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LA BATTAGLIA DI SAN PIETRO
Data: 03/12/2001Autore: FRANCESCO ARCESECategorie: Le battaglieTag: #dicembre 1943, san-pietro-infine

LA BATTAGLIA DI SAN PIETRO

Nel dicembre 1943 sulla Linea d'Inverno, i tedeschi occupavano le masse montuose del sistema Maggiore-Camino, gli sbocchi verso la breccia di Mignano, il monte Sammucro e, oltre questa linea, "una massa disordinata di montagne" ampia circa 16 chilometri tra le valli del Rapido e del Volturno, che si stendevano verso nord dal monte Sammucro oltre Venafro, verso la catena principale degli Appennini.

Le condizioni atmosferiche erano pessime ed ostacolavano entrambe i movimenti dei contendenti: freddo pungente ed abbondanti piogge si aggiungevano alle difficoltà incontrate nell'operare attraverso un terreno montuoso, ove pioggia e fango inibivano le attività belliche e l'afflusso dei rifornimenti, già precari per gli alleati a causa delle massicce demolizioni operate dal nemico. Per di più, con il passare dei giorni, la linea Gustav veniva sempre più rafforzata.

Esisteva un solo settore nel quale gli Alleati potevano muoversi in forze: quello oltre la stretta di Mignano, la valle del Liri, che portava direttamente alla capitale. Ma per raggiungerla essi dovevano prima cacciare i tedeschi dal massiccio del Camino che comprendeva i monti Lungo, La Difesa, La Remetanea, il monte Maggiore ed un piccolo paese chiamato San Pietro Infine.
A metà novembre gli alleati erano ancora a circa 16 chilometri dallo sbocco della valle del Liri: dovevano passare sei mesi prima di sfondare oltre Cassino.

La penetrazione della Linea d'Inverno doveva avvenire in tre fasi: prima l'occupazione di monte Camino e delle altre quote dominanti la statale n. 6 Casilina; a seguire si sarebbe proceduto all'occupazione del monte Sammucro con puntata verso Atina; infine, solo dopo la conclusione di queste operazioni, il II° Corpo sarebbe stato in grado di avanzare nella valle del Liri con la prima divisione corazzata in testa.

L'assalto al massiccio collinoso del Camino, doveva essere lanciato dal X° Corpo, seguito da un attacco sferrato dalla Prima Forza Speciale e da parte della 36a divisione che avrebbe dovuto effettuare una finta puntata verso San Pietro. L'azione principale verso monte Camino, che doveva essere sferrata dalla 56a divisione inglese, fu preceduta dal fuoco di sbarramento di 925 cannoni che spararono 165.000 colpi sulle posizioni tedesche nelle montagne, mentre il 2 dicembre vennero effettuate 274 missioni aeree seguite da altre 612 il giorno successivo. La divisione attaccò con due brigate e all'alba conquistò l'estremità orientale della cresta che, circa un mese prima, aveva respinto l'attacco della 201a brigata delle Guardie.

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Con un forte contrattacco la posizione fu ripresa da truppe della 15a divisione Panzer Grenadieren e mantenuta per tre giorni, nonostante i ripetuti tentativi alleati. Sul fianco l'altra brigata guadagnò terreno sul versante occidentale del massiccio, portando gli inglesi in vetta al monte Camino il 6 dicembre. A nord-est la Prima Forza Speciale, durante un attacco notturno condotto su terreno molto difficile, prese monte La Difesa prima dell'alba del 3 dicembre, ma le truppe furono respinte da monte La Remetanea il giorno successivo e solo dopo quattro giorni di aspri combattimenti, anche questo obiettivo fu occupato. La conquista di queste due quote costituiva la chiave dell'attacco alla cresta del monte Maggiore, presa dal 142° reggimento della 36a divisione "Texas".

La seconda fase dell'offensiva, che aveva per obiettivo l'apertura della statale n.6 Casilina e l'eliminazione dei difensori dai monti Sammucro e Lungo, poteva ora iniziare. Tra queste due quote, la strada percorre una valle larga poco più di un chilometro e mezzo, in cui il piccolo villaggio di San Pietro si erge a nord tra "terrazze rocciose coperte da frutteti". Il piano prevedeva l'avvolgimento delle due quote evitando la valle e la conquista delle numerose pendici e alture del monte Sammucro da parte di tre battaglioni, che ricevettero l'ordine di sferrare un attacco su due colonne. Sul loro fianco si sarebbero mossi i Rangers che avrebbero assalito la vetta posta più a nord.

L'azione doveva avere luogo nella notte del 7 dicembre ed alle prime ore del mattino seguente, il Primo Raggruppamento Motorizzato italiano, avrebbe dato l'assalto alle nude pendici rocciose del Monte Lungo da sud-est. I due attacchi americani contro monte Sammucro ebbero fortuna e dopo vivaci combattimenti, alle prime luci dell'8 dicembre, si riuscì a prendere la cresta vera e propria ed a difenderla contro un violento contrattacco. Anche i Rangers raggiunsero il loro obbiettivo ma furono successivamente respinti; la posizione venne ripresa all'alba del 9 dicembre e difesa con successo contro diversi contrattacchi sferrati dal 71° reggimento Panzer Grenadieren della 29a divisione.

