LUIGI LAVIOSA - BATTAGLIONE BAFILE
Luigi Laviosa, di famiglia trentina, nato il 12 aprile 1922, abitava a Reggio Emilia. Il padre Carlo era ingegnere. Luigi Laviosa era stato ammesso
all’Accademia Navale di Livorno e nel 1943 ancora frequentava il corso per ufficiali di Stato Maggiore. Dopo l’8 settembre si arruolò volontario nel
Reggimento San Marco della Regia Marina e venne inquadrato col grado di Guardiamarina nel battaglione "Bafile". Con questo battaglione fu destinato al
fronte di Cassino, e poi lungo la direttrice adriatica col Corpo Italiano di Liberazione.
Cadde combattendo alla testa di un plotone il 21 luglio 1944 a Belvedere Ostrense. Scrisse un diario, che è conservato nel Museo del Risorgimento di Trento.
Nel bello e interessante libro Cinque anni di storia italiana, 1940-45 (Milano, Edizioni di Comunità, 1964) l’autrice Bianca Ceva ne riporta ampi stralci. Vi si ritrovano amor di patria, desiderio di azione e fedeltà al Re e alla Marina, sentimenti resi anche più veri e reali dai dubbi e dalle frustrazioni che, inevitabili date le circostanze, sono anch’essi rispecchiati nel diario.
Nel libro di Bianca Ceva sono citati fra gli altri anche due stralci del periodo in cui il "San Marco" fu sul fronte di Cassino:
25 aprile 1944
[…] siamo al fronte in linea [1]. Mi trovo in una massiccia casa di pietre, che ha l’aspetto di una vecchia dimora patriarcale abbandonata, della quale solo i sassi, gli enormi sassi delle pareti possono raccontare le vicende. Si trova, volgendo lo sguardo verso Nord, in fondo a una conca pacifica ed abbastanza larga che le nostre carte chiamano “L’Ancina” [2]... Siamo circa ad un’ora di cammino da Vallerotonda, il paese più vicino, e a circa un paio d’ore da Acquafondata. Il fronte è quello di Cassino, che non dista più di una decina di chilometri in linea d’aria.
[…] Ricevo dalle varie postazioni e dai vari posti di osservazione, dove si trovano i miei compagni, le notizie sul fuoco dei nostri mortai, dei mortai e dei cannoni nemici, dei vari rumori che si possono udire in prima linea in una notte qualunque.
[…] Questa mattina c’è molta nebbia, non c’è luna, si attende un attacco all’ala sinistra giù nella valle, dove è ora la nostra 3a compagnia e gli Arditi. Ci sono pattuglie nemiche non lontane. Il mio capitano è fuori per andare alle postazioni e so che non è arrivato a destinazione. Tra poco telefoneranno il perché.
[…] Di fronte a me che sta telefonando al suo Intelligence Officer, c’è il maggiore Douglas. Con lui vivo da una decina di giorni, notte e dì, e funziono da ufficiale di collegamento tra il Comando Canadese e il nostro di Compagnia, grazie alla mia mediocre conoscenza dell’inglese [3].
[…] Ho parlato finora col maggiore di molti aspetti che riguardano da vicino l’organizzazione del nostro battaglione e ho dovuto dire delle cose spiacevoli. E’ meglio che io non ritorni su questo argomento, perché ho anche vergogna di aver parlato a questo modo, perché ho lavato i nostri panni sporchi in casa d’altri … il che non è bello. Poco fa sono uscito di pattuglia con quattro uomini ed ho percorso circa tre km di boscaglia lungo il fiume Rapido che è nella zona neutra, senza incontrare nessuna pattuglia nemica; c’era un buio pesto ed un pò di nebbia. Siamo stati in giro 8 ore, dalle ultime luci all’alba.
[…] Qui sono molto esposto al fuoco nemico e credo che lo sarò di più tra pochi giorni quando andremo ad occupare delle posizioni più
avanzate. Vorrei essere colpito in fronte piuttosto di sapere poi che è successo qualcosa che possa scindere la purezza del ricordo che ho di
te [4].
Così sia. Ho ventidue anni compiuti. Talora mi sento bambino, talora uomo. Talvolta mi sembra che tutto sia finito e piango
sulla natura umana; talvolta, come in questo momento, la fiducia mi sostiene.
29 aprile 1944
[…] Qui in questo momento si sta dirigendo il fuoco delle nostre artiglierie. La mia compagnia è partita di qui ieri per cinque giorni di riposo a Vallerotonda. Io la seguirò domani; sono rimasto qui solo per aiutare il collegamento con la 1a Comp. che ci rileva. Tra una settimana andremo tra Valvori e Monte Cicurro, posizioni pericolose [5].
Non sono citati altri stralci relativi al fronte di Cassino. La storia del Guardiamarina Luigi Laviosa è così completata da Bianca Ceva nel libro citato:
[…] le notizie successive [all’8 giugno, ultima data del diario] ci vengono dalle testimonianze di alcuni compagni, dalle quali conosciamo anche quanto aspri furono i combattimenti in quel settore di Jesi, da cui i tedeschi si ritiravano contendendo ogni passo. Il 21 luglio al comando del I plotone in un’azione disperata per liberare alcuni compagni asserragliati in una casa, mentre il battaglione [Bafile] riceveva l’ordine di indietreggiare, il Laviosa si oppose ordinando, invece, di rispondere, sparando, al violento fuoco dei mortai tedeschi. Cadde ferito tra i suoi marinai; la morte sopravvenne più tardi a suggellare nel cuore di quest’adolescente il puro sogno dell’antico valore.
Sulla pietra tombale è scritto:
MEDaglia D'ARGento GUARDia MARina
LUIGI LAVIOSA
DI ANNI 22 BELVEDERE JESI
1 AGOSTO 1944
"NON PENSATE A ME ANDATE AVANTI"
Nella stessa tomba è sepolta la madre di Luigi Laviosa, la prof.ssa Pia Laviosa Zambotti.
La madre di Laviosa era una studiosa di archeologia molto quotata e nel suo volume Origini e diffusione della civiltà (Milano,
Marzorati Ed., 1947) ella scrisse una dedica al figlio:
Alla sacra memoria di mio figlio Guardiamarina Luigi Laviosa fulgido eroe del battaglione "Bafile" e ai suoi compagni di Montecassino e di Belvedere Ostrense che nell'ora più oscura d'Italia scelsero di combattere e di morire per riconquistare alla patria caduta l'onore e la libertà.
Bibliografia
Note
Collegamenti
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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