La difesa all’Hotel Excelsior (Continental)
Operazione “Dickens” - Cassino 15-24 marzo 1944
Introduzione
L’operazione "Dickens", dal nome del celebre scrittore britannico Charles Dickens che durante un viaggio in Italia fece visita al monastero di
Montecassino, fu concepita dal generale Freyberg per tentare di scardinare le difese tedesche in città.
Tale operazione consisteva sostanzialmente in un attacco contro Cassino con l’impiego della 4a divisione indiana proveniente da nord, mentre
alla 2a divisione neozelandese spettava il compito di attaccare lungo la direttrice della via Casilina ed il terrapieno della ferrovia.
Contemporaneamente la 78a divisione britannica doveva superare il fiume Gari presso Sant’Angelo in Theodice ed aprire un varco per il Combat
Command B della 1a divisione corazzata americana. Tutto ciò era subordinato ad un’azione che avrebbe messo a dura prova i paracadutisti
tedeschi: la distruzione dell’abitato di Cassino.
Il 15 Marzo 1944 alle ore 8,30, sulla città di Cassino iniziò il bombardamento e in tre ore e mezza "piovvero" circa 1.000 tonnellate di bombe, sganciate da circa 500 bombardieri (il numero esatto non è stato mai chiarito). Verso le 12,00 un numero imprecisato di cannoni, obici e mortai di ogni calibro, aprirono il fuoco sulle postazioni tedesche conosciute. La cittadina laziale venne praticamente cancellata dalle carte geografiche.
L’Hotel Continental
L’hotel Continental (il cui vero nome era "Excelsior") rappresentava un punto chiave per la difesa della città di Cassino in quanto sorgeva nei
pressi della strada statale n.6 "Casilina", proprio dove essa piega a sinistra ad angolo retto dirigendosi verso Roma. Poco distante dall’hotel
vi era il comando del II battaglione 3° reggimento paracadutisti, posto dentro una grotta ancora oggi visibile. Dal "Continental" si poteva
controllare il settore della S.S. n.6, fino alla stazione ferroviaria.
Proprio all’interno dell’albergo i tedeschi avevano posto un cannone semovente SturmGeschütz III il quale usciva per condurre delle
improvvise sortite per poi tornare a nascondersi.
Esiste un filmato di propaganda tedesco dal quale sono stati tratti molti frames a guisa di istantanee. Nelle immagini appaiono vari soldati tedeschi, quelli che io ho definito "gli uomini del Continental", quasi tutti identificati.
Per un approfondimento circa la presenza ed il ruolo dei cannoni anticarro SturmGeschütz, in particolare nella città di Cassino, si veda:
I cannoni d'assalto di questi reparti giocarono un ruolo importante nell'appoggio delle truppe tedesche impegnate a Cassino. In questa pagina cerchiamo di fornire delle informazioni che siano anche di supporto durante la visione delle numerose immagini e filmati che ritraggono questi mezzi corrazzati.
01/11/2010 | richieste: 5260 | VALENTINO ROSSETTI
Spigolature | #marzo 1944, cassino, excelsior-area, sturmgeschutz, tank, unità-reparti
Il diorama
Come per la scenetta con i mortai, ho deciso di ricreare fedelmente l’interno dell’hotel.
Per far ciò mi sono servito delle numerose foto presenti soprattutto nel libro
Klaus J. Peters, FALLSCHIRMJAGER RGT.3 – Eine Chronik in Bilden, James Bender Publisching e devo dire che riprodurre fedelmente una scena non è
affatto semplice, infatti questo tipo di scelta ti può obbligare a non rispettare le normali "regole" dioramistiche.
Il punto focale, il taglio del diorama, l’equilibrio tra i vari soggetti, e cosa si vuol raccontare, tutto questo potrebbe essere compromesso, avendo come passaggio obbligato la struttura. La mia scelta principale in questo caso, è stata "fermare" la storia, raccontando un episodio importante della terza battaglia di Cassino. Su questa si è basato tutto il resto: l’interno dell’Hotel è realmente esistito, dalla porta murata, alle casse sulle quali vi erano le bombe a mano, al filo del telefono da campo, alla matassa di filo spinato, alle casse tutto è stato fedelmente riprodotto, non si tratta dei soliti kit di decoro, anche lo "StuG" è esistito, con il suo cassone dietro e la sua ruota di rinvio senza gomma.
