Il ricordo di Leone Orioli
24/10/2008
Leone Orioli ci ha lasciato!
Oggi alle 9,45 il grande Leone Orioli ci ha lasciato ed ha raggiunto i suoi cari.
E' rientrato nei ranghi del grosso del LI° Btg. Bersaglieri e sicuramente ora, finalmente sollevato dalle pene della vita,
con la solita serenità, simpatia e rettitudine morale, si sta stringendo in un abbraccio con il cap. Castelli, il ten. Moiso
e gli altri.
L'immagine qui accanto
lo ritrae lo scorso 5 aprile in occasione del raduno
4 Passi sulla Gustav; anche se già piuttosto affaticato volle
comunque venire fino a Mignano e Cassino perchè ci teneva ad essere presente come reduce per......." raccontare ai giovani".
Appoggiato all'altare del vecchio cimitero del 67° Fanteria, sulle falde di Montelungo a quota 251, proprio dove trovò riparo
dai mortai tedeschi, racconta i fatti dell' 8 dicembre 1943.
Da notare gli sguardi attenti dei bambini; gli stessi che la sera del giorno successivo, al momento di lasciarci, si sono
aggrappati alle sue gambe e non volevano separarsi da Lui.
Questa foto, durante tutta la lunga malattia, l'ha voluta accanto al suo letto!
Tutti ci sentiamo in dovere di ringraziarlo per quanto in questi anni ci ha insegnato in termini di memoria storica ma soprattutto
di onestà intellettuale.
A noi ora il compito di valorizzare e mantenere vivo questo tesoro.
Claudio Vigna
24/10/2008
Un’ultima lettera a Leone
Una mattina di dicembre, mentre percorrevamo il sentiero lungo la spianata del Peccia, ti soffermasti per qualche attimo ad
osservare i pendii di Monte Lungo. Dopo un lungo sospiro mi stringesti forte il braccio dicendomi:
... anche quando lasciamo il mondo terreno in realtà noi non moriamo. Continuiamo a vivere fin quando il nostro ricordo è vivo
nella memoria delle persone.
Fino a quando esse si ricorderanno di noi, fino a quando ricorderanno i ragazzi del LI noi
continueremo a vivere.
Voi giovani che fino ad oggi ci avete dimostrato tanto affetto fate in modo che il nostro ricordo
non si perda nel tempo...
Non ho mai dimenticato quelle parole. Mai le dimenticherò. Così come terrò stretti a me i valori che mi hai trasmesso. Valori
per cui vale la pena di sacrificare tutti noi stessi. Valori che un giorno spero di saper trasmettere ai miei figli mantenendo
vivo il ricordo dei ragazzi del LI.
Grazie mille Leone.
Luigi Grimaldi
07/12/2008
Leone ritorna per sempre là dove tutto ebbe inizio
Ricordi e suggestioni di un evento che rimarrà scolpito nel cuore di chi lo ha vissuto e sofferto: la tumulazione delle ceneri di Leone Orioli a
Monte Lungo.
Scrivo con nelle orecchie le liete grida delle bimbe, eccitate dall’atmosfera natalizia e dalla vicina apertura dei regali. In queste occasioni,
al di là del significato religioso da cui mi sono allontanato da tempo, mi invade una gran malinconia. Sento il vuoto di chi ti ha lasciato
una sensazione concreta, importante, e ne soffro la mancanza.
Con Leone ci scambiavamo in questi momenti la rituale telefonata di auguri e finiva immancabilmente con
"dai un bacione alle tue bimbe meravigliose"
e con loro che lo ricambiavano chiamandolo "Nonno Leone".
Troppo poco è passato, troppo recente è il commiato che gli abbiamo tributato il 7 Dicembre per non averlo frequente visitatore dei miei
pensieri quotidiani. Impossibile non ricordare quel giorno, a Monte Lungo si respirava aria da eventi speciali, un sortilegio fatto di
ingredienti che si amalgamano così bene rare volte.... . Quel giorno è successo.
La Sua lunga agonia ci ha portati al decesso preparati, ma la Sua avventura non poteva, mi dicevo, finire in modo ordinario, strideva troppo con
la straordinarietà del personaggio, con la forza e l’impegno con cui ha combattuto per le cose in cui ha creduto e per la capacità che ha avuto
di contagiare di entusiasmo tutti coloro che Lo hanno avvicinato.
