I BERSAGLIERI A MONTELUNGO
La terza compagnia del *cinquantunesimo* bersaglieri AUC si attestò a Mignano, sul fronte di Cassino, il giorno 7 dicembre 1943.
Il trasferimento al fronte della *terza moto* era stato difficilissimo e, in alcuni casi,
traumatico, con le motociclette spesso bloccate dallo strato di fango, altissimo,
che copriva le strade. Le cadute avevano causato
alcuni feriti, che non erano quindi più presenti nell’organico della nostra *terza*.
Il capitano Enea Castelli, bolognese, comandava la
compagnia.
Il cinquantunesimo, nella piana di Mignano,
ai piedi di Montelungo, schierava la seconda e la
prima compagnia nella vallata del *Peccia*, sul
fianco ovest del monte: la terza compagnia era appostata a
est di Montelungo, su Monte Rotondo, a lato della Casilina.
Nel corso della giornata del 7 dicembre i tedeschi presero
certamente buona nota delle nostre posizioni:
la notte dal *sette* all’ *otto* la terza fu presa di mira dai
mortai tedeschi, che martellarono a lungo
le pendici boscose di Monte Rotondo.
Morì Alfredo Aguzzi, simpatico amico romano che,
nel corso di passate, sciocche, innocenti battute scherzose, ridendo, ribatteva …. no… no caro…. io non moro in guera …
Povero, caro Alfredo, fu il primo a cadere
a Montelungo.
Altri furono feriti: ricordo Deni (Pasquale) …. una
scheggia di mortaio lo colpì a un
piede, perforò lo scarpone e
restò conficcata tra
suola e carne:
non riuscivamo a togliere lo scarpone …. Riccardi gli estrasse la
scheggia con le pinze, tra
le urla di dolore di Deni e i
commenti dell’italiano stentato di Riccardi - il sergente
Giuseppe Riccardi, figlio di italiani all’estero, che cadde da valoroso a Iesi, nel 1944,
medaglia d’oro al valor militare.
Così passò la notte.
Il mattino, otto dicembre 1943, la seconda compagnia attaccò
nella vallata del Peccia, e
i fanti del
*sessantasettesimo* sul
monte, partendo dalla quota
253, la prima
delle vette di Montelungo.
Da Monte Rotondo, con
la terza compagnia
non ancora impegnata
in combattimento, cercai di
intuire l’andamento dell’attacco,
ascoltando il crepitio delle armi:
distinguevo nettamente il lento …ta…ta…ta…
delle nostre mitragliatrici, e il
rabbioso, sconcertante, rapidissimo …crrr …crrr …crrr … del mitragliatore tedesco:
L’avevo già quasi intuito dalla prepotenza del fuoco
tedesco, ma arrivò puntuale l’ordine alla *terza*
di spostarsi velocemente a soccorso della seconda compagnia, a confermare che l’attacco era fallito.
Eravamo ancora ragazzi, e la
tragedia si abbattè fulminea
su di noi.
Nella fase di avvicinamento, ancora inconsapevole e inesperto, passai in piedi tra alcuni artiglieri
americani che vidi stesi a terra
con il fucile puntato:
guardavano me sbalorditi, gli americani
- diranno poi che i bersaglieri
avanzavano incuranti del pericolo … in
realtà non mi ero accorto
che avevo già
raggiunto la linea
di fuoco, perché mitraglieri
tedeschi, in contrattacco, erano entrati
nel nostro schieramento.
Fortunatamente, con alcuni colpi del cannoncino
anticarro da *47*, i bravi artiglieri di
quel reparto avevano sventato
l’incursione.
La terza
giunse a ridosso
del campo di
battaglia : … tornavano i pochi
superstiti della seconda
compagnia …sorreggendosi a
vicenda … feriti … storditi … vacillanti… lo sguardo allucinato …
Alle nostre angosciose domande … frasi spezzate … e i
nomi dei morti …
Gino
(Tambalo) generoso, allegro
veronese, che mi chiamava *testa da caposquadra* …Carlo
(Focaccia) romagnolo come
me, compagno di scuola alle Magistrali
di Forlimpopoli
… Mario (Cardone) atleta velocissimo, imbattibile avversario nelle gare
tra compagnie … e poi … Biancofiore … Buonaccorsi …
Corvino … e i *bocia diciottenni* … Bornaghi … Luraschi … Morelli … Santi … Sibilia
… cinque dei nove ragazzi della Accademia Navale di
Brindisi che si erano arruolati
volontari nel *cinquantunesimo* …. e gli altri ….
tanti altri ….
L’inflessibile logica militare ordina il contrattacco: ho imparato
allora che cose ritenute impossibili
…. si fanno …. si fanno …. sia pure in una
atmosfera irreale, allucinante.
Ci avviamo in un canalone fangoso: i tedeschi cercano di fermare la *terza*, scatenando
un intenso fuoco di sbarramento.
Le bombe di mortaio cadono
a centinaia sulle due sponde del canalone : se una lo centra siamo spacciati: sento
che il compagno che è davanti a me
è scosso da un tremito violento – gli
faccio coraggio, per farlo a me stesso.
Vincere il terrore …. stringere i
denti …. non
impazzire quando a
ogni sibilo …. e sono
centinaia …. dici a
te stesso …. questa è
la mia … questa è
la mia …. e i
*minuti* sono *ore* ….
mezz’ora
sotto il bombardamento …. è un tempo infinito ….è questo
il vero, sublime
valore del combattente.