Tutto come nella foto, questa è stata la mia sfida. L’esterno ed i colori usati per l’intonaco sono stati sempre frutto di foto e ricerche storiche.
Per farmi un’idea della proporzione della struttura sono partito da una foto che ritrae un soldato vicino il muro. Questa mi è servita grosso modo per ottenere delle misure in scala che si avvicinassero il più possibile alla foto. In secondo luogo, ho deciso il taglio dell’interno in modo che si potesse vedere il più possibile la parte maggiormente ritratta nelle fotografie che è quella con la porta murata e l’angolo con le casse inchiodate al muro. L’esterno e la parte superiore, benché non ci siano foto dell’Hotel disponibili, sono state riprodotte attingendo alle numerose altre foto della città di Cassino dopo il bombardamento.
Gli stampi in gesso
Con le misure ottenute ho fatto prima una prova con del cartoncino per vedere l’effetto. Dopo qualche aggiustamento sono passato a creare gli stampi per la colata di gesso. Per realizzarli mi sono avvalso dei fogli di plasticard Evergreen. Il plasticard è facile da tagliare, piegare (vedi la riproduzione dell’arcata), ed incidere, inoltre si può riciclare in buona parte una volta effettuato lo stampo.
Il concetto di "livelli" e del "negativo" in fase di progettazione
Vorrei soffermarmi brevemente su un concetto molto semplice che però può farci risparmiare molto tempo ed ottenere risultati migliori. Quando
stampiamo un muro, la cosa fondamentale e studiarne i "livelli". Ad esempio, se dovessimo piantare un chiodo, troveremmo prima lo strato di
rasatura, poi l’intonaco e poi il mattone. Ognuno rappresenta un livello di un determinato spessore. In fase di realizzazione dei livelli entra
in gioco il concetto di "negativo": per riprodurre un tratto di muro con una parte di intonaco è necessario calcolare lo "spessore"
dell’intonaco. Si prende un foglio di plasticard di uguale spessore, si taglia via la parte riproducente l’intonaco (positivo) e si applica sul
foglio base il contorno (negativo). Questo "negativo" permetterà, al momento della colata, di creare una sporgenza equivalente allo spessore
dell’intonaco.
Il principio è adattabile a qualsiasi sporgenza o rientranza del muro e facilita le operazioni successive, evitando di "scavare" l’intonaco
per tirare fuori i mattoni, operazione peraltro difficile.
Preparazione degli stampi
Per la base solitamente uso del plasticard spesso (es. 1mm) in modo che fletta poco e non rischi di deformare il risultato.Colata
Personalmente uso la scagliola, un tipo di gesso, anche se ho letto che altri usano stucco ceramico ecc.. Non li ho mai provati e non so
esprimere un giudizio in merito; il gesso a mio avviso rende benissimo l’idea del muro, dell’intonaco e dei mattoni o pietre, dipende poi da
come lo si scolpisce.
Lavoro con il gesso a presa molto lenta, mettendo più acqua, questo processo prolunga l’asciugatura ma ci dà l’opportunità di colare il gesso
negli angoli e dentro i "negativi" senza perdere i particolari. Scuotiamo infine lo stampo.
A questo punto si lascia asciugare il gesso. Volendo si può "cuocere" il gesso in un forno a temperatura bassa (60°-70°) per accelerare il
processo, ma attenzione a non esagerare e soprattutto a non tentare di estrarlo a caldo, si potrebbe rompere. Una volta asciutto togliamo il
gesso dallo stampo eliminando i bordi in plasticard ed infine staccandolo dal fondo. Anche qui prestate attenzione.
La struttura è stata effettuata con diversi stampi, uniti in seguito fra loro con colla epossidica bicomponente.
Scolpire il gesso
Scolpire il gesso è una cosa che mi appassiona moltissimo, anche in questo caso dobbiamo essere acuti osservatori. Nel caso di scolpitura dei
mattoni bisogna badare alla loro disposizione, non sono messi a casaccio, cosi come anche le pietre ed altro. Studiate bene gli incastri e
soprattutto le misure in scala. Spesso capita di vedere dei mattoni giganteschi.
