3-5 FEBBRAIO 1944 – I COMMANDOS A MONTE ORNITO E QUOTA 711
Situazione
L’operazione "Panther", così venne definito l’attacco del X corpo d’armata britannico, costituiva in ordine di tempo, la terza fase
dell’offensiva sulla Linea Gustav (prima battaglia per Cassino) , dopo l’azione del CEF a nord di Cassino e la presa di monte Trocchio da parte del
II corpo americano.
Il compito principale del X corpo britannico era quello di realizzare una minacciosa testa di ponte oltre il fiume Garigliano che, mettendo in crisi
i tedeschi, li costringesse a far affluire le loro riserve strategiche, altrimenti impiegabili contro il II corpo americano nella valle del Liri.
Il X corpo doveva sviluppare due direttici di attacco: la principale, verso Sant’Ambrogio sul Garigliano e i monti circostanti, avrebbe dovuto
assicurare il possesso di alcune alture di massima importanza per poter assicurare l’appoggio diretto al fianco sinistro del II corpo americano
impegnato nella valle del Liri. La direttrice secondaria, doveva percorrere la valla del fiume Ausente, tra Tufo e Castelforte, puntando a nord verso
San Giorgio a Liri.
Il generale McCREERY, scettico sulla riuscita dell’attacco statunitense nella valle del Liri, assegnò due divisioni, la 5a e la 56a, alla direttrice
lungo la valle dell’Ausente, e solo una brigata della 46a divisione all’importante attacco verso Sant’Ambrogio.
L’offensiva iniziò alle 21:00 del 17 gennaio 1944 dopo una intensa preparazione di artiglieria campale e navale e durò con fasi alterne fino
all’8 febbraio 1944.
I ripetuti tentativi di attraversamento del fiume nei pressi di Sant’Ambrogio sul Garigliano, tentati dalla 128a brigata (46a divisione), in una
posizione isolata a più di 10 chilometri di distanza dalla testa di ponte principale, non riusciranno. Il 20 gennaio il generale McCREERY decise che
la 46a divisione non avrebbe effettuato altri tentativi, inviando una delle sue brigate (la 138a) a sostegno della 56a divisione.
La 5a e la 56a divisione riuscirono invece a stabilire una testa di ponte oltre il fiume ma i ripetuti contrattacchi dei tedeschi riuscirono ad
arrestare i tentativi di avanzata dei britannici attraverso i monti Aurunci. I confini della testa di ponte non subiranno modifiche nei mesi
successivi fino all’inizio dell’operazione Diadem.
Nelle ultime fasi dell’offensiva venne impiegata, nel settore della 56a divisione, la No. 2 Special Service Brigade, trasferita qualche giorno
prima dal settore di Anzio.
Lo schieramento tedesco
Quando gli Inglesi attaccarono le posizioni tedesche, il tratto di fronte era difeso dalla 94a divisione di fanteria tedesca, una unità
ricostituita in Francia dopo il disastro di Stalingrado, in Italia dal mese di agosto 1943. Essa era comandata dal maggior generale BERNARD STEINMETZ
ed il 17 gennaio 1944 era schierata con il 274° reggimento granatieri nella zona Scauri – Minturno - monte Argento; il 276° reggimento granatieri
con il I battaglione fra monte Castelluccio e monte Purgatorio, il II nel settore Suio - Castelforte ed il III di riserva; il 267° reggimento
granatieri sulla costa tirrenica, fra Scauri e Terracina.
Sicuro che la 94a divisione non avrebbe potuto reggere l’offensiva britannica da sola, il generale VON SENGER, comandante del XIV Corpo d’Armata
tedesco, chiese ed ottenne dal maresciallo KESSELRING di far intervenire la 29. e la 90. Panzergrenadieren-Division, la prima nella zona
Esperia – Ausonia - Castelforte, la seconda nella zona di Minturno.
