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IL GRANDE GIORNO DEGLI ULANI DEI CARPAZI, IL 19 MAGGIO 1944 A PIZZO CORNO
Data: 30/05/2015Autore: ALBERTO TURINETTI DI PRIEROCategorie: TestimonianzeTag: #maggio 1944, diadem-op, pizzo-corno, polonia, unità-reparti, veterani-reduci

IL GRANDE GIORNO DEGLI ULANI DEI CARPAZI, IL 19 MAGGIO 1944 A PIZZO CORNO

Su questo sito abbiamo già ricordato i combattimenti per la conquista di Pizzo Corno grazie al diario del tenente Kazimierz Marmoross, ufficiale del 15° reggimento Ulani di Poznan. [1]
Ora grazie al maggiore Valentino Mattei che ci ha messo a disposizione una relazione proveniente dall’archivio di Walter Nardini, siamo in grado di completare il racconto di quella giornata con la testimonianza del comandante del reggimento Ulani dei Carpazi, il tenente colonnello S. Zakrzewski. La riportiamo quasi per intero nel rispetto di una traduzione quanto più fedele dalla lingua inglese.

* * *

Per l’attacco a Montecassino, il 2° Corpo dovette proteggere le proprie ali e per questo scopo il generale Anders volle impiegare i reggimenti corazzati da ricognizione che furono appiedati ed utilizzati come fanteria in prima linea.
Il fianco sinistro del Corpo, davanti al Monastero, fu presidiato dal 12° Ulani ed il fianco destro dalla 6a brigata di Lwow, che impiegò i propri battaglioni di fanteria per l’attacco principale e prese sotto il proprio comando gli Ulani di Carpazia ed il 15° Ulani di Poznan.

Gli ordini per gli Ulani dei Carpazi erano i seguenti:

  • organizzare la difesa dell’estremo fianco destro del Corpo, proteggerlo e non permettere al nemico di penetrare nel villaggio di Caira di Cassino; particolare attenzione doveva essere data alla direttrice di Monte Cairo e Passo Corno;
  • prendere e mantenere il contatto con la divisione neozelandese del generale Freyberg a nord del Corpo polacco.

Noi useremo il nome di Passo Corno per la montagna che avremmo attaccato, anche se era un picco e avrebbe dovuto essere chiamato Pizzo, ma le carte contenevano errori, la parola “pizzo” era stata chiamata “passo”, e così appare su tutti gli ordini e rapporti, e persino in libri di tutte le nazionalità. [2]

Gli Ulani dei Carpazi erano un reggimento d’élite formato da veterani di diverse battaglie, alcuni della I guerra mondiale, e molti di loro della campagna del 1939 e più tardi del deserto libico e dell’assedio di Tobruk. Questa unità era stata addestrata per diversi anni e vi si era sviluppato uno specifico “esprit de corps”. [3]

Lo schieramento del reggimento in linea era il seguente: il 2° squadrone, comandato dal capitano Sokolowski, era piazzato sul pendio settentrionale del Castellone e il 3° squadrone del capitano Stryjewski prese posizione ancora più a nord, in un vallone. I due squadroni erano orientati verso Passo Corno e sbarravano il passo da quella direzione. Il 1° squadrone del capitano Frankowski si posizionò dietro al paese di Caira, fungendo da seconda linea in caso di attacco tedesco.

Le unità nemiche appartenevano alla 44a divisione di fanteria ed alla 15a divisione meccanizzata. Davanti al reggimento c’era il 4° battaglione di alta montagna comandato dal maggiore nobile von Ruffin. [4]

Lo svantaggio delle posizioni polacche era che il nemico poteva vedere all’interno delle nostre linee. Le posizioni polacche erano ad una quota di 300 metri e il nemico occupava posizioni ad un’altezza fra i 700 ed i 1.600 metri. Questa differenza di quote causò molte difficoltà.

Il comandante del reggimento, che ne era stato vice comandante, era il tenente colonnello S. Zakrzewski; in servizio negli Ulani fin dal 1943, era un esperto ufficiale di cavalleria. Il vice comandante era il maggiore Paciorek, l’aiutante il capitano Mentel ed il secondo aiutante il tenente conte Tarnowski.
Il comando del reggimento era in una casa di campagna, che poteva essere vista dal nemico così che spesso era oggetto di bombardamenti d’artiglieria, ma la costruzione di pietra era robusta e malgrado i molti colpi subiti compì il suo servizio fino alla fine.
Il comando era in una stanza e nelle altre c’erano il posto di soccorso ed altri servizi; il cappellano ne aveva una per se che serviva anche da piccola cappella. La luce era fornita da delle batterie e si può affermare che nelle condizioni di Cassino tutto ciò era un vero lusso.

