Scheda bibliografica

Pietro Cappellari

I LEGIONARI DI NETTUNIA - I CADUTI DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA DI ANZIO E NETTUNO (1943-1945)

Herald - 2009

Reperibilità: BUONA

2536

Formato: 17 x 24, pagine:248, lingua: italiano.

Nel corso della prima metà del Novecento, sia ad Anzio sia a Nettuno, esistevano i “Legionari”: la prima guerra mondiale, la “pacificazione” della Libia, la conquista dell’Etiopia, la Cruzada spagnola e, naturalmente, la seconda guerra mondiale, avevano visto la massiccia partecipazione di nettunesi ed anziati che con il loro sangue avevano scritto le pagine più belle della storia d’Italia.
Con l’8 settembre 1943, con la firma della resa incondizionata, sembrò spezzarsi questo “continuum” e quel popolo che aveva dato alla storia “Santi, Eroi, Navigatori”, sembrò scomparire nell’anonimato più completo.
Invece no. Troppo superficiale e troppo comodo sarebbe sostenere questa tesi. Perché, mentre tutto un mondo crollava, mentre l’Italia cadeva nella più dolorosa e vergognosa resa che la storia ricordi, vi fu chi, pur sapendo di andare di fronte ad una sconfitta certa, prese le armi “per l’Onore d’Italia” e dimostrò che quel tipo umano, capace di miracoli ed eroismi, non era scomparso dalla nostra penisola. Questi ragazzi, i ragazzi della RSI, dimostrarono che l’Italia poteva ancora vantare i suoi… Legionari. Questo studio intende ricordare coloro che per questa scelta sacrificarono quello che di più caro un uomo può avere: gli affetti e la vita.
Si trattò della scelta più difficile, ma a questi uomini poco interessava la “convenienza”, poco interessava il “calcolo”. Furono coscienti artefici del loro destino e furono coscienti che quella scelta, quel loro volontarismo, avrebbe costituito un “punto di non ritorno” che li avrebbe condotti anche al sacrificio supremo. Di fronte ad una massa “grigia” e rassegnata, che passiva attendeva lo scorrere degli eventi, il loro esempio rifulge come un faro di luce nelle tenebre della notte. Per sessant’anni il loro sacrificio venne dimenticato perché un’apposita censura politica non ha mai permesso che si parlasse di loro. Questo lavoro vuole scardinare questo processo mentale di censura della memoria collettiva e ricordare chi – con delle scelte ben precise – fu artefice e protagonista della storia. Particolarmente interessante la ricostruzione delle storie dimenticate di tutti quei nettuniani che, arruolatisi nelle Forze Armate Repubblicane, non fecero più ritorno alle loro case.
Questo è stato l’aspetto più difficile di questa ricerca. Neanche i famigliari, infatti, hanno mai saputo nulla della loro storia.

Si è trattato di andare a ricostruire tassello dopo tassello dei mosaici di cui nessuno aveva mai visto l’aspetto. Fatti avvenuti in diverse località dell’Italia settentrionale dimenticati anche dalla stessa memoria collettiva locale, su cui mancava un qualsiasi studio o testimonianza.
È stato così possibile, per la prima volta, ricostruire il disarmo del Presidio di Trino (Vercelli) della VII Brigata Nera “Bruno Ponzecchi”; lo scontro di Monforte d’Alba (Cuneo) sostenuto dalla Compagnia OP della GNR di Imperia; il rastrellamento del Monte Genevris della Compagnia OP della GNR di Brescia; il rastrellamento di Pareto (Alessandria) della Divisione “San Marco”; gli ultimi combattimenti in difesa della Valle Padana della Divisione GNR “Etna”; le stragi partigiane del dopoguerra a Milano; ecc.
Tutti episodi dimenticati che vengono ora presentati per la prima volta al pubblico, attraverso una rigorosa ricostruzione storica dei fatti.
Dopo più di 60 anni, tornano ad Anzio e Nettuno le storie dei loro figli caduti per l’Onore d’Italia.


Recensione tratta dal sito dell'editore.

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