No, davvero no, per il commiato di Leone serviva altro e sentivo intimamente
che qualcosa, in linea con i suoi slanci genuini e fuori le righe, Lui da noi se lo aspettasse!
Ricordai la commozione con cui più volte aveva rievocato il gesto che feci di seppellire sulla spianata del Peccia una ciocca di capelli del mio
Papà, lo aveva colpito profondamente, aveva apprezzato sia l’amore filiale che la continuità di valori condivisi creatasi fra le due
generazioni, una cosa che oggi accade di rado e di cui Si rammaricava profondamente. Cominciai quindi a pensare a qualcosa del genere.
Un giorno, uno degli ultimi, durante uno dei tanti colloqui che quel periodo ebbi con Luca, Suo figlio, emerse che la Salma sarebbe stata cremata, come Lo era stata l’anno precedente quella della Mamma. Dentro scattò qualcosa e mi
convinsi che si doveva puntare alto. Rimanevo però solo portatore di un desiderio che poteva restare tale se non avessi incontrato la
sensibilità di Luca, l’unico a poter decidere in merito.
In una telefonata che non dimenticherò facilmente a causa dell'emozione nel trovare le giuste parole per prospettargli l’idea, rimase subito
colpito e disse che anche Leone ne sarebbe stato contento. Una parte delle Sue ceneri quindi avrebbe riposato a Monte Lungo!
Era fatta, quella speranza aveva preso corpo ed ora bisognava solo decidere il giorno e le modalità.
Decidemmo di trovare un posto che fosse significativo per la Sua storia e ci volle qualche tempo, doveva avere dei requisiti tali da poterlo
rendere inaccessibile in futuro, a chiunque, e questo non fu facile. Uscì fuori dopo l’ennesima ricognizione, la vigilia del giorno stabilito
per l’inumazione, con l’ansia di doverlo trovare a tutti i costi: nessuno di noi avrebbe accettato di lasciare un simile reperto alla mercé
della curiosità irriverente o peggio al vandalismo di alcuni individui!
Qualcuno di lassù ci ha dato una mano.
Alle ultime luci del giorno mi è apparsa una fenditura quasi rettangolare fra alcune grandi rocce. Sul fondo c’è del terriccio molle, scavo con
la zappetta e le mani fino a toglierne una decina di centimetri, ed ecco di nuovo roccia. Sembra la
fine anche di questo tentativo, ma noto che la roccia è crepata, non compatta. Stai a vedere, penso, che sono pezzi isolati che possono, con
un po’ di impegno, essere estratti? Ci lavoro una decina di minuti di buona lena incuneando fra le crepe la punta della zappetta e facendo leva
in tutte le direzioni, pian piano il gioco fra le rocce aumenta, riesco a prenderne un bordo, tirando e oscillando la prima esce, la seconda,
poi facilmente altre due, eccitato vado sempre più in profondità e mi appare la fine del condotto!
Sprizzo gioia come una fontana, davanti a me si è aperto un cunicolo profondo oltre un metro, largo da trenta centimetri e più di lato, pareti
di roccia, fondo di roccia, richiudibile facilmente con pezzi di roccia e cemento. Semplicemente perfetto!
In una frazione passo dall’entusiasmo per la "fortuita" scoperta sfociato in un grido quasi rabbioso, al sentir salire e sopraffarmi una grande, incontenibile
malinconia che mi fa di colpo sentire debole e triste.
Crollo seduto su uno sperone, la valle di Mignano sotto di me negli ultimi raggi di una giornata dicembrina: ho il fiato grosso, il cuore batte eccitato nelle arterie ed un’emozione che non
riesco più a trattenere mi bagna gli occhi.
L’oscurità che mi sta avvolgendo acuisce i sensi, il luogo è pieno di storie che conosco, quel che ci apprestiamo a fare mi strugge l’anima.
Intorno a me sento distintamente presenze amiche, silenziose e invisibili.
Lascio scorrere i minuti e nel buio che oramai avvolge le balze mi dilato nel tempo e mi scrollo di dosso quel granello di sabbia che nella
clessidra della storia sono 65 anni: mi ritrovo al 6 dicembre 1943, in un terribile autunno italiano, nel cuore di una linea difensiva con i
giorni contati, così come lo sono le vite di centinaia di uomini di varie nazionalità che adesso ancora si muovono guardinghi fra le buche di
queste quote, di quelle dei monti limitrofi, giù nelle valli.