Il reggimento si stabilì nel suo settore il 4 maggio e fino all’11 non successe nulla; uscirono solo delle pattuglie ed il duello fra artiglierie fu quotidiano. L’11 maggio cominciò l’attacco a lungo aspettato, preceduto da uno sbarramento di più di 1.000 bocche da fuoco che fu aperto secondo il segnale trasmesso dalla BBC di Londra.

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Gli ordini per i due reggimenti, i Carpatici ed il 15°, durante il grande attacco erano quelli di mandare forti contingenti in direzione di Passo Corno, per convincere i tedeschi di un attacco primario. Lo scopo era quello di diminuire la pressione nemica, soprattutto l’artiglieria, dall’attacco principale. Il reggimento subì delle perdite.

Il secondo attacco del Corpo polacco che era comandato dal generale Rudnicki, cominciò il 17 maggio e gli Ulani dei Carpazi ripeterono la stessa azione. Questo secondo attacco fu un successo ed il 18 il Monastero e le colline circostanti furono presi. Dietro la Linea Gustav, che fu rotta, i tedeschi costruirono una seconda linea di difesa che fu chiamata “Fuehrer Linie” e poi “Senger Riegel”. Questa linea di difesa includeva da Nord a Sudovest Passo Corno e Piedimonte.

Alle 10,45 del 19 maggio il comandante del reggimento ricevette un messaggio con l’ordine di assaltare Passo Corno, in pari tempo con il 15° Ulani di Poznan.

Il colonnello Zakrzewski ricorda quei momenti così:

"Pensavo che i miei superiori fossero troppo ottimisti su Passo Corno. Durante la conversazione telefonica, il generale Rudnicki mi disse che secondo la sua opinione Passo Corno era stato abbandonato dal nemico. Io avevo ragione di pensare che non era vero, perché poche ore prime avevo mandato delle pattuglie ed il nemico era sempre sulle sue posizioni.
Realizzai anche che il nostro obbiettivo era di primaria importanza perché era vitale per la sopravvivenza della Linea Senger. Questa era la ragione per cui mi aspettavo che la lotta sarebbe stata molto dura e che era necessario prepararsi al meglio.
Il fatto che il 15° Ulani avrebbe attaccato contemporaneamente per me era allo stesso tempo un aiuto ed una sfida. Dalle loro posizioni sul Castellone erano più vicini a Passo Corno e potevano avvicinarsi senza essere visti, al contrario della mia via di attacco che era più lunga e fiancheggiata dal nemico sui pendii di monte Cairo.
Ogni buona unità ha delle ambizioni e in questo caso ero convinto che il 15° non avrebbe preso Passo Corno prima dei Carpatici.
Distribuii le mie forze in profondità. La mia intenzione era di condurre un cuneo con un forte colpo su un singolo punto."

Il colpo principale sarebbe stato eseguito dal 3° squadrone del capitano Stryjewski e dal suo secondo, capitano Popiel. Io avevo piena fiducia in questi due ufficiali. Ordinai loro di combattere, solo combattere, senza curarsi delle perdite.
Morti o feriti dovevano essere lasciati indietro ed a nessuno era permesso di aiutarli. Dietro di loro si sarebbe mosso il 2° squadrone con il compito di evacuare i feriti e di provvedere al trasporto delle munizioni.
Agli uomini fu ordinato di muoversi come fulmini perché l’attacco si sviluppava su 600 metri di dislivello e nell’ultima parte in modo quasi verticale. Dopo il 2° squadrone saliva il resto con il compito di consolidare le posizioni raggiunte ed eventualmente di continuare l’attacco dopo aver preso la quota 893.
Il nostro attacco era appoggiato da due reggimenti di artiglieria e cominciò alle 13,30 dai pendii del Castellone.
Lo squadrone di testa fu immediatamente preso sotto un fuoco proveniente di fianco. Ci furono le prime perdite in morti e feriti e lo squadrone perse molti uomini ed equipaggiamento.
I cavi telefonici furono subito tagliati e le radio smisero di funzionare; poi cominciarono a mancare le munizioni, ma furono ripristinate dall’arrivo dello squadrone di supporto.

Dopo un’arrampicata difficilissima ed il verificarsi di situazioni drammatiche, arrivò l’assalto finale, eseguito alla baionetta, a colpi di bombe a mano, ma anche a pietrate.
Alle 15,15 la quota 893, Passo Corno, fu catturata.

Nel frattempo il 15° Ulani avanzava velocemente verso la sua preda, sui pendii meridionali di Passo Corno. Là si fermarono per un’ora e finalmente attaccarono da sud. Il loro assalto fu utile, ma di secondaria importanza.
Il reggimento Ulani dei Carpazi aveva perso 53 uomini, tra morti e feriti.

Tra i tedeschi che erano sulla quota 893, alcuni tentarono di scappare, ma molti furono uccisi e 25 furono presi prigionieri.

