, superato il Volturno, ancora 24 ore di fuoco intenso di artiglieria e di continui attacchi per liberare Caiazzo.
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Il resoconto è stato integralmente riportato dalla ricostruzione fatta da Giuseppe Capobianco e Giuseppe Agnone in: "La barbarie e il coraggio - Riflessioni sul massacro nazista di SS. Giovanni e Paolo - Caiazzo 13 ottobre 1943.", pubblicato a cura dell'Associazione Storica del Caiatino con sede in Caiazzo al Vico Faraone.
Si ringrazia per la disponibilità il Comune di Piana di Monte Verna
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.