Già il 20 gennaio, la 29. Pz.Gr.Div. si dislocava a sud di Castelforte, mentre il gruppo da combattimento "Baade" della 90. Pz.Gr.Div. entrava in
azione il 21 a nord di Minturno.
Il 31 gennaio, il comando della 15. Pz.Gr.Div., schierata nella Valle del Liri, ricevette l’ordine di prendere in consegna il tratto di fronte
all’estrema sinistra della linea di difesa e la 90. Pz.Gr.Div. veniva ritirata e dislocata nella zona di Cassino.
In particolare, l’attacco contro il monte Ornito nella notte fra il 2 ed il 3 febbraio 1944 si rivolse contro il II battaglione del 276° reggimento
granatieri sostenuto da unità della 29. Pz.Gr.Div..
Anzio
In vista del previsto sbarco ad Anzio, era stato accantonato un lancio di paracadutisti che avrebbe avuto come obbiettivo la conquista di un’altura
che dominava la spiaggia dello sbarco. Al suo posto si decise in favore di un assalto via terra. La volontà era quella di negare una posizione
elevata di difesa al nemico.
La mattina del 20 Gennaio 1944 il No. 9 Commando e il No. 43 (Royal Marines) Commando vengono imbarcati a Bacoli sulla HMS Derbyshire. Prendono
riva senza difficoltà alle 05:30 del 22 gennaio, mentre era ancora buio.
L’avvicinamento alle posizioni di partenza dell’attacco è lento a causa del fango e del materiale di cui ogni uomo era carico; con il nemico solo
qualche schermaglia.
I Commandos raggiungono la posizione per l'assalto principale, che avviene, come previsto, alle 13:30; attaccano da NE e W e alle 14:30 le alture
obbiettivo della loro missione sono conquistate.
La mattina dopo il terzo battaglione americano Rangers assume le loro posizioni ed i Commandos sono collocati in riserva, prima di essere imbarcati
su un LST (Landing Ship Tank nda) e tornare a Bacoli dove arrivano la
mattina del 25 gennaio.
I preparativi della No. 2 Special Service Brigade
Al suo rientro a Bacoli la No. 2 Special Service Brigade viene avvertita dell’imminente impiego per ulteriori azioni.
Inizialmente il No. 9 Commando e il No. 43 (RM) Commando avrebbero dovuto costituire con il No. 40 (RM) Commando una forza da impiegare per un
contrattacco.
Tuttavia il generale McCREERY, comandante del X Corpo d’Armata britannico, decide di utilizzare il No. 9 Commando e il No. 43 (RM) Commando per
estendere la testa di ponte sul Garigliano nelle colline a ovest e prendere il controllo di tre cime: monte Fuga, monte Ornito e monte Faito. A
questi due reparti viene aggregato anche il plotone belga del No. 10 (Inter Allied) Commando.
Mentre i reparti si preparano a trasferirsi da Bacoli ad un bivacco ad est di Sessa Aurunca, il brigadiere T.B.L. CHURCHILL, comandante della No. 2
Special Service Brigade, e il tenente colonnello R.J.F. TOD, comandante del No. 9 Commando, accompagnati da guide del 6° battaglione del
"York and Lancaster Regiment", li precedono nella zona delle operazioni per valutare il terreno su cui dovranno combattere: rocce, pendii molto
ripidi ricoperti da ghiaioni e praticamente nessuna copertura naturale.
Riescono a vedere monte Ornito e la quota 711, ma non il monte Faito nascosto dalla cresta dell’Ornito; su queste cime, rifornire le truppe con
cibo, acqua e munizioni comporta un grande sforzo umano, anche senza l’azione del nemico.
E’ stata una salita terribile per arrivare in prima linea
disse il brigadiere CHURCHILL,
e una volta lì, abbiamo dovuto strisciare tra i massi per cercare i migliori punti di partenza per i nostri obiettivi.
Ben presto scoprono inoltre che lo sbarramento difensivo di fuoco del nemico è in grado di colpire fino a 900 metri davanti a loro e il
brigadiere CHURCHILL decide quindi di eseguire un attacco dal fianco dello schieramento.
