LA PRESENZA DI MILITARI RUSSI SULLA LINEA GUSTAV
Nel 1941, all'atto dell'attacco tedesco all'Unione Sovietica, l'eventualità della restaurazione di una Russia nazionale, non comunista, era
esclusa dagli scopi dell'invasione. I vertici nazisti non vedevano la necessità di ricorrere al sentimento nazionale dei popoli delle repubbliche
sovietiche per abbattere il regime comunista, fidandosi esclusivamente della forza militare messa in campo. Solo dopo le prime sconfitte, la
politica nazista nei confronti dell'Est cambiò e si orientò verso la disgregazione dell'Unione Sovietica, facendo appello al senso nazionale,
etnico e religioso dei popoli delle varie repubbliche.
Già nel corso del 1941, per iniziativa di singoli comandanti di unità militari, numerosi disertori e prigionieri sovietici vennero integrati
in reparti della Wehrmacht con compiti ausiliari (autisti, infermieri, cuochi, manovali ecc.): i cosiddetti Hilfswilliger, volontari ausiliari.
Inoltre, sempre per iniziativa di singoli comandi militari, molti disertori e prigionieri vennero raccolti in piccole unità, fino al livello di
compagnia, per essere impiegati nelle retrovie del fronte, le Ost-Truppen.
Il fenomeno assunse tali dimensioni che, il 30 dicembre 1941, venne avviato un vasto programma per dare impulso all’organizzazione di unità
ausiliarie composte da militari provenienti da tutti i paesi dell'Unione Sovietica, reclutati fra i prigionieri, i disertori e gli abitanti dei
territori occupati, e fu creato un Ispettorato per le truppe dell'Est.
Nel dicembre 1942, il noto generale russo Andrej Vlasov, ormai passato ai tedeschi, emise il cosiddetto "Manifesto di Smolensk", che conteneva
un appello ai propri compatrioti "per liberare la patria dalla dittatura comunista". Nacque l'idea di un Esercito Russo di Liberazione
(R.O.A. - Russkaja Osvobodietelnaja Armija), che fu avversata non solo da ambienti tedeschi, ma anche dai rappresentanti delle varie nazionalità
ed etnie che non volevano una leadership russa. (1)
La sigla ROA cominciò comunque ad essere usata per tutti i battaglioni e le compagnie dell'Est che, durante il 1943, superarono la forza di
400.000 uomini, tale da preoccupare l'O.K.W. che vedeva con sospetto la presenza di truppe giudicate per la maggior parte infide nelle retrovie
del fronte.
Malgrado l’enfasi con la quale la propaganda nazista fece conoscere al mondo la presenza di queste unità militari, nell'estate del 1943 fu presa
la decisione di ritirare dal fronte orientale tutti i reparti allora esistenti; raccolti e riorganizzati nei campi di addestramento della Polonia
e della Prussia, essi furono trasferiti nei territori occupati del sud e dell'ovest europeo.
I battaglioni, con qualche eccezione, furono separati e messi agli ordini di comandi di polizia e di comandi operativi o territoriali della
Wehrmacht, vanificando di fatto l'iniziativa del generale Vlasov, che riuscì a organizzare soltanto due divisioni di fanteria nel gennaio 1945,
con personale interamente raccolto fra i prigionieri in Germania, senza che potessero essere raggiunte dai tanti reparti ancora sparsi in Europa.
I battaglioni russi, o di altre nazionalità dell’Unione Sovietica, furono prevalentemente impiegati nel controllo del territorio o di impianti
strategici, nella costruzione di opere fortificate, e, spesso, nella Bandenbekämpfung, la lotta contro i partigiani.
Nel giugno 1944 le coste francesi, dal confine belga a quello spagnolo e lungo il Mediterraneo, erano contrassegnate dalla presenza di numerose
formazioni militari dell’Est, presenti anche in Belgio ed Olanda, mentre in Jugoslavia erano già attive due divisioni di cavalleria cosacca.
In Italia, la prima apparizione di questi reparti seguì di poco l’8 settembre 1943. Infatti tra il 23 settembre ed il 1 ottobre, la 162. (Turk)
Infanterie-Division fu dislocata nella zona di Udine e già nella prima settimana di ottobre fu protagonista di un sanguinoso rastrellamento nella
Valle del Natisone e nella zona di Cividale, conclusosi con 88 “banditi” uccisi. (2)
Ai primi di dicembre del 1943, nell’ambito della 14a Armata, furono trasferiti in Italia: l’Ost-Bataillon 26, a Cremona, l’Ost-Btl. 339 a
Milano, l’Ost-Btl. 412 a S. Pietro (20 Km. a Nord-Ovest di. Udine), l’Ost-Btl. 616 a Unterlatsch e l’Ost-Btl. 620 nella zona di Livorno. (3)
Il 16 dicembre mentre l’Ost-Btl. 620 veniva spostato nella zona di Lucca, arrivarono l’Ost-Btl. 263 nella zona di Udine e l’Ost-Btl. 617 a Susa,
ad Ovest di Torino; il 19 dicembre, il comando e due compagnie dell’Ost-Btl 560 a Savona.
L’8 gennaio 1944, nell’ambito del LXXVI Panzer-Korps, l’Ost-Btl 556 fu inviato nelle retrovie del fronte per essere impegnato nella costruzione
di fortificazioni (Stellungsbau).
In quello stesso giorno fu deciso di impegnare gli Ost-Btlen. 560 e 620 e la brigata tecnica slovacca nella zona a Sud-Ovest di Cassino.
