QUI SI PARLA DI VOI... FORSE!
Sono passati 65 anni da quel nebbioso mattino del 8 dicembre 1943. Noi "giovani" allora non c’eravamo, ma in questi anni
la frequentazione dei luoghi, i molti libri letti, le interviste raccolte, le emozioni raccontate da "chi c’era" in quella
terribile giornata, ci hanno formato una sensibilità che ci fa sentire la battaglia di Montelungo un fatto molto nostro,
intimo, certamente non vissuto, ma visualizzato!
Molte volte, accompagnando i Reduci sui luoghi della battaglia, ci sentiamo dire:
"... ma ne sapete più di noi che c’eravamo, ...come fate? ...continuate così, ...siete la nostra memoria, ...anche quando
noi non ci saremo più!"
e questo ci basta!
Nessun merito ovviamente, basta solo dedicarsi a collezionare i vari frammenti della memoria, ma è anche vero che sentiamo
la spinta trasmessoci dal DNA dei nostri padri, che quella battaglia l’hanno combattuta.
Ed è proprio l’incitazione di chi era nel fango del Peccia o sulle rocce del Monte Lungo in quel freddo e fradicio dicembre
1943, che ci spinge ad essere presenti per partecipare al ricordo e per raccogliere, finchè ce ne sarà data l’occasione,
ulteriori frammenti di memoria. Tutto questo non fa che aumentare la nostra sensibilità ad ogni minima sbavatura.
Quest’anno cadeva un anniversario importante!
Sia per il numero degli anni, 65, sia per il fatto che ogni anniversario vede presenti sempre meno Reduci. Coloro che detengono
la memoria diretta dei fatti se ne stanno andando e noi sentiamo la brevità del tempo che rimane a nostra disposizione.
Molti di loro, in questi ultimi anni, sentendo inesorabile lo scorrere del tempo, hanno preso carta, penna e telefono e,
con il rispetto del caso, ma con l’autorevolezza che gli compete, hanno ripetutamente scritto al Quirinale per invitare
il Presidente della Repubblica nel Sacrario dove riposano i loro compagni, morti nella loro Battaglia ed in quei successivi
sedici mesi di guerra di Liberazione combattuta dorsale per dorsale, paese per paese, casa per casa per liberare la loro
e nostra terra.
Quest’anno è stato loro risposto che gli impegni già assunti non rendevano possibile la partecipazione del Presidente, ma
che lo stesso ha garantito la Sua presenza nel corso del 2009. In assenza della massima carica dello Stato, abbiamo ritenuto
doveroso ricordare all’organizzatore della cerimonia che da tempo anche il Governo non viene rappresentato a questa cerimonia
e che i morti di Montelungo, i primi del secondo risorgimento d’Italia, meritano di essere onorati in forma adeguata.
All’ultimo momento abbiamo così ottenuto la presenza di un sottosegretario di stato all’economia e alla finanza che però,
nel contesto della cerimonia, ha ritenuto di non prendere la parola.
Mi è tornato allora alla mente mio padre che, partito per il fronte nel giugno del 1940, presente con il LI° bersaglieri
a Montelungo e nella guerra di liberazione fino a Bologna e Bergamo nel 1945, così si lamentava:
"... siamo stati scomodi... di noi non si parla!"
Questa affermazione mi rammenta che nel 1946, quasi ad anticipare questo malessere, uscì un libro di Antonio Ricchezza con
prefazione del Gen. Dapino (proprio quello che comandò il 1° Rgp Motorizzato a Montelungo) dal titolo quasi profetico
"Qui
si parla di voi"; evidentemente i buoni comandanti di allora già intuivano la situazione che sarebbe venuta a crearsi!
Ed in questi anni effettivamente di Montelungo, dei suoi morti e della guerra di Liberazione combattuta dalle truppe regolari
dell’esercito italiano dal 1943 al 1945, se ne è parlato veramente poco!
Ma come si pensa di poter tramandare ai giovani conoscenza storica, valori e condivisioni di idee, se chi è preposto a farlo,
almeno nelle cerimonie ufficiali, non ne parla?
L’ho detto, siamo sensibili a certi argomenti, ma lo spirito puro dei ragazzi nati nel 1925, che decisero di lasciare il
Collegio navale per arruolarsi volontari nei ranghi del LI° Btg. Bersaglieri e che, diciottenni, si immolarono nel fango
della spianata sul Peccia e dei ventenni che caddero sulle rocce di Montelungo, devono essere raccontati ai giovani di oggi!
Lo dobbiamo a loro, a tutti i Caduti, ai Reduci e alla Storia, se ancora crediamo nel futuro del nostro Paese!
Mi vengono in mente altre parole scritte anni fa da un Reduce che, scampato alle insidie della guerra e venuto a conoscenza,
anni dopo, dell’ignavia di molti rappresentanti dello Stato e dell’Esercito di allora, così commentava in una lettera ad
un commilitone (trascrizione testuale da immagine dell’originale n.d.r.):
"Caro [omissis],
se poni mente a ripenserai al contenuto di tale documento, sono sicuro che fremiti di sdegno incontenibili ti saliranno
alla gola nel constatare in quali luride, grondanti sangue, mani di ignobili delinquenti, decidevano il nostro destino.
Poveri sogni nostri, poveri ideali frustrati, poveri nostri Fratelli che non tornarono. Coraggio, anche al cospetto di tali
delitti che pur dopo tanti anni gridano ancora vendetta, non dobbiamo mollare nemmeno questa volta!"
E noi, per loro, non molleremo!
Per fortuna ancora una volta la cerimonia militare dell’8 dicembre è stata nobilitata dalla lettura di due brani, veri e
toccanti, per bocca di due Reduci della Battaglia!
In conclusione, ancora una volta molte autorità militari hanno perso l’occasione per stringere la mano a quella dozzina
di arzilli ottantaseienni e additarli ad esempio ai giovani militari presenti. All’ingresso al Sacrario però, ci è bastato
vedere i volti delle persone più anziane che, al passare dei labari delle tre unità combattenti, 67° fanteria, LI° btg.
Bersaglieri A.U.C. e 11°artiglieria, seguiti dai pochi Reduci che ancora riescono a salire la scalinata, si sono sciolte
in un applauso vero e toccante.
Ho guardato quei volti, ho visto l’ espressione sincera dei loro occhi, di chi ha nel DNA la memoria di quei valorosi dell’8
dicembre 1943 sul Montelungo e sul Peccia…… tutto il resto, è inutile contorno.
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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