A causa delle pessime condizioni del terreno i reparti impiegano due giorni e due notti per raggiungere le posizioni di partenza per l’assalto,
senza un’ora di sonno. Il brigadiere CHURCHILL decide di rimandare l'operazione di 24 ore per consentire alla truppa di riposare; nel frattempo,
accompagnato dai comandanti dei reparti, compie una seconda ricognizione e stabilisce il suo quartier generale in prima linea, in una porcilaia di
tre metri quadrati fatta di pietre. I bombardamenti del nemico intanto già hanno causato 16 vittime tra cui 5 morti.
Al No. 43 (RM) Commando viene assegnato il compito di salire dalle pendici a destra del monte Fuga e attaccare il monte Ornito prendendo la quota
711; il No. 9 Commando lo seguirà e catturerà la quota 803 da nord-est passando oltre per conquistare il monte Faito. Il plotone belga costituirà
la riserva. Non ci sarà intervento dell’artiglieria per conservare l’effetto sorpresa.
L'attacco
Alle 18:30 (2 febbraio ndr) il No. 43 (RM) Commando passa all’attacco.
L’avanzata è molto lenta e difficile; raggiungono le pendici orientali del monte Ornito e combattono per conquistare la cima. Il plotone "C" protegge
il fianco e dopo una serie di piccoli scontri garantisce il passaggio per il resto del reparto. I plotoni "A" e "B" conquistano rapidamente le
posizioni stabilite su monte Ornito, il plotone "D" e una parte del plotone “A” proseguono ancora in avanti e assicurano la quota 711.
Entrambi gli obiettivi del No. 43 (RM) Commando sono presi prima che faccia giorno (3 febbraio ndr). Gli uomini cercano di scavare delle trincee ma a
causa del terreno roccioso ciò è impossibile. Costruiscono allora dei muri di protezione, definiti “Sangars”, con grossi massi e pietre di grandi
dimensioni che danno loro la copertura dalle schegge delle granate.
Un’ora dopo dall’inizio dell’attacco del No. 43 (RM) Commando, si mette in movimento anche il No. 9 Commando ed allo stesso tempo entra in azione
l’artiglieria della 56a divisione, alla sinistra del reparto, con dei tiri di diversione, mentre da monte Fuga gli uomini del
"York and Lancaster Regiment" sparano con armi portatili. I tedeschi però reagiscono ed aprono il fuoco con artiglieria e mortai.
Da tre prigionieri tedeschi, appartenenti al 276° reggimento fanteria, si viene a sapere che il II battaglione del 276° reggimento presidia monte
Ornito, mentre un battaglione del 71° reggimento (29. Pz.Gr.Div.) occupa la quota 711. Rinforzi tedeschi affluiscono da Cerasola.
Con il monte Ornito controllato dai loro compagni, il No. 9 Commando supera monte Fuga e procede verso nord-ovest, verso una collina relativamente
piccola (quota 803 ndr), tenuta dal nemico, che avrebbero dovuto cogliere di sorpresa prima di poter muovere sull’obiettivo finale (monte Faito ndr).
La posizione è catturata con l’impiego di tre plotoni e subendo alcune perdite, ma i tedeschi rispondono con un nutrito fuoco di artiglieria pesante
e di mortaio. Verso mezzanotte (2 febbraio ndr) il No. 9 Commando trasmette che la progressione è lenta e sono sotto il fuoco di mortai.
Vengono colpiti i capitani KITHER e LONG e il tenente WILSON; il maggiore F.W. CLARK, che guida l'attacco, viene ferito a morte e poco dopo anche il
comandante, il tenente colonnello TOD, viene colpito ad un braccio; in rapida successione sono feriti sei ufficiali.
