LA BANDIERA DI MONTE MAIO, 13 MAGGIO 1944
In questi giorni ha suscitato interesse il ritrovamento di una fotografia che ritrarrebbe la bandiera issata dai francesi su monte Maio, il 13 maggio 1944.
Pur ribadendo qualche perplessità sul fatto che la bandiera ripresa sia effettivamente quella issata sul monte Maio, ci è sembrato utile riproporre il racconto
dello storico e scrittore francese Jean Robichon, contenuto nel suo libro Le Corps Expéditionnaire Français en Italie, pubblicato a Parigi, nel 1981.
Il monte Maio, con i suoi 940 metri di altezza, costituiva uno dei principali punti di osservazione dell’artiglieria tedesca, dominando da una parte la linea di difesa sulla catena di creste tra i monti Girofano-Cerasola-Ornito-Faito-Feuci-Ornito e dall’altra un buon tratto della valle del Liri.
Nel primo pomeriggio del 13 maggio 1944, il comando del II battaglione del 5e Régiment de Tiralleurs Marocains inviò una pattuglia, al comando del maresciallo Vella, per verificare se la vetta del monte Maio fosse stata sgombrata dai tedeschi, che stavano ritirandosi precipitosamente dopo i combattimenti del mattino. La pattuglia arrivò in cima verso le 15 e poco dopo fu raggiunta dalla 1a compagnia del I battaglione (maggiore Renier). Sulla vetta si installò anche un osservatorio di artiglieria che prese immediatamente a dirigere i tiri sulle colonne tedesche che si ritiravano dal sottostante paese di Vallemaio.
Non passò molto tempo dall’arrivo dei primi francesi che la vetta fu raggiunta da un gruppo di prigionieri tedeschi, scortati dagli uomini del maresciallo Pomiès... e qui lasciamo il lettore al racconto di Robichon.
"Il maresciallo Pomiès si sente sfinito, come la ventina d’uomini che progrediscono, volenti o nolenti, soffiando
davanti a lui.
Contrariamente ai loro predecessori, gli uomini di Pomiès costituiscono della semplice mano d’opera che gli è stata assegnata, dopo che tutto era
cessato, dal capitano Tron, capo del 2e Bureau della 2a divisione di fanteria marocchina, che a sua volta ubbidiva ad un ordine del generale Dody,
sollecitato dallo stato maggiore del C.E.F.
Dody ha eseguito il mio ordine? Perde la pazienza Juin, sondando febbrilmente la montagna con il suo binocolo. Che cosa sta combinando? Il colonnello de Berchaux non ha ancora mandato il rapporto, generale, risponde il tenente Woizard, tentando di stemperare i nervi del suo capo, ma l’affare è sicuramente su una buona via!
Sono appena passate le 4 del pomeriggio ed è il momento in cui Pomiès sta portando a termine la propria missione dopo aver superato le ultime
grandi lastre di pietra sui fianchi del Maio.
Smunti, pieni di polvere, gocciolanti di sudore sotto lo sforzo, i prigionieri tedeschi posano il loro carico sulla cima. (...)
Ancora inebetiti dalla battaglia, riportati su quella cima d’inferno per uno scopo il cui senso non conoscono, salvo constatare che hanno dovuto
percorrere in senso inverso e sotto una scorta nemica il cammino che li ha portati alla prigionia, alcuni sono armati di pala e picco, altri si
alternano nel portare un ingombrante fagotto di grossa tela arrotolata, mentre il resto trascina con fatica fin dal basso, dalla conca della Masseria
Ruggiero, una specie di palo telefonico di dimensioni inusitate; per servire a cosa?
Solo il maresciallo Pomiès è a conoscenza del motivo della missione.
La corvée di venti prigionieri è dunque sul posto. I tedeschi scavano, tolgono le pietre, issano il palo e lo assicurano al suolo. (...)
Alla luce del sole che sta calando, il palo telegrafico si trasforma in un albero maestro imponente, di una robustezza e di un’altezza realmente
eccezionali.
E’ la volta del grande involto che libera il suo contenuto: una lunga banda di stoffa, 6 metri per 5, prima blu, poi bianca e rossa."
A quanto pare il bandierone fu visto per chilometri all’intorno, riempiendo di gioia non solo francesi e nordafricani che avanzavano inseguendo i
tedeschi verso Esperia, ma anche i soldati americani che puntavano su Spigno e inglesi e indiani, molto indietro nella valle del Liri.
Certamente lo videro i tedeschi, ancora ancorati alle difese di Montecassino e Cassino.
Bibliografia
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.... In definitiva l’idea manifestata dal generale Juin era che la 5a Armata sarebbe stata la vera e propria punta di lancia nella rottura della Linea Gustav!
05/04/2009 | richieste: 10086 | ALBERTO TURINETTI DI PRIERO
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