"MAORI NEVER SLEEP!" - UN MAORI NON DORME MAI!
Il 20 maggio 2004 si proponeva come una tipica giornata d’inizio estate: calda e umida. Nel primo pomeriggio il Primo Ministro Neozelandese Helen Clark, arriva al Cimitero “Inglese” di Cassino, per ricordare i caduti di quei tragici giorni del 1944. Tra i tanti che caddero, anche gli uomini del 28° Battaglione Maori, che si sacrificarono combattendo fino allo stremo delle forze, per la conquista della stazione ferroviaria e della città di Cassino.
Ha inizio così la cerimonia di commemorazione, solenne e semplice allo stesso tempo, dei caduti della Nuova
Zelanda, con la partecipazione dei reduci, dei familiari e delle Autorità Neozelandesi che si mescolavano alla
folla come “gente comune”.
Ciò può sembrare banale, ma questa situazione ha contribuito a rendere più solenne e intimo quel momento, dove il
centro dell’attenzione doveva focalizzarsi sul ricordo e sulla memoria di tutti quelli che nel 1944 erano lì e che
ora, morti o vivi, sono comunque idealmente e spiritualmente presenti: era la loro giornata!
Tutte le cerimonie che hanno caratterizzato il ricordo dei caduti Neozelandesi sono state perennemente
accompagnate da un “manipolo” di Maori che hanno fatto da splendida cornice alle manifestazioni commemorative.
La loro presenza è stata costante; hanno eseguito i loro rituali volti, inizialmente, a purificare le loro “aree”,
in seguito a proteggere i loro “simili” ed infine a ricordare e commemorare i loro caduti.
La cerimonia al Cimitero Militare Britannico si è svolta in modo tale da consentire a tutti di partecipare alla
funzione religiosa, al termine della quale, come del resto in tutte le altre cerimonie, i partecipanti si sono
sparpagliati tra le lapidi del cimitero.
Chi cerca il nonno, chi il padre, chi lo zio, chi il proprio comandante, chi il proprio amico e compagno di tante
avventure, che magari morì durante un’azione a seguito dello scoppio di una bomba e solo il caso volle che anch’egli
ora non fosse lì, seppellito accanto al proprio “fratello d’arme”.
Del 28° sono tornati solo in quattro! Gli ultimi quattro che potevo vedere trascinarsi tra le tombe dei loro
“fratelli”, con la tristezza impressa sul volto bagnato di lacrime e che lasciava trasparire tutte le brutture
che “quei vecchi uomini” avevano vissuto e sopportato. Ancora oggi, a distanza di 60 anni, portano i segni e mostrano il
dolore delle ferite che mai potranno rimarginarsi.
Mentre tutti si intrattengono tra le lapidi, compreso il Primo Ministro sola e senza scorta, raccolti in composto
silenzio, accanto ad una tomba, iniziano a radunarsi dei reduci, dei familiari e dei ragazzi.
E’ la tomba dell’amico di uno di “quei quattro”; quest'ultimo tornava, per la prima volta a Cassino dopo sessanta
anni, insieme alla nipote di quel caduto. Si crea una strana atmosfera, quasi mistica; si può percepire la
commozione di tutti e in quel momento inizia un tipico rito Maori, simile a quello che siamo abituati a vedere in
TV quando la nazionale di rugby Neozelandese scende in campo. A poco a poco tutti si avvicinano: noi italiani
guardiamo incuriositi, mentre i neozelandesi presenti si uniscono al rito. I più anziani partecipano con la
preghiera e accennano a qualche “passo della danza rituale”, chiamata “Haka”, i più giovani pregano e danzano con
sentimento ed entusiasmo. Al termine del rito l’assemblea si scioglie con tristezza, quasi a non voler
“abbandonare” nuovamente l’amico ritrovato.
Mentre ci incamminiamo verso le nostre auto, noto un ragazzo poco più che tredicenne: indossa una giacca, una una camicia bianca e una cravatta nera, visibilmente troppo grandi per la sua corporatura. Sulla giacca reca esposto un ricco medagliere. Preso dalla curiosità gli chiedo spiegazioni ed egli mi risponde che era l’abito da cerimonia del nonno, morto l’anno prima, e che lui, per rendergli omaggio, aveva deciso di indossare in occasione del Sessantennale per onorare e compiere un ultimo e doveroso atto di rispetto nei confronti dei compagni d’armi del nonno.
Nel lasciare il cimitero, con Walther Nardini cerchiamo di rintracciare il reduce Wikiriwi, ma purtroppo
apprendiamo che era morto l’anno prima.
La cerimonia commemorativa si conclude nella piazza del Comune, dove è in programma l’esibizione del gruppo
folcloristico Maori.
Lo spettacolo inizia con la sfilata per le vie della città dei reduci e si è conclude con un canto che parla del
28°, ricordandone la storia, i sacrifici e i caduti. E’ stato un momento particolarmente commovente: tutti si sono
alzati in piedi in segno di rispetto e “i quattro”, in piedi anche loro sotto il palco, si sono abbracciati per
tutta la durata dell’inno, con i volti bagnati dalle lacrime e, al termine del canto, si sono salutati secondo la
loro usanza, sfregandosi l’uno con l’altro la punta del naso.
Termina così la giornata commemorativa della Nuova Zelanda tra gli applausi e la commozione dei presenti.
Durante il pomeriggio, nel Museo, Roberto Molle si era intrattenuto con molti reduci e visitatori neozelandesi;
uno di questi, il capo delegazione Maori, lamentava la mancanza della uniforme della Nuova Zelanda. Roberto gli
mostra il manichino del soldato Maori; questo si trova in posizione seduta con una postura un po’ “abbacchiata”.
Roberto allora afferma che forse il soldato Maori sta riposando ma la risposta del visitatore è immediata e
perentoria: con uno sguardo fisso, gli occhi fuori dalle orbite ed una voce possente gli risponde:
“Maori never sleep!” (un maori non dorme mai!).
Nel caso in cui il testo derivi sempicemente dall'esposizione, con o senza traduzione, di documenti/memorie al solo fine di una migliore e più completa fruizione, la definizione Autore si leggerà A cura di.
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