Per i classici mattoni il discorso è molto semplice: si tirano delle linee con una matita utilizzando il righello sul gesso, si disegnano le
linee verticali e si intaglia il tutto con un taglierino utilizzando sempre il righello, specialmente nelle linee orizzontali. Niente mano
libera per le linee orizzontali! Per rendere la realtà sono solito "sbeccare" i mattoni e ripassare le linee con il taglierino di traverso.
Per le pietre il discorso cambia. Prima di tutto ho reso la superficie frastagliata utilizzando il trapanino elettrico. Poi con una fresa
collegata al trapanino comincio a disegnare le pietre, ripassando in un secondo momento nel solco creato con il cutter per darvi profondità.
L’intonaco, quello "sopravvissuto" al bombardamento, presenta varie scheggiature effettuate sempre con vari tipi di punte, dal taglierino
agli strumenti dentistici.
Per la porta con arco murata visibile nella foto, ho dapprima scolpito i blocchi di tufo, poi li ho coperti con dello stucco molak testurizzato
per dare l’idea della calce lenta utilizzata per fare attecchire l’intonaco.
Infine la parte dell’entrata crollata è stata realizzata spezzando prima il gesso, cercando di dargli la forma desiderata, e poi rifinendolo
con il trapanino.
Mi raccomando non gettate via gli avanzi di gesso, torneranno utilissimi per le macerie.
L’interno dell’Hotel
Ho posto particolare attenzione alla ricostruzione dell’interno dato che avevo molte foto a disposizione. Ecco quindi che la scultura si
arricchisce delle casse, e vari oggetti in plasticard, del filo spinato e delle casse appese al muro e usate come rastrelliere
per le bombe a mano.
Per riprodurre il filo spinato, dato che il filo spinato fotoinciso non è il massimo, ho utilizzato segmenti di filo elettrico; prima di tutto
ho intrecciato 2 fili tra di loro usando un metodo spartano ma efficace. Ho avvolto l’estremità dei due fili, dopodiché l’ho inserita nella
punta del trapanino, e tenendo i due fili per l’altra estremità ho fatto girare il trapanino accendendo e spegnendo l’interruttore. Quei
pochi giri permettono di avvolgere i fili tra di loro. Sono passato alla parte più lunga e laboriosa. Per ricreare le “spine” del filo,
tre su ogni punto, ho piegato un tratto di filo ad L ed ho girato intorno un altro tratto. Infine ho tagliato a misura i fili in modo che
restassero le punte. L’effetto è molto più realistico.
Le macerie all’esterno
Anche le macerie sono frutto dello studio fotografico effettuato, ho cercato di riprodurre gli stessi materiali con cui venivano costruite le
abitazioni, come marmi, pietre, tufo, tegole e travi di ferro; Il lavoro più impegnativo è stato autocostruire una finestra. Per far ciò sono
ricorso al solito plasticard, dopo ovviamente essermi procurato le varie misure. Ho ricostruito prima l’intelaiatura e poi sono andato ad
inserire le varie stecche. Ho aggiunto infine i cardini ed il sistema di chiusura della persiana con tanto di pomello.
Ho notato che da una foto scattata dall’interno verso l’esterno era presente una ringhiera penzolante. Ecco quindi che si è resa necessaria la
costruzione di un balcone con la relativa ringhiera. Il resto... beh cercatelo nelle macerie.
La pittura del diorama
Le macerie hanno ricevuto una mano di base di flat earth; in seguito ho cominciato a lavorare con colori acrilici per mettere in rilievo le pietre, e colori ad olio per le sfumature. Ho usato varie tonalità di ocra in quanto la polvere gialla derivante dal tufo sbriciolato era predominante. Per la polvere ho usato vari pigmenti e terre. La scultura è stata invece dipinta ad olio, sfruttando al massimo le proprietà di questo colore, realizzando velature con olio diluito, o sfumature tra diversi colori. L’intonaco sul fronte è stato dipinto in rosa antico per conferire una diversità cromatica alla base. Le case all’epoca potevano essere anche in verde marcio, giallo ocra, o appunto rosa antico.
Lo SturmGeschütz
Il mezzo, apparteneva alla SturmGeschütz Brigade 242, la quale si era già contraddistinta il 14 febbraio distruggendo 17 carri
avversari a sud di Cassino, insieme alla 15ª Panzergrenadier-Division, ed in seguito catturando intatti 3 Sherman con i loro equipaggi.