La cattiva sorte coglie anche il sergente maggiore THOMAS BEARDMORE: ferito gravemente ad una gamba da un proiettile incendiario o da una mina, viene ucciso da una raffica di mitragliatrice assieme ai compagni che tentavano di salvarlo. Sono circa le 02:30 del 3 febbraio 1944. [1]
Non c’è altra possibilità, alle 07:30 (3 febbraio ndr) il No. 9 Commando chiede e ottiene di ritirarsi verso monte Ornito.
Il brigadiere CHURCHILL informato sulla situazione si reca presso le posizioni occupate dal reparto (con lui era l'ammiraglio COWAN) e trova ciò che
resta del No. 9 Commando agli ordini del capitano M.R.H. ALLEN, l'aiutante di campo. Tutti i comandanti di plotone, tranne uno, sono stati uccisi o
feriti. Il brigadiere CHURCHILL, dopo avere informato il comando di divisione, decide che, in considerazione delle pesanti perdite, nessuna ulteriore
avanzata può essere tentata.
L’osservazione di intensi movimenti su una collina sotto monte Ornito, dove i tedeschi avevano fatto affluire una compagnia di riserva, e le
informazioni ottenute dall’interrogatorio di alcuni prigionieri (…) circa le posizioni assunte ai tedeschi, convincono però i Commandos che si sta
preparando un contrattacco. Alle 16:00 (3 febbraio ndr) infatti gli uomini del No. 43 (RM) Commando devono resistere ad un pesante contrattacco
tedesco con gravi ulteriori perdite. I tedeschi sono respinti grazie anche all’intervento dell’artiglieria ordinato dal colonnello HOWARD.
Quella notte (3 febbraio ndr) viene ordinato di preparare un piccolo attacco per ripulire la linea all’Ornito e alla quota 711. Il brigadiere
CHURCHILL fa avanzare il plotone belga che attacca ed esegue il compito senza trovare resistenza.
Il diario del OKW
2 febbraio 1944
La giornata è stata caratterizzata da una lotta esasperata per il possesso del massiccio di M.Cassino. Anche se il nemico qui potrebbe guadagnare terreno e sfondare, tutti cercano di ricacciarlo con contrattacchi, in parte corpo a corpo. (...)
3 febbraio 1944
15.Pz.Gren. Div. Attacco nemico a sorpresa nella notte fra il 2 ed il 3 febbraio con una irruzione locale ad 1 km. a nord di Monte Juga (monte Fuga n.d.r.) che potrebbe essere ridotto con un contrattacco. Nostri caposaldi sono ancora nella zona ad ovest del Monte ed a sud-ovest di Monte Ornito (1 km a nord di M. Juga). Collegamenti e ricostruzione della linea di difesa principale sono in corso. Una nuova prova di passaggio del fiume a circa 3,5 km a sud est di S. Andrea è stata distrutta dal fuoco combinato di armi pesanti e di fanteria. (...)
Come si può leggere, il 2 febbraio l'attenzione principale del comando della 10a Armata tedesca è tutta rivolta a Montecassino per via degli
attacchi americani; è in corso lo spostamento della 90.Pz.Gr.Div. dagli Aurunci a Cassino e poi verso il Castellone.
L'attacco dei Commandos inglesi prende quindi alla sprovvista i tedeschi che nella giornata del 3 febbraio si preparano per un contrattacco, quello
che sarà arginato dal No. 43 (RM) Commando.
La No. 2 Special Service Brigade viene ritirata
Viste le perdite e considerato il particolare addestramento di quegli uomini e quindi la loro difficile sostituzione, il reparto viene ritirato
e, alle prime ore del 4 febbraio, il suo posto su monte Ornito viene preso dal 5° “Hampshire” (128^ brigata).
Al momento del ritiro dalla zona delle operazioni la No. 2 Special Service Brigade ha già subito notevoli perdite tra morti e feriti. L’attacco è
costato al No. 9 Commando più di un quarto dei suoi effettivi ed il 50% degli ufficiali. Il No. 43 (RM) Commando ed il plotone belga sopportano
perdite minori, pari a 55 uomini.
