FU GÖRING, D’ACCORDO CON HITLER, A ORDINARE LA “RAPINA” DEI TESORI NAPOLETANI CUSTODITI A MONTECASSINO. DAGLI ARCHIVI VATICANI UN'INEDITA DICHIARAZIONE GIURATA DI UN UFFICIALE TEDESCO.
“Saccheggio”, “Rapina di guerra”: così, sin dal 10 e dal 18 novembre 1943, l’aveva denunciata al mondo Amedeo Maiuri, direttore del Museo Nazionale di Napoli, in
interviste al New York Times e alla radio britannica BBC e poi, nel 1956, nel suo “Taccuino napoletano”. Di “salvataggio con furti” avevo scritto dieci anni fa nella prima
edizione del mio libro “Montecassino 1944” (Castelvecchi, Roma, gennaio 2014). E, “rapina organizzata”, aveva sentenziato Achim Oster, primo ufficiale di stato maggiore
del comandante tedesco di Cassino, Fridolin von Senger, in una dichiarazione giurata del 1946, pubblicata per la prima volta nel libro di Benedetta Gentile e Francesco
Bianchini “I misteri dell’Abbazia. Le verità sul tesoro di Montecassino” (Le Lettere, Firenze, marzo 2014).
Una nuova, inedita dichiarazione giurata che ho trovato negli Archivi Vaticani conferma in modo definitivo che fu supervisionata e diretta proprio da Berlino, al più
alto livello, quell’ ”insidiosa operazione” (così definita, nel 2011, da Lutz Klinkhammer, vicedirettore dell’Istituto storico germanico di Roma) compiuta nell’autunno
del ’43 - tra Montecassino, Spoleto, Roma e Berlino - dalla Divisione Göring.
All’avvicinarsi del fronte a Cassino sulla loro Linea Gustav - che poi fu teatro, il 15 febbraio 1944, dello sciagurato bombardamento dell’abbazia
(un “tragico errore” degli anglo-americani, ma provocato anche dalle postazioni militari che i tedeschi avevano collocato non “dentro”, come ritenevano erroneamente gli
Alleati, ma proprio sotto le mura) - tra il 17 ottobre e il 3 novembre 1943 quelli della Goering – assicurando ai monaci di volerli salvare - imballarono e portarono
segretamente nel loro deposito di Villa Marignoli, a Spoleto, l’Archivio e la Biblioteca di Montecassino, e i Tesori dei musei campani che nell’estate del 1943, per salvarli
dai bombardamenti su Napoli, le autorità italiane avevano trasferito a Montecassino.
Poi, su pressione della stampa internazionale, del Vaticano e dei funzionari ministeriali italiani, i tedeschi - con due pompose e propagandate cerimonie a Roma
(8 dicembre 1943 e 4 gennaio 1944) - restituirono l’Archivio, la Biblioteca e gran parte delle opere dei musei campani. Ma mancavano molte casse: avevano già preso la
via del Brennero. Su ordine di di chi?
Il salvataggio del tesoro di Montecassino
La versione tradizionalmente accettata che il salvataggio delle opere d'arte di Montecassino dai bombardamenti alleati sarebbe dovuto all'iniziativa di due ufficiali tedeschi, animati dall'esclusiva volontà di salvare un patrimonio della cultura occidentale, ha sempre suscitato tra gli studiosi dubbi e perplessità. In questa pagina riportiamo in maniera obbligatoriamente schematica i passaggi salienti di questa vicenda.
Lo rivela definitivamente un documento inedito, che ho trovato nell’Archivio della Segreteria di Stato vaticana e pubblicato nella nuova edizione, ampliata, del mio
libro “Montecassino 1944, un’abbazia torturata” (Youcanprint, gennaio 2024). E’ una dichiarazione giurata (in italiano, tedesco e francese) rilasciata dopo la guerra,
il 22 luglio 1948, ad Amburgo, davanti al notaio Federico Wessendorf, da Ulrich Bobrowski, ex colonnello della Divisione Goering.
Intervenendo a difesa del generale Guglielm Schmalz, comandante di quella Divisione (che – durante il processo che gli era stato intentato a Firenze per crimini commessi
nella zona di Arezzo - si era vantato, anche lui, di aver salvato i Tesori di Montecassino), Bobrowski dichiarò:
[...] Dopo l’esecuzione di questo accantonamento [a Spoleto] la Divisione fece direttamente rapporto al Reichsmareschal Hermann Goering con la preghiera di decidere cosa si dovesse fare in avvenire di questi oggetti. Al rapporto fu allegata una lista esatta di tutti gli oggetti, che era stata [s]tesa meticolosamente da un ufficiale appositamente designato per questo delicatissimo lavoro. Innanzitutto giunse dal Reichsmareshal l’ordine che verrebbero [sic!] in merito a ciò ulteriori disposizioni, dovendo egli prima riferire sulla questione al Führer. Il Reichsmareshal ordinò oltre a ciò di far trasportare 12 dipinti tramite uno speciale commando a Carinhall [la residenza di campagna dove Göring aveva allestito il suo personale museo, N.d.A]. La scelta affidata all’ufficiale incaricato coll’esame degli oggetti. I così scelti 12 dipinti, che quest’oggi non posso denominare uno per uno essendo smarrita la copia delle carte di accompagnamento, furono trasportati alla fine del 1943 a Berlino, e furono consegnati il 12 febbraio 1944 dall’ex comandante della “Heimatdienststelle” del reggimento General Göring personalmente al Reichsmareshal. Si trattava a quanto posso ricordare di dipinti di Bruegel, Botticelli, Cronach, Rubens e Raffaello. Positivamente so che tra loro vi era il dipinto “Die Blinden” [“I ciechi”, che apparteneva al museo di Capodimonte di Napoli, N.d.A.] del Bruegel [...]. Fin qui, Bobrowski.
Tra quei capolavori rubati per arricchire le collezioni private di Göring e di Hitler (per il suo progettato museo di Linz) c’era la Danae" di Tiziano. Apparteneva al museo napoletano di Capodimonte, e Göring l'aveva già mostrata ai suoi ospiti il 12 gennaio 1944, giorno del suo 51° compleanno, nella sua residenza-museo di Carinhall.
Dopo la guerra, quei capolavori furono ritrovati dai “Monuments Men” Alleati in Austria, nelle miniere di sale ad Altaussee, vicino Salisburgo, assieme a tantissime
altre opere razziate dai nazisti nei Paesi che i tedeschi avevano occupato.
Chi erano i "Monuments Men"?
I "Monuments Men" non erano soldati professionisti. Erano esperti del settore culturale – direttori e curatori museali, storici dell’arte, bibliotecari, architetti, educatori e anche artisti – che si arruolarono volontariamente nell’esercito anglo-americano spinti dal desiderio di dare un contributo alla protezione del patrimonio culturale europeo.
Per il resto delle collezioni di Napoli – scrisse in una lettera al Times, pubblicata dal quotidiano londinese il 12 gennaio 1952 – è abbastanza vero che un certo numero di pezzi [...] furono prelevati e inviati in Germania. Io non sono in grado di dire se ciò fu fatto su iniziativa di qualcuno nella Divisione Göring o se l’iniziativa partì da Berlino.
Ora la dichiarazione giurata di Bobrowsky emersa dagli Archivi Vaticani getta una luce vistosa, definitiva, sulla storia di quella “rapina organizzata” e su chi ne fu il regista: Hermann Göring, d’intesa con Hitler.
Il documento di Bobrowski è pubblicato in Nando Tasciotti, Montecassino 1944, un’abbazia torturata, Youcanprint, 2024, pp. 75-76.
Bibliografia
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