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16 DICEMBRE 1943 - MONTE LUNGO
Data: 22-05-2005Autore: VARICategorie: TestimonianzeTag: #dicembre 1943, bersaglieri, monte-lungo

16 DICEMBRE 1943 - MONTELUNGO

Poiché l’azione di attacco doveva ripetersi, giunse l’ordine di tenersi pronti e difatti, la mattina del 16 dicembre si attaccò.

Era il turno della 1a compagnia, la mia e il plotone d’avanguardia era quello del quale facevo parte, con al comando il Ten. Alfonso Bocedi. Ricordo che oltrepassammo il torrente Peccia verso la vallata fra Colle San Giacomo e Monte Lungo, finita la marcia di avvicinamento, iniziammo a salire sul monte per raggiungere quota 343, una delle tre gobbe del monte assegnataci come obiettivo. La raggiungemmo all’imbrunire.

I tedeschi avevano nel frattempo ripiegato. La prima preoccupazione fu quella di procurarci subito un riparo per proteggerci dal cosiddetto tiro di repressione che certamente avrebbero iniziato i tedeschi scesi da poco nella valle antistante e che ad occhio nudo scorgevamo.
Ricordo che si vedeva benissimo che affannosamente si stavano riorganizzando per una difesa anche perché, sul lato destro, alcuni reparti americani avevano sferrato l’attacco per la conquista del paese San Pietro Infine. Fu questo un momento di grande preoccupazione e di paura perché non avevamo alcun attrezzo per scavarci una buca di protezione. Come al solito iniziammo a far funzionare il verbo “arrangiarsi”: con le mani ormai esperte a qualsiasi fatica e con qualche pietra riuscimmo a farci una rudimentale difesa dove bocconi, ci sistemammo a gruppi di tre o quattro chiedendo in silenzio l’aiuto del buon Dio.
Poco dopo iniziò, come previsto, un violento tiro di repressione che ci martellò per tutta la notte, le granate di mortaio piovevano copiose su tutta la quota, ma mai colpirono fortunatamente una delle buche di protezione dove ci eravamo sistemati; ci cadevano addosso solo terra e sassi spostati dalle bombe che scoppiavano vicino.
Ricordo benissimo che ad ogni intervallo di caduta delle granate ci chiamavamo l’un l’altro per accertarci della situazione ed era tanto incoraggiante e soprattutto commovente sentirsi rispondere che nulla era accaduto.

Condividevo la buca con Rinaldo Flaim e Tommaso Greco, purtroppo non ricordo i nomi di tutti gli appartenenti al plotone, ma senz’altro fra noi c’era Dino Ridolfi, Vittorio Novelli, Marco Monteduro, Gabriele Luzi e Sergio Dorigo.
Devo proprio dire che il buon Dio ci aveva ascoltato. Questo stillicidio di bombe che arrivavano da tutte le parti terminò verso l’alba, il nemico si stava ulteriormente “sganciando” in quanto gli americani avevano nel frattempo occupato, dopo un’aspra battaglia, San Pietro Infine.
Alle prime luci del mattino vennero a darci il cambio alcuni reparti di fanteria (67° Regg.to) così avemmo la possibilità di ritirarci alle basi di partenza per sistemarci un pò, soprattutto per quanto riguarda la pulizia personale.

Per chi non lo sapesse, in piena guerra, con il pericolo sempre in agguato, si deve affrontare il tutto in condizioni di vita pietose, vivere all’aperto, in mezzo al fango, nell’acqua e sotto le avverse condizioni atmosferiche che in quei giorni non erano affatto clementi.
Si deve restare sempre vestiti comprese le scarpe ai piedi: quando me le tolsi, dopo dodici giorni, constatai che i calzini, nella parte concava del piede, avevano formato un corpo unico con la pelle che si staccava senza darmi dolore alcuno in quanto era una pelle morta a causa della forte umidità assorbita in tutti quei giorni.
Sistemai il tutto un pò alla meglio con una rudimentale fasciatura e mi infilai calze asciutte che conservavo da tempo nello zaino, fu la prima cosa che feci perché era la più urgente, poi mi lavai un pò la faccia, il collo e i denti con l’acqua alquanto torbida del torrente Peccia.
Mi sembrava di stare meglio, si fa per dire, ma quello che era più importante era di avere ritrovato una certa tranquillità.

L’episodio vittorioso del secondo attacco del 16 dicembre 1943 fu esaltato dal Comando Alleato e nell’occasione il generale Clark così si espresse in un messaggio al generale Dapino nostro comandante:

Desidero congratularmi con ufficiali e soldati per il successo riportato nel loro attacco di ieri su Monte Lungo e su quota 343. Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani di liberare il loro Paese dalla dominazione tedesca, determinazione che può ben servire ai popoli oppressi d’Europa.

Corrado Fiorini

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