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Lo sfruttamento pianificato del potenziale umano italiano:
Organizzazione Sauckel, Wermacht e Organizzazione Todt
Rastrellamenti di manodopera ed evacuazioni operate dalla Wehrmacht nel settore del fronte
I capi militari nel Reich non soltanto avevano deciso di sfruttare le «risorse territoriali» che l'Italia offriva
utilizzando il paese come bastione militare avanzato; erano anche risoluti a sfruttare per l'economia tedesca di
guerra le «risorse umane» rappresentate dalla manodopera italiana.
1 Ma come si sarebbero potute attuare
queste esigenze? Particolare interesse era rivolto ai lavoratori specializzati presenti in Italia; infatti, negli
anni precedenti il loro impiego si era dimostrato assai proficuo. Pertanto il 17 settembre Keitel emanò un ordine
rigoroso con cui i comandanti in capo delle truppe tedesche in Italia furono invitati a dare la caccia ai lavoratori.
Per realizzare questa direttiva, Keitel aveva «dato libertà di prendere tutte le misure necessarie». Mentre nella
zona del fronte le truppe combattenti dovettero assumersi anche questo compito, per il territorio retrostante
Keitel pensò di coinvolgere anche la polizia italiana per attuare spietatamente misure coercitive!
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Mentre Keitel riteneva con questi mezzi di ottenere - accanto agli internati - un altro mezzo milione di italiani
per l'industria tedesca degli armamenti,
3 Kesselring aveva inizialmente dato applicazione soltanto nella
zona di Napoli all'ordine del capo del Comando supremo della Wehrmacht per il reclutamento forzato di operai
italiani. Lì, effettivamente, la «caccia agli schiavi» (secondo il gergo della Wehrmacht) si era dimostrata quanto
mai fruttuosa. A causa della precaria situazione militare, le azioni di reclutamento dovevano essere attuate con
la massima celerità. Tutta la popolazione maschile doveva «essere senz'altro reclutata e impiegata per ulteriori
esigenze militari ed economiche».
4 Dato che da parte tedesca l'interesse era rivolto soprattutto agli
operai specializzati, il programma di massima iniziale venne ridotto: «Il Führer ha disposto il trasferimento
totale di tutti i lavoratori degli armamenti, qualificati e specialisti. Nel settore della 10ª armata (AOK 10)
tale misura sarà attuata dapprima soltanto nella zona di Napoli». Per attuare tale disposizione, Kesselring aveva
ordinato al ministero italiano degli Interni:
I capi d'azienda con un personale di più di 50 persone devono essere sollecitati con un proclama
pubblico a presentarsi ai prefetti per il trasporto dei loro dipendenti al completo. L'impiego delle maestranze
dovrà se possibile essere al completo. (.) In caso di rifiuto o di rinvii da parte italiana, bisognerà ottenere
con i mezzi più severi il reclutamento dei lavoratori.5
Il XIV Corpo d'armata corazzato il 20 settembre impartì altre disposizioni orali ai comandanti di Napoli per
l'attuazione di queste misure in città e nei sobborghi:
Dato che sarebbe difficile aspettarsi iscrizioni volontarie, bisognerà procedere con la forza,
anche se possibilmente senza creare incidenti. (.) Gli italiani cosl raccolti - provvisti dell'equipaggiamento
indispensabile e di vestiario sufficiente - dovranno essere radunati in determinati campi e trattati per il
momento come prigionieri di guerra.6
Inizialmente, per la caccia ai lavoratori nella zona di Napoli erano stati previsti battaglioni di polizia; ma
poiché con il precipitare degli avvenimenti questì non sarebbero arrivati in tempo, l'esecuzione venne affidata
alla truppa. Il 23 settembre l'azione era già avviata secondo il piano: la 15ª divisione meccanizzata e 16ª
divisione corazzata avevano già rastrellato ciascuna 6-7000 uomini. Contemporaneamente erano stati fatti prigionieri
presso la divisione corazzata «Hermann Goring» 3000 «schiavi».
7 Tuttavia nell'azione ci si era già
scontrati con grossi problemi. Non si trattava soltanto dell'insufficienza delle forze militari «per garantire una
assoluta sorveglianza degli italiani»; un grosso problema costituiva la disponibilità di mezzi di trasporto
sufficienti. E, di fronte alla situazione militare, il capo di stato maggiore del XIV Corpo d'armata corazzato
riteneva che armi e strumenti fossero più importanti dei lavoratori: «Posto di fronte al problema se si dovessero
trasportare al Nord prima gli uomini o i materiali, il capo decide per questi ultimi».
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Inoltre le azioni programmate non si svolsero affatto lisce, perché dopo la sorpresa iniziale, la popolazione oppose una
notevole resistenza alle azioni tedesche; il giorno 26 la 16ª divisione corazzata annunziò che durante la cattura
si era avuto uno scambio di fucilate, che avevano ucciso un soldato e ferito altri due. Da parte italiana si erano
avute le stesse perdite. Per impedire altre azioni difensive, erano stati presi 25 ostaggi.
9 Il 79°
reggimento meccanizzato granatieri {inquadrato nella 16ª divisione corazzata) venne incaricato, in collaborazione
con il comandante della piazza di Napoli, colonnello Scholl, di intraprendere il 27 e il 28 il rastrellamento
degli operai napoletani.