L'assalto dell'altro battaglione lungo le pendici meridionali del monte Sammucro, ebbe andamento diverso. Partito alle ore 6,20 dell'8 dicembre da una linea situata a circa due chilometri ad est di San Pietro, l'unità di testa del 143° fanteria fu arrestata, dopo un'avanzata di soli 400 metri, da un intenso fuoco di artiglieria, mortai e mitragliatrici. I cannoni alleati presero allora il villaggio sotto un inteso fuoco per tutta la notte e appoggiarono i diversi attacchi che si svilupparono per tutto il 9 dicembre, con un guadagno di terreno insignificante e fino al ripiegamento delle unità di fanteria impegnate.

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Anche l'attacco italiano non riuscì. Il mattino dell'8 dicembre, alle ore 5,50, le posizioni tedesche furono cannoneggiate per 30 minuti ma, prima che l'attacco potesse svilupparsi, una fitta nebbia discese sulla montagna, come un'enorme cortina fumogena. I battaglioni di fanteria che stavano avanzando, incontrarono una vera tempesta di fuoco di mitragliatrici e mortai e nonostante le gravi perdite, continuarono i loro sforzi appoggiati dall'intera artiglieria del Corpo d'Armata. A mezzogiorno l'azione dovette essere sospesa e fu evidente l'assenza di un vero risultato, con i tedeschi ancora sul monte Lungo e parte delle pendici occidentali del monte Sammucro, in forze sufficienti a fermare qualunque avanzata verso San Pietro o nella valle percorsa dalla statale Casilina.

Il generale Walker propose di sfruttare il limitato successo ottenuto a nord della cresta del Sammucro, mediante un nuovo assalto da sferrare alle prime ore del 15 dicembre, seguito da uno sforzo principale rivolto verso San Pietro, affiancato dall'impiego di carri. Parallelamente si sarebbe effettuato un ulteriore tentativo sul monte Lungo, dopo l'alba del giorno 16.

Sulle montagne poste a nord del Sammucro, due battaglioni, tra cui uno di paracadutisti che doveva dare il cambio ai Rangers, incontrarono una resistenza molto vivace ed in due giorni di combattimenti non riuscirono a raggiungere l'obiettivo principale. L'attacco della fanteria e dei carri lungo la strada per San Pietro, posta sulle pendici inferiori del Sammucro, iniziò alle ore 12,00 del 15 dicembre, ma l'azione si rivelò estremamente ardua: la strada molto stretta era minata ed il terreno, su ambo i lati, era costituito da una serie di terrazze alte da uno a due metri e mezzo, con muretti di pietra, numerosi ulivi e coperture di cespugli. Letti di torrenti, valloncelli ed altre irregolarità del terreno, impedivano le operazioni fuori strada, gli alberi limitavano la visibilità a circa 25 metri e la pioggia aveva reso il terreno molto molle. Alla fine della giornata di combattimento solo quattro carri armati ritornarono al punto di riunione: dodici erano stati distrutti dal fuoco anticarro, dalle mine e dal tiro dell'artiglieria. La fanteria che avanzava si era scontrata con un fuoco terribilmente concentrato e dopo aver combattuto per otto ore, era riuscita a guadagnare solo pochi metri.

L'attacco fu ancora rinnovato senza l'appoggio delle artiglierie, dato che tutte le comunicazioni erano state distrutte e tenacemente, lanciando granate a mano, alcuni elementi raggiunsero il villaggio.

Con i battaglioni ridotti a circa 120 uomini, i sopravvissuti arretrarono sulle linee di partenza verso la metà del pomeriggio del 16 dicembre: sembrava impossibile snidare da San Pietro il 15° Panzer Grenadieren.

Al centro della valle l'attacco su monte Lungo iniziò a svilupparsi dal giorno 12 e portò alla conquista di diverse quote verso occidente. Nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre, un'azione simultanea a tenaglia fu sferrata da questa direzione e dalle pendici del monte Maggiore, sopraffece la maggior parte delle posizioni tedesche che cedettero alle prime luci del giorno. Il successivo attacco italiano liberò il resto della montagna nelle prime ore del pomeriggio del 16 dicembre ed i tedeschi si ritirarono verso Cassino. A sera un furioso contrattacco fu lanciato contro l'unità che occupava ancora le pendici di monte Sammucro, a nord della strada San Pietro-Venafro e la lotta continuò fino a mezzanotte. Pattuglie mandate avanti alle prime ore del 17 dicembre, trovarono San Pietro abbandonata e constatarono che i granatieri del 15° reggimento si erano ritirati.

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Bibliografia

  • IL PRIMO RAGGRUPPAMENTO MOTORIZZATO di Giuseppe Conti - Stato Maggiore dell'Esercito Ufficio Storico - Roma 1986;
  • THE BATTLE OF SAN PIETRO - n.18 della rivita AFTER THE BATTLE - London 1977.

Credito

Questo articolo è tratto da un pieghevole che l'Associazione Historia realizzò nel 1998 in occasione di un raduno di mezzi militari dell'IMVCC Sezione centro Italia.
Il testo è di Francesco Arcese, la ricerca iconografica è di Mauro Lottici.

Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.