Nella notte tra il 7 e l’8 febbraio 1944 gli inglesi sferrano il loro ultimo attacco nella testa di ponte del Garigliano. L’azione ha lo scopo
principale di impegnare i tedeschi su diversi fronti, in concomitanza di un attacco della 34^ divisione americana, che da giorni combatte a nord di
Cassino.
Dalla base di partenza su monte Ornito, due battaglioni avrebbero puntato su monte Cerasola e su monte Faito. Se l’azione avesse avuto successo si
sarebbe proseguito fino a monte Maio e nel frattempo una nuova brigata assegnata al X corpo britannico, la 1a Guardie (46a divisione) sbarcata a
Napoli il 5 febbraio, avrebbe puntato su Castelforte.
I tentativi inglesi furono però vanificati dalla resistenza e dai contrattacchi delle truppe tedesche e sia a causa delle ingenti perdite subite sia
per la precaria situazione ad Anzio, dove era richiesto un impegno superiore a quanto ipotizzato, l’intera offensiva britannica fu interrotta. [2]
Dopo un breve periodo di riposo, il No. 9 Commando venne riorganizzato su tre squadroni e il 1 marzo, forte di 14 ufficiali e 255 uomini di truppa,
imbarcò a Baia diretto nuovamente ad Anzio.
Conclusione
Sebbene il Monte Faito non fosse stato catturato, il generale McCREERY ebbe parole di lode nei confronti dei Commandos:
I Commandos avevano mostrato molto coraggio, intraprendenza e resistenza.
La presa di monte Ornito e della quota 711 furono un risultato importante e rappresentarono delle posizioni chiave per la difesa del fiume Garigliano, fondamentali durante l’offensiva di primavera (operazione Diadem). Proprio dal monte Ornito iniziò l'attacco della 2a divisione di fanteria marocchina nella notte fra l'11 ed il 12 maggio 1944. Il possesso del monte fu un vantaggio enorme per i francesi.
I caduti di monte Ornito
Una breve ricerca ha permesso individuare alcuni dei "Commandos" caduti nel corso dell’azione a monte Ornito.
Sono sepolti o ricordati nei due cimiteri del Commonwealth presenti in zona: il Cassino War Memorial e il Minturno War Cemetery.
Cassino War Memorial
Commando Graves at Cassino War Memorial
Minturno War Cemetery
Commando Graves at Minturno War Cemetery
* * *
Dal libro di Antonio Lisi "Il passaggio della guerra a Coreno", edito nel 2007, a pagg. 62-63 si racconta che nel 1984 un abitante di Coreno, passando vicino alla targa in legno, trovò un biglietto scritto a mano così composto:
"These words will fade
But our memories will never die
("queste parole svaniranno, ma i nostri ricordi rimarranno in eterno")
C2 - 5 Feb. 1944-
BARTON HAROLD
BELASCO DAVE
BESTOSCK TONNI
CALLF LESLIE
HOPKINS LESLIE
QURRIE JACK
WILSON (WILLIE) ALIX
WOOD TIMER"
segue un cerchio con al centro un pugnale e la scritta lungo la circonferenza
"THE COMMAND ASSOCIATION"
e poi la scritta:
"In Remembrance of our Comrades of 9 Commando 2 SS Brigade whoi fought here 2 to 5 feb 1944"
Questi erano i nomi di alcuni reduci inglesi che ritornavano ogni anno sul luogo degli scontri per omaggiare i loro commilitoni caduti.
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Immagini
Crediti e ringraziamenti
Le informazioni sull'azione di monte Ornito sono tratte da:
Le informazioni sulla situazione e sugli schieramenti sono tratte da:
Si ringraziano:
Note
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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08/12/2012 | richieste: 2576 | VALENTINO ROSSETTI
Le battaglie | #dicembre 1943, commando, garigliano-area, garigliano-fiume, monte-argento, unità-reparti