10 Ma a quel punto, sotto la pressione delle deportazioni e delle distruzioni
che la popolazione di Napoli doveva aspettarsi, esplose la rivolta popolare delle «quattro giornate», durante le
quali si ebbero violenti combattimenti con i tedeschi: un primo esempio dell'effetto controproducente di misure
troppo severe, sopratutto in una zona prossima al fronte. Mentre nel corso del 27 furono ancora fatti prigionieri
2000 uomini, sembra che l'azione del 28 sia stata interrotta.
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Nello spazio di una settimana, dal 20 al 27 settembre, le truppe avevano fatto prigionieri e trasportati nei campi
di smistamento 18000 lavoratori. Anche se parecchi di essi prima o durante il trasferiento riuscirono a fuggire,
si tratta comunque di una cifra considerevole, da moltiplicare per tutti i membri delle famiglie colpite, i
parenti e gli amici.
12 Queste azioni provocarono esasperazione nella popolazione e - soprattutto tra le
famiglie colpite, i fuggitivi e i parenti degli arrestati - non di rado la decisione di opporre resistenza agli
occupanti. Simili azioni ebbero un effetto negativo che si alimentò da se. Se il numero di lavoratori deportati
rimase comunque esiguo, ciò dipese in primo luogo dal fatto che le truppe che combattevano al Sud erano estremamente
oberate di compiti e poco poterono preoccuparsi dell'ordine di Keitel. Mancavano mezzi di trasporto e altresì unità
per la sorveglianza. Inoltre l'ordine di Keitel e quello di Speer erano in conflitto tra loro circa gli obiettivi,
se cioè fosse più importante trasferire manodopera o materiale bellico.
13 Inoltre, il «trasferimento
al Nord degli italiani atti alle armi» occupava soltanto l'ultimo posto nella lista di priorità trasmessa da
Kesselring alla 10ª e 14ª armata.
14 Kesselring, del resto, aveva subito dato una doppia interpretazione
all'ordine di Keitel e accanto all'impiego di manodopera nel Reich aveva previsto anche un suo impiego nella
costruzione di fortificazioni, essendo ben consapevole che vi sarebbero state limitate possibilità di attuare
la cattura, la sorveglianza e il trasporto dei lavoratori. Era ragionevole altresì prevedere che i rastrellati
avrebbero opposto una resistenza assai minore se il loro impiego fosse stato previsto per una località più vicina
a casa. Per questo fin dal 20 settembre venne istituito un «ufficio per l'impiego di manodopera italiana» al
comando del colonnello Zimmermann e subordinato allo stato maggiore del Comando supremo dell'armata Sud. I gruppi
di lavoro composti da italiani, da costituire entro dieci giorni, sarebbero stati messi a disposizione delle unità
tedesche.!
15 Per raccogliere i lavoratori, Kesselring convocò i prefetti italiani ordinando loro di
«dichiarare immediatamente soggetti all'obbligo di lavoro i nati delle classi 1910-1925 e di radunarli a gruppi di
cento. Complessivamente verranno formate 120 unità di lavoro, ciascuna di cinque gruppi».
16 Attraverso
queste misure, Kesselring intendeva assoggettare all'obbligo di lavoro 60000 uomini. Ma per l'attuazione di questa
misura confidò nella collaborazione dell'amministrazione italiana, una speranza che sarebbe risultata praticamente
vana.
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Le organizzazioni per l'impiego di manodopera (e la Wehrmacht) si interessavano anche alle masse umane messe in
movimento dagli ordini di evacuazione. La popolazione italiana aveva dovuto sgomberare le zone costiere (che con
l'«ordine del Führer» del 10 settembre erano state dichiarate zone d'operazione militare), perché qui ci si
aspettava che avvenissero tentativi di sbarco nemici. II 22 settembre, con una ordinanza al ministero degli
Interni di Roma, Kesselring ordinò che la costa occidentale dell'Italia centrale tra Livorno e Napoli fosse
evacuata dalla popolazione civile per una profondità di 5 km e considerata «zona costiera vietata».
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II ministero degli Interni fu dunque poco più di una marionetta dell'ufficio distaccato dell'Amministrazione
militare a Roma che doveva controllare l'attuazione dell'ordinanza. Già la sera del 23 il suo capo Seifarth si
fece fare un rapporto sulle misure prese e visionò le corrispondenti istruzioni inviate ai prefetti.
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Gli ordini di evacuazione perseguivano un doppio obiettivo: innanzi tutto, la popolazione italiana doveva essere
allontanata dalle vicinanze del fronte per evitare spionaggio e sabotaggio.
20 Inoltre, e soprattutto,
doveva essere adibita ai lavori di fortificazione; questo fattore, che avrebbe esonerato la truppa combattente dal
necessario lavoro di trinceramento, era di estrema importanza per rallentare l'avanzata delle truppe alleate.
Il XIV Corpo d'armata corazzato il 4 ottobre ordinò dunque alle unità subordinate
di far evacuare senza riguardi tutta la popolazione civile immediatamente a nord della linea
Viktor, per una profondità di circa 5 km. Vietato farvi ritorno. Gli italiani che da un certo momento in poi
saranno trovati nella zona verranno fucilati. Ovviamente quest'ordine varrà in seguito anche per le linee Barbara
e Bernhardt. È necessario nel corso dell'evacuazione radunare nel principale campo di battaglia Viktor e Barbara
il maggior numero possibile di uomini abili, per poter disporre di manodopera con cui potenziare Bernhardt!21
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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