Più avanti c’è uno spazio aperto, appena sotto le prime rocce di Montelungo:
è coperto da un alto strato di
fango e le granate a volte vi sprofondano senza esplodere: ma
ci sono anche
tronchi d’albero, tagliati
alla base dai
tedeschi …. gli
alberi mozzi …. e quando la
granata esplode su
questi spezzoni che spuntano
dal fango, l’effetto
è micidiale.
Così ci sono diversi feriti …. e muore Attilio Faggi amico
fraterno, generosissimo nel
soccorrere i compagni feriti.:
in barella mi
passa vicino Giorgio Barletta ferito a un piede -
in quel momento
lo invidio, lui
va in ospedale, al sicuro,
lontano da questo inferno …. povero Giorgio,
soffrì poi tutta la vita
per quella ferita maledetta.
La compagnia si porta ora sotto il costone centrale di Montelungo.
Miracolo: per un momento siamo al sicuro -
Dio mio … quelle buche
tra fango e
roccia, inattaccabili dai
mortai: il fango sembra ora un piacevole,
morbido letto, in quel
buco angusto, invulnerabile !
Ma l’ordine è inesorabile …. avanti ancora …. ecco il Peccia …. ci inerpichiamo faticosamente
sulla roccia, nel
fianco ovest del
monte.
Non
ho più la
percezione del tempo:
è buio ormai
e i mortai
tedeschi non sparano più.
Mario Cappella si apposta con il mitragliatore, io
e Gianni Recchi, capoarma ,
gli
siamo a fianco:
una raffica di mitra
si sente, improvvisa,
un po’ sulla sinistra, dietro
a noi -
Mario scatta in
avanti, verso il
fronte tedesco, si
gira e punta
il mitragliatore nella
nostra direzione. Accidenti …. si era
appisolato sul mitragliatore e
sappiamo che soffre
di sonnambulismo: cautamente
io e Gianni
riusciamo a svegliarlo
… incredibile,
Non è finita: ci
muoviamo nel buio ….
gli
artiglieri americani notano
i movimenti e cominciano
a sparare: fortunatamente il
tiro è un
po’ lungo, davanti
a noi - ma là
c’è Pio Meletti e
io tremo per
lui.
Si salva
però, caro Pio,
così mite e
buono: anche prima
di andare al
fronte ha sempre
ripetuto che il
suo carattere non
si accorda con
la guerra.
Raggiungiamo l’obiettivo, sul costone
roccioso del monte.
La tensione si allenta, esplode la stanchezza: ma
non c’è tregua.
…. aiuto ….
mamma …. ho sete …. voglio bere prima di
morire ….
Siamo impietriti: non sappiamo dove sia il ferito, e sospettiamo anche una trappola dei
tedeschi. Dopo un
momento di incertezza il capitano Castelli, che è sempre stato in testa alla compagnia, decide ….
si va a cercare il ferito.
Mi dice di preparare la squadra: nel frattempo riceve
l’ordine di inviare una pattuglia
sulla quota 253 di Montelungo, e
manda la mia
squadra sul nuovo obiettivo.
Il capitano andrà
personalmente, con altri
bersaglieri, a cercare
il ferito, e lo
salverà: è Gianni Della Valle, della
seconda compagnia, ferito al torace, sopravvissuto
in mezzo ai
morti.
Per
questa azione furono
decorati alcuni bersaglieri
della pattuglia,
non il capitano -
non ho mai capito il perché.
La mia squadra dunque si inerpica
sul monte, verso la prima vetta, la quota
253.
Su
quella vetta, adesso,
è eretta la
statua della Immacolata,
Nel buio, tra gli anfratti della roccia, avanziamo cautamente, a
breve distanza l’uno dall’altro -
Gianni, che mi segue, a un certo
punto perde il
contatto: sempre salendo,
cambia direzione, scorge
davanti a sé
una sagoma china,
pensa di avermi ritrovato
e sussurra … leo … leo … la
sagoma non risponde …
e Gianni, ormai
vicino, la scuote ……
è un tedesco morto, che l’urto
rovescia a terra ……e Gianni inciampa
poi in un secondo morto, tedesco … …
E’
ancora sconvolto, quando poco
dopo ci ritroviamo.
I
tedeschi avevano abbandonato
la posizione: ci
appostammo sulla vetta
raggiunta.
Nella notte recuperammo un fante del *sessantasettesimo* che,
in evidente stato confusionale,
vagava nella terra di nessuno, alla
ricerca dei suoi compagni ….
…. c’è la settima
lì ? ripeteva
dov’è la settima ? …
E giunse l’alba del 9 dicembre 1943, con il chiarore del giorno appena
percettibile per la presenza di una fitta nebbia.
Poi la nebbia scompare
… là, in fondo, ai piedi del monte, tra il Peccia e la
massicciata della ferrovia, appare il
campo di battaglia della *seconda* …. e tutti i
compagni caduti ….
poveri
corpi abbandonati come
tanti cumuli di
fango …
…………… destesi in abbandono
a l’arfio de
la ià ‘ngiassà coi brassi stenchi in croce ….
Così scriverà Gianni, in dialetto veronese.
Poveri compagni miei.
Allora non piansi:
la guerra è crudele anche in questo.
Adesso,
a ottantuno anni, non riesco a
trattenere le lacrime.
Trombettiere, suona il silenzio fuori
ordinanza, per i miei compagni di Montelungo.
LI Battaglione Bersaglieri A.U.C. "Montelungo", terza compagnia
8 dicembre 1943 . fronte di Cassino .