Il giorno successivo infine fu presa la decisione di trasferire agli ordini della 10a Armata gli Ost-Btlen. 339, 560, 616 e 555, adibendoli
alla costruzione di fortificazioni.
Il 31 gennaio, nell’ambito del XIV Panzer-Korps, 13 uomini dell’Ost-Btl. 560 disertarono, portandosi via le armi in dotazione: fu il primo
caso di una lunga serie. (4)
Nelle immediate vicinanze della Linea Gustav, e probabilmente della Linea Hitler, furono dunque presenti almeno sei battaglioni dell’Est, adibiti
prevalentemente alla costruzione delle opere fortificate; tre di essi, il 560, il 616 ed il 620, sicuramente nelle retrovie di Cassino.
Lo storico Carlo Gentile, nel suo impegnativo lavoro sulla presenza militare tedesca in Italia, annota che il 27 gennaio ed il 16 marzo 1944,
alcune salme di militari russi furono inumate nel cimitero militare di Castrocielo, nelle immediate retrovie di Cassino, indicandoli come
appartenenti all’Ost-Btl. 520. (5) Siccome il numero non corrisponde a quello dei battaglioni citati nel diario storico dell’OKW, si può pensare
ad un piccolo errore di trascrizione e cioè che il numero esatto sia il 620.
E’ molto probabile che più di una compagnia sia stata adibita al trasporto di viveri e munizioni alle prime linee; altre sono state sicuramente
impegnate in compiti di perlustrazione e controllo delle vie di comunicazione nelle retrovie.
L’Ost-Btl 616 fu addirittura inglobato nel 194. Grenadier-Regiment della 71. Infanterie-Division, come III battaglione, rimanendo polverizzato
all’atto dei combattimenti dell’operazione Diadem. E’interessante notare che la sua presenza ad Esperia, fra il 15 ed il 17 maggio 1944, fu
evidenziata dai servizi di informazione del Corps Expéditionnaire Français. L’Ost-Btl. 412 divenne il III battaglione del reggimento 578 della
305. Infanterie Divsion.
Che fine fecero questi battaglioni, dopo il maggio 1944? E’ molto probabile che si siano dispersi nel corso dei combattimenti e della ritirata:
prigionieri o disertori.
Al contrario della 162a divisione turcomanna e di alcuni battaglioni che presero attiva parte alla Bandenbekämpfung nell’Italia Settentrionale,
sui quali esiste una notevole messe di informazioni, sulla fine dei battaglioni russi operanti sulla Linea Gustav e nelle sue retrovie sono
rimasti solo piccoli spezzoni di notizie, almeno allo stato delle attuali ricerche.
Alcune testimonianze di civili delle zone dove si protrasse la presenza dei russi, ci hanno tramandato memorie di furti e di violenze. A tale
proposito, in carenza di documenti di parte tedesca sulla zona di Cassino, è utile riportare alcune parti di una relazione del comandante di un
reparto che operò in Piemonte dal dicembre 1943 all’aprile 1945.
Nel rapporto firmato dal tenente colonnello Bökeler, comandante del Sicherungs-Regiment 38, un comando della Wehrmacht per la lotta contro le
“bande” con sede a Pinerolo, si descrive l’attività operativa di due battaglioni dell’Est, dal novembre 1943 alla fine di giugno 1944.
Per quanto riguarda il Russ.-Btl. 617, vi è scritto che “Il battaglione nel complesso ha funzionato, sebbene molti volontari siano inclini
all’ubriachezza ed ai furti. Interventi disciplinari non offrono alcun effetto. Molti volontari si presentano per gli impegni richiesti solo
perché sperano di trovare opportunità di compiere ruberie.”
Nel descrivere un ciclo operativo del Georg. Feldbtl. II./198, svolto nel Cuneese dall’8 al 30 aprile 1944, il tenente colonnello afferma
che: “I legionari si sono comportati bene in queste azioni dal punto di vista della combattività, arrivando tuttavia ad eccessi contro la
popolazione, a saccheggi, estorsioni e violenze”; tra queste ultime, alcuni casi di stupro.
Nel rapporto non viene neanche celato che il 4 giugno 1944 e nei giorni seguenti, ben 4 marescialli, 15 sottufficiali e 114 uomini del battaglione
georgiano disertarono con armi e bagagli, raggiungendo i partigiani della Valle di Susa. (6)
Alla fine della guerra, in base ad un accordo intervenuto durante la Conferenza di Yalta, tutti i militari ed i civili di nazionalità sovietica
catturati dagli eserciti occidentali, furono consegnati alle autorità dell’Unione Sovietica. Essi vennero rinchiusi nei campi di concentramento
e molti di loro, tra i quali generali ed ufficiali superiori, vennero fucilati o impiccati.
Note
Integrazione
26/03/2009Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
Articoli associati
LA LINEA GUSTAV, NAZIONALITA', ETNIE, RELIGIONI ED UNA BABELE DI LINGUE
Una delle peculiarità delle battaglie di Cassino resta senza dubbio quella dell’impiego di decine di migliaia di militari delle più svariate nazionalità, provenienti da tutti i continenti; ognuna di queste nazionalità era spesso divisa tra le più diverse etnie e religioni, in una babele di lingue e dialetti diversi.
The Gustav Line, nationalities, ethnic groups, religions and a chaos of languages.
La Ligne Gustav, nationalités, ethnies, réligions et une babèle de langages.
09/09/2008 | richieste: 8072 | ALBERTO TURINETTI DI PRIERO
Spigolature | canada, francia, germania, goumier, gurkha, italia, maori, nippo-americani, nuova-zelanda, polonia, uk, unità-reparti, usa