Stavo muovendomi dietro lo squadrone di testa e, dopo che la cima fu presa, mi portarono un alfiere K.H. Keck che comandava un plotone rinforzato. Era un eccellente tipo di soldato che, nonostante quello che era successo, non si era tirato indietro.
Gli chiesi se realizzava che i tedeschi avevano perso la guerra e mi rispose che Federico il Grande era finito in una posizione peggiore, ma alla fine aveva vinto la guerra!
Conversavamo in tedesco, che volevo cambiare in una lingua a me più simpatica, per esempio italiano o francese.

"Sì, rispose, posso parlare in latino o greco antico."

Sfortunatamente non conoscevo queste lingue e fu un peccato perché avremmo potuto far rivivere i fantasmi di eroi greci o romani.
Volli dare qualche conforto al nemico vinto così gli dissi che ci aveva causato molte perdite e mi congratulai con lui come soldato per il lavoro che aveva fatto. Dopo la guerra diventammo amici.

* * *

La conquista di Passo Corno è meritevole di essere ricordata.
E’ una battaglia che non viene citata spesso e così non è molto nota, ma da un punto di vista operativo è molto importante. [5]

Note

  1. ^ Cfr, Alberto Turinetti di Priero, a cura di, Dal diario del tenente Kazimierz Marmoross, il 15° reggimento Ulani di Poznan e la conquista di Pizzo Corno sulla Linea Gustav, in www.dalvolturnoacassino.it.
  2. ^ Sulle carte topogragiche dell’epoca, tedesche o alleate, di diversa scala, esiste sia Pizzo Corno che Passo Corno. Oggi sembra che il toponimo sia stato fissato in Pizzo Corno anche se desta ancora qualche perplessità quale sia la quota denominata Pizzo Corno: 893 o 912?
  3. ^ Il reggimento era stato formato in Siria nel 1939 all’interno della divisione di fanteria dei Carpazi, sotto comando francese. Dopo la caduta della Francia nel giugno 1940, i polacchi passarono in Palestina ed andarono a formare la “Independent Carpathian Rifle Brigade” agli ordini dell’8a Armata inglese. Il reggimento partecipò alle operazioni in Egitto e Libia, coprendosi di gloria a Tobruk. Ritirato dal fronte, fu stanziato in Palestina, dove venne incorporato nel costituendo Corpo d’Armata del generale Anders.
  4. ^ Dopo la ritirata da Cassino del 17 maggio 1944, le quote di Pizzo Corno andarono a formare il punto di sutura fra la vecchia Linea Gustav, ad est, e la nuova Linea Senger, ad ovest. Cfr. Alberto Turinetti di Priero, I carri armati polacchi a Piedimonte San Germano (20-25 maggio 1944), in www.dalvolturnoacassino.it.
  5. ^ Malgrado l’elevato numero di perdite, i combattimenti di Pizzo Corno sono poco ricordati nella storiografia corrente sulla campagna d’Italia. Essi ebbero infatti luogo dopo la caduta di Cassino e Montecassino, quando il fronte si stava ormai spostando velocemente verso Roma e l’attenzione dei comandi era essenzialmente orientata alla cattura della Città.
    Ciò non toglie che il ricordo di quei giorni debba essere conservato se non altro in memoria di chi cadde su quelle montagne. Il reggimento Ulani dei Carpazi partecipò a tutta la campagna d’Italia e divenne noto per essere stato la prima unità militare alleata ad entrare in Ancona, città nella quale è stata loro dedicata una strada.

Bibliografia

  • Wladyslaw Anders, Un’Armata in esilio, Cappelli, Bologna, 1950.
  • Giuseppe Campana, a cura di, Rapporto sulle operazioni del II Corpo polacco nel settore adriatico, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione delle Marche, Ancona, 1998.
  • Giuseppe Campana, a cura di, La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione delle Marche, Ancona, 2002.
  • Livio Cavallaro, Cassino, Le battaglie per la Linea Gustav, 12 gennaio-18 maggio 1944, Mursia, Milano, 2004.
  • Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio addestramento e regolamenti, Supplemento al “Notiziario stampa n. 7”, L’azione del II Corpo d’Armata polacco nella battaglia del Garigliano (Montecassino – Piedimonte S. Germano), 11-25 maggio 1944, Roma, 1948.
  • Henryk Pitkowski, Bitwa o Monte Cassino, Roma, 1945.
  • Karl Schröder, “Dort, wo der Adler haust”, Geschichte des Hochgebirgs-Bataillons 4, Eine Chronik aus den Jahren 1943-1945, s.d.
  • Melchior Wankowicz, Bitwa o Monte Cassino, III Vol., Wydawinic two. Oddz. Kultury i Prasy, 2 Polskiego Korpusu, Rzym, 1947.
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Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.

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Wanda Marmoross, figlia di Kazimierz, ufficiale del 2° Corpo polacco, ci invia la traduzione in italiano del diario scritto da suo padre, consentendone la pubblicazione, per la parte che riguarda il fronte di Cassino, sul nostro sito.

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