Dopo il tremendo bombardamento aereo e di artiglieria del 15 marzo 1944, a Cassino rimase operativo un unico "StuG", che appoggiò
validamente i paracadutisti colpendo l’avversario con uscite notturne, sino a che in aprile non venne distrutto da uno Sherman neozelandese.
[fonte Daniele Guglielmi].
Il mezzo subì numerose modifiche e quindi per la riproduzione di alcune parti si è ricorsi all’autocostruzione. I parafanghi sono stati
tagliati e sostituiti con quelli fotoincisi Aber; sono stati autocostruiti in plasticard i sostegni dei parafanghi sia inferiori che superiori,
nonché la giuntura dello scafo inferiore con la parte superiore del mezzo.
Il treno di rotolamento è stato reso mobile per poterlo meglio adattare al terreno, le parti in gomma del treno sono state usurate. E’ stata
sostituita una ruota motrice con quella della Friulmodel priva di borchia (questa è la classica licenza del modellista in quanto nelle foto
lo stug le aveva tutte e due).
E’ stato migliorato il sostegno del faro notek. I lanciafumogeni sono stati largamente migliorati ricostruendo i contatti.
La cupola del capocarro è stata assottigliata, sono stati tagliati via gli iposcopi e sostituiti con altri
autocostruiti (grazie al master realizzato da Emilio Terlizzi).
La botola del capocarro è stata migliorata. Le aste di scovolo sono state autocostruite cosi come la cuffia in cima all’asta; la base di
antenna sulla sinistra è stata autocostruita “aperta”, priva cioè della placchetta in ferro (vedi Achtung Panzer foto pag 54).
Sono stati ricostruiti i sostegni per gli shurtzen, nonché tutta la balaustra posteriore compreso il cassettone in legno.
Per la ruota senza la gomma (vedi foto Fallschirmjäger RGT 3 volume 2 pag. 518 e Sturm und Drang volume 2 pag. 152) ne ho ristampata una, ho
tolto la parte in gomma e usando una dima seghettata, ho ricreato le filettature in ferro. E’ stato autocostruito il sostegno per il badile,
il crick è stato largamente migliorato, è stata aggiunta la retina posteriore sopra la marmitta.
Per il resto qua e la vari dadi, viti e cerniere. Per la pittura della base ho usato gli smalti. Le scrostature sono state fatte con gli
acrilici, mentre le sfumature, i lavaggi e la ruggine sono stati eseguiti ad olio. Per la pittura delle croci tedesche ho usato le
mascherine della Lion Roar.
I figurini
I figurini sono un mix di tutto ciò che ho trovato sul mercato, e che si poteva adattare; ho usato dragon, warrior e verlinden, con le
solite teste hornet e mani historex. Il capitano Rennecke ha richiesto un particolare intervento in quanto indossava una giacca mimetica
delle SS. Sono partito quindi da un fotografo SS della verlinden, al quale ho tolto il colletto, cambiato la testa e con il magic sculpt
ho allungato i pantaloni. Gli altri hanno subito varie modifiche e autocostruzioni in particolare i giacconi mimetici dei paracadutisti,
il tutto utilizzando sempre il magic sculpt. Ho aggiunto inoltre alcune piccole varianti come la rete di pollo (chicken wire) sull’elmetto
di un parà, o il portacaricatori. Con del lamierino sono andato a ricostruirmi gli spallacci le varie cinte ed il soggolo in cuoio con gli
attacchi e le fibbie dell’elmetto sorretto dal paracadutista. Anche la cinghia dell’MP40 è stata autocostruita.
I figurini sono stati dipinti tutti ad acrilico.
Ringraziamenti
Desidero ringraziare i soci della sezione storica Moderno dell’Alfa Model Club, per tutto l’aiuto che mi hanno dato dalla documentazione alla
pittura, in particolare Giovanni Cicchinelli, Stefano De Paolis, Fabrizio Mercuri, Emilio Terlizzi.
Desidero inoltre ringraziare i miei amici dell’Associazione Battaglia di Cassino per tutte le informazioni fornitemi, in particolare: Livio Cavallaro,
Mauro Lottici, Marco Marzilli, Roberto Molle, Valentino Rossetti.
Un grazie infine va a Daniele Guglielmi per le informazioni sulla SturmGeschütz Brigade 242 e per la sua grande disponibilità.
Bibliografia
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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