Fra poco più di ventiquattro ore ci sarà l’assalto grande alla linea Reinhard, chilometri di monti e valli su cui si uccideranno senza pietà,
gli ospedali da campo si riempiranno di altra carne straziata ed il genere umano regredirà di un altro poco nella scala dell’evoluzione.
Leone era uno di loro, giù nella valle, distrutto come i suoi compagni da una marcia di avvicinamento alla linea spaventosamente faticosa, il cuore
gonfio d’ansia per un futuro incerto. Avrebbe di lì a poche ore conosciuto il lato oscuro, peggiore della specie umana e forse per questo
porterà per tutta la vita davanti a sé un verso del poeta inglese John Donne:
"Ogni morte di un uomo mi diminuisce, perché io faccio parte di un’umanità e dunque non chiedere mai per chi suona la
campana, essa suona per te."
Luca lo farà incidere sull’urna che racchiuderà le sue ceneri.
Passò insieme ai compagni di squadra una terribile notte di paura e angoscia fra queste pietre, fra cadaveri di tedeschi e colpi di mortaio e
vide la mattina del 9 dicembre lo scempio fatto alla seconda compagnia, 21 suoi compagni ora ridotti a cumuli di fango inanimato.
Scriverà di quel momento:
"Poveri compagni miei. Allora non piansi: la guerra è crudele anche in questo. Adesso, a ottantuno anni, non riesco
trattenere le lacrime. Trombettiere, suona il silenzio fuori ordinanza, per i miei compagni di Monte Lungo."
Esattamente 65 anni dopo, alcuni suoi commilitoni, insieme a familiari ed amici, alla presenza del Labaro del LI, in una struggente, intima
cerimonia di addio, riuniscono per sempre Leone Orioli a quel Monte tanto importante nella sua vita... e, fra le rocce di Monte Lungo, è
risuonato il "silenzio fuori ordinanza" come desiderato, per i Suoi compagni ed ora anche per Lui.
Paolo Farinosi
31/01/2009
Leone Orioli
Ci sono poche persone nella vita che lasciano un segno indelebile in te, anche se le incontri per un breve periodo.
Leone Orioli era una di quelle figure.
L’ho incontrato soltanto in quattro occasioni ed è rimasto impresso nella mia memoria. Abbiamo comunicato abbastanza bene
malgrado la barriera della lingua. E’ stato molto generoso parlando con me ed ascoltando pazientemente, mentre cercavo le parole giuste in
italiano; era molto interessato a mio padre che ha combattuto in Italia durante la seconda guerra mondiale.
Abbiamo scherzato sul fatto che il suo nome "Leone" è anche il mio segno zodiacale, in questo modo non avrei mai potuto dimenticarlo.
Da artista io l'ho trovato irresistibile; non dimenticherò mai il suo viso ed i suoi occhi brillanti e penetranti, i suoi lineamenti distinti
chiedevano di essere ritratti. Questo schizzo è stato fatto durante il raduno "Quattro Passi Sulla Gustav - 2008", mentre Leone
ci faceva partecipare con passione e dignità alle sue esperienze della guerra.
È stato un privilegio passare del tempo con un uomo del genere.
There are only a few people in life who leave an indelible impression on you, even when you meet them for a very short time.
Leone Orioli was one such person.
I met him on only four occasions, but he was unforgettable. We managed to communicate well enough despite a language barrier. He was
generous in the time he spent talking to me, patiently listening as I struggled to find words in Italian, and was interested
to know about my father who was a solider in Italy during the war.
We joked about his name being my star sign, Leone, so I would never forget his name.
As an artist though, I found him irresistible. I will never forget his face or his brilliant and piercing eyes. His distinctive features were
just asking to be sketched. This sketch I made during the "Quattro Passi Sulla Gustav - 2008", as Leone shared his wartime experiences with
passion and dignity.
It was a privilege to have spent time with such a man.
Kay de Lautour
12/02/2009
Il libro di Leone Orioli
Convinto da alcuni amici, Leone scrisse la sua vicenda che ora è diventata un libro.
Un regalo per aiutarci a non dimenticare.
Grazie Leone!
Valentino Rossetti
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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28/08/2005 | richieste: 3058 | VARI
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